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Confronto tra futuro e congiuntivo nelle principali

Dagli esempi che abbiamo qui citati, si può notare come sia il futuro che il congiuntivo possano esprimere funzioni tipiche delle modalità eventiva e di quella proposizionale. Per quanto riguarda la prima, sia il futuro che il congiuntivo possono avere valore dinamico e codificare così un evento che l’agente può portare a termine o per le sue personali capacità o perché non ci sono impedimenti esterni alla sua azione.

Dal punto di vista della modalità deontica, invece, sia il congiuntivo che il futuro possono esprimere la funzione esortativa che si traduce nell’invito a fare qualcosa. All’interno di questa funzione, si è osservata anche una certa confusione per alcune voci verbali a livello formale. In questi casi, risulta difficile stabilire se si è davanti a un congiuntivo o a un futuro. Tuttavia, come abbiamo già scritto precedentemente, non sembra del tutto insensato ritenere che in questi casi si sia davanti alla stessa identica forma. Le somiglianze funzionali e talvolta formali del congiuntivo e del futuro permettono infatti di presupporre un’unica origine per le due forme e

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un’originaria unità257. Quest’ultima potrebbe essere data da un unico morfema *-s.

Se seguiamo l’argomentazione di Rix (1986), quest’ultimo potrebbe essere una traccia di un’antica classe di presente suffissale che, secondo l’autore, aveva funzione desiderativa. Secondo l’autore, questa antica classe sarebbe sopravvissuta nelle lingue figlie combinandosi con le desinenze primarie e i temi del congiuntivo. In questo modo, il congiuntivo-futuro sarebbe diventato il mezzo morfologico per esprime il desiderio.

Sempre all’interno della modalità deontica, troviamo però delle differenze tra le due forme. Il congiuntivo ha infatti valore ottativo. In Omero questa funzione compare soprattutto in frasi negative dove chi parla si augura che qualcosa non avvenga per la propria fortuna e felicità. Il futuro non si trova mai attestato con questo valore. A livello iussivo, è attestato anche il congiuntivo proibitivo, funzione che invece è del tutto sconosciuta al futuro.

Infine, come espressione della modalità deontica, entrambe le forme compaiono nelle interrogative dirette con funzione dubitativa.

Entrambe le forme sono attestate come mezzo per esprimere l’aspettativa del parlante e dunque la modalità epistemica. Tuttavia, in questa funzione, il futuro sembra essere attestato maggiormente del congiuntivo.

Per quanto riguarda l’espressione della volontà del parlante, entrambe le forme possono essere utilizzate.

Infine, il futuro può essere usato con valore pragmatico come segno discorsivo, cosa che non accade per il congiuntivo. Quest’ultimo, inoltre, non è mai usato deitticamente con valore temporale per descrivere un avvenimento che avverrà dopo il momento di enunciazione, come può essere, ad esempio, fissare il giorno di una partenza.

Alla luce di queste somiglianze e differenze, possiamo concludere che congiuntivo e futuro erano entrambe marche di futuro come riconosce anche Willmott (2007). Ma, quando si afferma ciò, bisogna capire cosa si sta intendendo per futuro. Dal punto di

257 In parte siamo qui vicini alla posizione di Pariente (1963) che riteneva che le due forme si fossero

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vista modale, infatti, le due forme hanno funzioni molto simili, sebbene siano distribuite in modo diverso.

Dal punto di vista temporale, invece, i dati mostrano che futuro e congiuntivo non si sovrappongono.

5 L’indicativo futuro nelle proposizioni subordinate.

Ora che abbiamo individuato le funzioni svolte dal futuro nelle proposizioni principali, possiamo analizzare in quali proposizioni subordinate esso compaia e se le funzioni svolte in ipotassi siano le stesse o meno di quelle svolte nelle principali. Specularmente a quanto avviene nelle proposizioni principali, l’uso del futuro nelle subordinate è inferiore rispetto a quello del congiuntivo.

Tra le subordinate in cui compare, le più diffuse sono quelle ipotetiche. Un esempio può essere quello di Ω 296 a ss.:

εἰ δέ τοι οὐ δώσει ἑὸν ἄγγελον εὐρύοπα Ζεύς,

οὐκ ἂν ἔγωγέ σ' ἔπειτα ἐποτρύνουσα κελοίμην νῆας ἐπ' Ἀργείων ἰέναι μάλα περ μεμαῶτα.

Se Zeus dalla voce possente non vorrà mandarti il suo messaggero, non ti

consiglierei mai di andare alle navi dei Greci, per quanto grande sia il tuo desiderio.

Ecuba consiglia al marito di chiedere un segno a Zeus prima di recarsi alla tenda di Achille. In assenza di quello, lei stessa ritiene che sia meglio non muoversi in quella direzione. In questo caso, il futuro codifica un evento che è ritenuto possibile. Ecuba infatti vorrebbe dissuadere Priamo dal recarsi da Achille e, per farlo, ricorda al re che è probabile che lo stesso Zeus non sia d’accordo con la sua decisione. In questo esempio, possiamo parlare di uso epistemico del futuro in quanto viene espresso qualcosa che il parlante crede possa avvenire. In particolare, seguendo l’argomentazione di Willmott (2007), possiamo dire che qui siamo davanti a una condizionale di tipo implicazionale.

144 …ἐν δοιῇ δὲ σαωσέμεν ἢ ἀπολέσθαι

νῆας ἐϋσσέλμους, εἰ μὴ σύ γε δύσεαι ἀλκήν.

…è in dubbio se si salveranno o saranno distrutte le navi dai begli scalmi, se tu non rivesti il tuo valore guerriero.

Odisseo dice ad Achille che teme per la sorte degli Achei in battaglia. Soltanto il suo intervento potrà infatti aiutarli. Anche in questo caso, la condizionale rientra nella sfera delle modalità epistemica in quanto esprime l’opinione di Odisseo che ritiene utile un aiuto da parte di Achille. In questo caso, siamo davanti a una condizionale di tipo concessivo in quanto potremmo tradurre εἰ con a meno che.

Come ulteriore conferma di quanto descritto finora citiamo infine Υ 129-130:

εἰ δ' Ἀχιλεὺς οὐ ταῦτα θεῶν ἐκ πεύσεται ὀμφῆς

δείσετ' ἔπειθ', ὅτε κέν τις ἐναντίβιον θεὸς ἔλθῃ

se Achille non lo saprà da una voce divina, avrà paura quando un dio lo

affronta…

Era ritiene opportuno, prima del duello tra Ettore e Achille, svelare all’eroe acheo che gli dei sono dalla sua parte, così che egli non tema nessun dio in battaglia. In questa coppia di versi, sia il futuro della condizionale che quello della principale hanno valore epistemico, in quanto riportano l’opinione della dea.

Ciò che accomuna le protasi dei periodi ipotetici che abbiamo qui citato è il fatto che tutte mostrano la genuina convinzione da parte del parlante che quel dato evento possa effettivamente accadere. In quest’ottica, il futuro si sposta sulla scala reale- irreale verso il polo della realtà.

Il futuro è attestato anche all’interno delle proposizioni causali. Vediamo ad esempio T 305 a ss.:

ἤτοι ἐγὼν εἶμι προτὶ Ἴλιον ἠνεμόεσσαν

ἄψ, ἐπεὶ οὔ πω τλήσομ' ἐν ὀφθαλμοῖσιν ὁρᾶσθαι μαρνάμενον φίλον υἱὸν ἀρηϊφίλῳ Μενελάῳ

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io tornerò a Ilio ventosa, perché non posso sopportare di vedere con i miei occhi mio figlio che combatte con il valoroso Menelao.

Priamo sceglie di ritirarsi nella sua reggia, dal momento che non riesce a sopportare l’idea di vedere Paride e Menelao sfidarsi a duello. Qui il futuro assume valore dinamico.

Un altro esempio è quello in β 135:

δώσει, ἐπεὶ μήτηρ στυγερὰς ἀρήσετ' ἐρινῦς

…mi darà, poiché le odiose Erinni invocherà mia madre…

In questa causale il futuro assume valore epistemico, dal momento che esprime l’aspettativa di Telemaco. Egli infatti considera cosa potrebbe accadere se mandasse via dalla reggia sua madre contro la sua stessa volontà.

E ancora possiamo citare σ 62-63:

…τῶν δ' ἄλλων μή τιν' Ἀχαιῶν

δείδιθ', ἐπεὶ πλεόνεσσι μαχήσεται ὅς κέ σε θείνῃ.

…nessuno degli Achei devi temere: poiché con molti combatterà chi ti colpisse.

Telemaco concede a Odisseo-mendico di combattere contro Iro e, allo stesso tempo, gli garantisce che nessuno degli altri Achei oserà contravvenire ai suoi ordini e colpirlo. Perciò, qui il futuro ha valore deontico e in particolare commissivo.

Il futuro compare anche nelle oggettive di forma esplicita come in κ 267-268:

οἶδα γὰρ ὡς οὔτ' αὐτὸς ἐλεύσεαι οὔτε τιν' ἄλλον

ἄξεις σῶν ἑτάρων…

perché so che né tu potrai fare ritorno né nessun altro potrai ricondurre dei tuoi compagni…

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Euriloco vorrebbe evitare di ritornare nell’antro di Circe sapendo di quali sortilegi è capace, ma resta inascoltato da parte di Odisseo. In questo caso, il futuro ha valore dinamico.

All’interno del nostro corpus, il futuro è anche attestato una volta in una proposizione finale. Il passo in questione è Ψ 207:

… ἵνα δὴ καὶ ἐγὼ μεταδαίσομαι ἱρῶν. …per avere la parte che mi è dovuta.

Iride invoca Borea e Zefiro per soddisfare la richiesta di Achille, ma subito dopo si reca dagli Etiopi perché vuole riscuotere la sua parte di sacrifici.

La presenza del futuro in questo tipo di proposizioni non ci stupisce particolarmente, perché le finali esprimono l’intenzione di chi sta parlando che, come abbiamo visto, è una delle funzioni principali del futuro. Vicine a questo significato, ci sono le subordinate in dipendenza da verba curandi che, anche in epoca classica, presentano il verbo all’indicativo futuro. In Omero questa costruzione è attestata a ν 376:

φράζευ ὅπως μνηστῆρσιν ἀναιδέσι χεῖρας ἐφήσεις

pensa a come mettere le mani sui pretendenti impudenti…

Atena esorta Odisseo a meditare una punizione per i pretendenti che usurpano i suoi beni. In questo verso, emerge anche la funzione dinamica del futuro.

Questa costruzione è attestata un’altra volta a ν 386:

ἀλλ' ἄγε μῆτιν ὕφηνον, ὅπως ἀποτείσομαι αὐτούς… su via, ordisci un piano, come io possa punirli…

In questo caso, è Odisseo a chiedere un’idea alla dea Atena su come poter punire i pretendenti. In realtà quest’ultimo esempio, più che il valore volitivo, sembra manifestare valore dinamico.

A Υ 311 è invece attestato un futuro all’interno di un’interrogativa indiretta: …αὐτὸς σὺ μετὰ φρεσὶ σῇσι νόησον

147 Αἰνείαν ἤ κέν μιν ἐρύσσεαι ἦ κεν ἐάσῃς…

…ad Enea devi pensare tu stesso se vuoi salvarlo o lasciarlo…

Era permette a Poseidone di scegliere se far sopravvivere o no Enea e così la gloria di Troia. In questo passo il futuro ha valore volitivo.

Nella stessa costruzione, il futuro è attestato a Β 367:

γνώσεαι δ' εἰ καὶ θεσπεσίῃ πόλιν οὐκ ἀλαπάξεις…

saprai se è per volere divino che non riesci a prendere Troia…

Nestore consiglia ad Agamennone di dividere l’esercito in tribù, così da conoscere chi è vile e chi no e da sapere se è per il fato o per l’incapacità degli uomini che non riesce a conquistare Troia. Il futuro qui è dinamico.

Come nel caso della proposizione ipotetica, il futuro ricorre spesso nelle frasi relative che hanno un referente specifico. Vedremo che, dove non è così, compare invece il congiuntivo258. Un esempio è dato da Ω 154:

ὃς ἄξει εἷός κεν ἄγων Ἀχιλῆϊ πελάσσῃ.

Che lo accompagnerà fino alla presenza di Achille.

Ὅς è qui riferito a Ermes nominato nel verso precedente e che è stato scelto da Zeus per condurre sano e salvo Priamo presso la tenda di Achille. Il futuro qui non ha valore modale ma temporale.

Un altro esempio di relativa con il futuro è κ 292:

φάρμακον ἐσθλόν, ὅ τοι δώσω, ἐρέω δὲ ἕκαστα. L’efficace farmaco che ti do. Ma ti dirò ogni cosa.

Ermes dà a Odisseo un antidoto per i miscugli di Circe. Anche in questo caso, il futuro ha valore temporale e in particolare sembra essere un prospettico e significare

sto per dare.

Una relativa in cui invece il futuro è volitivo è β 287:

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ὅς τοι νῆα θοὴν στελέω καὶ ἅμ' ἕψομαι αὐτός.

Io che allestirò una nave veloce e verrò con te.

Atena-Mentore qui mostra le sue intenzioni nel voler preparare il viaggio per Telemaco.

Dal quadro finora delineato, possiamo dunque dedurre che il futuro svolge le stesse funzioni sia all’interno delle proposizioni indipendenti che all’interno delle subordinate.