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I Salmi: le origini, la struttura e il canone

I Salmi,356 in greco Psalmoi (Salmi, canti musicali) e in ebraico Tehillîm (inni, lodi), hanno ereditato questo nome poiché la più importante raccolta di Salmi all’interno del Salterio è quella degli inni.357 Da sempre l’interpretazione di questo libro sacro alimenta tormentati dibattiti sulle sue origini. All’interno della scuola degli esegeti tedeschi del 1800 prevaleva la cosiddetta ‘ipotesi maccabaica’,358 la convinzione che il Salterio fosse ‘un tardo prodotto della teologia giudaica’.359 La scuola anglo-scandinava invece, sulla base delle teorie del comparativismo ugaritico dello studioso Mitchell Dahood, il quale basò il suo lavoro essenzialmente sulla relazione linguistica tra i testi ebraici e testi ugaritici (in lingua ugaritica) delle tavolette di Ras Shamra rinvenute nel

355 In quest’ottica, le traduzioni turoldiane dei salmi, che affronteremo nel capitolo successivo di questa tesi, hanno anche esse un ruolo determinante per la complessiva comprensione dell’importanza che il genere salmo ha avuto nei testi poetici dell’autore in quanto rappresentano una testimonianza e un collegamento inscindibile con la riflessione liturgica, ininterrotta nel tempo, che l’autore ha sviluppato nel suo percorso intellettuale e poetico.

356 I Salmi vengono chiamati anche ‘salterio’, originato dal titolo in alessandrino psalterion, il quale è uno strumento musicale a corde molto antico e che veniva usato, appunto, per

accompagnare il canto. Il suo nome è stato dunque usato in forma metaforica per indicare le preghiere dedicate a Dio nella forma cantata. Cfr. Bonhoeffer D., I salmi. Il libro di preghiere della Bibbia, op. cit., p. 41; ‘Il morfema italiano -erio indica una collezione o repertorio, come evangeliario, dizionario, lezionario, formulario ecc’, S. L. Alonso Schökel,

C. Carniti, I salmi, vol. I., (Roma: Borla, 1992-1993), cit. p. 88.

357 H. Gunkel, J. Begrich, Introduction to Psalms, Mercer University Press, Macon (Georgia), 1998;

l’opera uscì nel 1933 con il titolo Einleitung in die Psalmen: die Gattungen der religiosen Lyrik Israels, cit. p. 333.

358 G. Ravasi, I salmi. Introduzione, testo e commento, op. cit., p.10.

359 Ibid.

92 1928, metteva in luce la ‘teoria arcaica’360 che collocava tutti i Salmi all’epoca monarchica. Tuttavia, secondo Gianfranco Ravasi la corrente di pensiero più idonea per una valutazione storico-temporale dei Salmi rimane quella che ‘tiene presente la molteplicità dei testi e dei diversi livelli storici entro cui essi sono stati prodotti e collocati’,361 quello ‘pluralista’,362che applica una valutazione dei Salmi alla luce dei tre centri della cultura dell’antico Oriente: Babilonia (inni di lode), Egitto (che, in accordo con Ravasi, ha influenzato alcuni Salmi come Sal 2;33; 104 e 110) e Canaan, del quale Ugarit rappresenta un fattore importante per l’interpretazione dei testi più antichi del Salterio:363 ‘I Salmi non nascono in uno splendido isolamento; essi suppongono connessioni coi tre poli della cultura dell’antico Oriente […]’.364 Per questo, il Salterio viene da sempre considerato come ‘collezione di collezioni’365 e ha sempre subito

‘rielaborazioni’366 che hanno visto luce all’interno dei vari periodi storici e attraverso i molteplici mutamenti cultico-religiosi di Israele e attraverso l’avvento del cristianesimo, fino ad arrivare alla canonizzazione. Pertanto, il problema della

‘formazione’367 e della ‘redazione del testo’368 ha sempre creato dibattiti sulla genealogia dei Salmi.

L’approccio alla genealogia dei Salmi viene appreso e superato dallo studioso tedesco Hermann Gunkel che introduce l’analisi critico-formale (form-critical analysis) del Salterio. Ancora oggi il suo contributo è fondamentale per gli studiosi dell’Antico Testamento. Tra le tesi più importanti, egli sostenne che è possibile rintracciare una

‘salmografia’ partendo dal periodo pre-esilico. Tuttavia, egli sostenne che la maggioranza dei Salmi esistenti sono imitazioni post-esiliche e ‘spiritualizzate’ dei primi Salmi cultici. Questi erano per lui nati da piccole sette di ‘pii uomini laici’ e per questo, i numerosi riferimenti all’aspetto cultico all’interno del Salterio, erano esclusivamente metaforici. Attualmente queste tesi non sono più sostenute dagli

360 Ibid.

361 G. Ravasi, Il Libro dei Salmi: commento e attualizzazione, op. cit., p.18.

362 G. Ravasi, I Salmi. Introduzione, testo e commento, op. cit., p.10.

363 Ibid.

364 Ibid.

365L. Alonso Schökel, C. Carniti, I salmi, 2 voll., op. cit. p. 88.

366 Cfr. G. Ravasi, Il Libro dei Salmi: commento e attualizzazione, op. cit. p. 14.

367 Ibid.

368 Ibid.

93 studiosi che, invece, favoriscono la tesi che vedono i Salmi ricchi di allusioni al mondo del culto: queste si rafforzano se riferite ai riti pubblici nel tempio di Gerusalemme.369 Il teologo tedesco Erhard S. Gerstenberger sostiene che la maggior parte dei Salmi non ha origini in quello che viene definito dagli studi del settore ‘primo tempio’ (periodo pre-esilico) di Gerusalemme ma, principalmente, discendono da piccoli gruppi di comunità cultiche, primariamente sinagoghe del ‘secondo tempio’ di Gerusalemme (periodo post-esilico).370 Nondimeno, anche questa teoria sembra non convincere gli studiosi poiché non si hanno fonti sufficienti che accertino la nascita e le caratteristiche della tradizione cultica delle sinagoghe nel periodo Persiano. Sembrerebbe addirittura mancante la certezza della loro esistenza.371 Molte sono le incertezze concernenti lo sviluppo del Salterio: varie teorie collocano la sua espansione attraverso più momenti storici quali il periodo del ‘primo tempio’ (VII-VII sec. a.C), quello dell’esilio (VI sec.

a.C.), quello del “secondo tempio” post-esilico (V sec. a.C), il tardo persiano (IV sec.

a.C.), e il periodo ellenistico (III- II sec. a.C.). I vari studiosi hanno optato per una visione intermedia del dibattito che colloca la nascita della sinagoga appena dopo la distruzione del Primo Tempio (distruzione di Gerusalemme) nel 587/586 a. C, durante l’esilio babilonese (il Sal 137372 ne è la prova) e poco dopo, quando il popolo ebraico tornò in Giudea durante il periodo della ricostruzione.373 La nascita della sinagoga fu un evento che rivoluzionò profondamente la storia e la cultura giudaica poiché rappresenta una svolta nella concezione dell’osservanza religiosa: per celebrare e servire Dio, con il suo diffondersi si passa dall’uso del sacrificio, al quale solo i pochi della comunità potevano partecipare, all’uso della preghiera, dell’esortazione e dello studio durante le quali le cerimonie erano aperte a tutti i partecipanti, dunque all’intera comunità: la sinagoga diventa una istituzione universale.374 Di fatto, la liturgia ebraica inizia a svilupparsi dopo la caduta di Gerusalemme per cui ‘il sistema completo, come tutte le pratiche liturgiche, è complicato e le funzioni sono variate non solo nel corso della

369 Cfr. J. Day, Psalms, (Sheffield: Sheffield Academic Press, 1990), pp. 14-15.

370 Ivi, p. 15-16.

371 Ivi, p. 15.

372 Il Sal 137, pure se ha i toni della lamentazione, sarà fondamentale, vedremo, per l’analisi della salmodia turoldiana.

373 B. M. Metzger, M. D. Coogan, The Oxford companion to the Bible (New York Oxford University Press, 1993), p.722.

374 Ivi, pp. 721-722.

94 storia ma anche all’interno dei vari rami dell’ebraismo.375 Nonostante gli accesi (e ancora aperti) dibattiti che talvolta hanno collocato il libro dei Salmi nel ‘primo tempio’

e talvolta nel ‘secondo tempio’, si può per lo più affermare che esiste un cospicuo gruppo di Salmi che si può collocare in entrambe i periodi storici.376 Per questo, tra gli studiosi è ormai affermata l’ipotesi che le collezioni di Salmi formanti il Salterio derivino dalla formazione di collezioni precedenti elaborate da più mani in differenti contesti.377

Attualmente il Salterio viene diviso principalmente in cinque gruppi (raccolte o collezioni) come la Torah (il Pentateuco): ogni gruppo termina con una dossologia (una forma liturgica di lode a Dio) tranne l’ultimo nel quale questa è assente, nonostante molti studiosi attribuiscano al Sal 150 questa funzione.378 Tuttavia, secondo altri studiosi, l’intero libro culmina in una collezione di dossologie.379 La divisione attuale del Salterio è stata definita ‘verticale’380 dallo studioso Alonso Schökel proprio per la sua struttura che permette di identificare cinque raccolte. Inoltre, secondo Schökel ‘le altre divisioni sono trasversali’381 poiché si inseriscono nell’ordine già dato creando ulteriori raggruppamenti oppure dividendo i precedenti. La divisione in cinque gruppi sembrerebbe trarre origine dal processo di canonizzazione poiché, in tale modo, si dava vita ad una sorta di ‘Pentateuco della preghiera’382 del quale l’autore ‘ideale’383 poteva essere il Re Davide. I cinque gruppi sono: Salmi 1-41; 42-72; 73-89; 90-106; 107-150.384 Circa metà salterio è attribuito a Davide ( Sal 3-9; 11-32; 34-41; 51-65; 68-70;

86; 101; 103; 108-110; 122; 124; 131; 133; 138-145).385 Gli altri Salmi portano nel titolo alcuni nomi ai quali è possibile attribuirne l’appartenenza. Tra questi abbiamo i figli di Core ( Sal 42-49; 84-85; 87-88); Eman, l’ezraita (Sal 88); Asaf (Sal 50; 73-83; il

375 W. Holladay , La storia dei salmi (Casale Monferrato: Edizioni Piemme, 1998) p. 168.

376 Cfr. J. Day, Psalms, op. cit., pp. 15-16.

377 W. Brueggemann, The book of Psalms, in An introduction to the Old testament: the canon and Christian imagination, op. cit., p. 278.

378 Ivi, p. 334.

379 Ivi, p. 277.

380 S. L. Alonso Schökel, C. Carniti, I salmi, op. cit. p. 91.

381 Ibid.

382 Ibid.

383 Ibid.

384 J. Day, Psalms, op. cit., p. 109.

385 Ivi, p. 114.

95 suo nome compare anche nel primo libro delle Cronache: 1Cr 15, 16-19; 16, 4-5; 7, 37); Idutun (Sal 39; 62 e 77; questo appare in 1Cr 9,16; 16, 38; 41f; 25,1; 3; 6; 2Cr 5, 12; 29, 14; 35, 15; Ne 11,17); Etan, l’ezraita (Sal 89; probabilmente si tratta della stessa persona di Eman, l’ezraita; Salomone (Sal 72 e 127); Mosè, uomo di Dio (Sal 90; gli studiosi credono sia una tarda attribuzione poiché è improbabile che questo salmo provenga da un periodo così antico.386 Nonostante la tradizione divida essenzialmente in cinque gruppi il Salterio, Ravasi ha elaborato nel suo manuale Il libro dei Salmi:

commento e attualizzazione (1981-1984) una divisione che lui stesso definisce

‘diagramma sintetico’,387 utile ai fini di ‘censire’388 l’attuale ‘ordinamento del salterio’:389

Sal 1-41: sono «Salmi-io», personali; sono «Salmi-Jahwe», con la prevalenza del nome sacro specifico; sono «Salmi-Davide» anche se l’attribuzione, come si vedrà, è spesso da smitizzare. Il Sal 1 è probabilmente una prefazione tardiva al complesso dei Salmi: infatti At 13,33 (cod. D) lo unifica al Sal 2 o considera quest’ultimo come Sal 1.

Sal 42-49: è il «salterio dei figli di Qorah» (2Cr 20,19) un gioiello letterario, collezione di deliziosi corali levitici al cui centro dominano il tempio e Sion.

Sal 50 e 73-83: è il «salterio di Asaf» (Esd 2,41; 1Cr 15,19; 2 Cr 35,15), violento e nazionalistico. «Jahewh si destò come da un sonno, come un eroe assopito dal vino: colpì alle spalle i suoi nemici, inflisse loro una vergogna eterna» (Sal 78, 65-66).

Sal 84-89: è un secondo «salterio-Jahweh», sigillato dal salmo regale 89.

Sal 51-72; 101; 103; 108-110; 138-145; è un secondo e fittizio «salterio-Davide»

poco omogeneo. Al tono prevalente del lamento si associa l’originale riflessione

«filosofica» del Sal 139.

386 Ivi, pp- 115-121.

387 Ravasi G., Il libro dei salmi: commento e attualizzazione, op. cit., p. 14.

388 Ibid.

389 Ibid.

96 Sal 93; 96-100: salterio «Jahweh malak», «Jahweh regna», secondo alcuni (N.H

Snaith) a sfondo esilico.

Sal 113-118; 135-136; 146-150: i tre Hallel: il primo è quello pasquale; il secondo, che raccoglie ben 35 invitatori, è destinato alla conclusione della cena pasquale e al sabato sinagogale; il terzo appartiene alla liturgia post-esilica.

Sal 105-107: i Salmi del credo storico, varianti poetiche di Dt 26, 5-9 e Gs 24, 1-13 (vedi anche il Sal 1-136).

Sal 111-112: Salmi alfabetici sapienziali, residui di più vaste raccolte.

Sal 120-134: Salmi delle maʻalôt, «ascenzioni» al tempio.

Salmi dispersi: si tratta di testi isolati, come lo splendido mosaico Salmico del Sal 90 o come i testi a ideologia profetica (Sal 91-92; 94-95; 104) o come alcune composizioni post-esiliche (Sal 102; 119 e 137) talora di alto livello. 390

Dunque, la questione della redazione del libro dei Salmi, come anche Ravasi ribadisce, porta con se un problema di ‘formazione’391 che influenza la ‘fenomenologia esterna’392 del salterio stesso e alla quale contribuiscono anche i titoli393. Secondo la numerazione ebraica, soltanto 34 Salmi ne sono privi. Questi, detti anche ‘iscrizioni’, sono posti, ovviamente, prima dei Salmi e secondo Ravasi ci offrono alcune informazioni come, ad esempio, il genere del salmo, l’uso liturgico e l’aspetto musicale394 che accompagna la recitazione del salmo, infatti, come afferma lo studioso Alonso Schökel, ‘i Salmi […]

nascono o sono destinati all’esecuzione’.395 È per questo che nei titoli dei Salmi capita spesso di trovare delle vere e proprie indicazioni nelle quali vengono menzionati vari

390 Ivi, pp. 14-15.

391 Ivi, p. 14.

392 Ivi, p.15.

393 Nel terzo capitolo si accennerà ai titoli dei salmi nella traduzione turoldiana SALMI87.

394 Poiché i Salmi sono stati composti per essere cantati con della musica, si deve ricordare che Turoldo chiese ai musicisti Bepi De Marzi e Ismaele Passoni di musicare la sua traduzione poetica dei Salmi proprio per essere il più fedele possibile alla tradizione liturgica e, poiché le sue versioni poetiche lo consentivano e, come nelle origini, per ridare cantabilità e solennità a questi testi.

395 S. L. Alonso Schökel, C. Carniti, I salmi, op. cit. p. 12.

97 tipi di strumenti e suggerimenti di tono per il canto. Ne è un esempio il Sal 81: ‘Al maestro di coro. Secondo la melodia ghittita’.396

In Israele il lungo processo di canonizzazione fu in parte ‘intenzionale’ e in parte ‘accidentale’, caratterizzato da una mancanza di organizzazione e ordine: frutto di una lunga tradizione che cercava nell’arte e nella poesia una via per dare voce alla fede di un popolo, tramite un forte disegno teologico e una tutela ideologica.397 Il Salterio è frutto di una lunga vicenda editoriale della tradizione letteraria di Israele, all’interno della quale i Salmi, derivanti da differenti fonti, hanno formato ‘collezioni di canti’ da usare in differenti contesti, fino ad arrivare alla grande collezione finale fissata dal canone. Attraverso la trasmissione testuale e delle traduzioni si è passati dalla versione del testo masoretico, versione ufficiale ebraica realizzata dai rabbini dal primo al X sec.

d.C., utilizzato dai cristiani per le traduzioni dall’ebraico, alla prima versione greca dei Settanta che ha decisamente prevalso all’interno della tradizione cristiana. Tuttavia, Ravasi sostiene che si tratta di ‘una delle peggiori versioni’398 poiché ‘fortemente orientata in senso teologico (messianico) in più di un punto’399 anche se, nonostante tutto, viene considerata dalla tradizione ‘un punto di riferimento comparativo imprescindibile’.400 Alla versione dei Settanta c’è da aggiungere la versione siriaca detta Pešitta e quella della parafrasi aramaica del Salterio, detta Targum. Queste due versioni poco note sono state e sono utili soprattutto per la presenza di testimonianze (testuali) antiche e per lo studio dell’esegesi giudaica dal punto di vista storico. A chiudere il cerchio c’è la Vulgata, versione latina (l’ultima delle numerose da lui preparate) composta da Gerolamo e che risulta essere fedele al testo ebraico. Questa versione non fu mai adottata dalla Chiesa cristiana che, invece, preferì editare una Nuova Vulgata nel 1979, a seguito del Concilio Vaticano II che volle pubblicare questo nuovo testo latino in armonia con le esigenze dell’esegesi moderna, quest’ultima

396 In questo caso, come nella maggior parte, l’origine di alcuni termini rimane ancora sconosciuta. Si pensa, per esempio, che la ghittita o ghitta sia stata una sorta di arpa usata nell’antico Israele. Purtroppo gli studi non sono mai stati in grado di ricostruire musicalmente i Salmi e non si potrà mai sapere come venivano cantati in antico Israele.

397Cfr. W. Brueggemann, The book of Psalms, in An introduction to the Old Testament: the Canon and Christian Imagination, op. cit., p. 278.

398 G. Ravasi, I salmi (Casale Monferrato: Edizioni Piemme, 1993), p. 26.

399 Ibid.

400 Ibid.

98 centrale nella riforma liturgica del concilio.401 Alla luce di quanto si è detto è chiaro che per quanto non sia possibile ricostruire il processo di canonizzazione dei Salmi in termini di ‘tappe e cronologie’402 precise, è invece fondamentale riflettere sulle

‘conseguenze ermeneutiche’403 di questi poiché producono continuamente nuovi modelli per cui una certa situazione narrata può trasformarsi in ‘modello di un altro’404 e così via:

I Salmi non vengono conservati come un cimelio nazionale o un monumento funebre, come meri ricordi storici; vengono conservati e tramandati come un repertorio a disposizione per un uso continuo. Pur essendo contenuti e racchiusi in un canone, restano istituzionalmente aperti. Altre persone potranno e dovranno immedesimarsi nell’io dell’orante originale […] La canonizzazione dei Salmi è un atto interpretativo.405

L ‘apertura interpretativa’ dei Salmi non può che calzare perfettamente con l’uso che padre Turoldo fece di questi, sia quando ne è traduttore, sia quando ne trae ispirazione poetica nonché quando ne usa l’imitazione. Infatti, come vedremo nei seguenti capitoli, Turoldo manifesterà ripetutamente la sua identificazione con l’ ‘io orante originale’, ovvero il Salmista o Re David. Dopotutto, ricordiamo che per il suo noviziato Turoldo (al secolo Giovanni) scelse il nome del re David, re d’Israele e autore, secondo la tradizione, di molti Salmi.