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3.1. Il Modern English

Tra il XV e il XVII secolo in Inghilterra si assiste al passaggio dal Middle English al

Modern English, dovuto a numerosi fattori quali l’introduzione della stampa nel Paese,

la nascita di nuovi mezzi di comunicazione, la scoperta dell’America e la crescita di termini specifici legati alle nuove conoscenze (BAUGH, CABLE 2002: 187).

Il Modern English si suddivide in due fasi:

- la prima è l’Early Modern English, che si sviluppa dal 1500 al 1750. Sono gli anni in cui la lingua inglese subisce importanti modifiche come l’introduzione di una nuova e vasta terminologia, i cambiamenti sonori riguardanti determinate vocali e consonanti e l’imposizione dell’ordine dei costituenti della frase;

- la seconda è chiamata Late Modern English. Ha inizio con la rivoluzione industriale e si conclude nella seconda metà del XIX secolo. Questo periodo è caratterizzato dalla creazione di numerosi neologismi, usati per descrivere le importanti scoperte scientifiche e tecnologiche dell’epoca.

Di seguito vengono elencate le principali caratteristiche dell’Early Modern English, la varietà linguistica parlata in Inghilterra negli anni in cui si sono svolti gli eventi legati alla Congiura delle polveri.

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3.1.1. Le principali caratteristiche dell’Early Modern English

Uno dei principali fattori che hanno causato il passaggio dal Middle English all’Early

Modern English è il Great Vowel Shift o Grande Mutamento Vocalico. Si tratta di un

fenomeno fonetico di riassestamento delle vocali iniziato nel 1300, ma accentuatosi solamente due secoli dopo.

Esso ha comportato la più grande alterazione fonetica che la lingua inglese abbia mai subito, grazie alla modifica della pronuncia delle vocali lunghe (BAUGH, CABLE 2002: 220).

Durante il Middle English le vocali aperte (/e:/, /ɛ:/, /a:/, /ɔ:/ e /o:/) venivano pronunciate nella parte anteriore della bocca; nell’Early Modern English, in seguito allo slittamento, il luogo di articolazione del suono si sposta nella parte posteriore della bocca, producendo un suono più alto25.

Dalla figura 2 (p.43), possiamo notare che le vocali lunghe chiuse, ossia le semivocali /i:/ e /u:/, il cui luogo di articolazione nella bocca è molto vicino, si sono convertite nei dittonghi ai e au.

Figura 2: Schema del grande mutamento vocalico

Un esempio del grande mutamento vocalico sono i verbi meet e see, prima pronunciati rispettivamente /me:t/ e /se:/ e diventati ora /mi:t/ e /si:/ (NEVALAINEN 2006: 7).

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Questo fenomeno provoca anche varie trasformazioni nella pronuncia di alcune consonanti, che sono diventate mute: è il caso della velare /k/ in “knight”, delle bilabiali /d/ e /b/ come in “handsome” o in “limb” e della dentale /t/ come nel verbo “listen”.

Nonostante ciò, non vi è stato alcun cambiamento nell’ortografia, in quanto una forma standard si era già consolidata nel XV secolo sotto il regno di Enrico V.

È proprio nel corso di questi anni che nascono le incongruenze tra la pronuncia di alcune parole rispetto alla loro forma scritta, presenti ancora oggi nella lingua inglese.

Il mutamento vocalico si sviluppa in un periodo in cui l’Inghilterra, grazie alla sua potente flotta, ha da poco stabilito il primato commerciale ed espanso fortemente i propri territori. La conseguenza della conquista dei nuovi insediamenti non riguarda solamente lo sviluppo dell’inglese nei paesi stranieri, ma soprattutto l’introduzione nel vocabolario britannico di numerosi prestiti dalle lingue native delle regioni colonizzate e da quelle dei paesi europei con i quali l’Inghilterra aveva rafforzato i propri contatti (LASS 1999: 3).

Figura 3: Incremento lessicale della lingua inglese dal 1500 al 170026

26 http://linguistics.oxfordre.com/view/10.1093/acrefore/9780199384655.001.0001/acrefore-

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Le recenti conoscenze acquisite grazie alle nuove scoperte richiedono una nuova terminologia, caratterizzata da suoni non presenti nel Middle English. Da qui presero il via tutti i cambiamenti fonologici sopra elencati.

Va ricordato anche che il Great Vowel Shift è un fenomeno che interessa solo l’Inghilterra, dal momento che le lingue dei Paesi vicini come il francese, il tedesco e lo spagnolo non ne sono affette.

Il vocabolario inglese si arricchisce persino di migliaia di parole latine e greche, allora considerate le lingue della cultura e del sapere.

L’introduzione della stampa da parte di Caxton e il suo conseguente sviluppo permettono di produrre libri più facilmente e velocemente. Gli inglesi decidono, quindi, di tradurre anche i più antichi testi greci e latini. Nei casi in cui non è possibile trovare traducenti soddisfacenti, coloro che si occupano delle traduzioni, decidono di ricopiare le parole così come erano state scritte nei libri originali, per esempio genius, species,

apparatus, oppure vi apportano delle piccole modifiche, come per i termini anonymous, technique, notorious, etc.

Anche il francese, che dal 1066 al 1362 è la lingua ufficiale della classe dominante in Inghilterra (BAUGH, CABLE 2002: 189), rappresenta un’importante influenza. In questo frangente, diversi sintagmi francesi piuttosto appariscenti sono stati naturalizzat i in inglese, tra cui soi-disant, vis-à-vis, sang-froid, etc, così come i più banali prestiti francesi quali crêpe, étiquette, etc.27.

Tutti questi cambiamenti creano una forte insicurezza nel popolo, soprattutto tra i meno istruiti. Ed ecco che, nel 1604, un insegnante chiamato Robert Cawdrey decide di creare il primo dizionario monolingue inglese intitolato A Table Alphabeticall,

contenyning and teaching the true writing, and understanding of hard usuall English wordes, borrowed from the Hebrew, Greeke, Latine, or French (NEVALAINEN 2006:

39). Si tratta di un vocabolario specifico in cui si potevano trovare le definizioni di tutte le nuove parole considerate “difficili”.

Quando si parla di Early Modern English non si può non menzionare William Shakespeare, che in questo periodo scrive i Sonetti e la maggior parte delle commedie.

27 NdT “Several rather ostentatious French phrases also became naturalized in English at this juncture,

including soi-disant, vis-à-vis, sang-froid, etc, as well as more mundane French borrowings such as

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Le sue opere presentano importanti cambiamenti sia a livello grammaticale che ortografico, quali l’introduzione dell’ausiliare do nelle frasi interrogative e negative, la sostituzione del pronome relativo which con who in riferimento alle persone e l’eliminazione della negazione multipla (NEVALAINEN 2006: 8).

Per la prima volta compaiono anche le contrazioni dei verbi, per esempio I’ll, she’ll,

it’s, e le elisioni, come ‘twas al posto di “it was” o ne’er invece di “never”.

Per quanto riguarda i pronomi personali, nel Middle English, questi si distinguevano in genere (maschile, femminile e neutro) e numero (singolare e plurale) ed erano presenti diverse forme a seconda che venissero svolte le funzioni di soggetto o di oggetto all’interno della frase (figura 4 p.46).

Il neutro his perde la consonante /h/ iniziale e viene sostituito da its, evitando così la confusione con la forma maschile (BAUGH, CABLE 2002: 227). Inizialmente questa modifica compare soltanto nel registro colloquiale, mentre dal XVII secolo viene introdotta anche nella forma scritta (LASS 1999: 148).

Le maggiori trasformazioni riguardano però le forme pronominali di seconda persona che si distinguono in: thou (pronome singolare informale), ye (plurale sia formale che informale), thee (forma oggettiva di thou) e you (forma oggettiva di ye).

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Nell’Old English, la forma thou rappresentava la variante singolare, mentre you quella plurale. Nel XIII secolo a causa dell’influenza francese il pronome you inizia a essere utilizzato come forma di cortesia del singolare.

La scelta tra you e thou è quindi un importante indicatore delle differenze sociali e di atteggiamento emotivo tra le persone (CRYSTAL 2008: 193):

- you è la forma principale usata dai membri dell’alta società, mentre thou è diffusa nei ceti meno abbienti;

- you è usato per rivolgersi a persone appartenenti a uno status sociale superiore. Per esempio, i bambini la usano nei confronti di genitori, maestri e domestici, dai quali ricevono invece la forma thou;

- you è indice di rispetto e distanza sociale, mentre thou è usato sia in contesti privati, per indicare familiarità e intimità, sia per esprimere disprezzo (BRUTI 2013: 93);

Alla fine del XVI secolo, il pronome thou è presente solamente nella letteratura, nella poesia e nella sfera religiosa, soprattutto in riferimento a Dio (NEVALAINEN 2006: 78).

Infine, nel 1700 la forma you diventa la più comune e inizia a ricoprire sia la funzione di soggetto che quella di oggetto, segnando per la seconda persona la perdita della distinzione del numero singolare/plurale.

Nei verbi si può notare lo sviluppo del suffisso -s della terza persona singolare, che incomincia a sostituire la forma più antica -eth. Questo passaggio è reso possibile grazie all’introduzione dell’ausiliare do, il quale può compensare ritmicamente la perdita di una sillaba alla fine del verbo. Per esempio, se inizialmente Shakespeare è convinto che la frase “he standeth there” abbia un suono più armonioso rispetto a “he stands there”, nelle sue ultime opere il numero di -eth è nettamente inferiore (BLAKE 2002: 90).

Si stabilisce l’uso della forma infinita del verbo dopo ciascun verbo modale. Alcuni di essi, come must, perdono la loro funzione e vengono considerati obsoleti, mentre altri, come dare, need, ought e used (to) iniziano a imporsi (ivi: 92).

Anche l’uso dei verbi impersonali (come “it yearns me not”, “it dislikes me”, “so please him come”, tipiche espressioni usate da Shakespeare) nell’inglese contemporaneo vengono sostituiti da costruzioni personali (BAUGH, CABLE 2002: 230).

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L’uso della doppia o tripla negazione in una frase non è considerato un errore grammaticale, infatti viene usato dagli scrittori come Shakespeare al fine di rafforzare la negazione stessa.

Le forme più comuni di doppia negazione prevedono la parola neither posta alla fine della frase o nor all’inizio, come in “it shall not neyther” (Il racconto d’inverno 2.3.158), “Nor will you not tell me who you are?” (Molto rumore per nulla 2.1.117) (BLAKE 2002: 211).

Nel XVII secolo queste forme si perdono perché si introduce dal latino la regola grammaticale secondo la quale due negazioni rendono una frase positiva (ivi: 207).

Durante l’Early Modern English sono nate le forme comparative e superlative per gli aggettivi, con -er e -est per i monosillabi e more e most per quelli composti da più di due sillabe (BAUGH, CABLE 2002: 226).

Un altro importante cambiamento è rappresentato dalla determinazione dell’ordine degli elementi della struttura sintattica: soggetto, verbo e oggetto (più comunemente chiamato ordine SVO). Nelle frasi affermative il predicato si posiziona ora subito dopo il soggetto.

Si può quindi parlare di una standardizzazione, ossia “un processo sociolinguistico che amplia la gamma di usi a disposizione di una lingua, ma limita la sua variabilità interna”28 (NEVALAINEN 2006: 8).

Si parla di standardizzazione quando la varietà linguistica usata in una particolare regione o da un gruppo di persone diventa la base per la lingua nazionale. Durante questo processo avvengono diverse modifiche, elaborazioni e perdite fino a che non si forma una grammatica che viene codificata in libri e dizionari. L’ultimo passaggio riguarda la stabilizzazione dell’uso corretto della lingua.

In Inghilterra questo fenomeno inizia nel XV secolo quando la Cancelleria decide di eliminare i provincialismi dal sistema ortografico. Tutti i documenti del Re preparati dagli scrivani seguono le regole del dialetto parlato a Londra. La diffusione a livello nazionale di questa varietà linguistica è resa possibile grazie all’invenzione e alla diffusione della stampa ad opera di Caxton29.

28 NdT “a sociolinguistic process which expands the range of the uses to which a language is put, but

restricts its internal variability”.

29 https://www.encyclopedia.com/humanities/encyclopedias-almanacs-transcripts-and-maps/chancery-

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Le norme di questa lingua si possono trovare in testi come A Dictionary of the

English Language (1755) di Samuel Johnson e A Short Introduction to English Grammar (1762) di Robert Lowth (NEVALAINEN 2006: 8).

Se in passato il latino era considerato la lingua principale dell’apprendimento e della letteratura, è solo grazie a tutti questi cambiamenti che l’inglese inizia a imporsi nella nazione.

Un altro evento di grande importanza occorre nel 1586 quando viene pubblicata la prima grammatica interamente in lingua inglese a opera di William Bullokar, intitolata

Pamphlet for Grammar. In realtà, in Inghilterra sono già presenti grammatiche, ma si

tratta di opere scritte in latino (la lingua franca dell’Europa), in quanto sono indirizzate principalmente a studiosi della lingua e ai non nativi (NEVALAINEN 2006: 16).

È solo verso la fine del XVI secolo che l’inglese diventa finalmente una lingua di apprendimento, pari, se non superiore, alle lingue classiche.

Questa lingua vernacolare diventa, quindi, adeguata alla letteratura popolare e riconosciuta per le sue qualità intrinseche. Assume anche il ruolo di lingua della religione, grazie alla prima traduzione della Bibbia intitolata Book of Common Prayer, per la prima volta tradotta dalle originali lingue bibliche, ossia l’ebraico e il greco (ivi: 38).

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