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COMMERCIO INTERNO

Nel documento Consuntivo 2010 (1.2mb) (pagine 143-158)

L’andamento delle vendite al dettaglio. Il bilancio delle vendite al dettaglio dell’Emilia-Romagna, desunto dall’indagine condotta dal sistema camerale della regione, con la collaborazione dell’Unione italiana delle camere di commercio, si è chiuso negativamente, anche se in misura più contenuta rispetto a quanto registrato nel 2009.

La moderata crescita della spesa delle famiglie non è riuscita a riflettersi sulle vendite. Secondo lo scenario dello scorso febbraio di Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia, si stima per il 2010 un aumento reale pari all’1,1 per cento, dopo tre anni caratterizzati da diminuzioni comprese tra lo 0,1 e 0,3 per cento.

Tavola 9.1 – Indagine congiunturale sul commercio al dettaglio in forma fissa e ambulante. Emilia-Romagna (a)(b).

Settori di attività

Commercio al dettaglio prodotti non alimentari

Commercio Prodotti

al per la Altri Ipermercati

dettaglio Abbigliamento casa prodotti supermercati

Totale prodotti ed elettro- non e grandi

Anni attività alimentari Totale accessori domestici alimentari magazzini

2003 0,4 0,5 -1,7 -4,1 -0,5 -1,2 6,8

2004 0,0 -2,1 -0,7 -3,1 0,2 -0,2 3,4

2005 0,2 0,1 -1,4 -0,4 -0,8 -2,1 4,2

2006 1,7 0,2 -0,3 -1,1 0,9 -0,6 6,9

2007 1,4 -0,4 -0,2 -0,1 1,2 -1,2 5,7

2008 -0,7 -0,9 -2,1 -3,0 -1,8 -1,9 2,2

2009 -2,9 -2,8 -4,5 -6,0 -4,3 -4,0 0,4

2010 -0,7 -1,6 -1,9 -2,1 -1,8 -1,8 2,0

(a) Fino al IV trimestre 2009 utilizza la codifica Atecori-2002. Dal I trimestre 2010 utilizza la codifica Ateco-2007

(b) Variazioni percentuali a prezzi correnti rispetto all’anno precedente.

Fonte: Sistema camerale dell’Emilia-Romagna, con la collaborazione dell’Unione italiana delle Camere di commercio.

Nel 2010 le vendite degli esercizi al dettaglio in forma fissa e ambulante dell’Emilia-Romagna sono diminuite, a prezzi correnti, dello 0,7 per cento rispetto all’anno precedente, a fronte della crescita media dell’1,2 cento dell’inflazione, misurata sulla base dell’indice generale regionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale. Nel 2009 c’era stata una variazione negativa delle vendite più sostenuta, prossima al 3 per cento, che si era confrontata con un tasso d’inflazione medio attestato allo 0,8 per cento. Sotto questo aspetto, il 2010 è stato caratterizzato da una perdita di redditività prossima al 2 per cento, in termini più leggeri rispetto alla situazione riscontrata nell’anno precedente, quando la perdita si era aggirata attorno al 4 per cento. Ogni trimestre ha contribuito al decremento annuale, con cali tendenziali che si sono tuttavia stemperati dall’estate, fino a ridursi al -0,3 per cento degli ultimi tre mesi. Anche negli altri settori dell’economia reale, quali industria, edilizia e artigianato, il quadro congiunturale è apparso meno negativo con il passare dei mesi.

In Italia è emersa una situazione meno intonata. Le vendite degli esercizi al dettaglio in forma fissa e ambulante sono diminuite del 2,6 per cento rispetto al 2009, consolidando la fase negativa in atto

dal 2007. L’inflazione è aumentata mediamente dell’1,5 per cento, sottintendendo una perdita di redditività attorno al 4 per cento, praticamente il doppio di quella registrata in Emilia-Romagna.

La fiducia dei consumatori, secondo le rilevazioni nazionali dell’Istat, prima condotte da Isae, è apparsa in risalita fino a maggio, se confrontata con il clima, invero depresso, del 2009. Dal mese successivo il quadro è mutato radicalmente presentando, in termini destagionalizzati, una situazione negativa fino alla fine dell’anno. L’andamento delle imprese commerciali è apparso molto più altalenante, a conferma di un clima permeato da una buona dose d’incertezza.

Il decremento delle vendite, come vedremo diffusamente in seguito, ha riguardato soprattutto i piccoli esercizi, mentre dal lato dei settori sono stati toccati quelli specializzati. La grande distribuzione è apparsa in ripresa, dopo la straordinaria battuta d’arresto registrata nel 2009, che aveva interrotto un lungo periodo contraddistinto da aumenti.

L’indagine effettuata dal Ministero dello Sviluppo economico ha rilevato una situazione che si può ritenere deludente. Nel 2010 le vendite totali sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto all’anno precedente (+0,3 per cento), oltre che in diminuzione dell’1,4 per cento rispetto al 2008. Al leggero aumento dei prodotti alimentari (+0,9 per cento), si è contrapposta la leggera diminuzione di quelli non alimentari (-0,2 per cento). Se si considera che l’inflazione è aumentata dell’1,5 per cento anche dai dati ministeriali emerge una perdita di redditività, oltre che un valore delle vendite che è apparso inferiore ai livelli precedenti la crisi.

In Italia l’indagine ministeriale ha registrato una situazione delle vendite totali priva di spunti significativi (+0,1 per cento). La ripartizione Nord-orientale ha evidenziato un andamento relativamente più dinamico (+0,6 per cento), ma in entrambi i casi le vendite totali sono risultate inferiori a quelle del 2008, con cali rispettivamente pari all’1,2 e 1,1 per cento.

Se analizziamo l’evoluzione delle vendite dal lato della dimensione degli esercizi – siamo tornati all’indagine del sistema camerale - possiamo vedere, come accennato precedentemente, che sono stati gli esercizi di dimensioni più ridotte ad apparire maggiormente in difficoltà.

I piccoli esercizi dell’Emilia-Romagna, fino a cinque addetti, hanno accusato un calo prossimo al 3 per cento, leggermente superiore alla riduzione media del 2,7 per cento emersa nel quinquennio 2005-2009. La media distribuzione, da sei a diciannove addetti, è diminuita anch’essa (-1,8 per cento), ma in questo caso c’è stata una leggera attenuazione rispetto a quanto rilevato nei cinque anni precedenti (-1,9 per cento). La grande distribuzione è tornata a crescere, dopo l’impasse del 2009. L’aumento dell’1,0 per cento è tuttavia apparso più contenuto rispetto alla crescita media del 2,5 per cento rilevata tra il 2005 e il 2009. Il moderato incremento di uno dei segmenti distributivi tradizionalmente più forti, se da un lato può avere tradotto il basso tono della domanda, dall’altro potrebbe avere riflesso l’impatto delle politiche promozionali, largamente praticate dai grandi esercizi, che possono avere ridotto il fatturato a parità di quantità vendute. Segnali di rallentamento sono emersi dall’indagine condotta da Unioncamere nazionale in collaborazione con Ref (Ricerche per l’economia e finanza). Secondo l’ente camerale e Ref, le vendite della grande distribuzione organizzata, relativa a ipermercati e supermercati (l’universo è più ristretto rispetto a quello dell’indagine del sistema camerale), sono aumentate in Emilia-Romagna in termini destagionalizzati dell’1,7 per cento (+0,2 per cento in Italia), in frenata rispetto all’evoluzione del 2009 (+4,3 per cento). Questo andamento è dipeso essenzialmente dal basso profilo delle vendite dei prodotti alimentari (sono inclusi i prodotti destinati alla cura della casa, degli animali e della persona), le cui vendite sono cresciute di appena l’1,0 per cento (+0,4 per cento in Italia), in netto rallentamento rispetto all’incremento, prossimo al 6 per cento, riscontrato nel 2009. Le vendite di altri prodotti non alimentari sono cresciute del 4,8 per cento (-0,4 per cento in Italia), ma in questo caso è da annotare il recupero avvenuto nei confronti del 2009 (-1,8 per cento).

Anche in Italia – siamo tornati alla congiuntura del sistema camerale - sono stati gli esercizi di dimensioni più ridotte a segnare il passo. Quelli da 1 a 19 dipendenti hanno accusato un calo delle vendite pari al 4,3 per cento (stessa diminuzione nel triennio 2007-2009), a fronte della modesta crescita dello 0,1 per cento rilevata nella grande distribuzione, dopo cinque anni caratterizzati da un tasso medio di crescita dell’1,4 per cento.

La rilevazione del Ministero dello Sviluppo economico ha riscontrato un andamento sostanzialmente analogo. In Emilia-Romagna la grande distribuzione ha fatto registrare una crescita delle vendite pari al 2,0 per cento rispetto all’anno precedente, che sale al 2,2 per cento se il confronto viene eseguito con il 2008. Per quanto concerne l’andamento della piccola e media distribuzione, la rilevazione ministeriale ha riscontrato una diminuzione dell’1,4 per cento che aumenta al 5,0 per cento se il confronto prende come riferimento il 2008. Sia il comparto alimentare che non alimentare hanno concorso al calo con diminuzioni rispettivamente pari al 2,3 e 1,2 per cento.

Come si può vedere, i risultati delle varie indagini hanno avuto un esito praticamente univoco, che ha evidenziato diffuse difficoltà per il commercio al dettaglio. Le difficoltà maggiori hanno riguardato gli esercizi della piccola e media distribuzione, mentre quella più strutturata ha dato qualche segnale di recupero.

La relativa maggiore tenuta della grande distribuzione rispetto agli esercizi medio-piccoli, e ci ripetiamo, trae fondamento da prezzi altamente concorrenziali (grazie anche alla politica delle offerte promozionali), dalla possibilità di poter scegliere in tutta tranquillità tra una vasta gamma di prodotti, oltre al non trascurabile vantaggio di potere essere generalmente accessibili con una certa facilità, in virtù della disponibilità di parcheggi adeguati e della dislocazione per lo più in aree periferiche non soggette a limitazioni di traffico.

Per quanto concerne le vendite classificate per settori di attività, in quelli specializzati l’indagine del sistema camerale ha registrato un andamento diffusamente negativo. Le vendite di prodotti alimentari sono mediamente diminuite dell’1,6 per cento e una situazione ancora più deludente ha riguardato il comparto non alimentare (-1,9 per cento). Il quadro dei negozi specializzati continua ad essere dominato da tinte scure, in misura per altro più accentuata rispetto alla situazione già negativa emersa mediamente nel quinquennio precedente. Nell’ambito dei prodotti non alimentari, quelli della moda hanno accusato nuovamente il calo più elevato pari al 2,1 per cento, in piena sintonia con l’andamento medio dei cinque anni precedenti.

Nei rimanenti prodotti sono state registrate diminuzioni un po’ meno accentuate. I prodotti diversi da quelli per la casa, compresi gli elettrodomestici, sono scesi dell’1,8 per cento, e dello stesso tenore è stato il calo delle vendite di elettrodomestici e di prodotti per la casa. In entrambi i casi l’involuzione del 2010 è apparsa in linea con il risultato negativo del quinquennio 2005-2009.

L’evoluzione annua di ipermercati, supermercati e grandi magazzini è apparsa più intonata (+2,0 per cento) rispetto al commercio specializzato, ma in rallentamento rispetto all’incremento medio del quinquennio 2005-2009 (+3,9 per cento). In Italia è stato registrato un andamento che ha sostanzialmente rispecchiato quello descritto per l’Emilia-Romagna. E’ semmai da sottolineare il basso profilo di ipermercati, supermercati e grandi magazzini (+0,1 per cento).

Sotto l’aspetto della consistenza delle giacenze, l’indagine del sistema camerale ha evidenziato in Emilia-Romagna una crescita delle imprese che le hanno giudicate adeguate e, nel contempo, il ridimensionamento, rispetto al 2009, del saldo fra chi ha dichiarato aumenti e chi al contrario diminuzioni. Questa situazione è stata determinata dagli esercizi della grande distribuzione, e può essere considerata frutto della ripresa, seppure leggera, delle vendite. Anche le imprese della piccola e media distribuzione hanno evidenziato una riduzione del saldo fra chi ha giudicato esuberanti le giacenze e chi, al contrario scarse, ma in questo caso a fronte della leggera diminuzione della percentuale di chi le ha considerate adeguate. Questo andamento non fa che tradurre l’aumento delle imprese che ha reputato scarso il magazzino. In sostanza alcune imprese commerciali della piccola e media distribuzione, alla luce dell’andamento negativo delle vendite, hanno preferito non appesantire le scorte, evitando di gravarsi di oneri.

Le previsioni di crescita degli ordini rivolti ai fornitori nel corso del 2010 sono apparse orientate all’ottimismo, in contro tendenza rispetto a quanto rilevato nel 2009. Questa situazione è stata determinata soprattutto dagli esercizi della grande distribuzione, i soli a registrare un incremento delle vendite. Le imprese della piccola distribuzione hanno invece manifestato previsioni orientate a un certo pessimismo, confermando il basso profilo delle vendite. Le medie imprese hanno invece

mostrato un relativo maggiore ottimismo, rispetto tuttavia ad una situazione, quale quella del 2009, permeata da un clima estremamente negativo.

L’acquisto di beni durevoli di consumo. Secondo le stime di Unioncamere Emilia-Romagna-Prometeia di maggio 2011, nel 2010 il reddito disponibile delle famiglie e delle istituzioni sociali private dell’Emilia-Romagna è ammontato, a valori correnti, a 93 miliardi e 500 milioni di euro. Per quanto in crescita rispetto al 2009 (+1,4 per cento), il reddito disponibile è tuttavia apparso inferiore dello 0,7 per cento rispetto al valore medio del triennio 2007-2009, a dimostrazione di come la crisi abbia inciso fortemente sul tessuto economico regionale. Se si analizza il valore pro capite, si ha nel 2010 secondo i dati Prometeia-Findomestic un leggero calo (-0,1 per cento), che si è aggiunto alla flessione del 4,6 per cento rilevata nel 2009. Il livello di potenziale spesa è rimasto pertanto su valori relativamente contenuti, rispecchiando l’erosione dell’occupazione e la decurtazione degli emolumenti dovuta al massiccio impiego degli ammortizzatori sociali, che nel 2010 si è fatto sentire ancora di più rispetto al già cospicuo quantitativo del 2009.40 Con queste premesse, l’acquisto di beni durevoli di consumo ha evidenziato uno scenario di sostanziale basso profilo.

Nel 2010 le stime dell'Osservatorio Prometeia-Findomestic hanno registrato, relativamente alla spesa media famigliare, una situazione in leggero peggioramento rispetto all’anno precedente (-0,4 per cento), oltre che nei confronti del livello medio del triennio precedente (-6,6 per cento). In Italia è stato registrato un andamento meno intonato rispetto a quanto rilevato in Emilia-Romagna rappresentato da un calo del 3,4 per cento rispetto al 2009 e del 9,1 per cento nei confronti del triennio 2007-2009.

Se analizziamo la spesa complessiva, tra elettrodomestici, mobili, auto, moto e informatica famigliare, le famiglie emiliano-romagnole hanno speso nel 2010 circa 5 miliardi e 592 milioni di euro, vale a dire lo 0,9 per cento in più rispetto al 2009, ma il 5,2 per cento in meno nei confronti del triennio 2007/2009. Anche in questo caso l’andamento nazionale è apparso più negativo sia nei confronti del 2009 (-2,4 per cento) che del triennio precedente (-7,4 per cento).

La diminuzione della spesa per famiglia destinata all’acquisto di alcuni beni durevoli è stata determinata soprattutto dal ridimensionamento dei mezzi di trasporto. L’assenza degli incentivi alla rottamazione, che erano invece attivi nel 2009, è senz’altro tra le cause principali di tale andamento.

Più segnatamente, la spesa per famiglia destinata all’acquisto dell’auto nuova è scesa da 1.063 a 991 euro (-6,8 per cento), in linea con l’andamento rilevato nel Paese (-8,4 per cento). La spesa complessiva è ammontata a 1.947 milioni di euro, vale a dire il 5,6 per cento in meno rispetto al 2009. Se il confronto viene eseguito con il livello medio dei tre anni precedenti si ha una flessione ancora più elevata (-13,1 per cento). Questo andamento si è collocato coerentemente in uno scenario di ampio ridimensionamento delle immatricolazioni, passate, secondo dati ancora provvisori, dalle 152.487 del 2009 alle 130.945 del 2010, per una variazione negativa del 14,1 per cento, leggermente più contenuta rispetto a quanto emerso nel Paese (-15,8 per cento). Se il confronto viene eseguito con la media del triennio 2007/2009 si ha una flessione praticamente dello stesso tenore, pari al 14,5 per cento, in linea con quanto registrato in Italia (-15,1 per cento). Il basso tono del 2010, in fatto di acquisto di autovetture nuove da parte delle famiglie, risalta ancora di più se si esegue il confronto con la media del decennio 2000-2009. In questo caso la flessione dell’Emilia-Romagna del 2010 sale al 21,4 per cento.(-24,8 per cento in Italia).

Nell’ambito degli acquisti di auto nuove effettuati da aziende c’è stata invece una crescita delle immatricolazioni (+18,3 per cento), in linea con quanto avvenuto in Italia (+13,2 per cento), che possiamo imputare alla, sia pure parziale, ripresa degli investimenti, dopo la pesante flessione rilevata nel 2009 a causa della particolare gravità della crisi economica.

Il mercato delle auto usate, in uno scenario privo di incentivi alla rottamazione, ha dato qualche segnale di recupero, in contro tendenza rispetto all’andamento nazionale. Le immatricolazioni effettuate dalle famiglie sono aumentate da 163.687 a 166.831, con una crescita della spesa per

40 Nel 2009 le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni sono ammontate in regione a più di 119 milioni, con un aumento dell’83,4 per cento rispetto al 2009.

famiglia pari all’1,0 per cento, a fronte della diminuzione del 2,8 per cento registrata in Italia. La spesa complessiva è ammontata a 1.224 milioni di euro, con un aumento del 2,2 per cento rispetto al 2009 cento (-1,8 per cento in Italia). Sia per la spesa per famiglia che quella complessiva, sono stati tuttavia rilevati nel 2010 livelli inferiori a quelli medi del triennio precedente, pari rispettivamente al 3,3 e 2,1 per cento.

Tavola 9.2 – Acquisti di beni durevoli da parte delle famiglie consumatrici. Spesa per famiglia in euro. Periodo 2008-2010.

Voci 2008 2009 Var. % 2010 Var. %

Emilia-Romagna

Elettrodomestici: 355 336 -5,4 392 16,7

- bianchi e piccoli 186 190 2,2 195 2,6

- bruni 169 146 -13,6 197 34,9

Mobili 728 663 -8,9 673 1,5

Articoli di informatica per la famiglia 65 81 24,6 83 2,5

Autoveicoli nuovi intestati a privati 1.112 1.063 -4,4 991 -6,8

Autoveicoli usati intestati a privati 635 617 -2,8 623 1,0

Motoveicoli 107 97 -9,3 84 -13,4

Totale 3.002 2.857 -4,8 2.846 22

Italia

Elettrodomestici: 316 317 0,3 331 4,4

- bianchi e piccoli 164 154 -6,1 160 3,9

- bruni 152 163 7,2 171 4,9

Mobili 688 615 -10,6 624 1,5

Articoli di informatica per la famiglia 58 64 10,3 64 0,0

Autoveicoli nuovi intestati a privati 922 909 -1,4 833 -8,4

Autoveicoli usati intestati a privati 626 605 -3,4 588 -2,8

Motoveicoli 108 100 -7,4 81 -19,0

Totale 2.718 2.610 -4,0 2.521 -3,4

(1) La somma degli addendi può non coincidere con il totale a causa degli arrotondamenti.

Fonte: Prometeia-Findomestic.

Per quanto concerne i motocicli, nonostante gli incentivi alla rottamazione41, è stato registrato in Emilia-Romagna un decremento della consistenza delle vendite pari al 17,5 per cento (-22,1 per cento in Italia) che è equivalso a circa 6.400 “pezzi”. Non sono mancate le ripercussioni sulla relativa spesa per famiglia, che in Emilia-Romagna è scesa da 97 a 84 euro, mentre quella complessiva, stimata in 166 milioni di euro, si è ridotta dell’11,7 per cento rispetto al 2009. Il particolare basso profilo delle vendite emerge ancora di più se si confronta il 2010 con il livello medio del triennio precedente, con riduzioni per la spesa famigliare e complessiva pari rispettivamente al 22,0 e 19,3 per cento. Al decremento delle vendite si è tuttavia associata la crescita del valore medio (+7,1 per cento). Al di là dei possibili ritocchi ai listini, sono stati acquistati meno motocicli, ma di cilindrata, almeno in teoria, più potente rispetto al 2009.

Nell’ambito degli altri beni durevoli, è stata registrata da Prometeia - Findomestic una situazione meglio intonata rispetto a quanto appena descritto per i mezzi di trasporto.

La spesa per famiglia destinata all’acquisto di elettrodomestici è aumentata del 16,7 per cento rispetto al 2009 e del 9,5 per cento relativamente al livello medio del triennio 2007-2009. In Italia la

41 Hanno riguardato la rottamazione di motorini euro 0 ed euro 1 con scooter ad alimentazione elettrica doppia o esclusiva. Per i motocicli gli incentivi hanno riguardato la rottamazione dei veicoli euro 0 ed euro 1 con motocicli nuovi euro 3 fino a 400 cc di cilindrata o con potenza non superiore a 70 kw.

crescita della spesa media famigliare è risultata più contenuta (+4,4 per cento), e lo stesso avviene se il confronto viene eseguito con la spesa media dei tre anni precedenti (+1,5 per cento). La “torta”

complessiva del mercato degli elettrodomestici è ammontata in Emilia-Romagna a 769 milioni di euro, vale a dire il 17,9 per cento in più rispetto al 2009. Se si esegue il confronto con il livello medio del triennio precedente si ha un aumento ugualmente importante pari al 12,2 per cento, che ha confermato la brillantezza del mercato del 2010, in termini per altro più smaglianti rispetto all’evoluzione nazionale: +5,3 per cento rispetto al 2009; +4,1 per cento rispetto al triennio 2007-2009.

Per gli elettrodomestici “bianchi e piccoli” (frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, cucine a gas ecc.) il 2010 si è chiuso con un bilancio positivo. Una mano a questo andamento, che non siamo però in grado di quantificare economicamente, potrebbe essere venuta dagli incentivi all’acquisto che sono stati messi a disposizione dallo Stato a partire dal 15 aprile fino al 31 dicembre 201042. L’esborso medio per famiglia è salito in Emilia-Romagna dai 190 euro del 2009 ai 195 del 2010, per un incremento percentuale del 2,6 per cento, in linea con quanto avvenuto in Italia (+3,9 per cento). La spesa media per famiglia del 2010 si è inoltre distinta dal livello medio dei tre anni precedenti (+3,9 per cento), a fronte della diminuzione dell’1,0 per cento registrata in Italia. La spesa complessiva è stata stimata in 383 milioni di euro, in crescita del 4,1 per cento rispetto all’anno precedente (+4,7 per cento in Italia). Il livello di spesa complessiva del 2010 è apparso relativamente buono, se si considera che è risultato superiore dell’1,9 per cento a quello medio dei tre anni precedenti (+0,5 per cento in Italia). Nell’ambito degli elettrodomestici “bruni” (televisori, hi-fi, ecc.) la spesa media famigliare dell’Emilia-Romagna è apparsa in forte aumento non solo rispetto al 2009 (+34,9 per cento), ma anche nei confronti del triennio precedente (+15,7 per cento), con una vivacità decisamente maggiore rispetto a quanto registrato in Italia. Una robusta spinta a questo andamento può essere venuta dal passaggio delle tv al segnale digitale. La spesa complessiva per i “bruni” è stata stimata da Findomestic-Prometeia in 386 milioni di euro contro i 284 del 2009 (+35,9 per cento). La forte crescita osservata nei confronti del 2009, ha fatto del 2010 una delle migliori annate per il mercato degli elettrodomestici “bruni”, se si considera che c’è stato un aumento della spesa complessiva del 24,7 per cento rispetto al livello medio del triennio 2007-2009, largamente superiore a quello riscontrato nel Paese (+7,7 per cento).

La spesa per famiglia destinata all’acquisto di mobili è apparsa in leggera crescita rispetto al 2009 (+1,5 per cento), recuperando tuttavia solo parzialmente sulla flessione dell’8,9 per cento riscontrata nell’anno precedente. Se si esegue il confronto con la spesa media per famiglia del triennio 2007-2009 si ha una diminuzione del 3,4 per cento (-5,8 per cento in Italia), che colloca il 2010 tra gli anni meno intonati. Gli acquisti di mobili hanno comportato una spesa complessiva di 1.322 milioni di euro, con un incremento del 2,7 per cento rispetto al 2009 (+2,5 per cento in Italia).

La spesa per famiglia destinata all’acquisto di mobili è apparsa in leggera crescita rispetto al 2009 (+1,5 per cento), recuperando tuttavia solo parzialmente sulla flessione dell’8,9 per cento riscontrata nell’anno precedente. Se si esegue il confronto con la spesa media per famiglia del triennio 2007-2009 si ha una diminuzione del 3,4 per cento (-5,8 per cento in Italia), che colloca il 2010 tra gli anni meno intonati. Gli acquisti di mobili hanno comportato una spesa complessiva di 1.322 milioni di euro, con un incremento del 2,7 per cento rispetto al 2009 (+2,5 per cento in Italia).

Nel documento Consuntivo 2010 (1.2mb) (pagine 143-158)