• Non ci sono risultati.

LE POLITICHE IMMIGRATORIE IN ITALIA 3.1 DALL’UNITÁ ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE

Il 23 luglio 2008 è stato approvato in via definitiva al Senato Il decreto legge 23 maggio 2008, n 92 246 , recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica Il

D. L 23 maggio 2008, n 92, Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, GU n 122, 26 maggio 2008.

3.9.2 Commenti alla legge Maron

Il pacchetto sicurezza ha ovviamente sollevato numerose polemiche; ad esempio il settimanale 'Famiglia cristiana'256 facendo il punto sui primi effetti della legge sulla sicurezza ha paragonato Maroni al manzoniano al Don Rodrigo. Come il celebre personaggio della letteratura, infatti il Ministro veniva accusato dal giornale di impedire a migliaia di immigrati di sposarsi. "L’onda della legge Maroni sulla sicurezza -si leggeva- è arrivata a travolgere anche i matrimoni tra stranieri e matrimoni misti, anche quando lo straniero é regolarmente soggiornante in spregio a un diritto fondamentale della persona, sancito dalla Costituzione (agli articoli 29 e 30), dalle leggi dell'Unione, dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo".

Il reato di immigrazione clandestina, previsto dalle nuove norme, ha poi generato uno scontro tra Governo e magistrati circa la dubbia costituzionalità del provvedimento, tanto che alcune procure (Agrigento, Torino257 e Bologna) tribunali e

256

Famiglia Cristiana critica Maroni sul no ai matrimoni misti: ''E' come don Rodrigo'', articolo consultabile su www.adnkronos.com › News › Politica.

257

Immigrazione: sulla legge Maroni il tribunale di Torino si appella alla Corte Costituzionale, articolo consultabile su www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/.

115

giudici di pace, hanno rimesso la questione alla Corte Costituzionale. Da parte sua il Ministro Maroni ha commentato; "Il reato di immigrazione clandestina è chiarissimo. Non può esistere che un magistrato dica che è una legge incomprensibile e quindi la interpreti in un modo o nell'altro"258. "La legge - ha proseguito Maroni - è chiarissima e se un magistrato non la applica dovrebbe intervenire il Csm o un altro magistrato perché non applicare la legge è un reato”. Il titolare del Viminale ha poi aggiunto che “le leggi vengono fatte dal Parlamento e la magistratura deve applicarle. È ovvio che qualunque cosa si faccia c'è sempre qualcuno che è contrario. È però strano quando a dire queste cose sono i magistrati".

Parole che non sono cadute nel vuoto perché, a distanza di poche ore, il consigliere laico in quota Pdl del Consiglio Superiore della Magistratura, Gianfranco Anedda, ha informato dell'apertura – su sua richiesta - di un fascicolo riguardante una circolare del procuratore di Torino Giancarlo Caselli e le dichiarazioni espresse da alcuni magistrati in occasione di un convegno svoltosi a Lampedusa promosso dalle due correnti di sinistra delle toghe, Magistratura democratica e Movimento per la Giustizia. Secondo Anedda, non era regolare la prassi utilizzata dal procuratore di Torino che invitava i colleghi a trattare "questo tipo di reato in coda rispetto ad altri procedimenti".

Contro i magistrati anche le dichiarazioni del sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, secondo il quale "nega la realtà chi sostiene che in materia di immigrazione clandestina i pubblici ministeri e i giudici stiano semplicemente interpretando la legge, e che doverosamente sollecitano l'esame della Consulta su norme che ritengono incostituzionali". Per Mantovano "non si può tirare il sasso e nascondere la mano: quanto sta accadendo cade sotto il nome di boicottaggio, ha della legge Maroni sull’immigrazione, che puniva la permanenza e il soggiorno illegale nel territorio dello Stato, dopo il caso di un cittadino marocchino che si era recato in questura per regolarizzare la propria situazione, ed era stato arrestato.

258

116

motivazioni ideologiche e finalità politiche, e contrasta con i più elementari doveri deontologici".

Non sono mancate le risposte delle toghe. Per Armando Spataro, procuratore di Milano, "il ruolo del magistrato è quello di interpretazione della legge". Spataro ha anche ricordato che "il magistrato ha non il diritto, ma il dovere di sollevare questioni di incostituzionalità di certe norme".

Un’ulteriore polemica tra il Ministro dell’interno e magistrati è esplosa alla proposta di Maroni di introdurre il principio del silenzio-assenso sulle espulsioni. Infatti in un’intervista al quotidiano Libero, Maroni ha affermato che "Se il magistrato non dà il nulla osta entro 48 ore dalla richiesta fatta dalla polizia, scatta il silenzio-assenso, dunque il decreto di espulsione diventa perfetto a tutti gli effetti". Il ministro successivamente polemizzava con i magistrati; "Ritengo - ha dichiarato Maroni - che il tentativo di boicottare la Bossi-Fini sia un problema aperto, visto che oltre la metà dei provvedimenti di espulsione non si concretizza per il rinvio dell'udienza di convalida". Secondo il titolare del Viminale "il magistrato può contestare la correttezza dell'arresto, non può invece by-passare la normativa con il solito stratagemma del rinvio dell'udienza".

Non si è fatta attendere la risposta dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) affidata al presidente Luca Palamara che, ha sottolineato, come da parte dei magistrati "non c'è nessun boicottaggio della Legge Bossi-Fini". e ha chiarito che se i problemi sulle espulsioni persistevano era perché "l'amministrazione degli Interni non è in grado di dare attuazione all'accompagnamento alla frontiera, strumento individuato dalla legge per dare esecuzione a questi provvedimenti". Il presidente dell’Amn chiariva che "alle espulsioni, proprio in base alla legge Bossi-Fini, dovrebbe provvedere l'amministrazione degli Interni, tramite l'accompagnamento. Ma la prassi consolidata è ricorrere all'intimazione del questore allo straniero a lasciare il territorio dello Stato; strumento che si rivela insufficiente allo scopo e l'inosservanza del quale determina l'intervento della magistratura". "Quotidianamente -

117

continuava Palamara - nelle aule di giustizia vengono celebrati processi nei confronti di stranieri che non hanno ottemperato all'ordine del questore e nella normalità dei casi il giudice procede alla convalida dell'arresto. Altro è il problema della sussistenza delle esigenze cautelari in relazione al reato in questione, che non può essere sottratto alla prudente valutazione del giudice della convalida".

Nel periodo gennaio-maggio 2009, le forze dell’ordine hanno fermato 10.500 clandestini per i quali hanno chiesto il provvedimento di espulsione. Di questi 2.400 hanno trovato posto nei Cpt ed agli altri 8mila è stato consegnato il foglio di via. Nel 2008, su 33.897 clandestini fermati hanno trovato posto nei CPT in 6.366 persone mentre oltre 27mila sono stati destinatari di un foglio di via. Un’ulteriore critica259 a Maroni è stata sollevata, durante una riunione nella prefettura di Prato da Giovanni Daveti un funzionario della stessa, e ripresa successivamente dal quotidiano La Repubblica260. Nell’articolo il dirigente accusava la nuova legge di creare una inedito "gruppo etnico"; i "figli di nessuno", ovvero figli fantasma che non sarebbero mai stati registrati in nessuna anagrafe italiana. Questa situazione, secondo Daveti, era figlia della legge Maroni che impediva a qualunque immigrato, sprovvisto di regolare permesso di soggiorno, di compiere qualsiasi atto civile (quindi compresa la registrazione della nascita dei figli). "Cosa accadrà dall'8 agosto? (giorno dell’entrata in vigore della legge). Di chi saranno figli i bambini che nasceranno se nessuno potrà registrarli? E soprattutto che giri di illegalità apriranno? Cosa accadrà a quei bambini sembra che nessuno, in assenza di circolari che spieghino meglio quella norma, può dirlo. E’ probabile che in assenza di un genitore che li possa riconoscere verranno affidati ai servizi sociali che, in un mese, vedranno arrivarsi sulla testa un bel numero di bebè, per lo Stato italiano piccoli fantasmi, da accudire. E’ probabile anche che tante mamme scapperanno dagli

259

Articolo consultabile su www.passineldeserto.it. 260

118

ospedali quando capiranno di non avere via d’uscita. Con rischi enormi per la loro salute e quella dei propri figli".

"E poi - continuava l’intervista - accadranno cose che, per chi conosce Prato, sono scritte. La malavita cinese non si farà scappare quello che si preannuncia come un autentico business. Cosa si può fare se i genitori non possono riconoscere un figlio? Affidarsi a terzi con il permesso di soggiorno in regola. Ed ecco che il problema da sociale diventa di competenza della Procura".

"E sarà, in via generale, più facile far diventare un bambino figlio di genitori non veri. Senza adozione, affido o procedimenti legali. Sarà sufficiente andare in ospedale con una clandestina e far riconoscere il figlio a un padre …..Perché è un fatto che la situazione dell'immigrazione in Italia non rappresenta un problema di facile risoluzione, ed è altrettanto "automatico" che - seppur potendo sembrare molto utile e risolutiva - una legge come questa approvata da Maroni e dal Governo, rischi di creare di fatto una voragine ancora più grossa di quella che si cerca di colmare".

Numerose polemiche ha, poi, suscitato l’approvazione alla Camera dell’emendamento della Lega che di fatto consentiva ai medici di denunciare lo straniero irregolare che si rivolgeva a strutture sanitarie pubbliche. La prima associazione a far sentire il proprio disappunto è stata Medici senza frontiere che a caldo ha parlato di una "legge contro la Costituzione". Il coordinatore medico per l'Italia, Alessandra Tramontano261 ha cercato, in un’intervista al quotidiano la Repubblica, di sgombrare il campo da alcuni luoghi comuni sugli immigrati; "Noi ci lavoriamo - si legge nell’articolo - e conosciamo le patologie. Gli immigrati si ammalano qui, per le condizioni di vita. E' per questo che vanno curati". "Abbiamo lavorato sempre con le Asl, e insieme a loro siamo in grado di descrivere la realtà quotidiana: troviamo una popolazione affetta soprattutto da patologie legate alle condizioni di vita e di lavoro. Normalmente arrivano in buona salute (anche perché

261

119

sono i soggetti forti ad essere in grado di muoversi dai paesi d'origine)". "La salute va garantita a tutti. C'è una articolo della Costituzione che dice che l'assistenza sanitaria è garantita a tutti, e agli indigenti gratuitamente … confidiamo nel fatto che

queste norme siano considerate non costituzionali".

Gino Strada, fondatore di Emergency, si è unito alla protesta, e in un intervista rilasciata a Rai news 24262 commentava: "Si vuole affidare ai singoli medici la scelta se garantire lo stesso diritto alla cura a tutti gli individui oppure se esercitare la facoltà di denunciare i loro pazienti irregolari. Secondo tutti i medici che ho conosciuto e apprezzato l'unico modo giusto e civile per fare medicina è garantire a tutti la miglior assistenza possibile senza distinzione riguardo al colore della pelle, sesso, convinzioni politiche, religiose o culturali". Questo, sottolinea Strada, era il modo in cui Emercency ha lavorato e avrebbe continuato a lavorare, "Sono certo che i medici italiani" conclude il fondatore di Emergency, "agiranno nel rispetto del giuramento di Ippocrate, della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti umani".

Anche la chiesa ha fatto sentire la propria opinione, infatti Monsignor Segalini, vescovo di Palestrina e segretario della commissione Cei per le migrazioni, ha affermato263; "Il mio cuore di pastore mi dice di aiutare chi è in difficoltà e non sono obbligato a denunciare nessuno". Così, continuava, "le indicazioni che daremo alle realtà di base sono quelle del rispetto delle leggi ma al di sopra di tutto c'è il rispetto della salute".

"Compito di un medico- aggiungeva- è quello di assistere chi soffre senza guardare a la religione, al colore della pelle ".

Numerosi anche i commenti politici critici all’emendamento, ad esempio il capogruppo del Pd Anna Finocchiaro commentava 264; "Siamo fermamente contrari

262

Intervista rilasciata a Rai News 24, 19 marzo 2009. 263

La Cei sugli immigrati clandestini "Noi non denunceremo nessuno", dichiarazione ufficiale della CEI.

264

120

a questo disegno di legge, che ha in sé una regolazione della materia dell'immigrazione che è spaventosa … Si è varcato il limite che sta tra la legge e la persecuzione. Una cosa è una normativa molto rigorosa e un altro è un manifesto ideologico che ha caratteri persecutori".

Critica anche Rosy Bindi che dalle pagine de La Repubblica265 affermava che "Il governo straccia la Costituzione che riconosce il diritto alla salute come un diritto della persona, un diritto di tutti, compresi gli stranieri e i clandestini". Contrari anche i medici italiani; "Ribadiamo il nostro rispettoso ma fermo dissenso", spiegava il presidente della federazione dell’ordine (Fnomceo), Amedeo Bianco266, "per una norma che va contro l'etica e la deontologia, e si potrebbe rivelare un boomerang sul piano della salute pubblica". La norma "va contro il principio base della tutela della salute pubblica, cioè il libero accesso alle strutture e anzi l'incoraggiamento a recarvisi in caso di problemi di salute". Sul profilo etico, scandiva Bianco, "l'immagine che ne esce è quella di un sistema che forse perde colpi sul piano dell'accoglienza". D'altronde, ricordava il presidente, "la tutela della delinquenza da parte dei medici c'è già. Se viene da noi un clandestino accoltellato, o picchiato, o moribondo, abbiamo già l'obbligo di referto. Ma allargare questa norma a tutti i clandestini mi sembra sia un vulnus alla ragione e alla coscienza".

"A nome e per conto dell'intera Funzione Pubblica Cgil, che organizza, fra gli altri, i lavoratori e i medici del servizio sanitario nazionale, condanno fortemente quanto avvenuto" dichiarava il segretario nazionale Cgil Podda. "L'emendamento rappresenta in tutta la sua drammaticità il degrado culturale, valoriale e politico che attraversa la maggioranza di centrodestra sul tema dell'immigrazione". Il provvedimento, aggiungeva, "rappresenta, inoltre, una grave lesione del principio di universalità del diritto alla salute, e indurrà tantissimi stranieri senza permesso di

265

La Repubblica, 5 febbraio 2009. 266

Denuncia pazienti clandestini: i veri medici non tradiranno - La deontologia insegna il rispetto di tutti, Corriere Medico, 12 febbraio 2009, articolo consultabile on-line su www.omco.it.

121

soggiorno a rinunciare alle prestazioni del servizio sanitario nazionale, con tutto quello che ne consegue per i rischi per la salute di tutti i cittadini".

Anche i medici cattolici italiani si trovavano concordi nel criticare l'emendamento della Lega approvato in via definitiva dal Senato, "E' una cosa molto grave - dichiarava Vincenzo Saraceni, presidente dell'Associazione medici cattolici italiani (Amci) - perché un conto è denunciare un criminale, un conto un clandestino".

"Faccio un appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi affinché intervenga su questa proposta e faccia in modo di risolvere la questione degli immigrati stranieri irregolari presenti in Italia tramite le vie di collaborazione bilaterale con i Paesi di provenienza" affermava il professor Foad Aodi, docente in Fisiatria presso l'università La Sapienza, presidente dell'Amsi (associazione medici di origine straniera) e del Comai, la comunità del Mondo arabo in Italia, in merito alla possibilità per i medici di denunciare gli immigrati clandestini. Possibilità che secondo l'Amsi avrebbe portato ad un drastico calo delle visite agli immigrati stessi, spaventati dal rischio di essere denunciati.

Le pesanti critiche però non hanno portato il Governo a rivedere la norma. "Nessun cambiamento Non abbiamo introdotto alcun obbligo di denuncia dei clandestini da parte dei medici, abbiamo semplicemente eliminato il divieto della possibilità della denuncia" ha commentato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni durante la trasmissione radiofonica L'Elefante andata in onda su Radio24267.

"Nel 1998 - precisava il Ministro - è stato introdotto il divieto per i medici di segnalare i clandestini. Si arrivava così all'aberrazione che un medico che voleva segnalare un clandestino commetteva un reato. Se il medico non vuole denunciarlo non lo fa, ma non è giusto punire un medico che magari vuole segnalare alla polizia un clandestino ferito da una ragazza che ha stuprato". Maroni evidenziava anche che

267

Maroni: «Nessun obbligo di denuncia dei clandestini da parte dei medici», dichiarazione ufficiale.

122

"in tutti i Paesi d'Europa esiste la situazione che vogliamo introdurre noi. Non c'è cioè alcun divieto ai medici della possibilità di denunciare i clandestini".

Critiche alla politica immigratoria del governo sono state sollevate anche in Europa tanto che il residente della commissione Libertà pubbliche del Parlamento europeo, Gerard Deprez, inviava una lettera al commissario europeo per la Sicurezza Jacques Barrot per chiedere informazioni "urgenti" sulla politica italiana dei respingimenti verso la Libia. In particolare si chiedeva quale fosse il "regime applicabile a tali persone e se e a quali condizioni degli eventuali richiedenti asilo possano essere rinviati verso un paese che non è parte delle Convenzioni di

Ginevra". Maroni rifiutava268 le accuse e ricordava che i respingimenti non erano

altro che il risultato di un accordo bilaterale Italia-Libia del 2007269, voluto dall’allora Governo di centro-sinistra e firmato dal Ministro dell’Interno dell’epoca, Giuliano Amato.

Un' affermazione tacciata da alcune organizzazioni non governative270 di palese malafede, la stessa disonestà che Maroni rimproverava ai suoi critici. "Basta - secondo l’accusa dei responsabili delle Ong- leggere il testo dell’accordo firmato a Tripoli da Amato nel dicembre del 2007 ed il protocollo operativo allegato firmato dal capo della polizia Manganelli per verificare, documenti alla mano, che nulla di quanto commesso dalle unità militari italiane in occasione dei respingimenti in Libia di migranti intercettati in acque internazionali trova una base giuridica nelle clausole degli accordi del 2007". "Il Protocollo firmato a Tripoli nel dicembre del 2007 dall’allora ministro degli interni Amato non fa riferimento alla riconsegna di migranti imbarcati su unità italiane con il trasbordo su unità libiche, o addirittura con

268

Vassallo Paleologo F.,Nuove intese tra Italia e Libia - Ancora sulla pelle dei migranti, articolo consultabile su www.meltingpot.org.

269

Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamariria araba libica popolare socialista, Tripoli, 29 dicembre 2007.

270

I respingimenti in Libia rimangono privi di base legale, articolo n 14789, consultabile su www.meltingpot.org.

123

l’ingresso in un porto libico (come avvenuto il 7 ed 8 maggio scorso), e anzi richiama espressamente come limite invalicabile il rispetto dei diritti fondamentali della persona sanciti dalle Convenzioni internazionali. E sarebbe ancora vano ricercare una base giuridica dei respingimenti collettivi verso la Libia nel “Trattato di amicizia” tra Italia e Libia, firmato nel 2008 da Berlusconi con Gheddafi271, nel quale, in materia di contrasto dell’immigrazione irregolare a mare, ci si limita a fare richiamo ai protocolli sottoscritti a Tripoli nel dicembre del 2007 da Amato e da Manganelli". Anche se il Ministro si è discolpato, rimandando qualsiasi responsabilità al suo predecessore dura è stata la risposta della Commissione Europeache per mezzo del suo portavoce Abbot, ha ricordando all’Italia quanto già affermato in proposito dal commissario alla Giustizia, libertà e sicurezza, Jacques Barrot, in una lettera del 15 luglio 2008272 al presidente della Commissione europarlamentare Libertà civili, Lopez Aguilar: "Il principio di non-refoulement (non respingimento, ndr), così come è interpretato dalla Corte europea dei Diritti dell’uomo, significa essenzialmente che gli Stati devono astenersi dal respingere una persona (direttamente o indirettamente) laddove potrebbe correre un rischio reale di essere sottoposta a tortura o a pene o trattamenti inumani o degradanti"."Inoltre - continuava il testo di Barrot - gli Stati non possono respingere dei rifugiati alle frontiere dei territori in cui la loro vita o la loro libertà potrebbe essere minacciata a causa della loro razza, religione, nazionalità, affiliazione a un gruppo sociale particolare, o della loro opinione politica. Quest’obbligo deve essere rispettato durante l’attuazione dei controlli alle frontiere, conformemente al codice delle frontiere di Schengen, anche per le attività di sorveglianza in alto mare".

Il commissario Barrot sottolineava ancora che "la giurisprudenza della Corte europea dei Diritti dell’uomo indica che gli atti eseguiti in alto mare da una nave di

271

Berlusconi in Libia: firmato Trattato amicizia e cooperazione, nota della Presidenza del Consiglio.

272

Offeddu L., La lettera all' Italia: dite perché li portate a Tripoli, Corriere della Sera, 3 settembre 2009.

124

Stato costituiscono un caso di competenza extraterritoriale e possono impegnare la responsabilità dello Stato interessato". Osservazioni queste sugli obblighi di protezione che incombevano sugli Stati appartenenti all’Unione Europea che l’Italia ignorava. La responsabilità per la UE dei respingimenti, quindi, era tutta del Governo Berlusconi che non aveva fatto nulla per adeguarsi alle Direttive Comunitarie.

Critiche ai medesimi episodi si sono avute anche dalle pagine del sito273 del gruppo “Giuristi democratici”che argomentavano le proprie ragioni facendo appello al diritto internazionale. Infatti questi citavano a tal proposito, l’articolo 12 del Codice delle frontiere Schengen274 che introduceva la prassi secondo cui le autorità di polizia potevano bloccare i migranti che tentavano di entrare nel territorio di uno stato Schengen. Secondo, però, la giurisprudenza della Corte di Giustizia questo

Documenti correlati