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COMMENTO LINGUISTICO-TRADUTTOLOGICO

6. STRATEGIE TRADUTTIVE E COMMENTO ALLA TRADUZIONE

6.2. Commento traduttologico

Il prototesto è rappresentato dai dialoghi in lingua originale dei primi due episodi della miniserie Gunpowder.

Siccome non è stato possibile reperire il copione dell’opera, ho trascritto i dialoghi. Come si è già affermato, il lavoro di traduzione di un prodotto televisivo comporta maggiori difficoltà rispetto a un’opera letteraria, in quanto in questo caso l’adattatore dialoghista deve considerare i diversi vincoli spazio-temporali e il fatto che non si può avvalere di note esplicative.

Gunpowder rientra nella tipologia della fiction televisiva in costume, essendo una

miniserie basata sugli eventi storici che si sono svolti a Londra nei primi anni del 1600 e che sono ancora oggi conosciuti con il nome di Congiura delle Polveri.

È opportuno precisare che i prodotti facenti parte di questa categoria non possono essere sempre storicamente fedeli e accurati a causa di numerosi fattori quali un limitato budget a disposizione della casa cinematografica o la mancanza di fonti sufficienti o poco attendibili. In quest’ultimo caso ci riferiamo a tutte quelle opere che trattano eventi

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molto lontani nel tempo, come per esempio le serie televisive ambientate in epoca romana o vichinga.

Uno dei tratti più problematici nelle rappresentazioni storiche è la selezione della varietà linguistica parlata dai personaggi. In uno studio condotto nel 2008 sulle opere audiovisive italiane e straniere, Gabriella Alfieri ha affermato che nelle fiction in costume l’ambientazione linguistica è approssimativa o addirittura anacronistica. Secondo Alfieri questi prodotti sono caratterizzati da un parlato prevalentemente uniforme sul piano degli stili sociali42.

Questo è anche dovuto dal fatto che, come abbiamo già indicato precedentemente (paragrafo 3.2.), l’obiettivo del linguaggio filmico è quello di coinvolgere lo spettatore medio, cercando di non risultare banale e ripetitivo. Inoltre, l’uso di un lessico specialistico, ricco di arcaismi e termini letterari potrebbe comportare una mancata comprensione delle battute da parte di un pubblico meno istruito.

Per le fiction in costume, quindi, gli sceneggiatori prediligono l’uso di un linguaggio “ibrido”, in cui le principali caratteristiche del filmese si combinano a pochi tratti significativi dell’epoca. Per esempio, l’uso di allocutivi e di appellativi e un ristretto numero di arcaismi. Questi ultimi sono termini che, anche se non rientrano più nel vocabolario di tutti i giorni, sono comunque di facile comprensione da parte dello spettatore medio e, soprattutto, sono chiari indici della collocazione diacronica della lingua parlata. Gli sceneggiatori, cioè, anziché riprodurre fedelmente il parlato dell’epoca, scelgono alcuni elementi sui quali incentrare la ‘rappresentazione’ della vicenda.

Infatti, analizzando i dialoghi dei primi due episodi di Gunpowder, si è potuto notare che in essi non sono presenti tutte le peculiarità dell’Early Modern English, la varietà linguistica parlata in Inghilterra nel 1600 (si veda per una descrizione il capitolo 3).

Gli esempi delle diverse forme pronominali esistenti per la seconda persona singolare sono solamente due (rispettivamente “thou” e “thee”) ed è presente un solo uso del suffisso -eth per la terza persona singolare. Durante il XVII secolo l’uso del suffisso -s per la terza persona singolare stava lentamente iniziando a sostituire la forma più antica, ma non si era ancora affermato del tutto.

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Osservando queste due forme pronominali e l’unico esempio del suffisso -eth per la terza persona singolare, abbiamo potuto notare che essi sono limitati al contesto religioso.

Esempio 1, episodio 1:

Father Henry Garnet /

Padre Henry Garnet:

For I am the resurrection, he who

believeth in me, though

he be dead, shall live. Pater, Filius, Spiritus Sanctus, amen.

Poiché io sono la resurrezione, chi crede in me, anche se muore, vivrà. Pater, Filius, Spiritus Sanctus, amen.

Esempio 2, episodio 1:

Father Henry Garnet /

Padre Henry Garnet:

Thou shalt commit no

murder!

Non commetterete un omicidio.

Gli esempi 1 e 2 sopra riportati vengono entrambi pronunciati da Padre Henry Garnet. La prima frase è tratta dal Vangelo secondo Giovanni (11:25), che nella Bibbia di Re Giacomo I recita: “I am the resurrection, and the life: he that believeth in me, though he were dead, yet shall he live”43.

Il secondo esempio consiste invece in una variante del quinto comandamento, ossia “thou shalt not kill”44 (EXODUS 20:13).

Queste formule religiose, che si sono sviluppate proprio durante il periodo del

Modern English attraverso la nuova versione della Bibbia autorizzata da Re Giacomo I,

sono quelle presenti ancora oggi nell’inglese contemporaneo come retaggio del passato. Possiamo quindi affermare che, nella serie televisiva oggetto di questa tesi, il rispetto dell’accuratezza storica è principalmente circoscritto alle ambientazioni, ai costumi, alle relazioni sociali e a pochi tratti significativi dell’Early Modern English.

43 “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” in

<http://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&Citazione=Gv%2011&Versione_CEI74=&Ver sione_CEI2008=3&Versione_TILC=&VersettoOn=1&mobile=>

44 “Non uccidere” in

<http://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&Citazione=Es%2020&Versione_CEI74=&Vers ione_CEI2008=3&Versione_TILC=&VersettoOn=1&mobile=>

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Anche in sede di doppiaggio si sono riscontrate alcune difficoltà nella ricerca di una varietà linguistica che potesse avvicinarsi alla lingua parlata nel nostro Paese in quel preciso periodo storico. Questo perché nel XVII secolo l’Italia era ancora suddivisa in tanti piccoli staterelli indipendenti, in ognuno dei quali veniva parlata una propria varietà di volgare e si usava una propria valuta.

Erano inoltre gli anni in cui la Spagna aveva conquistato gran parte della Penisola, arrivando a governare il regno di Napoli e di Sicilia, il regno di Sardegna, il regno di Milano e lo Stato dei Presìdi. La cultura e la lingua di questi regni sottomessi furono notevolmente influenzati dagli spagnoli.

Come si è detto al capitolo 3, furono l’invenzione e l’affermazione della stampa a dare un forte impulso allo sviluppo delle lingue nazionali nei paesi dell’Europa Occidentale, proprio come accadde in Inghilterra.

Anche in Italia, la più rapida produzione di libri agì come motore di unificazione linguistica, dando il via a una tradizione letteraria condivisa, in cui scrittori e poeti poterono offrire un primo esempio di lingua sovraregionale (SERIANNI, ANTONELLI 2001: 43-44). Per di più, nel 1612, l’Accademia della Crusca pubblicò il primo

Vocabolario della lingua italiana, suscitando, tuttavia, numerose polemiche a causa del

suo impianto selettivo e arcaizzante (ivi: 46). Pertanto, nonostante i numerosi tentativi di ricerca per un volgare unico per tutto il Paese, il processo fu decisamente più lento.

L’unità linguistica italiana fece un passo in avanti nei primi anni del 1800 grazie ad Alessandro Manzoni, il quale propose la diffusione del fiorentino colto, avvicinando quindi la lingua scritta a quella parlata. Infatti, nell’edizione finale del suo romanzo I

Promessi Sposi, tutte le forme arcaiche e le espressioni milanesi furono sostituite con

quelle del fiorentino colto.

Questo processo di unificazione linguistica, però, continuò a interessare la tradizione letteraria e non influenzò la lingua parlata.

Fu solo grazie all’unificazione politica del 1861 che il popolo italiano sentì la necessità di trovare una lingua parlata comune per potersi comprendere l’uno con l’altro. L’italiano con base toscana si diffuse a tutti i livelli della popolazione verso la fine del XIX secolo grazie ai giornali e ai mezzi di comunicazione di massa come la radio, la televisione e il cinema.

Si è quindi deciso di analizzare altre serie televisive per vedere quali sono i tratti significativi che vengono scelti dagli adattatori dialoghisti in sede di doppiaggio per le opere di genere storico.

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Le due opere selezionate sono ambientate nel 1400, quindi due secoli prima delle vicende narrate in Gunpowder. Si tratti di Medici: Masters of Florence e Borgia. La prima serie, Medici: Masters of Florence, è una produzione anglo-italiana, andata in onda in prima visione mondiale su Rai 1 dall’ottobre 2016. In essa è narrata la storia dell’ascesa della famiglia Medici. Il protagonista è Cosimo De’ Medici, che, nel 1434, in seguito all’avvelenamento del padre, diventa gonfaloniere di Firenze e si ritrova a dover affrontare le casate rivali e numerosi tentativi di spodestamento.

I Borgia è una coproduzione francese, tedesca e italiana, andata in onda in anteprima

mondiale su Sky Cinema 1 nel 2011. Qui si racconta la storia dei Borgia, una famiglia italiana di origine aragonese. È il 1492, Rodrigo Borgia (il futuro papa Alessandro VI), dopo la morte di Innocenzo VIII, prova a stringere quante più alleanze e accordi possibili per salire al soglio pontificio. Assistiamo anche alle vicende dei figli illegittimi Lucrezia, Cesare, Giovanni e Goffredo e alla relazione di Rodrigo con l’amante quindicenne, Giulia Farnese.

Di entrambe le serie sono stati presi in analisi alcuni episodi delle prime stagioni. In essi notiamo l’uso delle forme allocutive “voi” e “tu”. La prima, ovvero la variante formale, viene pronunciata nei confronti di coloro che appartengono a una classe sociale superiore. Per esempio, viene usata dai cardinali per rivolgersi al Papa, da servi nei confronti dei loro padroni, ma anche dai figli nei confronti dei genitori. La forma “tu” invece viene preferita tra persone appartenenti alla stessa classe o per rivolgersi a coloro che appartengono a un ceto inferiore.

Sono presenti anche le forme appellative dell’epoca come “signore” o “messere”, così come tutte quelle usate nei contesti religiosi e presenti ancora oggi, per esempio “Vostra Eccellenza”, “Sua Santità”, “Santo Padre”, etc.

Per quanto riguarda invece la varietà linguistica usata, non si notano grandi differenze dall’italiano standard, ossia quella lingua soggetta a codificazione normativa, che rappresenta l’uso corretto della lingua. Si tratta della varietà neutra, che si diffonde come modello unitario in tutto il territorio in cui è distribuita una comunità parlante45.

Inoltre, nonostante in queste serie vengano narrate le vicende della famiglia dei Medici e quelle dei Borgia, nessun personaggio parla in dialetto toscano o romano, nemmeno la servitù, che in quegli anni doveva essere dialettofona.

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Non è presente quindi nessuna variazione diafasica o diatopica. Troviamo solamente alcuni termini arcaici, perlopiù verbi, che, anche se oggi non fanno più parte del vocabolario di tutti i giorni, sono di facile comprensione per lo spettatore medio. È il caso di predicati come “beneficiare”, “rammentare”, “spirare”, etc.

L’accuratezza storica è rappresentata solamente dalle ambientazioni, dai costumi e dalla scelta della valuta. Nei Medici vengono usati i fiorini, mentre nei Borgia i ducati e, anche se lo spettatore italiano non è in grado di sapere a quanto possano corrispondere attualmente nell’attuale valuta, è al corrente del fatto che in passato venissero usate valute diverse da quelle contemporanee.

Per di più, come abbiamo visto in Gunpowder, anche in queste due serie televisive, il latino è usato solamente in contesti religiosi.

Possiamo quindi dire che, nell’adattamento italiano dei dialoghi delle serie televisive storiche, gli adattatori dialoghisti prediligono l’uso di una varietà standard, al fine di rendere l’opera comprensibile allo spettatore medio, lasciandolo spesso deluso dal fatto che i protagonisti parlano come noi46.

6.2.1.1. Problematiche principali

Di seguito si analizzeranno le principali problematiche e le strategie traduttive utilizzate in sede di adattamento.

6.2.1.2. Stile e registro

Quando parliamo di stile ci riferiamo all’insieme dei tratti formali che caratterizzano il linguaggio di un autore, di un’opera o di un genere letterario, come la scelta delle parole o le strutture grammaticali.

Trattandosi di un prodotto audiovisivo, il testo è caratterizzato da dialoghi i cui periodi sono prevalentemente brevi e concisi, composti da una sola proposizione o da proposizioni coordinate. Si predilige quindi l’uso della paratassi in modo da ottenere conversazioni immediate e veloci.

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Il testo è coerente e coeso ed è presente un limitato numero di ripetizioni o di false partenze. Vi è inoltre uniformità nei turni conversazionali, infatti, nel linguaggio filmico le uniche sovrapposizioni presenti sono quelle create ad hoc dagli sceneggiatori. In caso contrario, gli spettatori non sarebbero in grado di comprendere le singole battute dei personaggi.

Con registro si fa riferimento alla varietà linguistica utilizzata in determinate situazioni sociali e contraddistinta da diversi gradi di formalità. In questa serie televisiva il registro è medio-alto, in quanto nella maggior parte delle scene assistiamo a conversazioni tra persone facenti parti dell’alta società: Re Giacomo I, i membri del parlamento, il Segretario di stato, etc.

I personaggi di Gunpowder usano un linguaggio prettamente formale (come si può notare dall’uso di diverse formule di cortesia) e caratterizzato da numerosi termini ormai in disuso.

In sede di adattamento si è cercato di trovare il registro italiano adeguato alla situazione.

Nel primo episodio è anche presente una lunga seduta di tribunale, dove Robert Catesby e alcuni dei suoi compagni cospiratori vengono accusati per non aver partecipato ai riti protestanti. In questo scambio di battute è quindi presente un lessico specialistico, quello giuridico-legale.

Troviamo termini come “witness”, “charge” e “bar”, ovvero “testimone”, “accusa” e “banco”.

Esempio 3, episodio 1:

Sir Joseph Hawksworth: We find the charge is proved.

Riteniamo l’accusa accolta.

Parte di questo lessico potrebbe comportare delle difficoltà di comprensione da parte dello spettatore della lingua d’arrivo perché, come sappiamo, l’ordinamento giuridico inglese e quello italiano presentano sostanziali differenze, prima tra tutti la presenza di una giuria. Infatti, nel modello inglese di common law è presente un ristretto gruppo di comuni cittadini, chiamato a stabilire se l’accusato è colpevole o innocente.

Al giorno d’oggi questo sistema giuridico è diventato sempre più familiare al pubblico italiano grazie ai numerosi film e alle serie televisive, soprattutto di origine

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americana (ricordiamo la famosa serie giudiziaria Law & Order), dove appunto vengono ricreate le aule dei tribunali.

Va inoltre ricordato che spesso non vi è accuratezza nella traduzione poiché, a causa dei vincoli imposti dal sincrono, gli adattatori dialoghisti si ritrovano a dover creare formule impensabili in un contesto italiano. L’esempio più caratteristico è quello della famosa espressione “Vostro Onore”, (usata per rivolgersi ai giudici statunitensi) che, anche se attualmente è ben nota agli spettatori, non è presente nel sistema giuridico italiano.

6.2.1.3. Termini dispregiativi

Nei primi due episodi di Gunpowder non è presente il turpiloquio, il cui adattamento è da sempre oggetto di censure da parte del patronage, ovvero un’autorità governativa chiamata Ufficio di Revisione Cinematografica o più comunemente “ufficio censura”. Questa autorità, facente parte del Ministero dei Beni Culturali, è capace di influenzare gli adattamenti cinematografici a livello istituzionale, imponendo all’adattatore dialoghista di trovare soluzioni più consone alla cultura di arrivo. Si assiste quindi alla creazione di cliché traduttivi o all’invenzione di una nuova terminologia che deve comunque tenere conto del vincolo labiale e di quello gestuale.

In Gunpowder possiamo trovare alcuni termini dispregiativi tipicamente usati durante il periodo del Modern English in riferimento alla Chiesa Cattolica e ai suoi discepoli. Si tratta di “romish” e “popery”, espressioni offensive pronunciate dai protestanti inglesi nei confronti di tutto ciò che riguardava la dottrina cattolica, le sue pratiche e i suoi riti.

“Romish” è un diminutivo di “Roman Catholic”. Il suo suffisso “-ish” deriva dalla forma dell’Old English “-isc”, il cui significato è “appartenente a”. Con “romish” si intende quindi tutto ciò che riguarda la chiesa cattolica.

Esempio 4, episodio 1:

Sir William Wade: Your Romish prayers will not help you.

Le tue preghiere papiste non vi aiuteranno.

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“Popery” ha un significato molto simile al termine precedente. I suoi primi usi risalgono al 1530 circa, quando Re Enrico VIII, in seguito alla scomunica da parte di Papa Clemente VII, diede vita alla Chiesa anglicana. Si trattava di una chiesa autonoma dall’autorità del Vaticano e sottomessa al potere assoluto dei sovrani inglesi47.

Il suffisso “-ery” deriva dal francese antico “-erie”, usato per indicare una classe o un insieme di cose.

Esempio 5, episodio 1:

Captain William Turner / Capitano William Turner:

My Lord, I detest popery with all my heart.

Mio Lord, detesto il

papismo con tutto il mio

cuore.

Nell’adattamento la scelta è ricaduta su “papista” e “papismo”, termini coniati proprio durante la polemica protestante e connotati negativamente anche nella nostra lingua.

Un ulteriore termine dispregiativo si può trovare nel secondo episodio, quando la madre di Catesby si rivolge a Lord Robert Cecil definendolo “toad”, ossia un’espresione usata nei confronti di una persona considerata spregevole, rivoltante, disgustosa.

A causa del sincrono lineare, ovvero il rispetto della lunghezza della battuta, dall’apertura alla chiusura delle labbra dell’attore, si è scelto di tradurre con “vile”.

Esempio 6, episodio 2:

Elizabeth Catesby: Toad. Vile.

6.2.1.4. Titolo della serie

Da sempre oggetto di grandi polemiche da parte del pubblico italiano sono gli adattamenti dei titoli delle opere audiovisive. Molto spesso questi subiscono dei cambiamenti radicali dovuti a questioni di marketing e a scelte stilistiche. Uno dei più famosi esempi è rappresentato dal film americano The eternal sunshine of the spotless

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mind (2004, regia di Michel Gondry), che in italiano è stato completamente trasformato

in Se mi lasci ti cancello.

Le società di doppiaggio italiane sono infatti convinte che la traduzione letterale non possa rendere in alcun modo il senso del titolo originale. Per questo motivo vengono ricercate delle alternative, selezionando espressioni o termini pronunciati in una particolare scena che richiamano il contenuto del film.

Per quanto riguarda le serie televisive, invece, si ha la tendenza a mantenere il titolo originale o, in rari casi, ad accompagnarlo a un sottotitolo esplicativo. È il caso della famosa serie medica americana E.R. (1994-2009), che in italiano contiene l’aggiunta

E.R. – Medici in prima linea. Gli adattatori dialoghisti hanno quindi reputato più

opportuno non utilizzare il traducente italiano di “emergency room”, ossia “pronto soccorso”.

Il titolo della serie televisiva oggetto di questa tesi è composto da un’unica parola e rimanda all’elemento centrale della trama, ossia la polvere da sparo, in inglese appunto “gunpowder”. Si tratta del materiale esplosivo con cui Catesby e gli altri congiurati avrebbero voluto far saltare in aria il Parlamento inglese.

Il titolo di questo prodotto è quindi molto chiaro e l’uso di ulteriori spiegazioni, come l’aggiunta del sottotitolo Congiura delle Polveri, risulterebbe a mio avviso superfluo. Per questo motivo, in sede di adattamento, si è deciso di mantenere il titolo originale Gunpowder.

6.2.1.5. Allocutivi

Con pronomi allocutivi si definiscono tutte quelle forme di pronomi personali che esplicitano il rapporto esistente tra gli interlocutori e che vengono usate per rivolgersi a un destinatario, per interloquire con lui e per richiamare la sua attenzione.

La scelta della forma dipende da numerosi fattori sociolinguistici come l’età, il sesso, il tipo di rapporto esistente tra gli interlocutori, se si tratta di una situazione formale o informale. Inoltre, come vedremo in seguito, le regole d’uso tendono a cambiare con il tempo.

Questi elementi rappresentano una delle principali difficoltà in sede di traduzione poiché vi è una mancanza di corrispondenza tra l’inglese e l’italiano. Se nella prima

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lingua è presente oggi un’unica forma sia per il singolare che per il plurale, ovvero you, nella seconda ne troviamo ben tre: si tratta degli allocutivi “tu”, “voi” e “lei”.

Nell’inglese contemporaneo, la distanza sociale tra gli interlocutori può essere espressa mediante l’uso di svariati vocativi, i quali compensano, se presenti, la presenza di un solo pronome. In sede di traduzione, il dialoghista adattatore dovrà capire dal contesto situazionale, oltre che da eventuali indici linguistici o semiotici (gesti, espressioni del volto, prossemica), quale sia la scelta pronominale più adeguata nella lingua di arrivo.

Come si è già spiegato nel capitolo 3, durante l’Early Modern English period, i pronomi personali presenti per la seconda persona si distinguevano in ye (la forma nominativa di you) e thou.

Il pronome you “era usato per esprimere distanza sociale e rispetto, mentre thou era riservato per rivolgersi ai ranghi inferiori oppure per esprimere disprezzo o familiarità all’interno della cerchia familiare” (BRUTI 2013: 93).

In italiano, invece, dal Cinquecento al Novecento, era in uso il sistema tripartito

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