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Guglielmo da Saliceto

Le ferite di guerra nella ‘nuova tradizione’ della chirurgia

2.2 La ‘scuola emiliana’: riflessi di chirurgia militare

2.2.4 Guglielmo da Saliceto

Guglielmo da Saliceto (1210 ca.-1285?), nato nei pressi di Piacenza, fu un altro celebre scrittore di chirurgia, anche se la sua fama non oscurò quella dei più antichi Maestri, quali Ruggero e Rolando121.

La sua esperienza professionale come chirurgo si formò in varie città del Nord Italia, come Cremona, Milano, Pavia, Bergamo, Verona, per le quali svolse mansioni di vario tipo, come consulti ai medici locali o prestazioni d‟opera su pazienti feriti122

. Dopo avere soggiornato per alcuni anni a Bologna, almeno fino al 1269123, Guglielmo fu indotto a trasferirsi a causa dei violenti disordini politici che funestavano la città emiliana in quegli anni: a Verona, città dove prese dimora e ottenne stipendio in qualità di medico cittadino, nel 1275 egli diede compimento al suo trattato (la Chirurgia), che nel periodo bolognese aveva scritto «cursorie»124.

Egli non apparteneva alla categoria dei professori universitari, e conseguentemente la

Chirurgia venne scritta ad uso di quei medici che come lui erano dei professionisti colti,

lontani dai teorici ma al contempo desiderosi di marcare una distanza dai praticoni illetterati, dei quali subivano e temevano la sleale concorrenza125. Questa intenzione traspare con chiarezza anche nelle scelte linguistiche e lessicali adottate da Guglielmo: egli utilizzò un latino a torto giudicato „barbaro‟, che in realtà era pienamente all‟altezza di esplicare un discorso di tipo scientifico, con un appropriato utilizzo della terminologia specifica, di derivazione greco-arabo-latina, secondo un lessico medico che nel XIII sec. era già ampiamente istituzionalizzato anche in lingua volgare126.

Relativamente alla medicina militare, la sua figura si dimostra quantomai interessante: la Chirurgia contiene infatti molti capitoli in cui vengono esaminate dettagliatamente le ferite causate dai vari tipi di armi, e le strategie operatorie che il chirurgo doveva adottare nei vari frangenti127. Inoltre, lo stesso Guglielmo ci informa di avere svolto «in giovane età» la mansione di medico in «un certo esercito» (probabilmente quello di Bergamo), e di

121

MCVAUGH, Strategie terapeutiche cit., p. 387.

122 DBI, vol. 61, pp. 32-34.

123 Nel 1269, Guglielmo contrasse a Bologna un impegno a curare uno scolaro tedesco se egli si fosse

ammalato del morbo Fleuma sarsa, SARTI-FATTORINI, De Claris cit., p. 554, s.v. Guilielmus de Saliceto, nota 1.

124 La prima versione della Chirurgia di Guglielmo da Saliceto ebbe circolazione a partire dal 1268. 125 M.L.A

LTIERI BIAGI, Guglielmo volgare: studio sul lessico della medicina medievale, Bologna, 1970, pp. 19-22.

126

Ibidem.

127 T

avere effettuato in tale occasione alcuni interventi chirurgici su soldati feriti in battaglia128. Sui 26 capitoli che compongono il II libro dell‟opera, quello dedicato alle ferite, ben 22 sono correlati ad eventi di tipo bellico, compreso un esauriente capitolo sulle lesioni al cranio prodotte da sassi o bastoni. Guglielmo segue le orme dei suoi predecessori, da Ruggero in poi, ma le istruzioni che fornisce per l‟esecuzione degli interventi appaiono in molti casi più dettagliate: ogni capitolo contiene anche lo specifico trattamento farmacologico e il regime alimentare a cui il paziente operato andava sottoposto.

Guglielmo si dilungò sui vari metodi di eseguire le suture, ed espresse una netta preferenza per il filo di lino su quello di seta, anche per evitare che il ferito avvertisse per quanto era possibile sensazioni dolorose dovute alla ricucitura129. Come ulteriore attestazione della competenza dell‟autore, nel testo venivano riportati vari casi clinici, a corredo della spiegazione di alcuni fra gli interventi chirurgici illustrati, che fornivano nozioni di prima mano130.

L‟opera di Guglielmo è notevole anche sotto un altro punto di vista: l‟ultimo libro della

Chirurgia, infatti, è dedicato per intero all‟anatomia umana, materia trattata in modo

decisamente più approfondito di quanto avessero fatto gli altri autori131, che avevano riservato alla struttura del corpo umano solamente accenni brevi e quasi mai frutto di conoscenza diretta132. Guglielmo invece riteneva la conoscenza dell‟anatomia un requisito essenziale per i chirurghi, che dovevano apprenderla propedeuticamente alla loro professione.

La Chirurgia ebbe sin da subito una grande fortuna, come dimostra il fatto che già dall‟inizio del Trecento, a fianco delle copie in latino, circolavano sue traduzioni in lingua volgare, sia della versione completa del testo, sia della sua epitome: i codici della

128

Ibidem, p. 656: «Io ho ancora visto un certo soldato di Bergamo, che fu colpito, in un certo esercito, nel quale ero anche io, ed io ero assai giovane, da una grande freccia, che entrò nella gola, dal lato destro (della gola) vicino alle „guide‟; ma non lese le „guide‟ in alcun modo, e perforò fino alla scapola sinistra, penetrando nell‟intera gola. Guglielmo racconta di aver effettuato l‟estrazione della freccia, e che il ferito «guarì perfettamente, e visse a lungo; ed io ebbi una buona paga e proscioglimento».

129 Ibid., p. 640 e segg. 130 M

CVAUGH, Strategie terapeutiche cit., p. 386: «Sebbene analoghe allusioni all‟esperienza personale si trovino anche in Rolando e in Teodorico, la regolarità con la quale Guglielmo presenta brevemente alcuni casi clinici per illustrare o giustificare i suoi metodi rappresenta un altro tratto distintivo della sua Cirurgia, e costituisce per il lettore un‟assicurazione che l‟opera non si limita a sintetizzare la letteratura chirurgica precedente.»

131 Ibidem, cfr. T

ABANELLI, La chirurgia cit., p. 744-46.

132

Guglielmo fece effettivamente delle autopsie? Nonostante i giudizi contrastanti degli storici in merito, l‟accuratezza delle sue descrizioni fa pensare di sì. Secondo Tabanelli, va notato «come egli sia stato minuzioso e fedele nella descrizione di alcuni particolari, quali quelli del mediastino, del pericardio, dei nervi sensitivi e motori del torace. E tutto ciò, perché gli elementi che corrispondono quasi perfettamente alla anatomia del giorno d‟oggi, non possono essere stati tratti che da osservazioni fatte direttamente sull‟uomo.», ibidem, pp. 748-49.

Chirurgia a noi pervenuti ammontano a 21, otto dei quali contengono la versione del

1268133. La notorietà e l‟autorevolezza di Guglielmo da Saliceto si conservarono nel tempo, dal momento che la Chirurgia venne copiata fino al secolo XV inoltrato. Le edizioni a stampa fino al 1546 furono 11: già nel 1474 venne edita a Venezia nella sua versione in dialetto veneto134, fatto questo che conferma ulteriormente la diffusione dell‟opera fra quei chirurghi di cultura medio-alta, più avvezzi ad utilizzare la lingua volgare. Successive stampe vi furono ancora, in latino e in altre lingue nazionali, a partire dal 1476135: degna di particolare nota è la versione in francese, licenziata a Lione nel 1492136, e ristampata poi a Parigi nel 1505137 e 1506138. L‟interesse che l‟opera del maestro piacentino suscitava in terra d‟oltralpe era dovuto anche all‟influsso dato alla chirurgia francese dal più famoso dei suoi discepoli, quel Lanfranco da Milano che, costretto ad emigrare in Francia per ragioni politiche, contribuì a elevare il prestigio della scuola chirurgica parigina.

In queste pagine abbiamo delineato un panorama dell‟evoluzione teorica della chirurgia, con particolare riferimento alla traumatologia bellica, che si sviluppò in Italia fra i secoli XII e XIII e che mantenne la propria autorevolezza fino all‟Età Moderna.

Nei capitoli che seguiranno intendiamo proporre un‟analisi puntuale delle attestazioni documentarie che riguardano la presenza e l‟attività dei medici e dei chirurghi chiamati dalle diverse autorità politiche a svolgere il loro servizio professionale in favore dei soldati che militavano negli eserciti da loro allestiti.

133 Ibidem, p. 513 e segg. 134

La ciroxia de Maistro Guillelmo de Plaxenca vulgarmente fatta, Venetiis, Nicolao Marcello, 1474.

135 La Chirurgia, Piacenza, J De Ferratis, 1476.

136 La Cirurgie de maistre Guillaume de Salicet, traduite du latin par Nicole Prevost,, Lyon, M. Husz,

1492

137

La cyrurgie de maistre Guillaume de Salicet, dit de Placentia, Paris, G. de Marnef, 1505. 138 La cyrurgie de maistre Guillaume de Salicet, N. Moreau, 1506.

3.

La medicina negli eserciti dell’Italia comunale