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Le Comunità “il Girasole”: le “tipologie” di accoglienza ed il personale

3. Alcuni dati sulla situazione delle Comunità educative e dei minori allontanat

1.1 Le Comunità “il Girasole”: le “tipologie” di accoglienza ed il personale

In questa sezione descriverò l’organizzazione attuale dell’Associazione Piombini-Sensini Onlus e il tipo di utenza a cui rivolge i suoi servizi.

L’accoglienza, ad un primo livello, è intesa in termini residenziali. Si tratta di appartamenti realizzati secondo la normativa Regionale, la quale specifica che le Comunità per minori devono possedere “requisiti strutturali di un alloggio di civile abitazione”52, in

contrapposizione agli Istituti per minori, dove un tempo si ospitavano grandi numeri di bambini, in ambienti ampi e spersonalizzati.

Ci sono quattro appartamenti per quattro “tipi” di accoglienza, poiché la differenza di età e genere fra i ragazzi esige diversificazioni nelle modalità di interazione tra adulto e minorenne nel quotidiano (basti pensare alla specificità di cure di cui necessita un bambino di cinque anni, o quelle per un’adolescente di quindici). In ogni Comunità è previsto anche un posto di pronta accoglienza, ovvero un posto letto per ospitare eventuali minori che vengano allontanati dalla famiglia con imminente urgenza, con disponibilità di inserimento 24 ore su 24.

Ogni Comunità - individuata sulla “carta dei servizi” come CE1, CE2, CE3, CE4 - è stata rinominata dal personale con un nome simbolico che si tramanda di anno in anno e che può essere stato ripensato nel tempo a seconda della tipologia di utenza e delle persone presenti. In maniera sintetica, presenterò le quattro Comunità educative, indicandone i nomi, l’ubicazione e la tipologia di utenza accolta, specificando quella in cui è stata svolta l’osservazione partecipante, e segnalando le altre due Comunità in cui mi sono recata durante la ricerca sul campo, svolgendo in tutto tre incontri per avere una panoramica più ampia sulla tematica del quotidiano e dell’accoglienza. La descrizione che ne viene fatta

51 Partecipazione agli eventi: spettacolo in teatro comunale ”La Forza delle Resilienza”, diario di campo

24.11.2015; convegno “Accoglienza e Resilienza” 25,26 Settembre 2015, Domus San Giuliano. Macerata

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riguarda il periodo di ricerca sul campo (ottobre-dicembre 2015), ma nel corso dei mesi successivi sono state apportate delle modifiche strutturali, che hanno condotto alla trasformazione di questo assetto, di cui parlerò nello specifico nella conclusione del paragrafo dedicato alla storia dell’Associazione.

Le quattro Comunità

La prima Comunità, CE1 denominata “Il Veliero”, si rivolge a minori maschi e femmine di età compresa tra i 3 e i 10 anni al momento dell’ingresso, vittime di maltrattamento, abuso, o altre forme di deprivazione. L’appartamento si sviluppa nella sede principale dell’Associazione, in una zona centrale della città ed è il luogo dove è stata svolta la ricerca sul campo.

La seconda Comunità, CE2 rinominata “Andromeda”, accoglie ragazze tra gli 11 e i 17 anni che hanno vissuto “deprivazioni affettive, cognitive e sociali”53. Durante il periodo della ricerca era ubicata al piano superiore all’appartamento della Comunità “Il Veliero” ed ospitava anche due giovani mamme.

La terza Comunità, CE3 o “Casa di Seta”, è nata per accogliere donne gestanti e madri con figli in condizioni di disagio, sole o senza legami validi di supporto o per le quali è stata necessaria la protezione dalla figura maschile della coppia, se presente. La struttura offre quindi protezione al bambino e un affiancamento alla madre sia nella cura del piccolo che nel superamento degli eventuali traumi subiti qualora gli operatori rilevino condizioni psicologiche di disagio o ci siano state violenze, abusi o maltrattamenti. Durante la ricerca ho avuto modo di recarmi in questa Comunità due volte: la prima per un colloquio informale con due operatrici, la seconda per trascorrere un pomeriggio con bambini, mamme ed educatori e vivere un’esperienza che mi permettesse un confronto con la Comunità “Il Veliero”.

La quarta Comunità, CE4 o “Frittole”, è una struttura che ospita ragazzi adolescenti maschi, italiani allontanati dal nucleo familiare o stranieri non accompagnati, tra gli 11 e i 17 anni. L’obiettivo è quello di sostituire temporaneamente la famiglia, accompagnando i ragazzi verso la possibilità di un rientro nel nucleo d’origine, oppure verso l’affido e/o l’adozione o, al raggiungimento della maggiore età, l’inserimento in società. Al momento della ricerca la struttura si trovava in un edificio situato in una zona collinare a dieci minuti

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di macchina dal centro della città. Ho avuto modo di recarmi in questa sede per incontrare il suo coordinatore ed avere un quadro delle differenze organizzative, educative e burocratiche rispetto alla Comunità dove stavo svolgendo la ricerca.

L’organizzazione delle Comunità e del personale educativo

Il numero totale degli ospiti è circa trenta, trentadue unità poiché in ogni struttura, secondo la normativa regionale, possono essere accolti al massimo otto minori. Un numero piuttosto rilevante se riferito ai 115 posti letto previsti complessivamente per le strutture residenziali della Provincia di Macerata54. Il personale è di circa trenta persone, e comprende gli educatori ed operatori delle Comunità, i Coordinatori di ciascuna Comunità ed altro personale riguarda l’amministrazione, la gestione dei servizi e il Centro Arcobaleno. Ogni Comunità ha un numero fisso di educatori, in genere quattro, o cinque, sia maschi che femmine, con orario di lavoro su turni. Questo permette di assicurare la presenza continua di almeno un adulto nell’arco delle 24 ore. Nel caso di educatori con un contratto part-time, in genere questi hanno un orario settimanale che li vede quotidianamente presenti, in modo da avere uno sguardo costante sulle vicende che avvengono in casa, che si integra con quello degli educatori presenti a giorni alterni. Ogni Comunità ha un proprio Coordinatore, il quale, avendo un numero maggiore di anni di esperienza, funge da raccordo tra gli educatori, guidando e sostenendo il loro lavoro55. La

co-presenza di due educatori, maschio e femmina, è fondamentale durante le ore salienti della giornata, solitamente nel pomeriggio quando i ragazzi sono a casa da scuola. E’ stato deciso di mantenere bilanciata la presenza di personale maschile e femminile poiché si ritiene importante che i bambini/e, ragazzi/e e madri si confrontino con adulti di entrambi i sessi, in modo da avere la possibilità di variare la tipologia di persone con cui entrare in sintonia e in modo da confrontarsi con figure di riferimento differenti da quelle avute in famiglia. L’équipe al completo si incontra durante le riunioni, dove ho potuto notare che tra i colleghi si costruisce una relazione di fiducia per parlare di tutto ciò che concerne la quotidianità e la sua organizzazione: dalle difficoltà nella relazione con i ragazzi agli obiettivi da raggiungere con loro durante la permanenza, dallo stile nel rapporto

54“I minori fuori dalla famiglia nella Regione Marche”, Osservatorio Regionale Politiche Sociali,

pubblicazione n.4 ottobre 2013 p.6

55Coordinatore, figura di riferimento, “di indirizzo e sostegno tecnico al lavoro degli educatori” presente nel

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intersoggettivo alle questioni scolastiche e alla gestione della casa. Gli anni di servizio all’interno dell’Associazione variano da operatore a operatore, da un massimo di diciotto anni ad un minimo di tre. Ci sono operatori che prima di essere assunti hanno svolto anche periodi di volontariato o servizio civile nelle Comunità (come ad esempio il coordinatore della Comunità CE1) e tutti hanno effettuato un periodo di tirocinio preliminare. Alcuni educatori hanno avuto esperienze lavorative per periodi differenti in strutture diverse all’interno delle Comunità dell’Associazione. Ognuno di essi possiede quindi un percorso professionale diversificato, in base alla tipologia di ospiti con cui si è rapportato. Nel corso degli anni le équipe delle diverse Comunità sono state più volte “rimescolate”, sia per offrire ai singoli educatori esperienze lavorative che fossero più adatte alle loro caratteristiche personali, sia per la necessità di inserire nell’organico nuove persone. In linea generale la tendenza è di mantenere il personale il più stabile possibile, di modo che i ragazzi possano avere nel corso della loro permanenza dei punti di riferimento duraturi. Talvolta gli stessi ospiti hanno cambiato sede in quanto, per necessità di tipo organizzativo, sono state previste negli anni delle modifiche che riguardavano l’abbinamento tra struttura e tipologia di ospiti. In genere, gli operatori delle varie Comunità si conoscono fra di loro, a volte perché hanno svolto un periodo di lavoro nella stessa struttura, altre semplicemente perché hanno partecipato insieme a corsi di formazione organizzati dall’Associazione. In ognuna di queste Comunità possono essere presenti anche dei tirocinanti che devono svolgere ore di pratica all’interno del loro percorso universitario o formativo (come per corsi di mediazione familiare o culturale). La presenza dei volontari è prevista con una certa regolarità ed in genere si protrae negli anni, stabilendo un rapporto di fiducia e reciprocità con gli operatori e i ragazzi ed offrendo un sostegno pratico e relazionale che risponda alle necessità della Comunità e rispetti le proprie inclinazioni personali. C’è chi dà una mano per svolgere attività di tipo domestico come stirare i vestiti dei bambini, chi si offre di aiutare con i compiti, chi invece dedica ai ragazzi un po’ del suo tempo quotidiano. Dalla “carta dei servizi” dell’Associazione si evince che vi sono anche delle “famiglie di sostegno” le quali, partecipando alla vita della Comunità con le modalità più diverse, condividono le finalità dell’Associazione, come ho potuto supporre dalla partecipazione di familiari, in genere figli di alcuni operatori e responsabili, alle attività comunitarie.

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