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Un confronto con la medicina militare nel Regno di Sicilia nel XIII secolo

La medicina negli eserciti dell’Italia comunale fino all’arrivo delle compagnie mercenarie

3.2 La medicina negli eserciti nel secolo XIII: testimonianze documentarie e statutarie

3.4.4 Un confronto con la medicina militare nel Regno di Sicilia nel XIII secolo

Nel Mezzogiorno d‟Italia in età sveva esistevano ancora i medici regi, che sin dal periodo normanno si occupavano della salvaguardia della salute del re e di quella della

familia regis112.

I nuovi sovrani della dinastia angioina si inserirono in questo panorama: utilizzarono cioè anche loro i medici regi, ammettendoli a volte nel circolo dei familiari del re. Ma non si fermarono solamente a ciò che era già esistente, ed istituirono la categoria dei cosiddetti

medici militi, i quali accompagnavano il sovrano nelle campagne militari ed erano

remunerati per questo servizio che prestavano, sia con terre che con denaro.

La dotazione di feudi ai medici per ricompensarli della loro opera non era una novità assoluta per i re di Sicilia: nel 1246, infatti, Federico II aveva investito il proprio medico

109 Merita a tal punto di essere ricordato l‟accenno che il cronista milanese Galvano Fiamma fa a

proposito del carroccio della sua città, pur conservando tutte le dovute riserve sulla sua totale attendibilità. E. VOLTMER, Il carroccio, Torino, 1994, p. 44) analizza i riferimenti che ne fa Galvano: «Secundum quod apparet in exercitu est carrocium, quod excogitavit Herbertus de Arziago in subsidium vulneratorum, licet postea fuerit quidam triumphus bellantium. Est autem carrocium» (Chronicon extravagans). «Erat una archa lignea bicameris et tricameris distincta, ubi reponebantur omnia que erant pro infirmis necessaria, ita quod ad civitatem pro quacumque infirmitate sive plagarum sive febrium non erat necessarius nuntius» (Chronicon maius). Al di là dei dubbi sulla veridicità delle affermazioni di Galvano Fiamma, ricordiamo che anche a Cremona il „medicus‟ doveva «ire et esse cum carrotio quando vadit in exercitu», cfr. supra, p. 52.

110 L

A CAVA, Igiene e sanità cit., Extraordinaria. XXVII. Privilegium phisicorum et magistrorum gramatice: «Nullus phisicus civitatis Mediolani teneatur ire ad exercitum aliquem nec andatam, nisi carocenum duceretur ad exercitum, et si carocenum duceretur ad exercitum, possit mittere sufficientem personam pro se, nec ad omnies personale ancianorum nec adiutorum, ad solutionem feudi ancianorum omni modo teneatur […].» XXVIII. Privilegium medicorum nervorum deslungatorum et ossorum ruptorum: «Magistri seu medici ossorum ruptorum et nervorum deslungatorum gaudeant previllegio et beneficio phisicorum prout in statutis continetur.»

111

Ibid. XXIX. Privilegium medicorum cirogie: «Medici cirogie, qui sunt de matriculla, vel collegio medicorum cirogie, sint immunes et liberi ab exercitibus et andatis eorum dum expensis eorum mittant ad exercitus generales quatuor de Collegio eorum.»

112 P

ELLEGRINI, La medicina militare cit. p. 286, doc. LXI. Uno degli attori della donazione è „magister Johannes medicus domini nostri gloriosissimi regis‟. Nel doc. LXII, risalente a circa un secolo dopo, ci si riferisce ancora a magister Johannes, avo di uno degli attori della transazione in questione (una vendita di un terreno): egli era infatti discendente „magistri Johannis domini Regis Guillelmi secundi medici et familiaris‟.

personale Giovanni da Procida dei castelli di Tramonti e Cajano113, ma l‟aveva fatto in seguito alla repressione di una congiura di baroni. È probabile che il medico Giovanni, il quel frangente, fosse stato premiato più per la sua fedeltà che non per i suoi servigi relativi all‟esercizio della medicina.

La novità istituita da Carlo I, già dai primi mesi del suo regno, è l‟adozione sistematica di quella logica che abbiamo già visto per gli statuti dell‟Italia comunale: una ricompensa offerta ai medici per i servizi nelle armate, non più solamente alla persona del re, ma a tutti i componenti dell‟esercito, un aspetto questo che per l‟età sveva non ci è stato suffragato da alcuna testimonianza documentaria.1

Già per l‟anno 1268 abbiamo documenti114

che ci parlano di due phisici domini, ai quali viene risarcito il danno del cavallo azzoppato o morto in serviciis Regis, il che ci sta ad indicare che quei medici stavano effettivamente seguendo gli spostamenti delle armate che agivano per ordine del re. Ma c‟era qualcosa in più: una (curiosa) prova che indica la novità della medicina di guerra nel Mezzogiorno angioino è contenuta nel Breviarium

Practicae, opera scritta in ambiente napoletano verso il 1280 da Arnaldo, allievo del medicus miles Giovanni da Casamicciola115. L‟autore racconta due episodi sui modi per

fronteggiare la letargia: entrambi questi casi riguardano soldati116. Come è stato notato, si tratta di «rilievi interessanti più che tutto perché dimostrano come si ricorresse al sanitario anche per i soldati; come quindi il Medico Regio agli stipendi del Sovrano esercitasse la sua opera non solo sulla persona del suo Signore e su quella dei grandi del Séguito, ma anche sui militari di truppa.»117 La novità è dunque l‟adeguamento, per quanto riguarda la

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E RENZI, Storia cit., p. 440: «Nel 1246 i primi baroni del regno e familiari di Federigo tumultuarono, e vinti nella fortezza di Capaccio e di Scala, furono miseramente spenti, e pochi soli si sottrassero all'ira dell'irritato monarca. Il valoroso medico e cavaliero Salernitano [Giovanni da Procida] dovè prestargli utili servizii fedeli in questo tempo, che fu arricchito di feudi tolti a‟ ribelli baroni, dandogli Tramonti presso Salerno e Cajano».

114

PELLEGRINI, La medicina militare cit. p. 302, doc. LXXXII: «Notum facimus quod debentur Magistro Thomasio de Florentia phisico domini pro quodam roncino suo affolato in serviciis Regis et in Marescalla restituto XII martii aput Troiam quatuor uncie auri». Ibidem, doc. LXXXIII: «Notum facimus quod debentur magistro Rodulfo de Orsello phisico domini pro quodam roncino suo mortuo in serviciis Regis apud Casale Burgij prope Satta de Valle Mazara prout constata per publicum instrumentum inde confectum quatuor uncie auri».

115 La paternità del Breviarium è controversa. In passato, alcuni hanno identificato l‟autore con Arnaldo

da Villanova, ma altri ritengono che sia un Arnaldo Napoletano, allievo di Giovanni da Casamicciola. Il Breviarium Practice è considerato una «obra de gran fama atribuida falsament a Arnau de Vilanova», MCVAUGH,GIL-SOTRES,SALMÓN,ARRIZABALAGA (a cura di), Arnaldi de Villanova Opera Medica Omnia, t. VII.1, p. 151, nota 11.

116

CASARINI, La medicina militare cit., p. 166: «A proposito della letargia, [l‟Autore] racconta che ad un soldato napoletano oppresso dal sonno, per mantenerlo desto, [Giovanni da Casamicciola] fece legare un maiale per i piedi e sospenderlo al letto dell‟infermo, affinchè con i grugniti striduli e continui gli impedisse di dormire. Ad un altro soldato, colpito dalla stessa infermità, fece radere la testa e cospargerla di miele, affinchè accorressero le mosche, e l‟infermo occupato a scacciarle, per vincere la molestia, fosse così distolto dall‟assopimento».

117 P

medicina militare, a ciò che stava accadendo negli stessi anni nei Comuni del Nord Italia, cioè un servizio a tutti i soldati, retribuito (quando non si trattava di un servizio imposto) con ciò di cui l‟autorità dispone: denaro ed esenzioni fiscali nel caso dei Comuni, denaro e terre nel caso del Regno118.

Vediamo alcuni casi pratici di medici militari nel Regno di Sicilia per come emergono dai documenti relativi al periodo che stiamo prendendo in considerazione, vale a dire la seconda metà del XIII secolo.

Nel 1272, venne compilata una nota di pagamento fatta dal tesoriere di Carlo I a

magister Giovanni da Casamicciola e a Simone Archide, fisicis, per le spese che essi

avevano sostenuto nel mese di febbraio, mentre accompagnavano l‟esercito regio in campagna militare in Puglia. Veniva specificato che un‟uguale somma, vale a dire 20 once d‟oro119

per magister Giovanni e 12 once d‟oro120 per Simone, si sarebbe dovuta pagare nel seguente mese di marzo, se l‟esercito fosse ancora stato impegnato nei medesimi luoghi121

. Nell‟anno 1288, Johannes, chirurgo personale di Carlo II (cirurgicum familiarem et

fidelem nostrum) venne ammesso al servizio del re122, con la paga di quindici grani d‟oro al

giorno123.