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a Il concetto di ipostasi e l’Isagoge di Porfirio

24. Che le stesse potenze siano chiamate anche attività, lo impari dal divino Damasceno, che su queste cose ha fatto bene le distinzioni […]

2.5 a Il concetto di ipostasi e l’Isagoge di Porfirio

Nel paragrafo dedicato alle fonti filosofiche del concetto patristico e palamita di οὐσία, abbiamo avuto modo di indicare la logica aristotelica e in particolare il concetto di τόδε τι come una delle possibili fonti, o solo influenze, che ha potuto giocare un ruolo importante nel definire la concezione dell’essenza presso i Padri greci e i teologi bizantini. Siamo così giunti a definire la posizione di Gregorio Palamas sugli universali come un realismo ontologico dell’immanenza, illustrando nella sua dottrina ontologica il ruolo di quello che David Armstrong ha chiamato “the principle of instantiation”, vale a dire il principio secondo cui gli universali sono sempre realizzati negli individui particolari; un principio che differenzia in maniera generale una posizione aristotelizzante da una platonizzante1.

Come abbiamo avuto modo di osservare nelle pagine precedenti, l’elaborazione del concetto di ipostasi in Gregorio Palamas e nelle sue fonti patristiche risponde inoltre a quello che Erismann indica come il problema principale a cui un pensatore realista deve trovare soluzione: posto che il concetto di essenza costituisce l’universale comune a tutti gli individui di una stessa specie, cos’è che distingue un’ipostasi da un’altra, un singolo individuo dall’altro?2 Si tratta di un

1 Cf. D.ARMSTRONG, Universals: An Opinionated Introduction, Colorado (Westview Press) 1989;

si veda anche: M.LOUX, Aristotle’s Constituent Ontology, in: D.W.ZIMMERMAN (cur.), Oxford

Studies in Metaphysics, vol. 2, Oxford (Oxford University Press) 2006, pp. 207-250.

2 Cf. C. ERISMANN, L’individualité expliquée par les accidents. Remarques sur la destine

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problema più antico delle riflessioni dei Padri della Chiesa, risalente a Platone e Aristotele3, ma che viene probabilmente elaborato, nella forma che interessa la riflessione tardo-antica e medievale cristiana, tanto greca quanto latina, nell’Isagoge di Porfirio e che in questa stessa opera trova la soluzione adottata dai pensatori cristiani4. Del resto, il fatto che Porfirio sia stato l’autore del Contra

Christianos5 (testo del quale scrissero confutazioni Eusebio di Cesarea, Metodio di Olimpo, Apollinare di Laodicea e altri Padri) non ha impedito l’inculturazione cristiana dell’Isagoge all’interno del pensiero cristiano tardo-antico. Siamo d’accordo con Christophe Erismann6 sul fatto che, da un punto di vista filosofico, la speculazione patristica costituisce un capitolo importante e decisivo, per quanto ancora non del tutto indagato, della storia della logica aristotelica. Non meno delle scuole neoplatoniche della tarda antichità, i Padri greci, almeno a partire dai Cappadoci e fino a Giovanni Damasceno, sono stati infatti lettori e interpreti dello Stagirita almeno per quanto concerne le Categoriae.

La soluzione porfiriana al problema dell’individuazione prevede che, a fronte di un’essenza comune agli individui di una stessa specie, l’essere individuale è costituito da un fascio di proprietà che è unico nella misura in cui costituisce un’unità e non si ritrova in alcun altro individuo della stessa specie7 (ciò che, per la maggior parte dei casi, nella patristica greca e nei bizantini prende il nome di “proprietà ipostatiche”, in greco: “ὑποστατικά ἰδιώματα”). Si tratta di una soluzione che permette di conciliare la comunione nell’essenza con l’alterità

Études sur les proprieties accidentelles offertes à Alain de Libera, Paris (Vrin) 2008, pp. 51-66, in

particolare si veda p. 52.

3 Cf. A. DE LIBERA, La querelle des universaux. De Platon à la fin du Moyen Age (Des travaux),

Paris (Seuil) 1996.

4 Cf. J. J.E.GRACIA, Introduction to the Problem of Individuation in the Early Middle Ages,

Munich-Wien (Verlag) 1984; ID., Individuality. An Essay on the Foundations of Metaphysics, Albany (State University of New York Press) 1988.

5 Per l’edizione del Contra Christianos rimandiamo a: A. VON HARNACK (cur.), Porphyrius. Gegen

die Christen, Berlin 1916-1921. Un’edizione italiana del von Harnack, con traduzione e testo a

fronte, è stata proprosta in: G.MUSCOLINO –A.ARDIRI –G.GIRGENTI, Porfirio. Contro i cristiani,

Milano (Bompiani) 2009.

6 Cf. C. ERISMANN, L’individualité expliquée par les accidents. Remarques sur la destine

“chrétienne” de Porphyre, cit., p. 53.

7 Cf. Ibidem; R.CHIARADONNA, La teoria dell’individuo in Porfirio e l’ΙΔΙΩΣ ΠΟΙΟΝ stoico, in:

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ipostatica e che si configura come un vero e proprio modello teoretico che, nella riflessione patristica greca come anche in Gregorio Palamas, viene applicato in ambito cristiano. È nel suo commento alle Categoriae di Aristotele che Porfirio impiega il concetto di concorrenza (συνδρομή) di proprietà per definire l’individuo. Leggiamo infatti:

Socrate non differisce da Platone in virtù di differenze specifiche, ma in virtù di una particolare concorrenza di qualità, per le quali, e non per differenza specifica, Platone è differenziato da Socrate.8

Riccardo Chiaradonna9 ha inoltre notato come la soluzione porfirina al problema dell’individuazione deve essere contestualizzata all’interno dell’aristotelismo di Porfirio, il quale resta fedele al pensiero dello Stagirita soprattutto per quanto concerne le questioni di logica10.

Così leggiamo nell’Isagoge:

14. […] Il genere generalissimo si dice di tutti i generi, di tutte le specie e di tutti gli individui subordinati a esso; il genere anteriore alla specie specialissima si dice di tutte le specie specialissime e di tutti gli individui; la specie che è soltanto specie si dice di tutti gli individui; l’individuo si dice di uno solo tra i particolari.

15. È chiamato “individuo” Socrate e questo bianco qui, e questo figlio di Sofronisco che si avvicina, a condizione che Sofronisco abbia soltanto Socrate come figlio. Sono dunque detti “individui” [cose] siffatte, giacché ciascuna è costituita da caratteri propri, la composizione dei quali non potrebbe mai prodursi identica in un altro. I caratteri propri di Socrate, infatti, non potrebbero mai prodursi identici in un altro particolare, mentre quelli dell’uomo (intendo dire:

8 «εἰδοποιοῖς μὲν γὰρ διαφοραῖς οὐ διενήνοχεν Σωκράτης Πλάτωνος, ἰδιότητι δὲ συνδρομῆς

ποιοτήτων, καθ’ ἣν εἰδοποιῷ διενήνοχεν Πλάτων Σωκράτους»: PORFIRIO, In Aristotelis

Categorias, in: A.BUSSE (cur.), Porphyrii In Aristotelis Categorias, Berlin (Georg Reimer) 1887, p. 129, righe 9-10.

9 Cf. R.CHIARADONNA, La teoria dell’individuo in Porfirio e l’ΙΔΙΩΣ ΠΟΙΟΝ stoico, cit., pp. 329-

330 ss.

10 Richard Sorabji ha sostenuto che, nonostante Proclo e Simplicio la abbiano sempre considerata

di derivazione aristotelica, la teoria porfirina del fascio di qualità che costituisce un individuo potrebbe non provenire solo dalla filosofia della Stagirita, ma probabilmente avrebbe anche un’influenza platonica dal Teeteto. Cf. R. SORABJI, Matter, Space and Motion. Theories in