ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
2.2 La dimensione satirico-caricaturale dell’iconografia del diritto e della giustizia nell’Ottocento
Le immagini fin qui analizzate sono poste a corollario dell’analisi relativa agli storici attributi simbolici con cui la Iustitia è stata ritratta dal tardo medioevo fino alla prima modernità. Le fonti documentali dimostrano come le iconografie della giustizia e, più in generale, del diritto, sono state rappresentate in modo continuativo almeno sino alla fine del XVIII secolo. Successivamente, la loro presenza si è tuttavia ridotta, concentrandosi per lo più su raffigurazioni in cui è la componente satirica a prevalere sugli antichi simboli: i quali, ove presenti, subiscono ancora una volta variazioni di significato derivanti dalla sensibilità sociale, dal «senso comune popolare di ordine extra-giuridico»100 che di volta in volta viene ad affermarsi. Per meglio comprendere ciò, potremmo rifarci alla concezione del sociologo Pierre Bourdieu, il quale, in un suo saggio sul potere simbolico, evidenzia come tutte le forme simboliche, per quanto universali, siano sovente delle forme di rappresentazione o manifestazione di mondi sociali determinati da contingenze temporali, o da peculiari gruppi sociali101: per cui gli universi simbolici, quali
100 A. SIMONE, Mater iuris, cit., p. 155.
101 Cfr. P. BOURDIEU, Sur le pouvoir symbolique, in “Annales. Histoire, Sciences Sociales”, Cambridge University Press, 1 May 1977, Vol. 32, n. 3, p. 405 ss.
strumenti di comunicazione e conoscenza, hanno il potere di consolidare una determinata realtà sociale o di sovvertirla102. È appunto quest’ultimo il ruolo svolto dalle immagini satiriche del diritto e della giustizia di seguito analizzate: contravvenire ad un senso comune omologante, sottraendo potere simbolico alle forme di rappresentazione dei mondi sociali dominanti, per realizzare un senso comune nuovo che si rende legittimo in modo autonomo per mezzo della dimensione pubblica e del bisogno di essere riconosciuto all’interno di un ordine sociale prestabilito103. È indubbio quindi come, nel contesto ivi trattato, la dimensione satirica e caricaturale, essendo strettamente legata alla societas e alle sue vicissitudini politiche, da un lato sia funzionale a ridurre il divario tra diritto e società mettendo in relazione diretta – sulla base di una percezione comune della cultura giuridica – il diritto con chi lo subisce o lo esercita, dall’altro lato a non ricondurre il diritto e la giustizia ad una mera funzione tecnica, mostrandone le contraddizioni e promuovendo il cambiamento.
Il tema ricorrente nella raffigurazione satirica del diritto e della giustizia è il risultato della necessità di denunciare un diritto percepito come ingiusto a causa di molteplici fattori: il distacco dalla volontà popolare e generale, la mancata coincidenza con la giustizia o la circostanza che non sia quest’ultima a determinare il diritto stesso. Per questi motivi il diritto, in relazione alla società e ai bisogni di giustizia che esprime, non può che essere inteso come un concetto dinamico. In
102 Secondo F. Campana, interpretazione non lontana dal pensiero hegeliano per cui le opere d’arte sono delle creazioni umane capaci di raffigurare le più diverse interpretazioni del mondo. Cfr. F. CAMPANA, L’attualità della filosofia hegeliana dell’arte come problema, in “Verifiche”, 2016, Vol.45, n. 1-2, p. 46.
103 P. BOURDIEU, Langage et pouvoir symbolique, Fayard, Paris 2001, p. 188 s.
tal senso vanno i disegni e le litografie satiriche di Honoré Daumier104, che connotano il passaggio dalla Rivoluzione alla Restaurazione in Francia. Essi sono significativi per comprendere il rapporto che intercorre tra il sistema giuridico e il modo in cui il senso comune percepisce il potere giudiziario. I disegni caricaturali daumeriani aventi ad oggetto avvocati e giudici nell’atto di rapportarsi con il popolo, furono dapprima pubblicati sul giornale satirico Le Chiarivari nel 1848 e, successivamente, divennero un volume: Le Gens de Justice. Qui troviamo ritratte alcune delle scene giuridiche che
quotidianamente animavano i tribunali: l’oratoria a doppio taglio con cui l’avvocato difende e al tempo stesso accusa la vedova e l’orfanello (Fig. 23), denuncia della versatilità degli avvocati, i cui comportamenti teatrali e discorsi enfatici potevano essere utilizzati per ogni tipo di attacco e difesa; il volto contratto in segno di impotenza, quasi contrariato, del giudice a seguito della battuta spiritosa dell’imputato circa il suo stato di indigenza economica (Fig. 24), inequivocabile riferimento al fatto che, sebbene la giustizia e i suoi rappresentanti dovrebbero essere imparziali, secondo la percezione popolare i giudici danno più importanza al denaro; l’avvocato che sussurra all’orecchio
104 Honoré Daumier, pittore, scultore, litografo e caricaturista francese, avviato senza successo alla carriera letteraria decide di intraprendere gli studi artistici e, tra il 1829 e il 1830, il suo talento lo porterà dapprima a collaborare con la rivista satirica “La Silhouette”, ove illustra la polemica politica anti- monarchica, e poco dopo ad incontrare Honoré de Balzac, dal quale apprenderà lo spirito de la Comédie Humaine trasponendolo visivamente come elemento paradigmatico per la raffigurazione dei vizi della borghesia dell’epoca. In seguito, prestando la propria opera presso altre riviste, come La Caricature e Le Chiarivari – in cui pubblicizzerà le sue litografie derisorie di giudici e avvocati –, avranno inizio i suoi guai giudiziari a causa della censura che lo condurranno in carcere accusato di “crimini contro il potere”: cfr. D. BLIN, Daumier (1808-1879), Èditions de la Réunion des musées nationaux, Paris 1999, p. 5 ss. (introduzione al catalogo di una mostra dedicata a Daumier al Grand Palais di Parigi).
del suo assistito rassicurandolo circa le accuse ingiuriose avanzate dall’avversario, poiché presto quest’ultimo andrà incontro alla stessa sorte (Fig. 25), messa in scena della corruzione e dell’ipocrisia; infine, giudici che annoiati sonnecchiano durante un’arringa (Fig. 26).
In queste litografie il tratto stilistico di Daumier risiede nell’uso del bianco e nero. L’Autore gioca con il contrasto chiaroscurale – derivante «dall’aver apprezzato e studiato i maestri olandesi e fiamminghi, Rembrandt e Rubens, nonché lo spagnolo Goya»105– come a voler esprimere visivamente quella contraddizione che il modo di intendere la giustizia, ormai scevro di quello spirito repubblicano e rivoluzionario che l’aveva animata, portava con sé106. La dimensione caricaturale a cui l’artista sottoponeva giudici e avvocati era volta non a deformarne le fattezze o i comportamenti, ma a ritrarli nei momenti di maggior cinismo e distacco da quel popolo che avrebbero dovuto difendere e rappresentare107. In tal senso, i gesti enfatici dei soggetti raffigurati amplificano l’espressione visiva e avvicinano le caricature daumeriane al teatro: «la Giustizia diventa una sorta di opera teatrale»108, – espressione della «Comédie Humaine di tutti i tempi»109 –, in cui la teatralità dell’immagine raffigurante la scena giuridica diviene cornice di una propaganda polemica110,
105 L. BARZINI, L'opera pittorica completa di Daumier, apparati critici e filologici di G. Mandel, Rizzoli, Milano 1971, p. 7.
106 Cfr. G. SCHEIWILLER, Honoré Daumier, Hoepli, Milano 1936, p. 10. 107 Cfr. J. J. LÉVȆQUE, Honoré Daumier (1808-1879). Les Dessins d’une Comédie Humaine, ACR, Paris 1999, p. 92 ss.
108 J. ZUGAZAGOITIA, Daumier: scene di vita e vita di scena, Electa, Milano 1998, p. 14.
109 Ossia «dell’aspetto umano quale che sia l’epoca in cui è stato raffigurato […] come Balzac nel suo grande affresco della società, Daumier ci svela l’uomo senza maschera» (ibidem, p. 15).
generatrice di un immaginario popolare del diritto e della giustizia111 caratterizzato da una passiva rassegnazione nei confronti del “diritto ingiusto”.
In seguito, negli anni ‘20 del Novecento, la forza satirica delle opere di Daumier si diffonde soprattutto in Germania e in Inghilterra, ove la dimensione caricaturale delle sue raffigurazioni si adattava a contesti inclini a un atteggiamento laico nei confronti delle distorsioni del sistema giuridico112. Nel mondo anglosassone, un famoso settimanale satirico – il Punch113, sottotitolato Or the London Chiarivari in omaggio all’omonima rivista francese dell’Ottocento di
cui sopra – spopolava per le sue beffarde illustrazioni del mondo giudiziario; ne è un vivido esempio il disegno caricaturale della giustizia (Fig. 27), raffigurata con gli attributi simbolici della benda – che però occlude solo parzialmente il suo sguardo – e della bilancia – in cui un sacco di monete su un piatto pesa di più di un contenitore recante la scritta “onore” posto nell’altro –, nell’atto di protendere un braccio, adorno di monili, dietro di sé per afferrare furtivamente una
111 Cfr. D. DE LA GARANDERIE, L’image de l’avocat de Daumier à nos jours, in N. LENOIR (a cura di), La Justice de Daumier à nos jours, Somogy, Paris 1999, p. 18.
112 Cfr. M. MELOT, Daumier. L’art et la République, Archimbaud, Paris 2008, p. 213 ss.
113 Fondato nel 1841 da Henry Mayhew e dall’incisore Ebenezer Landells, il Punch fu pubblicato con periodicità settimanale dal 1841 al 1992, e poi dal 1996 al 2002. Ricca di metafore testuali e visuali, questa rivista è riuscita nell’intento di creare un linguaggio comune attraverso il quale i lettori potessero iniziare a comprendere e a dibattere circa i cambiamenti sociali e culturali di un mondo in continuo divenire. Attualmente l’Università di Heidelberg ha dato vita ad un processo di digitalizzazione delle annate complete dal 1841 al 1925, liberamente consultabili all’indirizzo
https://www.ub.uni-
heidelberg.de/helios/fachinfo/www/kunst/digilit/punch.html. Cfr. C. HORROCKS, The Punch Historical Archive, 1841–1992: a sustainable brand for the digital age, in “Victorian Periodicals Review”, 2015, Vol. 48, n. 2, p. 238 ss.
moneta. Tale immagine illustrava un articolo intitolato On the “beauty” and “luxury” of the truth, nel quale si affermava a chiare lettere l’esistenza di quelle finzioni legali – legal fictions – per cui «la Giustizia, figlia della Verità, corrotta dalla Legge, con un solenne sorrisetto, presta poca attenzione ai poveri, e dà molto valore ai ricchi»114. Il chiaro intento era quello di denunciare la dimensione della corruzione che pervadeva l’ordine giuridico e quanto di fatto esso fosse incapace di occuparsi dei problemi dei ceti meno abbienti.
2.3 L’iconografia del diritto e della giustizia come percepiti