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I. 4. Turoldo nella Milano cattolica della Resistenza

I.5.2. La Corsia dei Servi

Fondata nel 1952 dai padri David Maria Turoldo e Camillo De Piaz,136 che però arrivarono per la prima volta al convento il 12 luglio 1941137 a seguito della loro già decennale amicizia segnata dalla Resistenza, La Corsia dei Servi138 era un’associazione nata all’interno del San Carlo al Corso, con l’intento di organizzare incontri, dibattiti spirituali e culturali, un cineforum, una casa editrice e una libreria specializzate, coinvolgendo, oltre i frati serviti del convento, anche un gruppo di laici.139 La forte interazione dei laici con la Corsia suscitò, anche qui, allarmismi all’interno dell’Ordine a causa della difficoltà, da parte della Chiesa preconciliare, di accettare l’esistenza di congregazioni, centri, associazioni di laici inserite in strutture religiose, dunque, da parte della Chiesa, contrarietà nell’accettarne la convivenza. Pochi mesi prima dell’allontanamento di Turoldo da Milano, la prima riunione del centro culturale prendeva vita aprendo le porte ai «più autorevoli rappresentanti di quel milieu cattolico

135 «La poesia di Davide Turoldo è poesia che scaturisce da maceramento per l’assenza-presenza dell’Eterno, presenza in tortura di desiderio, assenza poiché dall’Eterno ci separa l’effimero nostro stato terreno, al quale tiene tanto la nostra stoltezza.[…] La poesia di Davide Turoldo è poesia che scaturisce da amore per il prossimo», G. Ungaretti, ‘Premessa’, in D. M. Turoldo,UUV52, op. cit., p. XI.

136 Fondamentale fu la presenza di un gruppo di laici (Lucia Pigni Maccia, Giuseppe Ricca, Desiderio Gatti e Giuseppe Merzagora) per il superamento dell’ecclesiologia basata sulla distinzione tra laici e chierici che creò iniziali tensioni tra la Corsia dei Servi e l’Ordine dei Servi di Maria.

137Cronaca del convento di Santa Maria dei Servi in San Carlo, Archivio Servi di Maria, Convento San Carlo, Milano, in D. Saresella, David Maria Turoldo, Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano (1943-1963), op. cit. p.55.

138 Per approfondimenti storici sulle vicende della Corsia, Cfr. D. Saresella, David Maria Turoldo, Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano (1943-1963).

139 Alcuni di essi sostennero anche economicamente la Corsia: tra loro troviamo Lucia Pigni Maccia, Giuseppe Ricca, Desiderio Gatti e Giuseppe Merzagora. Cfr. P. Zanini, David Maria Turoldo. Nella storia religiosa e politica del Novecento, op. cit., p. 89.

37 progressista»140 che divenne l’anima della vita culturale e religiosa della Milano degli anni Cinquanta.141 Nella Milano del dopoguerra la società laica e i fedeli si riunivano al San Carlo per tentare una ricostruzione spirituale e culturale cristiana, venuta a mancare negli anni precedenti nonostante gli sforzi. Il tentativo era quello di far rivivere un «un cristianesimo incarnato»142 nella vita quotidiana delle persone, senza privilegiare un isolamento politico della cristianità e abbattere i muri tra laici e religiosi. Turoldo e De Piaz erano impegnati in prima linea a favore di questi ideali:

A due cose miravo, o meglio, miravamo io e padre Camillo, in questo farci sempre focolai di amicizia: una, quella di abbattere ogni steccato, soprattutto lo steccato del clericale e del laico: siamo o dovremmo essere tutti laici; e con ciò stabilire una collaborazione – alla pari – tra religiosi e secolari, forgiando finalmente una più convincente immagine di Chiesa; l’altra cosa: che noi per origine, in quanto frati, siamo discendenti e continuatori di un gruppo spontaneo evangelico di laici del Duecento: un gruppo che sorprende tutta Firenze appunto con il carisma della loro amicizia.143

Questa ricostruzione fondata sui principi della pura cristianità e dell’amicizia prese forma attraverso numerose attività che venivano svolte al San Carlo. Una di queste, forse la più significativa, fu la creazione de La Messa della Carità il 6 maggio 1948144 che veniva predicata «due volte al mese, la domenica pomeriggio».145 Fortemente voluta da Turoldo, che già predicava in Duomo da dieci anni (1943-1953), la messa era al servizio dei più poveri, delle famiglie in difficoltà, dei più indigenti e, con il sostegno delle offerte, si tentava di ridare una dignità, una indipendenza economica e un supporto spirituale alle persone. Altre attività di forte impatto erano sicuramente quella

140 Ibid.

141 Ibid.

142 Ivi, p. 92.

143 M. N. Paynter (a cura di), David Maria Turoldo. La mia vita per gli amici. Vocazione e Resistenza, op. cit., p. 148.

144 D. Saresella, David Maria Turoldo, Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano (1943-1963)op.

cit., p. 65.

145 P. Zanini, David Maria Turoldo. Nella storia religiosa e politica del Novecento, op. cit., p. 88.

38 editoriale e il cineforum. I punti di riferimento culturali più attrattivi dell’attività editoriale della Casa editrice Corsia dei Servi146 erano rappresentati soprattutto dal cattolicesimo e dalla cultura francese tanto da introdurne per la prima volta in Italia alcune delle più grandi opere. Tra questi ricordiamo quelle di Yves Congar, cardinale e teologo francese che partecipò al Concilio Vaticano II e che riecheggerà successivamente nel saggio turoldiano Mia chiesa, una terra sola (1998), a favore di una visione complessa della Chiesa:

visione larga e complessa di tradizione, impossibile da frammentare o ridurre, che padre David si ritrova spontaneamente. Non a caso egli si rivolge allo stesso padre Congar, nel riferimento testuale alla teologia incarnata della chiesa come struttura dello statuto della sua esistenza storica […] partecipando alla convinzione del teologo domenicano – che era stato tra le vittime dell’emarginazione intellettuale della chiesa negli anni cinquanta, poi annoverato da papa Giovanni tra i periti del concilio – secondo il quale una teologia troppo unilaterale aveva finito per identificare la tradizione al magistero, il quale è un organo privilegiato della sua manifestazione, ma non il solo. Anche padre Turoldo si dedica a scuotere le accidie di quei settori cattolici per i quali il riferimento al magistero riveste talora, abusivamente, poco più che un valore strumentale, per coprire i vuoti delle proprie responsabilità e del proprio coraggio di pensare, e di pensare in grande, cioè di amare la chiesa con tutta la libertà e l’audacia dello Spirito […] padre Turoldo introduce la propria originale visione creaturale, o anche cosmica, della chiesa, molto caratteristica della visione ecclesiologica orientale […]147

Altro tentativo editoriale, fallito sin da prima della nascita forse poiché troppo articolato e vasto, fu la progettazione di una collana dal titolo «Testimoni»148 che prevedeva di diffondere in Italia la conoscenza di alcuni dei capisaldi della spiritualità

«cristiana e non»149 con semplicità divulgativa. L’impegno costante di Turoldo, De Piaz

146 Per approfondimenti sulle vicende editoriali della Casa editrice dei Servi, Cfr. D. Saresella, David Maria Turoldo, Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano (1943-1963).

147 G. Zizola, ‘La chiesa come casa comune, in Presentazione’, D. M. Turoldo,Mia chiesa, una terra sola (Sotto il Monte: Servitium, 1998), pp. 8-9.

148 P. Zanini, David Maria Turoldo. Nella storia religiosa e politica del Novecento, op. cit., p. 91.

149 Ibid.

39 e di tutti quelli che presero parte al centro culturale della Corsia e alle attività che giravano intorno al san Carlo, fu lo specchio della società milanese del dopoguerra, impegnata nella ricostruzione di valori traditi dalla politica dei nazionalismi europei e da una Chiesa preconciliare, chiusa, ancora troppo lontana da quel cambiamento necessario che avverrà soltanto con il Concilio Vaticano II.