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Capitolo 3: CONTESTI

3.4 Contesti giuridici

Dopo aver tratteggiato i servizi utilizzati dai miei interlocutori sarà opportuno contestualizzare da un punto di vista “giuridico” i percorsi da loro fatti, e di cui si avrà più avanti modo di raccontare. Farò accenno pertanto alla normativa legata ai ricongiungimenti familiari, al permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo e al nuovo Accordo d'integrazione.

Il ricongiungimento familiare

Tutte le famiglie con cui ho stretto relazioni hanno potuto guadagnare l'unità familiare attraverso il ricongiungimento. È sempre stato il marito a ricongiungere la moglie e, eventualmente, i figli. Questa è però una fase che tutti hanno già passato da almeno qualche anno; non me ne hanno pertanto mai parlato troppo approfonditamente. Chiedendo se era stato difficile avere tutte le carte in regola per richiedere il ricongiungimento, la risposta è sempre stata negativa: basta avere un “CUD alto”, un buon reddito, ed è tutto semplice mi hanno sempre detto. Secondo la legislazione italiana l'istanza di ricongiungimento familiare può essere avanzata, infatti, da chi risponde ad alcuni requisiti. Innanzitutto è necessario disporre di un certo reddito minimo annuo. Bisogna poi dimostrare il legame familiare con i soggetti da ricongiungere e avere un alloggio che soddisfi i criteri di idoneità abitativa (in cui rientra per esempio una certa disponibilità di spazio, in mq, per abitante), e quelli igienico-sanitari previsti32.

32 Per tutti i dettagli sulla procedura per il ricongiungimento familiare si confronti: http://www.meltingpot.org/Scheda-

pratica-Procedura-per-il-ricongiungimento-familiare.html oppure la guida del Comune di Venezia alla pagina: http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/19438#093c32 Per una lettura critica di tale istituto (la rigida definizione di quali familiari sia possibile ricongiungere; la dipendenza amministrativa, ma non solo, tra ricongiunti e ricongiungente; la definizione soggiacente di famiglia in senso nucleare) si veda Della Puppa (2012:66-68; 70-73).

Il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo

Si tratta di un titolo previsto dall'art. 9 del Testo Unico sull'immigrazione ed è un permesso di soggiorno illimitato che può essere richiesto dallo straniero che risiede stabilmente e in maniera continuativa in Italia da almeno 5 anni. Al momento della richiesta il cittadino deve possedere una serie di altri requisiti: deve disporre di un permesso di soggiorno valido e dimostrare un reddito che non scenda al di sotto dell’importo annuo dell’assegno sociale; non deve essere considerato pericoloso per l'ordine pubblico; da giugno 2010 deve anche aver raggiunto un livello di conoscenza della lingua italiana non inferiore al livello A2 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER)33.

La lingua italiana è dunque un punto e un momento centrale nel percorso verso l'ottenimento del documento per la residenza illimitata. Il Ministero dell'Interno ha predisposto la possibilità di sostenere i test di lingua presso le prefetture. È possibile ottenere la certificazione anche presso tutti quegli enti certificatori che sono stati riconosciuti dal Ministero degli affari Esteri e dal Ministero dell'Istruzione. Tra questi rientrano i CTP e alcune università italiane come per esempio l'Università per Stranieri di Siena o di Perugia.

Per i miei interlocutori la possibilità di ottenere un titolo che garantisse il soggiorno in Italia illimitatamente è stata subito colta non appena scaduti i 5 anni di residenza. Il requisito che a loro mancava era la conoscenza della lingua italiana: per soddisfarlo c'è chi ha seguito la strada dei test offerti dalla prefettura, chi ha scelto di frequentare i corsi del CTP, chi ancora ha provato l'esame dell'Università per Stranieri di Siena. Quest'ultima propone un esame “calibrato” per le esigenze degli immigrati, offrendo un 'modulo di integrazione in Italia', per ottenere la certificazione di livello A234. Si tratta di un test semplificato rispetto a quello di pari livello ma destinato ad altra

33 Si confronti il sito della Polizia di Stato: http://www.poliziadistato.it/articolo/view/214/ oppure la scheda:

http://www.meltingpot.org/Il-Permesso-di-soggiorno-CE-per-soggiornanti-di-lungo.html#.Ur7kWvTuKi3 In questa sono anche indicati i costi: per avanzare la richiesta si spendono 273,50 euro, oltre alle fotocopie di tutti i documenti necessari.

34 È la certificazione CILS che attesta le abilità linguistiche (ascolto, comprensione e produzione scritta, produzione

orale) per la lingua italiana. Un esempio del test di livello A2 destinato agli immigrati si può reperire al seguente link: http://cils.unistrasi.it/articolo.asp?sez0=89&sez1=0&lng=1&art=194&prev=b.

tipologia di studenti. Allo stesso tempo risulta più articolato se confrontato all'esame proposto dalle prefetture35.

Si ricordi, infine, che questo permesso di soggiorno può essere richiesto anche dal coniuge del cittadino straniero che già risiede da 5 anni in Italia senza dover attestare un'uguale prolungata residenza. Anche il coniuge dovrà superare il test di italiano richiesto.

L'Accordo di integrazione

Mi soffermerò brevemente sulla nuova normativa prevista per i permessi di soggiorno per chi entra in Italia la prima volta (Accordo di integrazione). Quanto si dirà qui non ha toccato la vita dei miei interlocutori che sono arrivati nella Penisola in altri tempi e con altre leggi. Ritengo sia ugualmente utile accennare a come stiano cambiando le cose, anche per mostrare la strada intrapresa dall'Italia in materia di immigrazione su influsso degli orientamenti europei36.

L'Accordo di integrazione è entrato in vigore il 10 marzo 2012 ed è descritto nel sito del Ministero dell’Interno come “un nuovo strumento offerto agli immigrati che scelgono di vivere nel nostro Paese per avviare un reale percorso di integrazione attraverso la conoscenza della lingua italiana e dei principi civici fondamentali”37. È un accordo previsto, appunto, per i cittadini

provenienti da paesi non comunitari che entrano in Italia per la prima volta e richiedono un permesso di soggiorno di almeno un anno. In breve, con la sua sottoscrizione gli immigrati si impegnano ad accumulare almeno 30 crediti in due anni, frequentando corsi di formazione civica, ottenendo la certificazione della conoscenza della lingua italiana parlata a livello A2 del Quadro comune europeo per le lingue, adempiendo all'obbligo scolastico per i figli minori. Le competenze

35 Come poi si vedrà, un conoscente dei miei interlocutori ha scelto quest'ultima possibilità. La sua insegnante di

italiano che ha tenuto il corso in preparazione dell'esame di Siena presso un centro CAF a Mestre, mi ha assicurato che le convenzioni tra enti, centri vari e le università per stranieri che offrono certificazioni di questo tipo si stanno moltiplicando. A suo avviso è “una bolla destinata a scoppiare” perché prima o poi ci si renderà conto del fatto che tutti questi stranieri in possesso di attestati di conoscenza dell'italiano, la lingua non la sanno parlare davvero. Mi vuole così testimoniare la facilità con cui le certificazioni verrebbero attualmente rilasciate, almeno secondo il suo giudizio.

36 Per una lettura critica sull'introduzione di questo accordo in Italia e un confronto con le esperienze negli altri paesi

europei si veda Locchi (2012).

in lingua italiana diventano così fondamentali per restare nel paese sin da subito. È possibile ottenere al massimo la proroga di un altro anno per arrivare ai 30 crediti richiesti. Come già detto, ai CTP di Venezia è stato dato l'incarico di fornire i corsi di formazione civica e anche di italiano. Come per il permesso CE per lungosoggiornanti, valgono naturalmente anche le certificazioni linguistiche rilasciate dagli enti riconosciuti. Ancora non è possibile un bilancio del provvedimento perché non sono passati i tre anni al termine dei quali i primi che hanno firmato l'accordo dovranno renderne conto.

La naturalizzazione

Risiedendo almeno dieci anni consecutivi in Italia uno straniero non comunitario può chiedere di diventare cittadino italiano. Per ottenere la cittadinanza per residenza dovrà presentare la domanda, che si indirizza al Presidente della Repubblica, assieme ad una serie di documentazioni tra cui attestazione degli eventuali carichi penali, un'attestazione dei redditi degli ultimi tre anni, e poi lo stato di famiglia, il titolo di soggiorno posseduto, il certificato di residenza, l'atto di nascita e la ricevuta di pagamento del contributo previsto. I tempi di attesa per la risposta sono in media, di cinque anni, anche se per legge dovrebbero essere al massimo due38. Si tratta comunque di una

concessione, e può dunque essere respinta.

La naturalizzazione è l'ultimo passo per acquisire libertà di movimento nel territorio italiano e, di conseguenza, all'interno dei paesi dell'Unione Europea. Vedremo l'importanza di questa possibilità nelle vicende di una delle famiglie al centro del presente lavoro.