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Il concetto di saldo netto: il meccanismo di calcolo

L A MISURA DELLE POSIZIONI RELATIVE :

4.1 Il concetto di saldo netto: il meccanismo di calcolo

Il saldo (netto) di bilancio è la differenza tra i versamenti effettuati da ciascun paese mem- bro al bilancio dell’UE e le spese che l’UE eroga all’interno di ciascuno di essi. Il saldo è un in- dicatore semplice da calcolare che ha il pregio di quantificare in un singolo valore la differenza tra i costi e i benefici finanziari diretti derivanti dalla partecipazione all’UE. Tuttavia, come si vedrà più avanti, il saldo netto presenta forti limiti derivanti in larga misura proprio dalla sua eccessiva semplicità, cioè dal fatto che esso è il frutto di un calcolo contabile che non è in grado di cogliere tutti i costi e i benefici – immateriali e non solamente finanziari – che derivano dalla partecipazio- ne all’UE.

Tuttavia, anche un calcolo semplice come quello del saldo si basa su tutta una serie di ipo- tesi e di scelte. In particolare, le possibili opzioni sui dati di partenza – entrate, uscite, dati di cas- sa o di competenza, criteri di aggiustamento del saldo finale ("forzatura") – possono variare al punto che la stessa Commissione nel suo Rapporto di valutazione sul funzionamento del sistema delle risorse proprie del 1998 (Commissione Europea, 1998; Allegato 3) sottolinea come sia pos- sibile formulare decine di definizioni, tutte giustificabili e metodologicamente corrette.

Qui di seguito si presentano i risultati relativi al calcolo dei saldi medi nazionali riferiti ai quattro periodi finanziari considerati nei capitoli precedenti: 1988-1992, 1993-1999, 2000-2006, nonché il primo biennio del periodo 2007-2013. Essi sono stati calcolati sulla base delle seguenti scelte.

1. Sono stati utilizzati i dati di cassa relativi all’esecuzione dei bilanci di ciascun anno so- lare, riportati negli Allegati ai Rapporti finanziari annuali della Commissione Europea, di- sponibili per l’intera serie storica, dalla fondazione della Comunità.

2. Sul fronte delle entrate, sono state prese in considerazione tutte le voci riportate dai reso- conti finanziari annuali come apporti provenienti dai singoli partner. Pur essendo variati nel tempo, questi sono comunemente suddivisi in 5 categorie: risorse basate sull’imposta relativa al valore aggiunto (IVA), risorse calcolate sul reddito nazionale lordo (RNL), ri- sorse proprie tradizionali (RPT) raccolte da ciascun paese membro, contributo alla resti- tuzione britannica, altri trasferimenti nazionali. In relazione alle RPT si è scelto di man- tenerle tra i contributi versati dai paesi membri, a differenza di quanto usualmente fatto dalla Commissione nelle sue relazioni finanziarie, dove esse vengono escluse nel calco- lo del saldo in quanto considerate non attribuibili ad un singolo paese in presenza di un sistema doganale comune. Si è dunque proceduto a redistribuire l’importo globale delle

RPT tra i paesi membri in funzione dei loro pesi relativi sul PIL dell’intera UE1. Grazie

a questa operazione si è mantenuto il livello delle risorse proprie più aderente a quello ri-

1 La scelta è stata dettata da due ordini di considerazioni. La prima è che le RPT contano ancora per oltre il 14% del totale delle

entrate, per cui la loro esclusione avrebbe reso necessario un ribilanciamento del saldo finale piuttosto consistente. La seconda si riferisce all’ipotesi che i costi e i benefici del sistema doganale comune si ripartiscano tra gli Stati membri in misura proporziona- le al loro peso economico.

portato nei documenti finanziari annuali, attenuando le distorsioni derivanti dalla posizio- ne geografica di frontiera di alcuni singoli paesi.

3. Sul fronte delle uscite, sono state prese in considerazione solo quelle ripartite, ovvero le spese che il bilancio annuale riconduce ai singoli paesi membri dell’Unione, con l’esclusione quindi di quelle erogate a favore dei paesi terzi. Successivamente si è proce- duto anche all’eliminazione delle spese amministrative che, pur essendo attribuite ai sin- goli partner, sono inevitabilmente concentrate nei paesi che ospitano sul loro territorio le

principali istituzioni dell’UE (Belgio e Lussemburgo)2. Nel complesso, le spese ripartite

tra i paesi membri beneficiari, al netto di quelle amministrative, rappresentano comunque una quota rilevante della spesa, attestandosi fino al termine degli anni novanta su circa il 90% del totale generale di bilancio, per poi scendere a circa l’86%, come media dopo il 2000.

4. Infine, per far sì che la somma dei saldi dei singoli paesi sia pari a zero, si è proceduto al- la cosiddetta “forzatura” delle entrate, rendendo il loro ammontare uguale al livello del- le spese ripartite, ma mantenendo invariata la quota di contribuzione di ciascun paese membro, calcolata sui versamenti totali ottenuti in base al procedimento indicato al pun- to 2. In questo modo vengono riportate a pareggio la somma delle spese ripartite e la somma delle entrate totali, anche se nella realtà queste ultime sono sempre superiori al- le prime, per via della presenza di spese non assegnate a un singolo paese partner (azio- ni esterne, amministrazione, ecc.).

La tabella 4.1 riporta i saldi netti totali dei paesi partner nei quattro periodi finanziari qui analizzati. La consistenza dell’ammontare assoluto e delle variazioni nel tempo dei saldi spiega- no la rilevanza del dibattito sulla posizione relativa dei singoli Stati membri che ha accompagna- to i negoziati sulle prospettive finanziarie dell’UE, sia in riferimento alle regole di formazione del- le entrate, sia al peso delle diverse rubriche di spesa. L’evoluzione dei saldi mostra, soprattutto, la persistenza della posizione negativa dei principali contributori, ossia Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Svezia, Austria e Regno Unito. Data la natura “solidale” che è alla base del progetto politico di un’Europa unita, la cosa non è sorprendente, visto che si tratta degli Stati membri più ricchi, a cui è inevitabilmente toccato di sostenere il peso del progressivo allargamento a paesi ca- ratterizzati da sistemi economici più deboli, che come tali hanno beneficiato di specifiche politi- che (strutture e coesione) a loro rivolte.

Nel contempo, si può notare come alcuni paesi facciano registrare modifiche molto rilevan- ti del loro saldo netto, con una posizione relativa corrente di segno opposto rispetto a quella di partenza. È questo il caso, ad esempio, della Danimarca e, più recentemente, dell’Irlanda, che in passato ha largamente beneficiato delle politiche europee, ma la cui posizione relativa negli anni più recenti si sta progressivamente trasformando da quella di beneficiario a quella di contributore netto (Matthews, 2009).

2 Per quanto riguarda le spese amministrative nei casi in cui non erano disponibili dati puntuali si sono utilizzati i valori relativi

Tab. 4.1 - Saldi netti totali (mio euro)

Media Media Media Media

1988/1992 1993/1999 2000/2006 2007/2008 Belgio -898,0 -75,0 -617,5 -760,8 Danimarca 474,2 272,2 -206,2 -550,1 Germania -5.052,1 -9.604,5 -6.972,5 -8.106,2 Grecia 2.630,9 4.113,9 4.113,9 5.903,6 Spagna 2.043,8 5.856,3 6.984,6 3.381,8 Francia -1.310,1 -714,2 -2.256,0 -3.166,4 Irlanda 1.870,4 2.323,2 1.410,3 637,2 Italia -221,8 -1.068,4 -1.713,0 -2.838,6 Lussemburgo -502,3 -62,7 -76,9 -77,0 Paesi Bassi 1.315,3 -933,5 -2.202,1 -2.757,2 Austria - -426,8 -371,5 -455,3 Portogallo 1.184,2 2.669,5 2.552,1 2.607,6 Finlandia - -37,3 -49,6 -226,6 Svezia - -570,4 -961,8 -1.235,3 Regno Unito -1.534,4 -1.742,4 -2.828,0 -3.409,8 Repubblica Ceca - - 217,7 935,4 Estonia - - 95,7 229,0 Cipro - - 43,1 -11,9 Lettonia - - 136,3 451,1 Lituania - - 279,3 822,3 Ungheria - - 367,7 1.371,4 Malta - - 37,9 29,8 Polonia - - 1.156,7 4.834,8 Slovenia - - 81,3 105,9 Slovacchia - - 159,5 677,7 Bulgaria - - 214,0 506,7 Romania - - 405,2 1.100,8

Fonte: ns. elaborazioni su dati UE (European Commission, 2009a)