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3. LE CONSEGNE STRAORDINARIE

3.3. COMPLICITA’ DI STATI EUROPEI NELLA PRATICA DELLE

3.3.2. POLONIA

Per capire meglio, però, in che modo, Polonia e Romania hanno collaborato nella pratica delle consegne straordinarie, è utile approfondire il ruolo giocato da ognuno dei due Stati. Seguendo lo schema del rapporto di Dick Marty, inizierò dalla situazione in Polonia.

In Polonia esistono tre diverse agenzie di servizi segreti: due appartenenti al ramo civile e una a quello militare. Essendo le agenzie civili sottoposte ad un controllo sul loro operato da parte sia del parlamento, sia del governo, l’attenzione degli Stati Uniti, ed in particolare della CIA, è stata dedicata all’agenzia militare73, la quale godeva delle prerogative spettanti ai corpi militari, in particolare di una maggiore segretezza. Secondo la legge che la istituisce, tale agenzia dipende dal Ministro della difesa, ma approfondendo la realtà polacca, si scopre che, in realtà,

72 I cosiddetti HVDs (High-Value Detainees).

essa opera come un’intesa al servizio di particolari gruppi di potere. Si può facilmente concludere, secondo Marty, che la WSI era solita essere impiegata per portare a termine operazioni non proprio pulite.

La collaborazione dei servizi polacchi alla CIA era data principalmente dalla creazione e dal successivo controllo di alcune cosiddette zone tampone attorno alle strutture gestite dalla CIA, per non permettere a nessuno di avvicinarsi e vedere ciò che succedeva all’interno. Un’altra forma di collaborazione era rappresentata dalla libertà, accordata ad agenti della CIA in borghese, di muoversi liberamente all’interno del territorio polacco, ma soprattutto di entrare e di uscire da esso senza dover adempiere mai nessuna formalità. Quest’ultimo meccanismo era attuato tramite il controllo e la complicità degli uffici preposti ai vari controlli doganali in Polonia.

A livello di accordo, rimane un’ultima questione: bisogna accertare se l’intesa tra Polonia e Stati Uniti era solo a livelli di servizi segreti o vi erano coinvolte anche personalità statali. Secondo l’inchiesta di Marty, almeno quattro persone appartenenti all’apparato statale polacco sapevano e hanno permesso alla CIA di intraprendere operazioni sul loro territorio. Queste persone sono:

 l’allora Presidente della repubblica polacca, Aleksander Kwasniewski;

 il segretario del Comitato per la sicurezza nazionale, Marek Siwiec;

 l’allora Ministro della difesa, Jerzy Szmajdzinski;

 il capo del servizio segreto militare, Marek Dukaczewski.

Questi quattro individui avrebbero concluso l’alleanza con gli americani, ma anche tra di loro, basandosi su una fortissima fedeltà personale e una comune nozione di dovere nazionale74. Tutte le fonti utilizzate da Dick Marty confermano il fatto che la Polonia aveva accettato di partecipare al programma con la CIA per la detenzione segreta dei prigionieri di alto valore, a cominciare dal suo presidente75. Il segreto sembra, quindi, dipanarsi, almeno per quanto riguarda la

74 “We all serve one another, but first we serve the Republic of Poland” sarebbe l’espressione esatta, secondo Dick Marty.

75 MARTY, Alleged secret detentions and unlawful inter-state transfer of detainees involving Council of Europe member states: second report, 7 giugno 2007, par 167  179.

partecipazione delle più alte cariche dello Stato polacco al programma di consegne straordinarie della CIA76.

Verrà analizzato, ora, quali operazioni venivano svolte dalla CIA in Polonia e come esse trovavano applicazione.

Interrogato dai membri della commissione d’inchiesta istituita dal Consiglio d’Europa, il governo polacco ha sempre negato l’esistenza di prigioni segrete sul proprio territorio, affermando che le condizioni di qualsiasi individuo soggetto a privazione di libertà, sono pienamente conformi a quanto previsto dalle varie convenzioni internazionali in materia. Nonostante questa presa di posizione, però, l’inchiesta presieduta da Marty non si arrese e trovò alcuni documenti che ci permettono oggi di ricostruire una ben diversa realtà, ovvero che almeno dieci voli, appartenenti ad almeno quattro diversi aerei gestiti dalla CIA sono atterrati in Polonia, tra il 2002 ed il 2005.

Il centro di queste operazioni è rappresentato dall’aeroporto di Szymany, classificato come drop off point77. La maggior parte degli aerei atterrati a Szymany

proveniva direttamente da Kabul, proprio nel periodo in cui, secondo le fonti a disposizioni dello svizzero, il programma, avente per oggetto i detenuti di alto valore, si stava ampliando in Polonia, cioè nei primi mesi del 2003. Il rapporto Marty, però, va oltre alla descrizione dei voli effettuati dalla CIA da o verso la Polonia, e, attraverso le testimonianze di impiegati dell’aeroporto, guardie di sicurezza e agenti doganali, descrive ciò che succedeva all’aeroporto di Szymany, una volta che l’aereo contenente il sospetto terrorista, fosse atterrato.

Esiste una vera e propria serie di operazioni che venivano svolte all’interno dell’aeroporto e che prendevano avvio circa 12 ore prima dell’arrivo del velivolo, con una telefonata da parte dei servizi segreti, i quali informavano il direttore dell’aeroporto di Szymany circa l’arrivo di un aereo americano e di prepararsi per accoglierlo, ordinando lo sgombero della pista a qualsiasi mezzo si fosse trovato su di essa e allontanando dal luogo di atterraggio qualsiasi persona polacca che lavorava nell’aeroporto. Una volta che l’aereo toccava il suolo, veniva avvicinato da alcuni furgoni che sostavano vicino al velivolo per alcuni minuti, evidentemente

76 Secondo un’autorevole fonte polacca: “There are no secrets in war. There is no intelligence in war. You cannot keep something secret in a time of conflict”.

per caricare qualcosa o qualcuno, e, una volta concluse le loro operazioni, si allontanavano, abbandonando la struttura di Szymany e dirigendosi, secondo chi li ha osservati, verso il centro di Stare Kiejkuty. Secondo una fonte, quando questo tipo di operazioni avevano luogo, tutto era controllato dagli americani, chiunque partecipasse a tali attività era americano, persino gli autisti dei furgoni; nessun polacco poteva partecipare o assistere a queste operazioni78.