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Contributo economico europeo, il “Fondo di solidarietà dell’Unione Europea”

Si prevede che gli eventi climatici peggiorino nella loro intensità e gravità e stanno già causando enormi perdite e danni a livello mondiale, in molti casi mettendo a dura prova le finanze pubbliche (UNISDR 2013). Le autorità governative che scelgono di non mantenere la piena esposizione finanziaria ai disastri legati al clima possono trasferire i propri rischi attraverso strumenti come l'assicurazione di debito sovrano o le obbligazioni di catastrofi (Lal et al., 2012). A causa del fatto che il trasferimento del rischio può essere costoso, soprattutto per i piccoli paesi, vi è un crescente interesse per i pool di catastrofi regionali: gruppi di paesi che insieme creano un unico fondo per la regione. Per citare alcuni esempi recenti in caso di calamità, vi sono, il Fondo per l'assicurazione contro i rischi dei Caraibi (CCRIF) e la Pianificazione previdenziale Pan-africana e il pool di sicurezza alimentare (African Risk Capacity (ARC)) forniscono ai governi limitata , ma immediata, liquidità (World Bank 2007; Clarke and Vargas Hill 2013). All'interno dell'Unione europea esiste un pool di rischi regionali per gli eventi disastrosi, il Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE). Il Fondo di solidarietà dell'Unione europea è stato istituito con il Regolamento CE n° 2012/2002 del Consiglio dell’11 novembre 2002, a seguito delle gravi inondazioni che hanno devastato l'Europa centrale nell'estate del 2002, per concedere aiuti finanziari eccezionali qualora, gli stati e le regioni, fossero vittime di disastri di insolite proporzioni e la loro capacità di affrontarli raggiunga i loro limiti (Commissione europea 2004). E’ stato creato come veicolo di finanziamento ex post per gli Stati membri dell'Unione europea e i paesi candidati per rispondere ai grandi disastri ed esprimere la solidarietà alle regioni colpite all'interno dell'unione. Il Fondo è visto come uno strumento prezioso per mettere in comune il rischio tra i paesi europei ed è potenzialmente un modello che finanzia le perdite e danni causati dai cambiamenti climatici nei paesi

vulnerabili di tutto il mondo. Il Fondo di solidarietà raccoglie una quota di risorse da parte di tutti gli Stati membri per poi metterle a disposizione di chi subisce una catastrofe naturale grave e ne fa richiesta entro dieci settimane dal primo danno. I danni totali devono essere superiori a 3 miliardi (o allo 0,6 per cento del reddito nazionale lordo, se minore) oppure, nel caso di catastrofe regionale, devono eccedere l’1,5 per cento del Pil e interessare almeno la metà della popolazione di una regione, con profonde e durature ripercussioni sulle condizioni di vita e la stabilità economica (Commissione Europea, 2002). Fino al 2014, il fondo gestiva un budget annuale di un miliardo di euro. Tuttavia, a seguito del quadro finanziario pluriennale (2014-2020), l'ultimo piano di spesa dell'UE, è stato ridotto a 500 milioni di euro (OJ 2013). La nuova proposta è stata adottata dalla Commissione con lo scopo di rendere il fondo più sensibile alle esigenze specifiche e di semplificarne l’utilizzo, grazie all’elaborazione di criteri di definizione più lineari dei potenziali beneficiari: semplificazioni procedurali, pagamenti anticipati, criteri più chiari per la classificazione dei disastri regionali e un incentivo a migliorare la capacità di prevenzione dei disastri e di gestione del rischio da parte dei beneficiari degli aiuti, richiedendo loro di programmare e attuare strategie apposite. È importante sottolineare che il fondo non mira a coprire tutti i danni finanziari associati ai disastri; lo Stato beneficiario ha il diritto di utilizzare l'aiuto solo per finanziare le operazioni di emergenza intraprese dalle autorità pubbliche per alleviare i danni non assicurabili, ad esempio riattivando le infrastrutture, fornendo alloggi temporanei, proteggendo il patrimonio culturale delle comunità e per interventi di ripulitura delle zone danneggiate, comprese le aree naturali (OJ 2002). È anche importante notare che il fondo, fornendo assistenza finanziaria per alleviare i danni non assicurabili, presuppone che le passività per le calamità pubbliche non siano assicurabili nel mercato privato. Una volta richiesta l’assistenza finanziaria post- disastro, la commissione può decidere di mobilitare il fondo o rifiutare la domanda. Nel

caso della mobilitazione, viene utilizzato un metodo progressivo per definire l'importo dell'aiuto: un tasso inferiore del 2,5% è pagato per la parte del totale del danno diretto al di sotto della soglia di calamità maggiore e una quota più elevata del 6% per la parte di danno superiore alla soglia (Commissione europea 2004). Esiste un limite all'importo annuale disponibile per le catastrofi regionali straordinarie, che corrisponde al 7,5% del bilancio annuale del Fondo di solidarietà (OJ 2002). L'aiuto viene erogato in un'unica soluzione dopo la firma di un accordo di attuazione con lo Stato beneficiario e deve essere utilizzato entro 1 anno dalla data di ricezione. Entro 6 mesi dal ricevimento della sovvenzione, lo Stato beneficiario è obbligato a presentare una relazione sulla sua esecuzione finanziaria. Gli importi non utilizzati vanno restituiti. Lo strumento, ad oggi, è stato utilizzato ben 80 volte in risposta a diversi tipi di catastrofi, tra cui inondazioni, incendi forestali, terremoti, tempeste e siccità. Finora sono stati erogati oltre 5 miliardi di euro a favore di 24 paesi europei (Commissione Europea, 2017). Nel complesso, il 48% dei fondi è stato destinato ai territori colpiti da terremoti, il 40% è stato impiegato per affrontare le conseguenze di inondazioni, il 9% è andato alle aree che hanno patito gli effetti di tempeste e altri eventi metereologici estremi, il 4% è stato utilizzato per siccità e incendi (Dati Commissione europea, Dg Regio, 2017). A causa della vulnerabilità del nostro territorio, l’Italia è il maggiore beneficiario dello strumento: dalla data di creazione del fondo ha ottenuto 2,5 milioni, quasi il 50 per cento del totale, dovuti per gran quota dai terremoti dell’Abruzzo 2009, Emilia-Romagna 2012 e Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo 2016-2017. La Germania ha ricevuto 1 milioni, quasi il 20%, per i danni subiti da inondazioni e tempeste. In misura minore seguono, Regno Unito 4,4%, Francia 4%, Austria 3,4%, Repubblica Ceca 3,2%, Romania 2,3%, Grecia 2,2%, Polonia 2,1%, Portogallo 1,6%, altri 7,6% (Stati Beneficiari, 2018).

Figura 4: Distribuzione delle risorse

Fonte: elaborazione dati Commissione europea, Dg Regio

Il Fondo rappresenta un esempio di valore aggiunto europeo, ossia di ciò che si può realizzare grazie all’appartenenza a una comunità e che sarebbe più difficile ottenere da soli. Non solo risorse accantonate e pronte per le emergenze ma anche incentivi a utilizzare meglio i fondi pubblici, vincolando la concessione degli aiuti al miglioramento della capacità di gestione dei rischi e al lancio di iniziative di prevenzione.