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Franca Bosc

2. I L CONTESTO CLASSE E LA LEZIONE

La classe può essere definita un “ambiente comunicativo” in cui si svolge l‟ attività dialogica e di condivisione dei saperi. In quanto ambiente comunicativo avvengono numerose interazioni tra alunni e tra alunni e insegnanti. Gli studenti sono coinvolti contemporaneamente nella gestione delle negoziazioni linguistiche e del proprio apprendimento. La visione di classe come ambiente comunicativo presuppone che l‟apprendimento da parte dell‟alunno avvenga attraverso la progressiva partecipazione alla comunità classe. Bernstein (1990), ripreso anche da Ciliberti (1999), asserisce che la classe è un ambiente storicamente e culturalmente importante perché nella dinamica delle interazioni sono coinvolte regole e ruoli dei partecipanti. La classe diventa così un microcosmo sociale, cioè un insieme di relazioni che costituiscono il contesto di base dell‟apprendimento (Bosc, Minuz, 2012). Essa è una comunità a sé, con norme condivise, che contribuiscono a creare l‟identità.

L‟acquisizione delle conoscenze avviene attraverso il continuo scambio di informazioni con l‟insegnante, con i manuali di studio e non ultimo con i compagni, che costituiscono per gli studenti alloglotti un‟importante occasione per imparare la lingua, anche al di fuori del contesto scolastico.

Per l‟alunno straniero, la classe risulta essere il primo luogo di esposizione alla nuova lingua. Naturalmente l‟apprendimento della nuova lingua non avviene semplicemente per osmosi, lo studente non può limitarsi ad ascoltare, ma dovrà intervenire attivamente.

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Nel contesto classe la lezione è l‟evento comunicativo per eccellenza e può considerarsi un insieme di multiparty situation (Brighetti, Minuz, 2008) nelle quali si intersecano diversi sistemi linguistici, istituzionali e di cortesia. Può quindi essere definita ‹‹un evento comunicativo complesso nel quale, attraverso l‟interazione verbale e non verbale tra i partecipanti, si trasmettono conoscenze e si sviluppano competenze, insieme alla consapevolezza dei valori attribuiti socialmente a tali conoscenze e competenze›› (Bosc, Minuz, 2012: 94).

In questo ambiente comunicativo, l‟insegnante è il regista delle varie interazioni, più o meno formali che avvengono nella classe e durante le lezioni adotta con gli alunni non nativi strategie comunicative differenti con l‟obiettivo di aiutare l‟alunno basandosi anche sull‟uso della metacomunicazione.

E il parlato e l‟ascolto, nonostante la scuola continui a prestare più attenzione allo scritto, costituiscono le abilità più utilizzate e sviluppate in aula. Fortunatamente le nuove Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell‟infanzia e del primo ciclo di istruzione4 del 2012 sottolineano il carattere trasversale del parlato per tutte le situazioni in cui l‟allievo si trovi in quanto partecipante.

Mentre in una classe di italiano L2 l‟insegnante, per essere comprensibile, adotta delle strategie comunicative esemplificative che danno vita ad un nuova tipologia di lingua definita “teacherese” (Brighetti, Minuz, 2008: 142), in una lezione scolastica difficilmente il docente cambia la sua strategia interazionale. Sul piano formale il parlato del docente L2 è caratterizzato da una accentuazione dei toni, ridondanza informativa e dal rallentamento del ritmo. Sul piano dell‟interazione, il docente utilizza modalità quali la correzione degli errori e il controllo dei turni. L‟interazione didattica, docente-alunno, si struttura per lo più in tre momenti:

1. inizio (domanda dell‟insegnante); 2. risposta (risposta dello studente); 3. feedback/follow up (valutazione).

Il seguente scambio didattico esemplifica quanto detto

I:5 Dobbiamo dire <cosa HA FATTO Piero> (0.5) cos‟è la sveglia? (.) Cosa

fa? (.) Suona (1.0) dobbiamo farlo al passato (0.6) quando la

sveglia è suonata (.) Piero <si è svegliato> (1.0) continuate voi e fate tutto il giro, in coppia (.) usate le parole scritte quando (.) eccetera è un esercizio per il passato prossimo e l‟imperfetto

A: <Fare> i denti? I: No (.) <lavare> i denti

(L‟insegnante passa a monitorare la produzione orale di ciascuna coppia). A1:Lui è stato stanco

A2: Lui è stanco I: No (0.5) ieri! A1: (2.5)

I: Quando parliamo del passato usiamo l‟imperfetto A1: (2.7) Stanco.

I: Questo è presente.

4http://hubmiur:pubblica.sitruzione.it/web/istruzione/prot7734_12. 5 Per la trascrizione si segue quanto riportato dall‟autore dell‟articolo.

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(L‟insegnante invita la classe a consultare una tabella grammaticale sulla coniugazione di

passato prossimo e imperfetto, presente sul libro di testo).

A1:mEra stanco.

(Si è qui osservato un uso produttivo degli errori degli apprendenti: l‟insegnante guida

progressivamente alla riformulazione della corretta forma verbale, che deve però essere raggiunta dallo studente stesso. Gli apprendenti procedono scrivendo le proprie realizzazioni linguistiche sulla fotocopia. Essendo l‟attività lunga, viene lasciato loro molto tempo).

I: Il verbo è vestirsi (.) qui::ndi:: Carlo: Lui si è vestito.

I: Bene (1.0) invece questo (.) <io sono andato, tu sei andato, lui::?> Carlo: È andato.

I: (3.0) Siccome (.) l‟abbiamo visto settimana scorsa. (Corradi, 2012: 232-233).

Diverse sono invece le situazioni e i tipi di interazione in una classe scolastica in cui si affronta anche lo studio delle discipline; si possono rilevare i seguenti casi (Ravizza, 2000: 113):

a. L‟insegnante parla e l‟allievo ascolta; ciò è tipico durante la spiegazione, le istruzioni, sollecitazioni e rimproveri …;

b. L‟allievo parla e l‟insegnante ascolta; questo avviene durante le interrogazioni, l‟esposizione orale;

c. Interazione tra allievo e insegnante nelle spiegazioni partecipate, nelle interrogazioni, nelle domande-risposte su argomenti scolastici, personali e socioculturali.

Convenzionalmente è l‟insegnante che dirige e coordina il discorso, individua gli argomenti da presentare. Come altri tipi di interazione istituzionale, la lezione è caratterizzata da una marcata asimmetria di ruoli tra partecipanti e dall‟assenza di bidirezionalità. La facoltà di introdurre i temi di cui parlare, il tempo di parola a disposizione, il diritto di prendere o attribuire il turno di parola sono sbilanciati a favore dell‟insegnante; inoltre sono distribuiti in maniera pre-determinata (Bosc, Minuz 2012; Desideri, 1992; Grassi, 2007). Non a caso si parla di regia discorsiva in quanto il docente controlla la presa di parola, organizza i ruoli attoriali e di ‹‹invadenza linguistica›› (Lavinio, 1999) e di diritto di parola del docente che trasmette le informazioni attraverso il parlato monologico-espositivo.

La vera interazione dovrebbe permettere di intervenire sull‟input dato dal docente e di poterlo modificare affinché nuove conoscenze si possano acquisire e farle proprie (Luise, 2006).

3.

LO STUDENTE NON ITALOFONO TRA IL MANUALE E LA SPIEGAZIONE DEL DOCENTE