2. IL CONTESTO (Guerra al terrorismo)
2.3. LA GUERRA AL TERRORISMO E I DIRITTI UMANI
Nonostante numerosi documenti delle Nazioni Unite invitassero gli Stati a rispettare i diritti umani nel loro programma anti terrorismo e le numerose
35 Federal Register, “Military order of November 13, 2001 – Detention, treatment, and trial of Certain non-citizens in the war against terrorism”.
36 WESTRA, Faces of State Terrorism, Leyden, 2012.
37 Vedi capitolo 4.
38 U.S Department of Justice Office of Legal Counsel, Memorandum for Alberto R. Gonzales Counsel to the President, sezione I, 1 agosto 2002.
convenzioni a tutela dei diritti umani in vigore, la condotta degli Stati Uniti e di alcuni loro alleati negli sforzi contro i terroristi rappresenta il meno accettabile aspetto della reazione agli attentati dell’11 settembre. I confini della legalità, rispettati solo all’inizio, furono poi superati; numerose norme vennero ignorate, re-interpretate o negate39.
Le attività criminose poste in essere dagli Stati impegnati nella lotta al terrorismo (Stati Uniti e Regno Unito su tutti, ma anche altri Stati europei) sono le seguenti:
la privazione delle libertà civili dei cittadini;
la qualificazione del “sostegno materiale al terrorismo” come crimine di guerra;
detenzioni illegittime dal punto di vista giuridico, in quanto nessuna accusa è mai stata formulata a carico degli arrestati, i quali non furono mai portati davanti ad alcuna autorità giudiziaria;
la questione delle consegne straordinarie (extraordinary renditions) 40. Per quanto concerne la limitazione dei diritti civili nel corso della guerra al terrorismo, ci si riferisce in particolare alle misure finanziarie che hanno violato il diritto di proprietà. Il congelamento dei fondi è una forma di controllo usata soprattutto nel campo del riciclaggio del denaro e del traffico di droga ed è stata, successivamente, applicata anche alle organizzazioni terroristiche. Il sistema usato per rintracciare i terroristi è un sistema particolare, gestito unilateralmente da funzionari americani; in questo modo, chiunque, senza possibilità di appello, potrebbe vedersi privato delle sue legittime proprietà, senza poter in alcun modo contestare questa decisione e senza ricevere spiegazioni sulle motivazioni di quell’atto. La credenza generale era che il congelamento dei conti bancari sospetti potesse ridurre le possibilità di nuovi attacchi terroristici. Ancora oggi, è aperta la discussione riguardo l’efficacia di questo metodo per prevenire futuri attacchi.
L’Antiterrorism and Effective Death Penalty Act, emanato nel 1996, autorizza il segretario di stato a qualificare un’organizzazione come una organizzazione
39 WESTRA, Revolt Against Authority, Leyden, 2014.
terroristica straniera, quando essa è ritenuta coinvolta in attività terroristiche che minacciano la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. A seguito di questa qualificazione, sopraggiungono alcune conseguenze: se i membri non sono cittadini americani, viene loro precluso l’ingresso negli Stati Uniti, tutti i loro beni e fondi presenti in America possono essere congelati a discrezione del segretario del tesoro e le persone facenti parte dell’organizzazione e quelle che, consapevolmente, hanno fornito assistenza, possono subire una pena detentiva fino a dieci anni. L’opposizione a tutto ciò risulta estremamente difficile: sono, infatti, pochissimi i casi di ricorso presentati e questi rimasero, in ogni caso, senza successo41. Ciò che attira l’attenzione su alcune pratiche di lotta al terrorismo, è che tali misure condividono con il terrorismo un concetto che Alex Schmid42 definisce una marcata indifferenza verso i basilari codici morali. Sia i terroristi, sia chi combatte contro di loro, non nutre, infatti, alcun rispetto, né della giustizia, né dei principi morali.
Il supporto materiale al terrorismo costituisce, invece, una fattispecie ancora poco chiara: fornire beni, servizi, denaro, alloggi, campi di addestramento, consigli, armi e altro ai terroristi, è stato qualificato, a dispetto del diritto internazionale in materia, come crimine di guerra secondo il Military Commission Act del 2006. La qualificazione di “crimine di guerra” appartiene al diritto internazionale, ma in nessuna Convenzione, né in alcuna consuetudine appartenente a tale diritto possiamo trovare la fattispecie di supporto materiale al terrorismo come crimine di guerra.
Il caso più celebre collegato a questa fattispecie è rappresentato dall’arresto di Ahmed Hamdam. Questi era un giovane cittadino dello Yemen, che lavorava come autista. E’ molto probabile che durante il suo lavoro, abbia agito, sporadicamente, come corriere per Osama bin Laden, pur tuttavia non entrando mai nell’organizzazione di Al Qaeda e, probabilmente, rimanendo all’oscuro di ciò che trasportava. Nel novembre 2001, Hamdam fu intercettato dai soldati afghani, in un momento in cui non era in servizio e, sebbene lui non avesse accennato alcun segno di resistenza, fu consegnato agli uomini americani, i quali lo trasferirono, senza
41 MURPHY, Contemporary practice of the United States relating to international law, in American journal of international law, 2000, p. 348-381.
42 Alex Schmid è uno studioso olandese di fama internazionale riguardo la tematica del terrorismo. E’ stato Officer-in-Charge of the Terrorism Prevention Branch delle Nazioni Unite.
indugio, a Guantanamo Bay, dove venne dichiarato unlawful enemy combatant e accusato di crimine di guerra a dispetto dello Statuto di Roma che istituisce la Corte Penale Internazionale, il quale definisce i crimini di guerra:
“For the purpose of this Statute, ‘war crimes’ means:
(a) Grave breaches of the Geneva Conventions of 12 August 1949, namely, any of the following acts against persons or property protected under the provisions of the relevant Geneva Convention (…)
(b)Other serious violations of the laws and customs applicable in international armed conflict, within the established framework of international law43”.
In questa ampia definizione non è compreso il supporto materiale al terrorismo, quindi non si capisce perché una legge interna di uno Stato possa qualificare come crimine di guerra una fattispecie non prevista da accordi internazionali inerenti la materia.
Secondo le Nazioni Unite, l’attenzione al rispetto dei diritti umani è uno dei punti centrali nella lotta al terrorismo. Sono state già accennate alcune raccomandazioni contenute nel rapporto finale del gruppo di lavoro istituito dal Segretario Generale, proprio per trovare una strategia vincente contro il terrorismo.
Anche il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, si è dedicato al terrorismo, preoccupandosi principalmente di condannare l’impunità goduta da chi avesse posto in essere gravi violazioni dei diritti umani44. Nella parte introduttiva del suo rapporto, il rappresentante speciale per la salvaguardia dei diritti umani nella lotta al terrorismo, Ben Emmerson, condanna gli attacchi dell’11 settembre, qualificandoli come crimini contro l’umanità, ma, allo stesso tempo, dichiara che la reazione a tali attacchi, posta in essere dal presidente George W. Bush, ha prodotto atti illegittimi, quali detenzioni segrete e uso della tortura, compiuti durante gli interrogatori dei sospetti terroristi. All’interno del rapporto si analizza il diritto alla verità: è un diritto spettante a ciascun individuo che è stato vittima di abusi dei suoi diritti fondamentali. Tale diritto deve permettere alla vittima, ai suoi
43 Articolo 8 dello Statuto della Corte Penale Internazionale, Roma, 1998.
44 Human Rights Council, Report of the Special Rapporteur on the promotion and protection of human rights and fundamental freedoms while countering terrorism, 1 marzo 2013, doc. A/HRC/22/52.
familiari e all’opinione pubblica di ottenere tutte le informazioni riguardanti la presunta commissione della violazione, l’identità dei funzionari che hanno commesso gli atti punibili, il luogo in cui la violazione è occorsa, il processo che ha portato ad autorizzare tale comportamento e, inoltre, a godere di una compensazione accompagnata da pubbliche scuse.
Il diritto alla verità presenta due aspetti complementari: se da una parte l’individuo gode del diritto alla verità, dall’altro lato sussiste il dovere per lo Stato di attivare indagini accurate ed imparziali al fine di verificare la fondatezza delle accuse e, se ritenuti colpevoli, punire i responsabili45. Il mancato rispetto di questi due principi, saldamente legati fra di loro, porta all’impunità dei colpevoli. Vari sono i mezzi, secondo il Rappresentante speciale, tramite i quali si giunge all’impunità: la concessione di immunità, la distruzione delle prove, l’interferenza del potere esecutivo, attraverso apposizione di segreto di Stato o altri mezzi, nelle indagini volte ad accertare i fatti. L’impunità rende vano ogni sforzo fatto negli anni passati per garantire ad ogni individuo i suoi diritti fondamentali e chiede, nelle raccomandazioni finale del documento, a tutti gli Stati, i cui funzionari siano accusati di aver violato i diritti umani, di collaborare nella ricerca della verità e punire i responsabili.
Il primo e il secondo punto del precedente elenco riguardano l’oggetto della mia ricerca, pertanto verranno approfonditi in dettaglio nel capitolo successivo. Basterà, qui, solo ricordare che le persone sospettate di terrorismo o di qualsiasi attività criminale possono essere, certamente, trasferite da uno Stato ad un altro affinché esse possano subire un processo per le accuse loro formulate. Un particolare istituto di questo tipo di fenomeno è l’estradizione: uno Stato richiede che una persona sospettata di aver commesso dei crimini e che si trovi in un territorio soggetto alla sovranità e quindi alla giurisdizione di un altro Stato, venga consegnata, rispettando alcune regole legali, spesso contenute in un accordo stipulato in precedenza fra i due Stati. Il termine consegne straordinarie (extraordinary renditions) si riferisce ad un processo simile, ma al di fuori di ogni contesto legale: la persona soggetta a questo tipo di trasferimenti non ha accesso al
45 Vedi capitolo 5, caso El-Masri, in cui la Corte europea dei diritti dell’uomo condanna la Macedonia anche per non aver intrapreso indagini effettive sulle accuse avanzate da El-Masri.
sistema giudiziario dello Stato richiedente e, anzi, molto spesso, neanche al suo territorio46.
46 GARCIA, Renditions: constraints imposed by laws on torture, Congressional research service, 2009.