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3. LE CONSEGNE STRAORDINARIE

3.3. COMPLICITA’ DI STATI EUROPEI NELLA PRATICA DELLE

3.3.1. CONSIDERAZIONI GENERALI

Come analizzato nel paragrafo precedente, gli Stati Uniti, da soli, non avrebbero mai potuto organizzare tale sofisticata rete di consegne e strutture segrete. In questo sistema spicca, infatti, la posizione degli Stati complici, i quali hanno permesso varie operazioni sul proprio territorio, in nome di un’alleanza militare con gli Stati Uniti. Tale alleanza, però, ha portato, in questo caso, alla violazione di alcuni dei diritti fondamentali spettanti ad ogni individuo. Ovviamente, anche gli stati complici sono responsabili, a pari titolo, delle gravissime violazioni dei diritti umani occorse.

Il sistema di consegne straordinarie è, come detto, un fenomeno di portata mondiale, ma in questo elaborato, mi limiterò ad approfondire le posizioni più complicate di alcuni degli Stati membri del Consiglio d’Europa e del Canada. Tale decisione è dovuta all’impossibilità di ricostruire l’intera rete mondiale, per cui la scelta è ricaduta sul continente europeo, quello più vicino alla realtà in cui vivo, sebbene sia uno dei continenti più avanzati dal punto di vista della protezione, a questo punto solo teorica, dei diritti dell’uomo, e sul Canada, stato insospettabile, ma che ha si è dimostrato un perfetto alleato degli Stati Uniti per lo svolgimento del programma. In questo paragrafo cercherò di spiegare in che modo alcuni stati europei si sono resi complici delle consegne straordinarie, con differente grado di complicità, mentre nel successivo verrà esposta la posizione del Canada.

Le voci circa una complicità di alcuni stati membri del Consiglio d’Europa cominciarono a circolare nel novembre 2005, quando l’organizzazione americana

Human Rights Watch, il giornale americano The Washington Post, e il canale

televisivo ABC, riferirono che centri di detenzione segreti della CIA erano stati localizzati in alcuni Stati Europei, in particolare, secondo Human Rights Watch e

ABC, in Polonia e in Romania. Secondo ABC, undici persone sospettate di

in Europa, prima di essere trasportate in strutture della CIA in Africa. Un risvolto interessante della vicenda, risiede nel fatto che il documentario trasmesso da ABC, fu disponibile anche su internet per un paio di giorni, ma poi venne censurato. Allo stesso tempo, il direttore del quotidiano Washington Post confessò di essere anche lui a conoscenza di quali Stati europei fossero coinvolti nella vicenda, ma di essersi astenuto dal nominarli, a seguito di un accordo con le autorità americane. Nel 2005, quindi, le voci di una complicità non erano sicure, ciò che era certo è che era stata esercitata una notevole pressione, da parte delle autorità, affinché i paesi coinvolti non venissero nominati67.

Il Segretario Generale del Consiglio d’Europa rispose a queste voci, nominando, secondo la procedura prevista dall’articolo 52 della CEDU, una commissione d’inchiesta su tale fenomeno. Proprio da tale inchiesta nascono i rapporti Marty: per la stesura di questo paragrafo verrà utilizzato soprattutto il rapporto del 2007, che riguarda più strettamente la complicità degli Stati membri del Consiglio d’Europa nella pratica delle consegne straordinarie.

Secondo Marty, la CIA avrebbe fatto uso dei servizi di informazioni stranieri, in particolare quelli europei, sfruttando il quadro di alleanze interno alla cornice tracciata dal trattato istitutivo della North Atlantic Treaty Organization, la NATO68 e siglando, altresì, accordi bilaterali con alcuni singoli Stati. Questi accordi bilaterali tra Stati Uniti e Stati appartenenti al Consiglio d’Europa, possono essere classificati a seconda del loro contenuto, delineando così tre tipi di accordi:

 al livello più basso, possiamo trovare gli accordi siglati per una singola operazione di cattura, detenzione o trasferimento di un sospetto terrorista. Come esempi di questi accordi, si possono citare quelli intercorsi con l’Italia per il sequestro di Abu Omar69 e con la Macedonia per l’arresto e la detenzione di El-Masri70;

 al livello intermedio, questi accordi bilaterali (conformi con le disposizione del trattato NATO) creano dei rapporti di collaborazione tra servizi segreti

67 MARTY, Alleged secret detentions and unlawful inter-state transfer of detainees involving Council of Europe member states, 12 giugno 2006, Doc. 10957, par. 7-8.

68 Vedi capitolo 2 “Il contesto (Guerra al terrorismo)”.

69 Vedi capitolo 6 “Il caso Abu Omar”.

di diversi Stati e concedono a civili (in questo caso agenti dei servizi segreti) gli stessi privilegi che normalmente, secondo trattati e consuetudini internazionali, sono riservati ad appartenenti ai corpi militari;

 al livello più alto, troviamo gli accordi in cui viene stabilita la più profonda forma di collaborazione tra gli Stati Uniti e altri Stati europei. Questi accordi vennero stipulati al fine di garantire la messa a disposizione di luoghi, infrastrutture e qualsiasi materiale di supporto alla CIA, nonché il massimo riserbo sulle operazioni svolte. Sono accordi che prevedono, quindi, il livello apicale di difesa statale. Verrebbe spontaneo chiedersi come mai uno Stato senta il bisogno di condurre operazioni, considerate di importanza vitale per la propria difesa, sul territorio di un altro Stato.

Qualsiasi circostanza che possa riferirsi ai luoghi, alle motivazioni della firma di tali accordi, nonché il testo stesso di tali accordi, è, ovviamente, segreta. Ciò che viene riportato nei rapporti di Marty, è dato da testimonianze di persone che ricoprivano ruoli di responsabilità all’interno degli Stati che hanno firmato tali accordi con gli Stati Uniti e che, lo stesso Marty, reputa affidabili e veritieri71.

Il terzo tipo di patti bilaterali, confermando le anticipazioni fornite dalle tre fonti sopra citate, è stato stipulato tra Stati Uniti, da una parte e Polonia e Romania, dall’altra. E’ opportuno, secondo me, cercare di analizzare i motivi della scelta di questi due Stati e come si è arrivati alla definizione di queste intese, ricordando che, entrambi i paesi, facevano parte, molti anni prima, del blocco dell’Est e che, pertanto, non potevano certo essere ritenuti paesi amici da parte degli Stati Uniti.

E’ risaputo che i paesi dell’est siano poco inclini ad accettare le richieste americane, ma, proprio sotto questo punto di vista, la Polonia ha, in seguito all’ingresso nella NATO, rappresentato un’eccezione. Essa ha infatti partecipato alle missioni in Afghanistan e in Iraq, assumendo perfino il controllo di una delle zone irachene, poste sotto il controllo degli alleati. Tornando, però, all’oggetto che ci interessa, secondo le fonti a disposizioni di Marty, Stati Uniti e Polonia

71 MARTY, Alleged secret detentions and unlawful inter-state transfer of detainees involving Council of Europe member states: second report, 7 giugno 2007, par 112  122.

negoziarono la possibilità di tenere in custodia sul territorio polacco alcuni detenuti di alto valore72, durante il 2002 e i primi mesi del 2003.

La Polonia ospitò, quindi, all’interno dei propri confini, alcuni dei più importanti uomini di Al-Qaeda, o almeno sospettati di esserlo. Non tutti i detenuti di alto valore, però, furono incarcerati in Polonia: infatti, per ragioni sia di sicurezza, che di capacità, il filone polacco che si è occupato del programma HDV, è rimasto limitato nella sua misura. Si cercò, allora, un altro paese in cui inviare i sospetti terroristi al di fuori del programma polacco e tale paese fu individuato nella Romania, il cui territorio era già conosciuto dagli agenti della CIA, in quanto vi avevano operato all’inizio del 2003. L’accordo con la Romania si fondava su due direttive principali: gli stretti rapporti umani fra personale americano e rumeno, e l’investimento di materiali in Romania. Non è un caso, infatti, che dal 2003, in Romania, furono migliorate molte piste di atterraggio per aerei e furono costruite nuove caserme. Il filone romeno è successivo a quello polacco, fu delineato nel 2003 e fu reso operativo nel 2004 e nel 2005. Il valore dei detenuti portati in Romania era minore di quello dei sospettati trasferiti in Polonia, ma ciò non significa che tali persone non avessero importanti legami con Al-Qaeda.