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Conclusioni Dopo la Seconda guerra mondiale lo Stato italiano, pur nato un

Gioventù bruciata? La demonizzazione dei giovani nella

4. Conclusioni Dopo la Seconda guerra mondiale lo Stato italiano, pur nato un

fortissimo impulso etico identificabile con la Resistenza, non era riuscito a mantenere le promesse di rigenerazione morale, di cambiamento globale, di democratizzazione che erano state le parole chiave della lotta contro il movimento nazifascista. Dalla fine degli anni Cinquanta apparivano evidenti (per coloro che avevano osservato il fenomeno da vicino) alcuni fattori che mettevano in luce un comportamento sporadico –eppure chiaro e manifesto– di rivolta contro gli stili di vita che le élites borghesi diffondevano come universale (Guarnaccia, 2005). Come ha ben individuato Piccone Stella nel suo studio pionieristico, dopo aver analizzato la cultura dei cosiddetti figli del miracolo economico, i codici di comunicazione della rivolta sono stati presentati con assoluta ambivalenza: se questi gruppi (che a loro volta definiti come «bande») ben identificabili dall’abbigliamento, dalle posture, dalla pettinatura, dalla vita notturna predominante, apparivano come ribelli contro i valori negativi della società dei loro genitori, diventando così l’obiettivo della stampa conservatrice, nello stesso tempo si avviavano a diventare pedine nelle mani della propaganda capitalista che li concepiva come una semplice categoria di marketing (Piccone Stella, 1993). Prodotti e oggetti attraverso i quali la rivolta crea i suoi simboli, caricandoli di valenze rivoluzionarie, diventano allo stesso tempo semplici merci: jeans (James Dean in Gioventù bruciata), giacca di pelle (Marlon Brando in Il selvaggio), motociclette (Peter Fonda in Easy Rider), musica pop (rock and roll di Elvis Presley).

Colpisce la totale assenza nella stampa della volontà di indagare le istanze più profonde e nascoste di tale rivolta «senza causa» che, nel caso specifico di Italia, dovevano essere identificate con la velocità impressionante con cui la modernizzazione superficiale e apparente del paese aveva modificato la psicologia collettiva ma, soprattutto, aveva causato una crisi desacralizzante e pericolosa nel passaggio di sentimenti,

Gioventù bruciata? La demonizzazione dei giovani nella stampa italiana durante il ’68

opinioni, valori tra le diverse generazioni che erano divise dai modelli comportamentali e dal netto contrasto nella capacità di elaborare un valido progetto per il futuro e per il destino dei giovani che non condividevano più le categorie etiche e l’appartenenza sociale dei loro genitori. Di conseguenza, il divario generazionale aveva messo in crisi un sistema in cui i legami erano stati bruscamente tagliati e i genitori simbolicamente «uccisi», in quanto considerati responsabili del totale fallimento della società. Due fronti opposti si sono andati configurando e cristallizzando: un «noi» (positivo, libertario, pacifista), e un «voi» (negativo, ipocrita, anticonformista), soggetti che non riuscivano a trovare gli spazi e le parole per condividere un progetto di vita: sul campo di battaglia restava solo una frattura irrimediabile e una dura opposizione frontale (Leonetti, 1997).

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