Capitolo 4: QUOTIDIANITÀ BENGALESI
4.3 CONNESSIONI CON IL MONDO
4.3.2 Frequentare parenti e conoscenti: le vacanze, Skype, Facebook
A muoversi attraverso i confini, oltre alle merci, ci sono anche parenti ed amici che dal Bangladesh o da altri luoghi di residenza si spostano per far visita ai conoscenti in Italia.
Il primo parente che ho così incontrato è stato un cugino del marito di Nadia, venuto a trovarli da Brighton, Regno Unito. Ha fatto un piccolo tour dei parenti che ha sparsi per l'Europa; dopo la brevissima sosta in Italia proseguiva per la Francia.
Anche Irene qualche anno fa ha ospitato a casa sua una carissima amica che vive a Berlino e che gestisce là un ristorante indiano assieme al marito. Quest'anno aspettava una sorella dal Bangladesh che però non è venuta. Irene era in ansia per questa visita: ne era felicissima ma, allo stesso tempo, si preoccupava per i soldi che la famiglia avrebbe dovuto spendere per fare gli onori di casa e per accompagnare in qualche piccola gita chi sarebbe arrivato. Suo marito ancora non aveva ripreso a lavorare.
Le vacanze dai parenti mi hanno permesso di conoscere buona parte dei fratelli di Vittorio. Nell'arco di un anno e mezzo sono passati a trovarlo: una zia settantenne dal Bangladesh venuta in Italia per tre mesi a far visita alle due figlie; una sorella di Vittorio, il marito e le figlie che vivono a Montreal, Canada; un'altra sorella assieme a marito e figlia che risiedono in Valle d'Aosta; un fratello da Dacca. Ogni volta la padrona di casa si è prodigata a cucinare manicaretti per gli ospiti. Ogni volta Vittorio ha fatto dei regali ai fratelli, che non vede tanto spesso. E ha dovuto poi fare i conti con i troppi soldi spesi. Non potrebbe permetterselo visto che è in cassa integrazione, ma per i suoi famigliari non poteva che essere così. In questi incontri, comunque, tutta la famiglia allargata
rinsalda i legami e si scambia esperienze. Vittorio può continuare a progettare il suo trasferimento in Canada perché il cognato che vive a Montreal da 23 anni gli ha promesso il suo aiuto quando ne avrà bisogno. Tommaso si confronta con lo zio di Dacca e si lascia consigliare su quale indirizzo far prendere ai suoi futuri studi (il ragazzo tra un anno comincerà la scuola superiore). Sempre il parente di Dacca, poi, racconta a Rachele, sua cognata, di come sua moglie sia rigorosa nel vestire il burqa ogni volta che esce o se è presente un estraneo in casa96.
I contatti con i famigliari disseminati in diversi Stati si mantengono anche via Skype. La possibilità offerta dalla tecnologia di sentirsi gratuitamente in qualsiasi momento e in qualsiasi parte del mondo, permette a Vittorio, di fatto, di frequentare regolarmente un carissimo fratello che vive, anche lui, in Canada o la sorella che sta in Giappone. Entrambi li ho potuti conoscere anch'io proprio tramite Skype. La stessa cosa succede in casa di Enrico che, oltre alla sorella negli Stati Uniti, ha anche molti amici a Londra e in Malesia. Internet consente di frequentarsi visivamente, anche se a distanza e con una scarsa definizione dell'immagine, e permette di tenersi sempre aggiornati su come vanno le cose anche in punti del mondo decisamente lontani. Questo anche tramite i social network, Facebook in prima fila, dove si pubblicano le foto della propria vita perché ne partecipino anche i parenti e amici distanti o si seguono pagine di discussione su tematiche politiche. La figlia di Irene scrive sempre alle cugine di Dacca e, sempre via Facebook, ha anche ricevuto da un cugino che sta a Londra la traduzione del Corano in italiano: lei ha infatti delle lacune nella sua lingua materna (nel lessico e nella capacità di lettura), perciò la sua famiglia ha pensato di procurarle una versione del libro in italiano. A tutto ciò si aggiunge poi il telefono, strumento sempre più economico che consente ugualmente di raggiungere l'estero e di essere
96 Quando avviene questa conversazione io sono presente. Rachele mi traduce in breve di cosa si sta parlando e si
dimostra in piena sintonia con quanto dice il cognato. Lei, comunque, in Italia non indossa mai il velo e lo porta al massimo durante il mese di Ramadan. Quando abitava in Bangladesh, invece, lo usava per uscire di casa. Il cambio di abitudini non è in ogni caso vissuto come una contraddizione. Per tutte le mie informatrici e per le loro conoscenti portare o no il velo, in Italia, è una questione personale, che si negozia al massimo con il marito. Quando ho conosciuto Elena, per esempio, lei non portava il velo. Dopo quattro o cinque mesi ha cominciato a indossarlo. Alla mia domanda sul perché di questo cambiamento, mi ha risposto che quando è arrivata in Italia è stato il marito a chiederle di toglierlo. Poi è stata lei stessa a decidere di riprendere a usarlo perché a lei e ai suoi genitori “piace di
raggiunti. Irene ne fa per esempio ampio uso per comunicare con la sorella negli Stati Uniti. E Daniela, appassionata lettrice, se ne serve per contattare un fidato libraio della sua città di provenienze che la consiglia sulle nuove uscite in libreria. La madre provvede poi ad acquistare e a spedire alla figlia i libri desiderati.
Gli spostamenti attraverso le frontiere non avvengono però in una sola direzione. Anche i bengalesi che vivono in Italia si spostano per visitare gli altri Paesi europei e i parenti o amici che là vi abitano. Vittorio ha più volte pensato di andare a trovare qualche amico in Germania o in Francia, per fare una vacanza assieme alla famiglia. Alla fine è stato più conveniente per lui portare moglie e figli in Olanda. Ci hanno passato quattro giorni ospiti da una amico e hanno visto come si vive là, in un paese dove ci sono pochi bengalesi ma c'è lavoro97. Anche una loro conoscente aveva approfittato
di un parente a Parigi per trascorrere le vacanze nella capitale francese. Ed Enrico è andato un giorno in Svizzera assieme a degli amici che abitano vicino al confine.
La vacanza serve così a ritrovarsi e confrontarsi oltre ad essere un momento di svago.