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rare contemporaneamente e sfrut-tare le risorse hardware e le fun-zionalità di rete della macchina ospite. Il sistema operativo del computer principale viene definito host, mentre quello installato in una macchina virtuale prende il nome di guest.

Un prodotto del genere evidente-mente è utile a una varietà di utenti: in primo luogo agli svilup-patori e a coloro che si occupano di supporto tecnico, che possono così disporre di una varietà di con-figurazioni di test utilizzando un solo Pc. Ma visto il costo relativa-mente contenuto (meno di 200 eu-ro) VMware può essere di grande interesse anche per i power user che vogliono utilizzare più sistemi operativi senza dover acquistare nuovo hardware o modificare l’in-stallazione del loro Pc principale.

VMware Workstation 5 è disponi-bile per host sia Windows (2000 e XP) sia Linux, e supporta una va-rietà decisamente ampia di am-bienti guest: Ms-Dos, tutte le ver-sioni desktop di Windows (persino quelle a 16 bit) numerose distribu-zioni Linux, Novell Netware, Sun Solaris e FreeBSD. In confronto, Virtual PC lavora solo in ambiente Windows e supporta ufficialmente un numero di guest ben più limi-tato: Windows (dalla versione 95 in poi) e OS/2 Warp.

di un ID unico, e può convivere senza difficoltà con le altre copie in un ambiente di rete. In passato-creare una copia perfettamente funzionale di una VM era un pro-cesso ben più complicato che ri-chiedeva – oltre alla duplicazione dei file – una serie di noiose zioni a seconda del sistema opera-tivo installato. In ambito aziendale la clonazione si rivela estrema-mente utile, dato che permette di creare librerie centralizzate di configurazioni accessibili con rapi-dità utilizzabili per una varietà di scopi, dal testing di nuove applica-zioni al supporto utenti.

È interessante notare che se la VM utilizza più dischi virtuali (un caso classico: un sistema che mantiene i documenti su un’unità separata) è possibile escluderne alcuni dal-l’operazione di ripristino di uno snapshot. A proposito di memoria di massa: le VM possono disporre di unità virtuali Ide o SCSI, dalla capacità massima di 950 GByte, implementate sul sistema ospite come file la cui dimensione cresce a seconda della necessità effettiva.

Si può quindi impostare una capa-cità anche molto elevata per i di-schi virtuali senza impegnare su-bito lo spazio corrispondente.

in modo da risparmiare una note-vole quantità di spazio su disco. Le prestazioni di un linked clone sono inferiori a quelle di un full clone;

in compenso il processo di creazio-ne è rapidissimo. La possibilità di catturare snaphot impatta negati-vamente, anche se in misura non troppo severa, sulle prestazioni di una macchina virtuale: chi non pensa di sfruttare questa caratteri-stica farà quindi meglio a disabili-tarla nelle opzioni della VM.

Naturalmente è possibile clonare anche una VM appena creata, un modo da averne a disposizione uno (o più) duplicati. Ciascun clo-ne dispoclo-ne di un indirizzo Mac e Snaphot Manager

VMware permette di memorizzare e successivamente ripristinare un numero qualunque di stati di una macchina virtuale.

PC virtuali

Le macchine virtuali di VMware consentono di installare e far lavorare contemporaneamente più sistemi operativi sullo stesso computer.

Motore, azione!

VMware 5 può catturare un filmato Avi di tutto quello che avviene in una macchina virtuale. L’indicatore rosso nella barra di stato segnala che la registrazione è in corso.

In aggiunta, l’emulazione hardwa-re ora mette a disposizione il bit NX (No eXecution) ai sistemi ope-rativi che lo possono gestire.

Il miglioramento più significativo di VMware 5 è a nostro avviso la rinnovata modalità di gestione de-gli snapshot, le “istantanee” dello stato di una macchina virtuale.

Grazie agli snapshot è possibile congelare la condizione di una VM e poi ripristinarla in qualunque in-stante, annullando tutte le modifi-che intervenute nel frattempo.

In passato VMware permetteva di catturare un unico snapshot per macchina virtuale. Ora, invece, il limite è imposto solo dallo spazio su disco a disposizione, il che per-mette di registrare tutte le tappe principali dell’evoluzione di una macchina virtuale e di ripristinarle a piacere. È anche possibile clona-re uno snapshot, dando vita a una macchina virtuale “gemella” che avrà una vita indipendente. Il tutto può essere gestito con facilità gra-zie al nuovo Snapshot Manager che presenta una vista ad icone delle istantanee catturate, consen-tendo di tenere sotto controllo l’e-voluzione della VM e di ripristina-re al volo un particolaripristina-re snapshot.

La clonazione può avvenire in due modalità distinte: full clone, che crea un duplicato fisico della VM, oppure linked clone, che condivi-de i dischi virtuali con l’originale

SOFTWARE

Un’altra novità molto interessante di VMware 5 è quella dei Teams.

Si tratta di una caratteristica co-struita sulle fondamenta di quello che da sempre è uno dei punti di forza principali di questo prodotto:

la capacità di simulare ambienti di rete complessi.

Un Team è un gruppo di VM – connesse tramite una o più reti private virtuali – che vengono

trattate come un singolo ambiente di lavoro. Quando si avvia il Team tutte le macchine virtuali vengono accese automaticamente, nella se-quenza (e con la temporizzazione) impostata dall’utente.

Non c’è quasi limite alla comples-sità della struttura del network di un Team: è possibile definire più segmenti di rete, indicando per ciascuno di essi la larghezza di banda disponibile e persino la per-centuale di perdita dei pacchetti, e collegarvi a piacere le VM.

I Teams rappresentano per gli svi-luppatori uno strumento di straor-dinaria potenza, dato che consen-tono di testare applicazioni multi-tier in un ambiente simulato, ma in grado di rispettare le effettive condizioni di deployment.

Per facilitare il monitoraggio di un Team, VMware presenta in una barra le miniature – aggiornate in tempo reale – degli schermi di tutte le VM che lo compongono:

basta un clic per selezionare quel-la che si desidera visualizzare a di-mensioni normali.

Tra le novità minori, abbiamo tro-vato molto pratico il nuovo “video-registratore”, che consente di cturare in un filmato Avi tutte le at-tività che vengono svolte in una macchina virtuale.

A livello funzionale, la versione di VMware per host Linux non si di-scosta molto da quella per

Win-dows. Il drag and drop da host a guest (e viceversa) però è suppor-tato solo in ambiente Windows.

VMware per Linux ora ha un’ in-terfaccia basata su GTK-2, dall’a-spetto più gradevole. Anche sotto Linux abbiamo riscontrato un mi-glioramento delle prestazioni, fat-ta eccezione per la fase di accen-sione delle VM che ci è sembrata leggermente più lenta rispetto al-la versione precedente.

VMware 5 può essere installato an-che su alcuni sistemi operativi host a 64 bit: Red Hat Enterprise Linux 3.0, SuSE Linux Enterprise 7, 8 e 9.

A livello sperimentale (ovvero: è le-cito aspettarsi problemi) sono sup-portate anche le versioni a 64 bit di Windows XP e 2003 Server SP1, nonché Red Hat Linux 4.0.

L’upgrade da VMware 4.5 a VM-vare 5 è un processo rapido e sen-za difficoltà: la routine di installa-zione rimuove la versione prece-dente e carica quella aggiornata, senza praticamente richiedere l’in-tervento dell’utente. Come auspi-cabile, le macchine virtuali create con la vecchia release possono es-sere usate anche con VMware 5 (ma non è vero il viceversa); per poter sfruttare tutti i vantaggi della release attuale è però necessario aggiornarle – un processo che ri-chiede solo un clic e pochi secondi di attesa – perdendo naturalmente la retrocompatibilità. •

• Macchine virtuali portatili

I

n teoria nulla impedisce di mantenere una (o più) macchine virtuali su un disco rimo-vibile, magari su uno dei tanti e sempre più ca-paci dischi esterni Usb, per avere sempre a di-sposizione una “sala macchine” portatile. In pratica, le prestazioni delle VM sul disco ester-no si rivelaester-no drammaticamente scadenti. Ba-sta però una piccola modifica ai file .vmx di configurazione, sfruttando un parametro non documentato, per risolvere il problema (dovu-to al fat(dovu-to che di default i file di swap delle macchine virtuali vengono memorizzati an-ch’essi sul dispositivo portatile, troppo lento per questa specifica necessità). Con un editor di testo bisogna aprire il file .vmx di ciascuna macchina virtuale e aggiungere la linea:

mainMem.useNamedFile=FALSE

In questo modo i file di swap verranno me-morizzati in locale e le prestazioni delle mac-chine virtuali esterne diventeranno perfetta-mente accettabili.

I Teams, una novità di VMware 5 sono gruppi di macchine interconnesse in un network configurabile nei minimi dettagli, compresa la banda passante disponibile sui segmenti di rete.

VMware 5 può memorizzare snapshot multipli che possono essere ripristinati in pochi secondi, In figura, l’interfaccia di gestione degli snapshot.