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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Con il presente lavoro si è cercato di dimostrare l’opportunità che lo studio del diritto non sia basato solamente su un approccio educativo fondato sull’apprendimento del dato tecnico ricavato prevalentemente da testi scritti, ma abbracci anche un modello diverso, in cui l’arte può essere utile a recuperare la dimensione etica dell’attività giuridica. Il senso della legge, infatti, «non si esaurisce in una enunciazione descrittiva o narrativa di situazioni previste, né in un giudizio ipotetico»: «dinnanzi alla correlazione che la norma stabilisce tra certe fattispecie e un certo trattamento giuridico, l’interprete deve domandarsi non solo “come”, ma anche “perché” la disposta correlazione debba funzionare»356.

Si avverte il bisogno che i giuristi conoscano, interpretino e comprendano la società in cui operano, per difendere una visione del diritto come scienza umana e sociale perennemente connessa ai mutamenti sociali. A tal fine, l’immagine può essere di grande aiuto: nella prima parte di questa trattazione abbiamo evidenziato l’importanza delle diverse rappresentazioni del diritto e della giustizia susseguitesi nel tempo per capire il contesto sociale che riflettono, il quale non è univoco, ma composto da individui con bisogni diversi gli uni dagli altri. Emblematico, da questo punto di vista, è il mutamento di significato sotteso alle diverse forme di rappresentazione della giustizia medievali e illuministiche: se fino al XVI secolo essa veniva raffigurata con i classici attributi della spada, della bilancia e della

356 E. BETTI, Interpretazione della legge e degli atti giuridici (Teoria generale e dogmatica), a cura di G. Crifò, Milano 1971, p. 251 ss.

benda – simboli di una giustizia imparziale e infallibile –, a partire dalla fine del XVIII secolo iniziano a comparire ritratti dal carattere prevalentemente satirico e caricaturale, con cui si evidenzia la grande distanza sussistente tra lo Stato e il diritto, dal un lato, e la collettività, dall’altro. Quella ottocentesca, d’altronde, era una società profondamente mutata rispetto a quella precedente, in cui le istanze popolari cominciavano ad assumere un’eco notevole. Questo è forse il più chiaro esempio di come il linguaggio simbolico proceda di pari passo con la storia e con i cambiamenti sociali, ai quali si adatta grazie alla sua innata capacità di descrivere la comunità in divenire357. Gli operatori del diritto, quindi, devono essere consapevoli di questo pluralismo che riguarda inevitabilmente anche il diritto, che necessita di essere adeguato continuamente al contesto in cui si inserisce e il cui studio deve avere un respiro più ampio di quello che ha usualmente.

L’arte può essere per il giurista una grande occasione per riflettere sul modo di approcciarsi con il mondo circostante e con gli altri. Essa, infatti, per il tramite delle immagini, è capace di creare empatia e di sviluppare la nostra capacità percettiva. Così, nella seconda parte del lavoro ci si è soffermati sul potere dell’immagine di emanare significati più immediati e più profondi di quelli espressi da un testo. Le modalità cognitive con cui l’individuo percepisce la realtà attraverso le immagini favoriscono strategie comunicative che consentono di comprendere appieno la realtà che ci circonda. Si tratta di quelle strategie che il Visual Legal Realism definisce social scripts, ovvero schemi narrativi che danno vita a vere e proprie “euristiche cognitive”, «che ci aiutano a fare ordine e dare un senso a ciò che

accade attorno (e dentro) a noi funzionando per lo più come filtro nel processo di attribuzione dei significati»358. Allora, incoraggiare i giuristi a prestare attenzione alle immagini oltre che ai testi può condurre a sviluppare o incrementare, da un lato, la consapevolezza dell’esistenza di un «distacco tra il mondo giuridico ideale e testuale e la realtà del mondo esterno»359 e, dall’altro, un’immaginazione etica, la stessa che era al centro dell’esperimento affrontato nell’ultima parte del lavoro.

Avviare una riflessione su questi temi da parte dei giuristi può contribuire ad una migliore presa di conoscenza dei contenuti etici ed umani che incidono profondamente sulle scelte quotidiane, così come può aiutare lo studioso ad uscire dalla logica dell’applicazione meccanica dei comandi normativi ai casi pratici.

Il contatto con l’arte e le immagini permette al giurista di osservare i fenomeni della vita reale da un punto di vista diverso, quello della storia dei popoli, dei sentimenti, dei progetti e delle opinioni che guidano lo sviluppo delle vicende umane. Queste attività artistiche non hanno come obiettivo quello di distogliere l’attenzione dai percorsi argomentativi propri del diritto, ma quello, in primo luogo, di arricchire la conoscenza del mondo e dei fenomeni sociali e, in secondo luogo, di richiamare l’attenzione sull’esigenza di conoscere l’altro. Del resto, come dimostrato dall’esperimento condotto dall’Università di Edimburgo, l’apporto dell’arte nella riflessione giuridica ha si un’importanza non indifferente ma è soltanto un corollario, uno strumento di ausilio per il giurista nell’approcciarsi

358 Cfr., R. K. SHERWIN, A manifesto for Visual Legal Realism, in “Loyola of Los Angeles law review”, vol. XL, n. 2, 2007, p. 723.

359 Cfr., A. WAGNER, W. PENCACK, Images in Law, Ashgate, Aldershot 2006, p. 269.

alle questioni che quotidianamente si trova ad affrontare. Nel corso delle attività che sono stati chiamati a svolgere, gli attori dell’esperimento hanno testato modalità di confronto con l’ambiente circostante e con gli altri del tutto inconsuete, le quali si sono rivelate decisamente utili ai fini della risoluzione del caso particolare sottoposto alla loro attenzione. È in questo modo che l’arte diviene strumento del diritto, un ponte tra presente e futuro, tra stasi e dinamica.

In tal senso, Michael Miaille, uno dei giuristi francesi che più ha insistito sull’importanza di sviluppare uno studio del diritto che non sia solo descrittivo dell’esistente ma anche critico, è dell’opinione che «lo spazio dell’erudizione giuridica si nutre di conoscenze, osservazioni e di prese di posizione che sono sociali, politiche economiche o culturali [perciò] un ampliamento degli orizzonti dei giuristi è pressoché una necessità al giorno d’oggi, al fine di rispondere alle questioni dell’epoca contemporanea, anche per costruire un diritto post-moderno»360. In definitiva, l’opera d’arte, in quanto «realtà che supera sé stessa, vale a dire che ci dice e ci dà di più di quello che essa è direttamente attraverso la percezione dei sensi»361, ha grandi potenzialità, di cui il mondo del diritto sta pian piano cominciando ad accorgersi.

360 M. MAILLE, La critique du droit, in “Droit et société”, vol. 20-21, 1992, p. 84 s.

361 P. FLORENSKIJ, Lo spazio e il tempo nell’arte, a cura di N. Misler, Adelphi, Milano 1995, p. 307.

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