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Interventi:

Giovanni Alfredo Barbieri

Istat Vincenzo Lo Moro Istat Patrizia Cacioli Istat

sessione plenaria

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La Conferenza in sintesi

Siamo in forte ritardo, quindi questa sarà una sintesi ulteriormente compendiata. Sia- mo anche, penso, tutti un po’ stanchi. All’inizio abbiamo parlato di fact fatigue: penso che abbiamo un po’ di conference fatigue. Essere sintetici, dunque, sarà apprezzato. Non darò molti numeri – penso che qualcun altro li darà dopo di me. Però devo dire che mi è sembrata una conferenza ricchissima, anche di più di quella di due anni fa, che pure era stata una conferenza ricca, densa, piena di occasioni. Abbiamo avuto le articolazioni più tradizionali della conferenza: le sessioni plenarie, sette compresa questa; 26 sessioni parallele, articolate in quattro aree tematiche con quattro hashtag: #futuro, #trasformazioni, #integrazioni e #cardini.

Ci sono stati molti altri spazi e luoghi, con denominazioni diverse e con formati ad hoc, pensati per agevolare la discussione e il confronto: nel complesso, sono riconducibili ai temi delle partnership, delle idee, della comunicazione, della conoscenza e della forma- zione. Una citazione a parte merita “Il caffè della statistica”, di cui parlerà Vincenzo Lo Moro. Un’altra innovazione sono stati i due incontri serali, tra le 17:30 e le 18:30, che ci hanno permesso di coinvolgere protagonisti importanti come il professor De Toni e il professor De Rita. Questa organizzazione ha anche consentito di dedicare alla confe- renza più tempo, 12 ore in ciascuna delle due prime giornate più la mattinata di oggi. Anche gli spazi della conferenza sono importanti, perché la densità di questi spazi, la concentrazione della maggior parte degli eventi al piano di sopra, lungo un corridoio su cui si affacciavano tutte le aule e tutti gli spazi, ha favorito grandemente gli incontri di tipo informale, che sono una parte molto importante della conferenza.

La conferenza è stata organizzata splendidamente: lo dico soltanto per ringraziare tut- ti. Ci tengo a sottolineare che questa organizzazione dimostra, largamente, che nuove tecnologie e incontri personali non sono necessariamente in alternativa: anzi, come diciamo molto spesso, da questo punto di vista le nuove tecnologie sono abilitanti. Gli incontri e le sessioni sono stati 350; i relatori, a seconda di come li contiamo, sono stati tra i 250 e i 300. È impossibile nella mia sintesi, ridotta a dieci minuti, rendere giustizia a tutti i temi e a tutti gli interventi. Me ne scuso, ma al tempo stesso vi con- fermo che tutti i lavori sono stati documentati, e che le conclusioni e le riflessioni cui sono giunte le sessioni e gli spazi di discussione saranno esaminate e valutate con attenzione. Un lungo lavoro di organizzazione e preparazione ha preceduto la confe- renza. Ora, dopo queste giornate, sarà necessario uno sforzo altrettanto importante per raccoglierne i frutti e svilupparne adeguatamente gli spunti.

Provo a ridurre la complessità soffermandomi su alcune delle parole chiave del tito- lo della conferenza: “Dall’incertezza alle decisioni consapevoli, un percorso da fare insieme”. Incomincerei da insieme. Se spostiamo lo sguardo dai luoghi alle persone la conferenza è una rete, i cui nodi sono i soggetti che hanno partecipato. Tutti i par- tecipanti, naturalmente, non soltanto i relatori; ma io, al momento, ho informazioni soltanto sui relatori (le altre le estrarremo dalle registrazioni puntuali che abbiamo fatto degli ingressi e delle uscite dalle sale) e pertanto, di necessità, le mie considera- zioni si limiteranno ai relatori.

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Una prima considerazione da fare riguarda la loro composizione dei relatori. Se li raggruppiamo in grandi categorie – ricercatori e personale dell’Istat, università e ac- cademia, altri ricercatori, docenti e studenti, enti del Sistan, Cuis, altri utenti e così via – la presenza dell’Istat è minoritaria, anche se di poco: siamo intorno al 45 per cento. Il fatto che la presenza dell’Istat sia importante ma non maggioritaria è un segnale di rilievo, che testimonia di come la conferenza sia stata vissuta come un appuntamento strategico per riflettere sul percorso che stiamo facendo, ma soprattutto come un’oc- casione di confronto. Un reality check, in altre parole, e non una contemplazione au- toreferenziale del nostro ombelico. Anche la voglia di presentare qui, con orgoglio, le proprie realizzazioni e i lavori in corso – penso soprattutto alle sessioni poster ma an- che alle aree di presentazione e discussione più tradizionale – va letta in questa chiave: non come una vetrina, ma come una risposta all’esigenza di sottoporre la propria attività alla valutazione e anche alla critica dei pari. Anche questo è un segnale della crescita dell’Istituto e delle persone che ci lavorano, nel campo della ricerca scientifica. L’università e il mondo della ricerca emergono, per quanto appena detto, come partner e come polo di confronto privilegiato: stiamo parlando del 18 per cento dei relatori intervenuti. Da un lato emerge quella parte del mondo accademico che ci è, da sempre, più vicina: la comunità degli statistici, e in particolare la Società italiana di statistica, con cui abbiamo anche condiviso una parte dello sforzo organizzativo in alcune se- zioni. Dall’altro registriamo la presenza anche campi disciplinari apparentemente più lontani dal nostro. Ci stiamo avvicinando a loro sempre più: sia per interessi comuni su temi di analisi da tempo oggetto delle nostre ricerche – penso ai sociologi, agli economisti, agli psicologi, agli epidemiologi, ai geografi, agli storici e così via – sia per la necessità di studiare e capire insieme fenomeni emergenti. Penso qui ai big data e alle scienze della complessità, tornati più volte ed in più sessioni come argomenti al centro delle discussioni.

La galassia Sistan (amministrazioni centrali, agenzie ed enti strumentali, regioni, pro- vince, comuni) e la comunità degli utenti (rappresentata nella Commissione degli utenti dell’informazione statistica) sfiorano un altro 20 per cento delle presenze tra i relatori. Come vedremo, questa presenza ha fornito un apporto importante su molti degli argomenti affrontati dalla conferenza, ma soprattutto ha contribuito a delineare prospettive di riforma, nell’organizzazione del sistema e dei suoi strumenti operativi. La presenza degli operatori dei media, oltre il 6 per cento dei relatori, mai come quest’anno è stata così ampia e articolata e ha visto protagonisti sia gli operatori della carta stampata, sia quelli dei nuovi social media.

Tra i nostri relatori abbiamo avuto colleghi degli altri istituti nazionali di statistica, delle istituzioni europee, delle organizzazioni internazionali.

Una grande novità riguarda la presenza e la partecipazione di studenti e docenti, che sono stati quasi il 4 per cento dei relatori. La novità non sta tanto nella loro parteci- pazione – anche in altre occasioni avevamo fatto della conferenza un momento di promozione della cultura statistica – quanto nella loro partecipazione attiva, come partner e relatori. Abbiamo incontrato i vincitori di vari concorsi e competizioni or- ganizzati da noi e dalla SIS. Abbiamo, soprattutto, proseguito un’attività che vede, sempre più i giovani e gli studenti come soggetti, non soltanto come oggetti, del lavoro di ricerca statistica.

Gli spazi e i momenti delle sessioni degli altri luoghi di lavoro hanno seguito una lo- gica chiara, per temi e per pubblico di destinazione. Da un’altra prospettiva, il rispetto dei tempi e una geografia degli spazi caratterizzata dalla prossimità hanno consentito ai partecipanti di muoversi e intervenire in più sessioni. È un aspetto importante di

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quella fertilizzazione incrociata delle idee che, insieme alle diversità dei partecipanti, è alla base del processo scientifico.

Il percorso. Nella conferenza di due anni fa – a due mesi dal big bang del processo di modernizzazione – abbiamo parlato molto dei cambiamenti nel processo di produ- zione. Quest’anno ne abbiamo parlato meno e in una prospettiva diversa, quella dei progressi da fare insieme.

È importante dire che i lavori di questi giorni raramente si sono voltati a guardare indietro. L’attenzione è stata rivolta al futuro, sia con riferimento alle analisi proposte sui fenomeni emergenti, che ci propongono nuove domande di ricerca e di informa- zione statistica; sia con riferimento alle componenti organizzative, alle procedure e alle strutture da sviluppare e realizzare. Faccio qualche esempio, molto rapidamente. Con riferimento diretto e di continuità con l’intero processo di modernizzazione, la principale sfida per la statistica ufficiale del futuro è stata individuata nelle smart sta-

tistics, cioè nella necessità di accedere a più fonti contemporaneamente e trattarle in

un unico processo, che consenta di integrare le nuove fonti con dati di indagine e dati amministrativi. Questi temi, nella conferenza, sono stati trattati diffusamente e perva- sivamente. Ne cito alcuni: i nuovi paradigmi inferenziali, l’uso di modelli e linguaggi per la rappresentazione della conoscenza, l’integrazione e l’analisi dei dati insieme al rispetto della riservatezza, l’uso di tecniche di intelligenza artificiale a sostegno dell’e-

vidence based policy making e del fact checking. In questo contesto si inserisce la

riflessione sull’armonizzazione dei metadati, tassello essenziale per la valorizzazione e il potenziamento del contenuto informativo dei dati prodotti dall’Istat.

Il tema del contributo della demografia allo sviluppo economico e al benessere sociale del paese ha fornito spunti per riflettere sui fattori di rinnovamento della popolazione, non solo nella sua accezione demografica, ma soprattutto in quella sociale: capitale umano, coesione sociale, accoglienza, integrazione degli immigrati, qualità del lavoro, pari opportunità, conciliazione tra tempi della vita familiare e vita professionale, salu- te e inclusione sociale. Da una prospettiva attenta alle strutture e alle dinamiche della società, l’evoluzione demografica e tecnologica induce mutamenti profondi, che inve- stono la struttura sociale e tutte le dimensioni del nostro vivere: la stessa percezione di sé e della propria identità ne viene influenzata. A questi temi ha dato un grande respiro storico la riflessione di Giuseppe De Rita su 50 anni di analisi della società italiana, letta dal punto di osservazione privilegiato della sua attività.

Guardando al futuro da una prospettiva economica, abbiamo discusso gli effetti dei cambiamenti tecnologici in corso, osservandone i possibili effetti all’interno del sistema di misurazione della contabilità nazionale, nell’evoluzione delle competenze richie- ste dalle imprese, nell’impatto sui cambiamenti organizzativi. Due sessioni specifiche sono state dedicate alla presentazione sul primo rapporto sugli SDG (sustainable de-

velopment goals delle Nazioni Unite) e ai problemi e alle prospettive dell’economia

italiana. Anche il territorio ha avuto ampio spazio, con tre approfondimenti specifici: sul patrimonio naturale e culturale, sulle geografie elettorali a partire dall’esperienza del disegno dei nuovi collegi, sui problemi delle periferie nel contesto della rinnovata centralità dei contesti urbani. La conferenza è stata anche l’occasione per presentare il volume sulla struttura e dinamica delle unità amministrative dall’unità d’Italia ad oggi. Temi come questi richiedono il rafforzamento complessivo della capacità delle strut- ture e delle procedure della statistica. Temi molto complessi, che richiedono un lavoro di costruzione che non si esaurisce nei tre giorni della conferenza. Li citerò in estrema sintesi, per brevità e non per sottovalutazione della loro importanza. Il tema della for- mazione continua, affrontato in modo originale con 20 videolezioni e webinar, oltre

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che con il resoconto di esperienze concrete come il Rapporto annuale, il Rapporto sul- la conoscenza, il master EMOS. Il tema dello sviluppo dell’informazione della cultura statistica dove, nella Palestra della conoscenza, si sono incrociate esperienze in cui il filo rosso risiede nella capacità di fornire sistemi di lettura e di analisi dei fenomeni collettivi attraverso i nostri strumenti analitici, metodologici e tecnici. L’Agorà della comunicazione, uno dei momenti della conferenza più frequentati in assoluto, per l’interesse dei temi e per la pluralità dei punti di vista presentati: in quella sede si sono affrontate tematiche centrali per l’informazione e la comunicazione statistica, in relazione alle tecnologie digitali, ai linguaggi narrativi e alle piattaforme sociali. Del “Caffè della Statistica”, come dicevo prima, parlerà tra poco Vincenzo Lo Moro. Ho quasi esaurito il mio tempo e concludo dicendo le tre cose più stupefacenti che mi porto a casa da questa conferenza. La prima è emersa nell’intervento del professor De Toni, nell’incontro serale della giornata inaugurale. In linea con il tema generale della conferenza – “dall’incertezza alla decisione consapevole” – il relatore rifletteva sulla complessità del mondo. “Il mondo è complesso e se pensiamo di avere tutto sotto controllo, vuol dire che ci stiamo muovendo troppo lentamente”. Questa è una prima riflessione importante da raccogliere.

La seconda, di Giuseppe De Rita ieri sera: “Non si deve prestare attenzione soltanto ai fenomeni, ma anche ai processi che li hanno determinati”. Non so quanto l’ora- tore fosse addentro alle nostre discussioni interne, ma per noi è stata una conquista, nell’ambito del processo di modernizzazione e grazie all’integrazione, passare dall’e- same di singoli aspetti (come era inevitabile quando la nostra produzione era orga- nizzata per stovepipe) all’analisi di fenomeni più articolati e complessi. Lo conside- riamo, e a ragione, un grande progresso. Ma De Rita ci ricorda che oltre ai fenomeni, dobbiamo prestare attenzione anche ai processi che hanno prodotto questi fenomeni. La lezione importante è che se prestiamo attenzione ai processi, oltre che ai fenomeni, ci rendiamo conto che i percorsi evolutivi non sono tutti egualmente disponibili o disponibili con la stessa probabilità. Perché il sentiero che la società e l’economia ita- liana ha percorso in passato determina, in larga parte, quali strade restino aperte per il futuro. Anche di questo si è discusso parlando di prospettive dell’economia italiana. Un’ultima cosa, forse la più sorprendente ma anche la più confortante, è emersa dal lavoro fatto da una classe di un liceo di Trieste, che ha vinto un premio nella sezione sulla cultura statistica con una ricerca sullo smartphone. All’interno della ricerca è stato chiesto a tutti gli studenti del liceo: “Se doveste fare un viaggio interplanetario e vi poteste portare un solo oggetto, quale oggetto portereste con voi?”. La stragrande maggioranza delle ragazze ha risposto: “Lo smartphone”. La maggioranza relativa dei ragazzi invece ha risposto: “Un pallone”. Grazie.

Possiamo passare al “Caffè della Statistica” e agli “effetti speciali”, che ci ha preparato la società che ci ha assistito nella strumentazione, tecnologica e umana: animatori, reporter, vignette e le cuffie per consentire di parlare ed ascoltare intorno ad ogni Ta- volo senza interferire con i tavoli vicini. Ai “Caffè della Statistica” hanno partecipato almeno 200 persone (le 100 cuffie che avevamo reso disponibili sono state utilizzate tutte nei due giorni), escludendo i relatori, che hanno parlato, hanno raccontato, han- no chiesto e proposto. Il metodo che abbiamo utilizzato è riassumibile in quattro passi: lo stato dei fatti e delle conoscenze; le criticità; le proposte; e infine, la sintesi.

I tavoli sono stati scelti in modo da individuare temi emergenti e circoscritti. La sintesi delle sintesi dei dieci tavoli è senza dubbio impossibile in questo spazio. Ho raccolto le

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conclusioni da parte dei responsabili dei tavoli e credo sarà materiale su cui rifl ettere e lavorare.

Il paradosso è che a fronte di un obiettivo di circoscrivere e approfondire il dibattito su ogni argomento – non grandi temi – ci siamo trovati a scoprire, accanto alla specifi - cità di ogni ambito, anche la ricchezza delle interdipendenze.

Ricordando la relazione del professor De Toni, abbiamo seguito inconsapevolmente due suoi suggerimenti: eliminare il “rumore” (con le cuffi e) e ridurre la “complessità” (selezionando e circoscrivendo gli argomenti).

Quello che è uscito invece è che, insieme a specifi che analisi per argomento nei singoli tavoli, l’ambito delle considerazioni si allargava a temi correlati, e ne riemergeva la complessità come noi riducevamo il discorso, si riallargava.

Le relazioni sono state talmente tante che è stato diffi cile parlare di sport senza parlare di attrezzature sportive per i disabili; parlare di violenza di genere senza parlare di uomini o di giovani e così via.

L’importanza di questa modalità di lavoro è soprattutto nel fatto che, alla fi ne, c’è una trasversalità che ha unito i tavoli: in qualche modo si chiede un maggior dettaglio territoriale delle informazioni statistiche; chiarezza sulle defi nizioni e attenzione a variabili nuove e più pertinenti. Questo esce in tutti i tavoli, in tutte le brevi sintesi che sono state prodotte.

L’altro elemento interessante è che ai tavoli hanno partecipato cittadini attivi e in- formati, oltre che esperti e studiosi. La materia era chiaramente nota e approfondita e le richieste che sono emerse sono al 90 per cento pertinenti e frutto di un reale uso delle statistiche esistenti come della percezione dei loro limiti. Il lavoro comune per migliorare è impostato.

Le dieci vignette che abbiamo scelto tra quelle che ci sono state proposte e che scorrono alle mie spalle alleggeriscono la serietà del lavoro fatto, ma anche ci danno ulterio- ri stimoli su cui trasformare i “caffè” nell’avvio di un lavoro comune tra produttori del Sistan e gli utilizzatori. C’è il tavolo su “Piattaforme digitali e misura della con- giuntura”: la sfi da di misurare il commercio on line (bisogna correre). Il tavolo sulla “Violenza di genere”: la fatica di raccogliere i dati. Il tavolo “Valutazione delle policy a favore delle imprese”: chi riuscirà a prevedere il comportamento delle imprese, in relazione alle politiche fi scali? ci pensa l’Istat.

Tavolo sullo sport: la tribù degli infobesi (due anni fa alla conferenza abbiamo par- lato di statistiche sportive). Effettivamente i dati ormai accompagnano ogni evento sportivo.

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Interessante è la vignetta sulla disabilità. L’argomento che è uscito, nel tavolo sulla disabilità, è che il censimento delle strutture sportive non tiene conto delle possibilità di accesso per disabili (le intersezioni, come detto). Ancora: “Geolocalizzazione”, “In- frastrutture informative territoriali”; una sull’infl azione: dove il termine “giungla” è uscito molte volte come i nuovi modi per raccogliere l’informazione.

Infi ne la vignetta sull’Istat va letta: genitori meno istruiti mettono i bambini in una condizione svantaggiata di partenza. “e questa è la famosa torre di PIstat” dice il padre al fi glio, che replica: “wow papà quante cose sai”.

Ringrazio Danilo Marotta, il vignettista e la società Zeranta che ci ha assistito e orga- nizzato questa sequenza. Grazie.

A questo punto mi sembra che sia stato già detto tutto. Cercherò di essere abbastan- za veloce. Per organizzare questa edizione della Conferenza nazionale di statistica, per poterla comunicare e creare un concept creativo, siamo partiti da un titolo poco comunicativo – “Dall’incertezza alla decisione consapevole, un percorso da fare in-

Patrizia Cacioli

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sieme” – e dall’esigenza del responsabile scientifico del programma di aggiungere tre spazi tematici e una sessione parallela. Questo per dirvi che il compito di partenza era abbastanza complicato, perché trovare un concept creativo non era semplice come pure mettere i piedi un programma che evitasse sovrapposizioni di appuntamenti. Ci abbiamo lavorato intensamente e tenacemente. Avete visto un logo che mostra una dispersione di pixel che si consolida e arriva a un punto ben identificato anzi al sim- bolo di un punto georeferenziato. Questo per rappresentare l’incertezza, dovuta anche alla miriade d’informazioni a disposizione, che è dietro a molte delle nostre scelte. Ma è proprio in questo percorso di consolidamento e consapevolezza che la statistica ufficiale e pubblica può avere un ruolo chiave. Su questa idea abbiamo allestito tutta la location e scelto il naming utilizzato per i luoghi e le iniziative.

Abbiamo pensato di costruire questa conferenza cercando di coniugare l’innovazione scientifica, tecnologica ma anche comunicativa, con le esigenze proprie di una Confe- renza nazionale di statistica.

Ormai tutti sappiamo che le grandi conferenze, i grandi eventi si rivelano un successo non solo per la presenza di un largo pubblico ma anche per la loro capacità di andare oltre le pareti fisiche in cui si svolgono. Questo è possibile veicolando immagini e contenuti attraverso il web a una platea molto più ampia e non soltanto di addetti ai lavori. Se questo obiettivo è stato raggiunto, anche grazie al nostro lavoro sui social, è ancora da vedere ma di sicuro il 4 luglio eravamo tra i trending topic della giornata