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TRACCE DI U MGANGSSPRACHE NELLA DISSERTAZIONE SU RABELAIS

Diego Stefanelli

2. TRACCE DI U MGANGSSPRACHE NELLA DISSERTAZIONE SU RABELAIS

Se già molto si è fatto per collocare IU nel contesto degli studi coevi, rimane forse da meglio indagare come essa si inserisca all‟interno della produzione di Spitzer stesso. Può essere istruttivo partire proprio dalla prima opera dello studioso: la dissertazione di dottorato su Rabelais (Spitzer, 1910)4. In essa, l‟interesse del giovane Romanist viennese non era tanto indagare lo stile di Rabelais quanto piuttosto studiare l‟effetto stilistico di quello che considerava un fenomeno tipico di ogni lingua (la formazione di neologismi): egli utilizzava la lingua di Rabelais come banco di prova, ma era mosso da intenti più linguistici che propriamente letterari.

Non a caso egli partiva dai neologismi della propria lingua, il tedesco. Lo studio delle Neubildungen dell‟autore francese era in effetti preceduto da una prima parte nella quale venivano studiati i neologismi tedeschi, con esempi tratti dapprima dalla lingua della Konversation, quindi da quella, a mezza via tra lingua parlata e lingua scritta, dell‟attore comico austriaco Johann Nestroy, infine dalle Florentinische Nächte di Heine, in cui Spitzer rintracciava «12-15 komische Bildungen» (Spitzer, 1910: 25). Tale parte era funzionale a dimostrare la perenne vitalità dei neologismi:

ich habe obige Beispiele aus modernen Autoren gegeben, um zu zeigen, dass die komische Wortbildung, wie wir sie bei Rabelais finden, nicht etwas Literarisch-Totes ist, wie etwa der Preziösen- oder Troubadourstil, sondern heute nach denselben Schemen wirkt wie damals (Spitzer, 1910: 26).

(ho fornito i suddetti esempi tratti da autori moderni per mostrare che la

Wortbildung comica, come la troviamo in Rabelais, non è qualcosa di

letterario e morto, un po‟ come lo stile prezioso o dei trovatori, ma agisce oggi con gli stessi schemi di allora)

Per intendere l‟effetto stilistico di un neologismo si doveva indagare il contesto situazionale nel quale esso nasceva. Già qui Spitzer dimostrava di aver ben chiaro l‟importanza del rapporto tra il parlante e la situazione, sul quale sarebbe stato incentrato l‟intero terzo capitolo di IU (intitolato appunto Parlante e situazione). Tale consapevolezza non era implicita ma direttamente formulata. All‟inizio della dissertazione, infatti, dovendo individuare un criterio di distinzione tra i vari neologismi, Spitzer parlava di Situationsbildungen e Augenblicksbildungen: l‟effetto («Wirkung») dei primi dipendeva dalla «situazione nel mondo esterno» («von der Situation in der Außenwelt»); nei secondi, invece, la lingua faceva «la parodia di se stessa» («die Sprache sozusagen sich selbst parodiert») e il loro effetto stilistico risiedeva «nella lingua stessa, non nella situazione rappresentata» («in der Sprache selbst, nicht in der dargestellten Situation», cfr. Spitzer, 1910: 8-9). Si noti, a dare l‟idea dei molteplici punti di riferimento teorici di questo

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primo lavoro spitzeriano, che tale suddivisione prendeva le mosse da un libro all‟epoca molto discusso, il volume di Rudolf Meringer e Karl Mayer, Versprechen und Verlesen, eine psychologisch-linguistische Studie (Meringer, Mayer, 1895), che si poneva ai confini tra Psychologie e Sprachwissenschaft. Spitzer teneva presente proprio i tipi di Sprachfehler descritti da Meringer e Mayer, per individuare al loro interno, «vom stilistischen Standpunkt», le sue due categorie di neologismi. Lo stretto rapporto tra Sprachwissenschaft e Psychologie caratterizzava peraltro la linguistica tedesca di fine Ottocento e non deve stupire. Più sorprendente è invece che Spitzer, subito dopo aver individuato le due tipologie di neologismi, citasse, come rinforzo teorico, Der Witz und seine Beziehung zum Unbewußten di Freud, un‟opera peraltro citata spesso nella dissertazione su Rabelais, come pure Zur Psychopathologie des Alltagslebens, per lo più a proposito del concetto di comico. Va peraltro osservato che Freud era citato da Spitzer come rappresentante della Psychologie, senza sottolineare le differenze (e anche le continuità) con la coeva psicologia tedesca. Inoltre, quando Spitzer parlava, a proposito dei contributi di Mehringer e Freud sugli errori linguistici, di un convergere di linguistica e psicologia («Linguist und Psychologe, von ganz verschiedenen Punkten ausgehend, haben einander unvermutet getroffen», Spitzer, 1910: 13), egli descriveva un incontro che, in Germania, durava da molti anni e che aveva coinvolto soprattutto la psicologia wundtiana

Di Situation Spitzer parlava poi anche a proposito dell‟interpretazione di una tipica figura retorica, la figura etimologica, che era dato ritrovare in alcuni neologismi. Per farlo, egli si richiamava alle lezioni del maestro Wilhelm Meyer-Lübke inerenti alla sintassi (svolte a Vienna nel Wintersemester del 1908-1909)5, nelle quali questi aveva considerato la figura etimologica «ai confini tra sintassi e stilistica» attribuendola alla «pigrizia spirituale» («geistige Trägheit») del parlante. Spitzer concordava con tale interpretazione ma sottolineava maggiormente l‟effetto stilistico della figura etimologica. Come in molti altri casi, egli portava un esempio tratto dalla Umgangssprache, da lui stesso ascoltata:

ein selbstgehörtes Beispiel: Ein Tisch-Gong sollte geschlagen werden. Um sich die nähere Bezeichnung dieses exotischen Instruments zu ersparen, sagte die Hausfrau zu ihrem Sohn: ‚Schwinge den Schwengel!„. Das Vokabel ‚Schwengel„ ist in unserer Mundart keineswegs volkstümlich – und doch wählte sie es wegen der Bequemlichkeit, die die Stammwiederholung bot (Spitzer, 1910: 47).

(un esempio che ho ascoltato io stesso: si doveva battere un gong da tavolo. Per risparmiarsi la precisa denominazione di quest‟oggetto esotico, la casalinga disse al figlio: “sbatti il batacchio!” Il vocabolo “Schwengel” non è per nulla popolare nel nostro dialetto – eppure ella lo ha scelto per la comodità che offriva la ripetizione della radice)

Per intendere l‟espressione della Hausfrau bisognava quindi considerare l‟effetto estetico che essa produceva:

5 Recensendo nel 1923, sull‟«Archivum Romanicum», la seconda parte della Historische Grammatik der

französischen Sprache di Meyer-Lübke, quella sulla Wortbildungslehre, Spitzer tornò significativamente proprio sull‟interpretazione della figura etimologica, sottolineando ancora una volta, in opposizione al maestro, l‟opportunità di una maggiore attenzione ai suoi effetti stilistici.

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nun ist aber mit der Stammwiederholung sofort der ästhetische Eindruck, den das Ohr empfängt, mitgegeben. ‚Schwinge den Schwengel„ ist der einfachste Typus der Alliteration (sowie der flexivische Reim der einfachste Typus des Reimes war), es hat eine lautmalende Wirkung, die ebenso stark ist, wie etwa die Worte der deutschen Hamlet-Übersetzung: „Schwört auf mein Schwert“, der Satz könnte in einer Dichtung am Platz sein, in der Langsamkeit (auch Langweile), Schwere, Feierlichkeit gemalt werden soll; die Stammwiederholung hat etwas Eindringliches, das Ohr Bezwingendes. Mit der bewußten Ausnutzung der euphonischen Wirkung erreichen wir stilistische Wirkung, die Fig. Etym. ist ein Stilmittel (Spitzer, 1910: 47-48). (ora però si accompagna subito alla ripetizione della radice l‟impressione estetica che riceve l‟orecchio. “Schwinge den Schwengel” è il tipo più facile di allitterazione (così come la rima flessionale era il tipo più facile di rima), ha un effetto onomatopeico, che è forte quasi quanto le parole della traduzione tedesca dell‟Amleto: “giurate sulla mia spada” [Schwört auf mein Schwert], la frase potrebbe trovar posto in una poesia, nella quale debbano essere dipinte lentezza (anche noia), pesantezza, solennità; la ripetizione della radice ha qualcosa di incisivo, che conquista l‟orecchio. Con il consapevole utilizzo dell‟effetto eufonico raggiungiamo un effetto stilistico, la figura etimologica è un mezzo stilistico)

In nota Spitzer sottolineava l‟importanza del contesto situazionale, di cui già ora mostrava di avere piena consapevolezza:

in der Situation, in der der Satz gesprochen wurde, erregte er Heiterkeit, weil eben keine erhabene Wirkung geplant sein konnte und diese Ausdrucksweise als unnütz erschien […] so kann auch ein Satz wie „Ich schwitze Angstschweiß“ bei Nestroy (Die schlimmen Buben) nur komisch wirken (Spitzer, 1910: 48 n. 1).

(nella situazione in cui la frase è stata detta, egli ha suscitato ilarità, perché non poteva essere progettato nessun effetto solenne e un tale mezzo espressivo è apparso superfluo […] allo stesso modo anche una frase come “Ich schwitze Angstschweiß” [sudo un sudore di paura] in Nestroy (Die

schlimmen Buben) ha un effetto esclusivamente comico)

Già a partire dalla sua prima opera (di cui si è solo accennata la molteplicità di riferimenti teorico-culturali), Spitzer si mostrava particolarmente attento alla Umgangssprache: la creazione dei neologismi, infatti, non era appannaggio della sola lingua letteraria (di un Rabelais o di un Balzac), ma riguardava anche la lingua di tutti i giorni. Inoltre, l‟effetto stilistico di un neologismo, il cui studio era il vero intento di Spitzer, andava indagato ricorrendo alla Situation nel quale esso era stato creato. Non è del tutto azzardato, perciò, vedere proprio nella prima parte della dissertazione su Rabelais un precedente importante di IU.

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. LA ITALIENISCHE UMGANGSSPRACHE E L‟IDEALISMO LINGUISTICO: LEO JORDAN E