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2. Le persone

2.1 Gli operatori

I ruoli principali nello svolgimento della vita di ogni giorno erano quelli degli educatori e del loro coordinatore. Accanto ad essi vi erano alcune tirocinanti, dei volontari e una signora che aiutava nella pulizia della casa e nella preparazione del pranzo. Inoltre vi erano importanti figure di riferimento per l’équipe educativa come il Responsabile dei Servizi, la Psicologa e la Counselor (Responsabile del Centro Servizi Arcobaleno), incaricata di occuparsi, insieme agli educatori, dell’aggiornamento del Progetto Educativo riguardante ogni ragazzo.

Descrizione dei ruoli e delle mansioni

La figura professionale dell’educatore, “colui che accoglie”, veniva assunta per ricoprire le funzioni di cura nei confronti dei minori allontanati dalla famiglia, ponendosi come punto di riferimento adulto nella crescita, sia nell’accudimento fisico sia negli aspetti normativi e relazionali-affettivi.

Dal punto di vista pratico, nella relazione “faccia a faccia” con i minori gli educatori erano coloro che vivevano al fianco dei bambini ospiti della Comunità, svegliandoli la mattina, preparando la colazione, accompagnandoli a scuola, aiutandoli nei compiti e cucinando i pasti. Si occupavano della loro situazione di salute e li guidavano affinché imparassero a farsi la doccia da soli, lavarsi le mani e lavarsi i denti dopo i pasti, assicurandosi che apprendessero le norme igieniche quotidiane. Si occupavano dei momenti di svago e di affetto, di far rispettare gli altri ragazzi con cui convivevano e di mantenere i rapporti con la scuola e con i loro genitori.

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Il coordinatore passava del tempo con i minori ogni giorno, era un punto di riferimento per i ragazzi e per gli educatori. Egli era una figura prevista dal piano organizzativo di questo tipo di Comunità, aveva il compito di guidare e sostenere gli educatori nel lavoro quotidiano, vigilando sull’operato in previsione degli obiettivi da raggiungere con i minori.82 Inoltre era colui che si occupava di andare a prendere i ragazzi a scuola e pranzare con loro, avendo così la possibilità di partecipare alla loro routine, condividere i loro stati d’animo ed avere sempre un quadro complessivo della loro situazione.

Gli educatori e il coordinatore si occupavano dei minori anche da un altro punto di vista, “dietro le quinte” possiamo dire, ovvero compiendo azioni in cui non erano in contatto diretto con i ragazzi, ma che li riguardavano in senso stretto. Il coordinatore durante la mattina svolgeva lavoro d'ufficio all'interno della Comunità, ovvero telefonate con i Servizi Sociali, medici o altre figure esterne, e organizzava l'orario mensile dei turni degli educatori. Aggiornava regolarmente la cartella individuale dei minori nelle sezioni di sua competenza e redigeva periodicamente quelle relazioni scritte sui ragazzi che permettevano a coloro che si occupavano di quegli stessi minori ad un altro livello professionale (Assistenti Sociali) di avere informazioni sulla progressione della situazione. La cartella individuale del minore contiene “la relazione sociale di invio, il progetto individuale, gli aggiornamenti del progetto individuale, l’evidenza delle relazioni di aggiornamento al TM (Procura c/o TM, Servizio sociale inviante...), i provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, la regolazione dei rapporti con la famiglia/rete parentale d’origine.”83 Nei fascicoli dei minori, oltre ai documenti citati, si trovavano anche i documenti anagrafici, il fascicolo sanitario, quello relativo alla scuola e le tabelle per annotare particolari eventi nella crescita del bambino. Di queste ultime sezioni si occupavano nello specifico gli educatori, dedicandosi ciascuno all’osservazione di un nucleo familiare di ospiti, stabilendo contatti, ad esempio le maestre, il medico, il dentista, da mantenere durante l’anno per avere un quadro coerente e costante della situazione. Inoltre gli educatori si dedicavano allo svolgimento di alcune mansioni necessarie a regolare la vita in casa, come la spesa, la manutenzione del mezzo di trasporto, la manutenzione degli spazi dell’appartamento, l’acquisto di medicinali. Attività

82 Legge Regionale 20/2002, p.8

83Doc. Comunità residenziali per minorenni: per la definizione dei criteri e degli standard: Documento di

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che ho potuto osservare partecipando alla quotidianità della casa e che, come mi disse la Responsabile Amministrativa84, erano presenti in ognuna delle Comunità.

Gli operatori di questa Comunità erano di diverse età, genere, formazione ed esperienza. Per quanto riguarda la loro formazione professionale, le possibilità erano varie: secondo le direttive della Legge Regionale 20/2002 c’erano differenze a seconda degli anni di esperienza e dell’anno di assunzione. Se si trattava di una persona assunta dopo l’introduzione della suddetta legge doveva avere un diploma di Laurea, in un settore relativo all’Educazione, ai Servizi Sociali o alla Psicologia. Mentre per chi era stato assunto precedentemente erano sufficienti il diploma di scuola media-superiore e almeno tre anni di servizio nel settore. Inoltre l’Associazione stessa prevedeva dei momenti di formazione del personale, in modo tale da accompagnarlo in questo mestiere, ed offrire ulteriori strumenti professionali.

Agnese, aveva ventinove anni, laureata in Scienze dell’Educazione, era entrata nell’equipe

tre anni fa. Aveva svolto dei tirocini all’interno dell’Associazione prima di essere assunta come educatrice in questa Comunità. Francesca, aveva trent’anni, lavorava nell’Associazione Piombini-Sensini come educatrice da cinque anni, laureata in Psicologia, aveva svolto qui un periodo di stage durante la formazione universitaria prima di avere un contratto. Luca, aveva più di trent’anni e possedeva un diploma professionale di Operatore Socio-Sanitario. Si era già interessato all’Associazione nel’97, partecipando al concorso di assunzione, senza vincerlo. Era stato contattato dall’Associazione per l’assunzione a tempo determinato e poi indeterminato pochi anni prima. Aveva sempre lavorato in questa Comunità dell’Associazione. Carlo, fra gli educatori, era colui che aveva più anni di lavoro alle spalle all’interno dell’Associazione Piombini-Sensini, circa tredici, distribuiti tra questa Comunità e la Comunità di Pronta Accoglienza, un tempo riservata a situazioni di emergenza per minori stranieri non accompagnati.

Luigi, il Coordinatore, intorno ai quarant’anni, sposato e con figli, ricopriva questo ruolo

da ormai sette anni, con una precedente carriera professionale di sei anni come educatore stabile all’interno dell’équipe del Veliero. L’interesse per la realtà dei minori era nata ancora prima, quando faceva volontariato, mentre svolgeva un’altra attività lavorativa. In quel periodo stava frequentando un Master in Tutela dei Minori organizzato

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dall’Università di Ferrara, con il quale stava arricchendo il suo bagaglio conoscitivo nel settore85.

Tra queste persone ho notato esserci un sentimento di affetto e riconoscimento reciproco. Anche amicizia, dal momento che si organizzavano per incontrarsi talvolta al di là dell’orario di lavoro.

Gli educatori e il coordinatore si incontravano settimanalmente nelle “riunioni d’équipe” per parlare di questioni pratiche ed organizzative. Si trattava di un momento di confronto in cui erano presenti tutti e dove potevano mettere liberamente in discussione il loro comportamento, scambiandosi opinioni sugli ospiti e decidendo come affrontare la settimana o specifiche situazioni. Se c’erano idee discordanti, si esprimevano apertamente e trovavano un punto di equilibrio attraverso la figura del coordinatore, che si premurava di garantire che ci si rapportasse con i ragazzi in maniera coerente.86

Gli educatori effettuavano degli orari in cui si alternavano turni in cui erano da soli, a turni in cui erano in coppia. La rotazione permetteva di avere una co-presenza di due educatori di sesso opposto e di poter lavorare, nel corso delle settimane con tutti i colleghi durante le ore più significative della giornata, ovvero quando i ragazzi erano rientrati dalle rispettive scuole.

Il coordinatore svolgeva un orario che andava dalle 9.00 alle 14.00, dal lunedì al sabato. Andava a prendere i ragazzi a scuola e stava con loro a pranzo ogni giorno. Poi si dava il cambio con l’educatore del turno diurno, il quale arriva verso le 14.00 e terminava intorno alle 20.00. Alle 16.00 arrivava il secondo educatore che terminava il proprio turno alle 9.00 del giorno seguente. Chi svolgeva il turno notturno, aveva un giorno e mezzo di riposo prima di ricominciare a lavorare.

Altri operatori presenti nella quotidianità

Nell’organizzazione della Comunità era previsto l’inserimento di tirocinanti in quanto nella formazione universitaria di Psicologia, Scienze dell’Educazione, Servizi Sociali erano previste annualmente un monte ore di tirocinio/stage all’interno di strutture di tipo socio-assistenziale. Durante il periodo di osservazione, oltre me, che ero stata inserita con un progetto di tirocinio, era presente Lucia, studentessa della Facoltà di Educazione

85 Intervista al coordinatore Luigi, 14.12.15, stanza educatori. 86 Vedi più avanti sezione dedicata alle Riunioni d’équipe

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Professionale di Ancona, che da ottobre ad aprile affiancò gli operatori nello svolgimento delle attività con i minori, in casa e fuori. Inoltre, frequentavano saltuariamente la casa due

ex-tirocinanti che venivano ad aiutare i ragazzi nei compiti o si univano ai momenti di

festa in occasioni particolari. Il fatto che persone che avevano già svolto un periodo di tirocinio tornassero dai ragazzi era visto positivamente, sia per la continuazione della relazione di fiducia intessuta con i ragazzi, sia per l’aiuto offerto agli educatori, ma allo stesso tempo generava un flusso continuo di persone che entravano ed uscivano dalla casa e dalla vita dei minori. Oltre alle tirocinanti, era presente anche una ragazza che frequentava le superiori e che svolgeva delle ore di presenza in Comunità con i ragazzi come esperienza di “alternanza scuola-lavoro”87.

I volontari “sono coloro che spontaneamente decidono di affiancare gli operatori negli ambiti di vita quotidiana, […] possono collaborare con una presenza stabile e non occasionale nelle strutture, secondo orari ed interventi stabiliti dall’equipe educativa”88. Nella Comunità “Il Veliero” c’erano due figure volontarie, di circa cinquant’anni, che partecipano alla vita comunitaria mettendo a disposizione il loro tempo in modo differente. Luisa, un’insegnante, si recava in Comunità per un paio d’ore a settimana per affiancare i ragazzi nello svolgimento dei compiti, a seconda delle necessità. Franco, invece, aveva un impiego in banca e si recava dai bambini della Comunità dal lunedì al venerdì, dalle 14 alle 14:30, durante la sua pausa pranzo. Offriva ai ragazzi un’occasione di svago e di rapporto esclusivo, ovvero momenti in cui un adulto si relazionava con uno, massimo due bambini, dedicando loro la sua completa attenzione e prestando ascolto alle loro esigenze. Fabio lasciava che fossero i ragazzi stessi a scegliere come passare il tempo in sua compagnia, facendo una passeggiata, giocando a calcio o facendo i compiti. Frequentava l’Associazione Piombini-Sensini Onlus da parecchi anni, ed era una persona su cui facevano affidamento sia gli educatori che i ragazzi.

Un’altra figura presente ogni giorno nell’appartamento era Tania, una signora di circa 60 anni che lavorava in questa struttura da più di vent’anni. Si occupava delle pulizie degli spazi comuni delle due Comunità presenti in questo stabile e della preparazione del pranzo.

87 Un programma sperimentale attivato dal Ministero dell’Istruzione che prevede periodi di formazione

professionale per gli studenti delle scuole secondarie di II grado.

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Era una signora gentile e dal carattere mite, non aveva un ruolo di tipo educativo con i ragazzi.

A chiudere l’elenco delle persone che rivestivano ruoli importanti connessi alla permanenza dei ragazzi nella Comunità vi erano il Responsabile dei Servizi, la Psicologa e la referente dei Progetti Educativi Individualizzati, che contribuivano all’andamento dei percorsi dei ragazzi, alla valutazione delle situazioni e alla riflessione tra educatori.

Il Responsabile dei Servizi, Andrea Marangoni, laureato in Scienze Politiche, ricopriva questo ruolo da quasi 20 anni, avendo svolto precedentemente il ruolo di educatore, quando erano ancora presenti le figure educative religiose. Viveva con la sua famiglia in una struttura adiacente alla Comunità per minori, ed il cortile era in comune con quello dei ragazzi della Comunità, quindi spesso i suoi figli giocavano con loro. Il suo ruolo principale era quello di mantenere uno sguardo d’insieme di tutte le attività dell’Associazione, ed essere costantemente aggiornato sullo sviluppo delle situazioni dei ragazzi attraverso le riunioni d’équipe a cui lui partecipava una volta al mese per ogni Comunità dell’Associazione. Rivestiva, in maniera secondaria rispetto al coordinatore, un ruolo di referente con la rete di Servizi Territoriali che si occupa dei minori accolti nella Comunità. Interveniva in situazioni di particolare delicatezza nel dialogo sia con le agenzie formali (istituzioni, scuola) che informali (associazioni sportive) che si occupavano dei ragazzi. Era colui che si rapportava con il Tribunale dei Minorenni, avendo costruito dei rapporti stabili nel tempo con le Autorità Giudiziarie, che vengono interpellate all’ingresso e all’uscita dei ragazzi dalla Comunità89. Andrea era anche colui che si interfacciava con le

istituzioni del territorio nei momenti ufficiali, presiedendo a quegli eventi di incontro con la città (come conferenze stampa, eventi pubblici) organizzati in occasione di particolari momenti della vita dell’Associazione (convegno, il festeggiamento dei 120 anni dell’Associazione, l’inaugurazione dei mini-appartamenti alloggio come ampliamento del progetto). E’ lui il referente con il quale mi sono relazionata e che ha autorizzato il mio inserimento nella Comunità dove avevo intenzione di svolgere la ricerca sul campo.

La psicologa, psicoterapeuta di formazione sistemico-relazionale, Angela Cippitelli, lavorava per l’Associazione Piombini-Sensini Onlus in qualità di direttore scientifico del Centro Arcobaleno ed era una figura di riferimento sia per il personale educativo che per gli ospiti. Si occupava della “supervisione” dell’Equipe, organizzando la riunione mensile

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in cui gli educatori condividevano il loro vissuto e le loro emozioni rispetto ai ragazzi90.

Per quanto riguarda i ragazzi e le madri che erano ospiti sia del “Veliero” che delle altre Comunità, lavorava sul superamento del trauma e sul potenziamento delle qualità genitoriali, offrendo alla persona uno spazio terapeutico, di dialogo e di crescita personale, quando questo era richiesto nel Progetto Educativo Individualizzato, concordato con l’Assistente Sociale.91

Ultima figura da presentare è Gloria Lanciotti, laureata in filosofia, era Counselor avendo completato la sua formazione presso il Centro per il Bambino Maltrattato di Milano ed ha conseguito un Master presso il Centro Studi Hansel e Gretel. Era coordinatrice del Centro Arcobaleno, ha ricoperto in passato il ruolo di educatrice e di coordinatrice di Comunità, partecipava una volta al mese alle riunioni dell’équipe, riflettendo insieme agli educatori sui progetti di ogni minore.