La struttura del settore. Il settore turistico è tra i cardini dell’economia dell’Emilia-Romagna.
Questa affermazione trova fondamento in un’analisi dell'Osservatorio turistico regionale, secondo il quale il fatturato turistico, unito a tutte quelle attività legate indirettamente (consumi presso alberghi, ristoranti, pubblici esercizi, e attività per lo svago e il tempo libero di residenti e di visitatori ufficialmente non rilevati) arriva a coprire circa il 7 per cento del Pil regionale. In definitiva, come sottolineato nel decimo rapporto, considerando che in Emilia-Romagna i residenti si aggirano attorno ai 4 milioni di unità e che i turisti mediamente presenti sul territorio della regione nelle strutture ricettive ufficialmente censite corrispondono a circa 99.000 presenze giornaliere, imputare ai consumi “turistici e per il tempo libero” dei residenti e dei visitatori occasionali circa il 3 per cento del prodotto turistico regionale “allargato” appare del tutto ragionevole.
Siamo insomma di fronte a un impatto macroeconomico importante. In Italia secondo uno studio di Unioncamere nazionale e Isnart il turismo inciderebbe per il 6 per cento circa dell’economia nazionale.
Il forte peso economico del turismo traspare anche dai dati elaborati dalla Banca d’Italia sulla base dell'Indagine campionaria sul turismo internazionale dell'Italia. Nel 2010 le spese degli stranieri in Emilia-Romagna destinate alle vacanze sono state stimate in 761 milioni di euro, equivalenti al 4,5 per cento del totale nazionale.
Le unità locali con addetti direttamente interessate dal turismo, tra servizi di alloggio e ristorazione e agenzie di viaggi, tour operator, ecc, sono risultate a fine giugno 2010 più di 36.000, per un totale di 150.471 addetti, equivalenti a circa il 9 per cento del totale. Di questi, circa 39.000 aveva la qualifica di imprenditore.
L’evoluzione generale della stagione turistica 2010. La stagione turistica 2010 si è chiusa in Emilia-Romagna con un bilancio moderatamente negativo rispetto all’anno precedente, a causa soprattutto della sostanziale debolezza dei consumi interni.
Secondo i dati provvisori pervenuti dalle nove Amministrazioni provinciali dell’Emilia-Romagna, alla moderata crescita degli arrivi (+1,5 per cento rispetto al 2009), si è contrapposta la diminuzione dell’1,8 per cento delle presenze, in linea con quanto avvenuto nel Paese: +0,5 per cento gli arrivi; -0,7 per cento le presenze. Se confrontiamo il 2010 con l’andamento medio del quinquennio precedente, emerge una situazione un po’ più intonata rappresentata da un incremento degli arrivi pari al 4,1 per cento e dalla sostanziale stabilità delle presenze (-0,1 per cento), che ricordiamo, costituiscono la base per il calcolo del reddito del settore. Occorre tuttavia sottolineare che i dati del quadriennio 2005-2008 non comprendono i flussi turistici dei sette comuni che si sono aggregati dalla provincia di Pesaro e Urbino a quella di Rimini. Il 2010 risulta pertanto un po’
sovradimensionato rispetto al passato, senza tuttavia compromettere la sostanza dei dati che collocano il 2010 tra le annate all’insegna della tenuta, quanto meno sotto l’aspetto meramente quantitativo.
Diverso discorso per la redditività delle aziende turistiche. Secondo l’indagine realizzata dal Centro Studi Turistici di Firenze, per conto di Assoturismo-Confesercenti Emilia Romagna, nel periodo giugno-agosto (nel 2010 ha rappresentato il 64,5 per cento dei pernottamenti) è stata registrata, secondo la percezione degli intervistati, una flessione del fatturato del 7,7 per cento, con oltre la metà del campione a segnalare cali. C’è in sostanza una forte ipoteca sull’andamento complessivo del 2010, tanto più se si considera che per settembre è stata stimata una diminuzione del 2,2 per cento.
Se analizziamo l’evoluzione mensile delle presenze turistiche dell’Emilia-Romagna nel corso del 2010, possiamo notare che l’andamento più negativo ha riguardato la prima metà dell’anno, segnata da un calo del 4,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009. Nei sei mesi successivi la situazione si è un po’ risollevata, grazie soprattutto al buon andamento del mese di luglio, consentendo di chiudere il bilancio dei pernottamenti con una sostanziale stazionarietà rispetto al
secondo semestre 2009 (-0,3 per cento). Se si focalizza l’attenzione sul cuore della stagione turistica, rappresentato dal periodo maggio-settembre, si registra un calo delle presenze pari all’1,8 per cento.
Il periodo medio di soggiorno dell’Emilia-Romagna è apparso in diminuzione, attestandosi sui 4,57 giorni, rispetto ai 4,72 giorni del 2009. La diminuzione si misura in termini di decimali, ma è rientrata nella tendenza al ridimensionamento in corso dai primi anni ’90. Un analogo andamento ha caratterizzato l’Italia, il cui periodo medio di soggiorno è sceso da 3,88 a 3,84 giorni. La riduzione dei periodi di vacanza è da mettere in relazione alle risorse economiche sempre più ridotte delle famiglie, che la recente crisi ha acuito vista la crescita della disoccupazione e il forte aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali, con conseguente decurtazione degli emolumenti.
Prende sempre più piede il turismo pendolare, che non attivando pernottamenti non ha alcuna ricaduta economica di un certo peso sulle strutture ricettive.
La stagione turistica per provenienza della clientela. Per quanto concerne la provenienza dei clienti, nell’ambito dei pernottamenti è stata la clientela italiana a determinarne la diminuzione complessiva (-3,2 per cento), a fronte della crescita del 3,2 per cento evidenziata da quella straniera.
Per quanto concerne gli arrivi, quelli italiani sono apparsi sostanzialmente stabili (-0,3 per cento), rispetto all’aumento del 7,9 per cento della clientela straniera. Il periodo medio di soggiorno è apparso in diminuzione sia per la componente italiana (da 4,80 a 4,66 giorni), che straniera (da 4,46 a 4,27 giorni).
La ripresa dei flussi stranieri si è riflessa sui proventi dei viaggi internazionali. Secondo i dati elaborati dalla Banca d’Italia, nel 2010 la spesa dei turisti stranieri in Emilia-Romagna destinata alle vacanze è ammontata a 761 milioni di euro, con un incremento del 9,7 per cento rispetto all’anno precedente, più ampio di quello riscontrato nel Paese (+2,4 per cento). Se si estende l’analisi a tutte le motivazioni, la spesa sale a 1 miliardo e 662 milioni di euro, vale a dire il 9,8 per cento in più rispetto al 2009 (+1,4 per cento in Italia).
Per restare in tema stranieri, i flussi più consistenti - i dati riguardano le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Parma, Piacenza, Ravenna e Rimini - sono venuti dal continente europeo, che ha rappresentato l’85,1 per cento degli arrivi e il 90,3 per cento delle presenze.
La principale clientela è stata quella tedesca, le cui presenze nel complesso degli esercizi hanno rappresentato il 21,8 per cento del totale straniero. Seguono Francia (9,0 per cento), Svizzera e Liechtenstein (8,8 per cento), Russia (8,4 per cento), Paesi Bassi (5,5 per cento) e Polonia (4,1 per cento). Tutte le restanti nazioni hanno registrato percentuali inferiori alla soglia del 4 per cento. Se guardiamo al passato, possiamo notare che si è alleggerito il peso della clientela tedesca, mentre si è rafforzata la quota dei paesi dell’Est europeo. E’ in atto una sorta di rimescolamento, che sta ridisegnando la mappa delle presenze straniere. La caduta dei regimi comunisti, con la conseguente libera circolazione delle persone, è senz’altro alla base di questo fenomeno. A tale proposito giova richiamare l’indagine sul “Turismo internazionale dell’Italia” della Banca d’Italia. Tra il 2006 e il 2010, l’incidenza degli esborsi della clientela tedesca in Italia è scesa dal 17,1 al 15,8 per cento, mentre è salita quella dell’Europa extraUe dall’11,2 al 13,5 per cento, con una particolare sottolineatura per la clientela russa, il cui peso è aumentato dallo 0,9 al 2,8 per cento.
Se analizziamo l’andamento delle principali clientele straniere, possiamo evincere che rispetto al 2009, i pernottamenti dei tedeschi sono apparsi stabili, a fronte della leggera crescita degli arrivi (+1,1 per cento). La seconda clientela per importanza, ovvero i francesi, ha accresciuto gli arrivi del 4,8 per cento, senza alcun sostanziale riflesso sui pernottamenti che sono apparsi sostanzialmente gli stessi del 2009 (+0,1 per cento). La terza nazione per importanza, vale a dire la Svizzera, assieme al Liechtenstein, ha mostrato un moderato dinamismo, sia in termini di arrivi (+3,7 per cento) che di presenze (+1,7 per cento). Una clientela emergente quale quella russa ha evidenziato una autentica performance sia in termini di arrivi (+42,6 per cento) che di presenze (+51,4 per cento). La ripresa del Pil (+4,0 per cento) è alla base di questo andamento, dopo i larghi vuoti registrati nel 2009 a causa della recessione (-7,8 per cento il calo del Pil). La clientela olandese ha aumentato leggermente gli arrivi (+0,6 per cento), senza innescare un ciclo virtuoso delle presenze
apparse in diminuzione dell’1,8 per cento. Note positive per le provenienze dalla Polonia, dopo le flessioni accusate nel 2009. All’aumento del 6,3 per cento degli arrivi è corrisposto un incremento ancora più lusinghiero delle presenze (+16,3 per cento), tanto da riproporre il turismo polacco tra quelli spiccatamente emergenti. Negli altri paesi europei sono da segnalare, in termini di pernottamenti, i pronunciati aumenti, superiori al 5 per cento, di cechi, danesi, romeni, austriaci, ucraini, ungheresi, irlandesi, estoni, bulgari, spagnoli, slovacchi, lettoni e maltesi, mentre hanno segnato il passo islandesi, croati, ciprioti, inglesi, lituani, norvegesi, lussemburghesi e greci.
In ambito extraeuropeo, la clientela più importante, ovvero quella statunitense, che ha rappresentato quasi il 2 per cento delle presenze straniere, ha aumentato i pernottamenti del 7,1 per cento e gli arrivi del 5,5 per cento. Alla base di questo andamento c’è la ripresa dell’economia, dopo la recessione del 2009 – Il Fmi ha previsto per il 2010 un incremento del Pil del 2,9 per cento dopo il calo del 2,6 per cento del 2009 – unitamente a un rapporto di cambio euro/dollaro che è apparso più favorevole soprattutto tra la primavera e l’estate 2010. Per un mercato dalle enormi potenzialità quale quello cinese, il 2010 ha registrato per arrivi e presenze aumenti rispettivamente pari al 16,9 e 10,3 per cento e un analogo andamento ha riguardato un mercato dalle stesse caratteristiche quale quello brasiliano: +20,0 per cento gli arrivi; +13,5 per cento le presenze. Per la clientela giapponese c’è stata una ripresa dopo i larghi vuoti del 2009. Gli arrivi sono cresciuti del 14,5 per cento e ancora più ampio è stato l’incremento dei pernottamenti (+15,4 per cento) e anche in questo caso l’uscita dalla recessione economica ha avuto un ruolo determinante (per il Fmi il Pil nel 2010 è cresciuto del 4,0 per cento). Negli altri ambiti extra-europei ci sono stati generalizzati aumenti, che hanno assunto una particolare intensità per i flussi provenienti da Israele, Messico, Corea del Sud e Argentina. Si tratta tuttavia di aree marginali al turismo emiliano-romagnolo che, come descritto precedentemente, annovera gran parte delle presenze dal continente europeo.
Che esista una forbice di spesa tra le varie nazioni traspare dai dati delle presenze alberghiere suddivise per tipologia di esercizio, ma non sempre nazioni considerate “ricche” sopravanzano quelle “povere”. Se prendiamo come esempio la provincia di Forlì-Cesena che ha un’offerta piuttosto variegata (mare, terme, collina-montagna-parchi) possiamo notare che nel 2010 l’incidenza delle presenze nei più costosi esercizi a 4 stelle sul totale alberghiero è apparsa più elevata, oltre il 70 per cento, nelle provenienze da paesi lontani geograficamente quali Giappone, Medio-oriente, Cina, Canada, Nuova Zelanda e Israele, con l’”intrusione” di Malta i cui flussi sono tuttavia piuttosto limitati. Si tratta di nazioni che hanno un ruolo marginale nel panorama delle presenze straniere forlivesi-cesenati e che provenendo per lo più da nazioni oltre oceano sottintendono disponibilità economiche maggiori, visto l’elevato costo dello spostamento che avviene principalmente tramite l’aereo. I principali clienti, vale a dire tedeschi, svizzeri e polacchi, hanno evidenziato incidenze largamente inferiori a quelle precedentemente descritte, rispettivamente pari al 14,9, 15,1 e 2,8 per cento. I polacchi prediligono gli esercizi a tre stelle, con una incidenza dell’83,2 per cento, in misura superiore alla media del totale stranieri (73,2 per cento). Da sottolineare infine che gli stranieri sono più orientati alle strutture alberghiere rispetto alle altre, con punte superiori al 95 per cento per Corea del Sud, Sud-Africa, Malta, Portogallo, Cipro, Cina, Islanda, Canada, Svizzera e Austria. Al contrario è interessante sottolineare che gli alberghi incidono assai meno per le provenienze da Danimarca (17,8 per cento) e Finlandia (19,8 per cento). La prima nazione è più orientata ai campeggi, la seconda predilige soprattutto gli ostelli della gioventù.
La stagione turistica per tipologia degli esercizi. In questo ambito gli arrivi negli alberghi sono aumentati dell’1,6 per cento, a fronte della moderata crescita rilevata nelle altre strutture ricettive (+0,8 per cento). Per quanto concerne i pernottamenti, è emersa una situazione di segno contrario.
Negli alberghi è stata registrata una diminuzione dell’1,5 per cento, che sale al 2,6 per cento relativamente agli esercizi extralberghieri. Se disaggreghiamo l’andamento per tipologia degli esercizi ricettivi per nazionalità, possiamo notare che la diminuzione delle presenze alberghiere è stata essenzialmente determinata dalla clientela italiana (-3,1 per cento), a fronte della ripresa palesata dagli stranieri (+3,7 per cento). Nell’ambito delle “altre strutture ricettive” (agriturismo,
campeggi, ostelli, rifugi, bed & breakfast ecc.) è stata nuovamente la clientela italiana a pesare sul negativo andamento delle presenze (-3,4 per cento), mentre gli stranieri hanno mostrato una maggiore tenuta (+1,5 per cento).
Il turismo balneare. Nelle località di mare – nel 2010 hanno coperto circa il 76 per cento delle presenze regionali – è stata registrata una situazione di segno moderatamente negativo. Alla diminuzione dell’1,1 per cento degli arrivi si è associato un più consistente calo delle presenze (-1,6 per cento), che ha comportato, di conseguenza, un ulteriore ridimensionamento del periodo medio di soggiorno, sceso a 6,32 giorni rispetto ai 6,35 dell’anno precedente e 7,28 del 2000. Se confrontiamo il 2010 con l’andamento medio del quinquennio 2005-2009 emerge tuttavia una crescita degli arrivi pari al 2,4 per cento, che si è associata alla sostanziale stabilità dei pernottamenti (+0,1 per cento). In estrema sintesi si può dire che il 2010, in rapporto ai livelli medi dei cinque anni precedenti, ha mostrato una discreta tenuta, quanto meno sotto l’aspetto dei flussi.
Questo andamento assume una valenza ancora più positiva se si considera che è maturato in un contesto generale alle prese con i pesanti strascichi della crisi economica, e che ha dovuto fare i conti con un’estate non sempre favorevole dal punto di vista meteorologico.
Tavola 11.1 – Movimento turistico nelle zone a vocazione balneare dell’Emilia-Romagna. Periodo 2000-2010 (1).
Italiani Stranieri Totale
Anni Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze
2000 3.450.072 25.235.896 1.006.894 7.200.962 4.456.966 32.436.858
2001 3.492.182 25.462.925 1.035.102 7.526.778 4.527.284 32.989.703
2002 3.446.810 25.592.311 1.010.858 7.317.706 4.457.668 32.910.017
2003 3.573.308 25.075.306 902.142 6.513.419 4.475.450 31.588.725
2004 3.525.752 24.089.700 889.334 6.201.929 4.415.086 30.291.629
2005 3.695.701 24.438.049 857.214 5.970.795 4.552.915 30.408.844
2006 3.841.127 25.022.238 926.824 6.318.424 4.767.951 31.340.662
2007 4.006.767 25.412.631 970.085 6.409.427 4.976.852 31.822.058
2008 4.048.055 25.313.777 950.178 6.317.040 4.998.233 31.630.817
2009 4.129.885 25.836.974 905.064 6.128.659 5.034.949 31.965.633
2010 4.017.044 25.119.267 963.718 6.336.716 4.980.762 31.455.983
(1) Dati provvisori. Lidi ferraresi, Cervia e zone marittime, Ravenna zone mare, Gatteo, San Mauro Pascoli, Cesenatico, Savignano sul Rubicone, Bellaria-Igea Marina, Cattolica, Misano Adriatico, Riccione e Rimini.
Fonte: Amministrazioni provinciali di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.
Secondo quanto riportato nel Rapporto 2010 dell’Osservatorio turistico regionale, redatto da Regione e Unioncamere Emilia-Romagna, con la collaborazione di Confcommercio e Confesercenti, tra maggio e settembre, vale a dire il cuore della stagione turistica, c’è stata una diminuzione delle giornate soleggiate, scese a 104 rispetto alle 121 dell’analogo periodo del 2009, mentre quelle nuvolose e piovose sono cresciute da 10 a 21 e lo stesso è avvenuto per quelle variabili passate da 22 a 28. La prima parte dell’estate è stata definita dagli operatori e dai turisti pendolari “pessima o penalizzante”. In pratica è stata persa buona parte del turismo di maggio e almeno tre fine settimana nel mese di giugno. A un luglio che ha confermato le eccellenti condizioni meteo dell’anno precedente ha risposto un agosto meno favorevole, con un sensibile aumento delle giornate di tempo sfavorevole (+4), a discapito delle giornate di pieno sole (-5). Nel mese di settembre si sono ridotte considerevolmente le giornate di pieno sole, soprattutto nella seconda parte.
La diminuzione dell’1,6 per cento dei pernottamenti nei confronti del 2009, in contro tendenza rispetto all’incremento dell’1,1 per cento riscontrato nell’anno precedente, è stata determinata dagli italiani (-2,8 per cento), a fronte della crescita del 3,4 per cento degli stranieri.
Per quanto concerne la tipologia degli esercizi, le presenze alberghiere hanno mostrato una relativa migliore tenuta (-0,9 per cento) rispetto a quelle complementari che hanno accusato una flessione del 3,1 per cento. La moderata diminuzione degli alberghi è stata determinata dalla componente straniera, che con un incremento del 4,9 per cento ha bilanciato parte dei vuoti lasciati dalla clientela italiana (-2,4 per cento). Nelle altre strutture ricettive sono stati nuovamente gli italiani a pesare sul calo complessivo, con una flessione delle presenze pari al 3,6 per cento, a fronte della moderata diminuzione palesata dagli stranieri (-0,6 per cento). La conclusione che si può trarre da questi andamenti è che le strutture alberghiere hanno beneficiato del ritorno della clientela straniera, dovuto al superamento della fase più acuta della crisi. Rispetto agli italiani, i clienti stranieri manifestano una maggiore propensione agli esercizi alberghieri, fenomeno questo che appare costante nel tempo. Nel 2010 a ogni presenza straniera extralberghiera ne sono corrisposte circa tre alberghiere, a fronte del rapporto due a uno degli italiani.
Dall'analisi dell’evoluzione dei pernottamenti nelle varie zone costiere è emersa una situazione prevalentemente negativa. Alla sostanziale stabilità riscontrata nelle zone del forlivese (+0,1 per cento) si sono contrapporti i magri risultati dei lidi di Comacchio (-3,2 per cento) e delle zone ravennati (-4,9 per cento), mentre il riminese ha mostrato una maggiore tenuta (-0,3 per cento). Gli aumenti percentuali sono risultati circoscritti a poche località. Quelli più consistenti, oltre la soglia del 3 per cento, sono stati riscontrati in località marginali sotto l’aspetto della consistenza dei flussi quali Misano Adriatico (+3,6 per cento) e San Mauro Pascoli, nel cui comune è presente la località marittima di San Mauro Mare, che ha registrato una autentica performance (+9,2 per cento). Altri aumenti, tutti inferiori all’1 per cento, hanno riguardato i comuni di Riccione, Rimini e Savignano sul Rubicone. Le flessioni più consistenti hanno interessato soprattutto le zone marittime del comune di Ravenna (-9,3 per cento) e Cattolica (-3,9 per cento). Il comune di Rimini si è confermato leader delle presenze costiere con una incidenza sul totale pari al 23,6 per cento.
Un ulteriore contributo, anche se parziale oltre che di natura campionaria, alla comprensione dell’andamento della stagione turistica sulla riviera dell’Emilia-Romagna è stato offerto dai periodici sondaggi dell’Osservatorio turistico regionale condotti su un campione di strutture ricettive. Il bilancio del periodo maggio-settembre, che rappresenta il cuore della stagione turistica, si è chiuso negativamente per quanto concerne le presenze (-2,7 per cento) e lo stesso è avvenuto per gli arrivi (-1,9 per cento). Gli stranieri hanno mostrato una maggiore tenuta, in linea con la tendenza emersa dalle rilevazioni delle Amministrazioni provinciali. I relativi pernottamenti sono diminuiti di appena lo 0,7 per cento, a fronte della flessione del 3,2 per cento degli italiani, mentre gli arrivi sono cresciuti dell’1,1 per cento contro la diminuzione del 2,6 per cento della clientela nazionale.
Il bilancio annuale delle località rivierasche dell’Emilia-Romagna ha avuto un esito moderatamente negativo, confermando anche in questo caso le risultanze emerse dai dati delle Amministrazioni provinciali delle province costiere. Secondo i sondaggi dell’Osservatorio turistico regionale, nel 2010 arrivi e presenze hanno accusato diminuzioni pari rispettivamente allo 0,5 e 2,3 per cento. Ne discende che i mesi non estivi sono andati decisamente meglio rispetto al “cuore” della stagione turistica, evidenziando per arrivi e pernottamenti una crescita pari rispettivamente al 5,6 e 3,1 per cento.
.Per l’Osservatorio turistico regionale l’andamento della riviera dell’Emilia-Romagna si è collocato in un quadro nazionale nel quale hanno prevalso le tinte scure, soprattutto nelle aree del Centro-sud, in particolare le isole maggiori e il mare Ionio. La ricerca di vacanze più convenienti ha premiato le aree balneari del mare Adriatico più prossime ai serbatoi turistici del Nord e del Centro, privilegiando quelle zone dove le formule di alloggio sono più flessibili e, come detto, meno costose. Gli effetti della crisi hanno insomma indotto i turisti a scegliere località che non comportano eccessive spese per spostamenti, senza dimenticare l’aspetto della sicurezza che
rappresenta per la Riviera dell’Emilia-Romagna un di più rispetto a talune località del Mediterraneo a rischio di attentati.
Sotto l’aspetto dei flussi, anche la tradizionale indagine di Confesercenti affidata al Centro studi turistici di Firenze ha ricalcato la tendenza negativa emersa dai dati delle Amministrazioni provinciali e dell’Osservatorio regionale sul turismo. Tra giugno e agosto 2010 le presenze sono diminuite del 3,1 per cento, mentre sotto l’aspetto della provenienza la clientela straniera ha mostrato una maggiore tenuta rispetto a quella italiana.
Per quanto concerne l’aspetto economico, l’indagine di Confesercenti ha rilevato, tra giugno e agosto 2010, una situazione tutt’altro che rosea. Il 55 per cento degli operatori della costa adriatica ha subito una diminuzione del fatturato, che si è esplicata in una flessione degli incassi pari all’8,6 per cento rispetto all’analogo periodo del 2009, superiore a quella media del 7,7 per cento. Al di là della parzialità del periodo preso in esame, resta tuttavia una tendenza negativa che può avere influito sensibilmente sul risultato di tutto il 2010.
Il turismo termale. Nel 2010 i comuni a vocazione termale localizzati in Emilia-Romagna avevano attivato quasi un milione e 400 mila presenze, di cui circa il 42 per cento registrate nel solo comune di Salsomaggiore, compresa la località di Tabiano terme, in provincia di Parma. Secondo
Il turismo termale. Nel 2010 i comuni a vocazione termale localizzati in Emilia-Romagna avevano attivato quasi un milione e 400 mila presenze, di cui circa il 42 per cento registrate nel solo comune di Salsomaggiore, compresa la località di Tabiano terme, in provincia di Parma. Secondo