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TERZA PARTE ULISSE E LO SCIENZIATO TRANS-UMANISTA

1. ULISSE E IL TRANSUMANESIMO

1.2 Che cos'è il transumanesimo

Il post-umanesimo o transumanesimo è la filosofia che ha come punto di partenza il rinnovamento radicale dell'umanità realizzato attraverso la tecnologia570. La riprogettazione della condizione umana ha come fine la sconfitta di processi naturali e inevitabili quali: le limitazioni dell'intelletto umano, l'invecchiamento, la morte571.

Attraverso uno sforzo di ricerca sistematico, si tenta di superare i “mali” dell'umanità e garantire a quest'ultima un futuro migliore e pieno di benefici. Il transumanesimo è infatti considerato da uno dei suoi promotori, Max More, fautore di benessere per tutti gli esseri senzienti. Ciò significa che il movimento transumanista non ha in vista solamente l'interesse degli uomini, ma anche delle intelligenze artificiali, degli animali e di potenziali esseri extraterrestri572.

Questa filosofia non sottoscrive ad alcun partito o programma politico; il motivo che la anima è infatti il bene, non solo di una parte, ma del tutto. Secondo i transumanisti, la fobia verso la tecnica e la paura dell'annientamento derivatone da un uso eccessivo e scorretto della stessa, non è motivo decisivo per interrompere la ricerca scientifica573. I transumanisti, anzi, sostengono il diritto morale di utilizzare metodi tecnologici da parte di chiunque lo voglia, per modificare ed espandere le sue proprie capacità fisiche e intellettuali allo scopo di assumere un controllo sempre maggiore sulla propria vita.

Grazie alla genetica, a medicinali che incrementano la memoria, a sforzi collaborativi nel gestire il flusso delle informazioni e all'incremento dell'intelligenza, realizzato anche attraverso computer indossabili e l'ausilio di Internet, è possibile, secondo i transumanisti, in un futuro non molto lontano, portare il genere umano in una nuova era. La rivoluzione tecnologica e scientifica portata avanti ad oltranza, senza freno e misura, dovrebbe condurre l'umanità all'autosuperamento.

Essi si rifanno completamente all'idea umanista che l'uomo è un essere in costruzione, in divenire, senza propria sostanza e sempre in evoluzione. I transumanisti si rifanno alle teorie scientifiche e pseudo-scientifiche ottocentesche e novecentesche, derivate dalla teoria

570 M. MORE, I principi estropici, Una dichiarazione transumanista, in “Estropico”,

http://utenti.tripod.it/estropico/id24.htm.

571 Ibidem.

572 Ibidem.

573 Ibidem.

darwiniana dell'evoluzione delle specie574. Compare, tuttavia, il tentativo di superare la stessa selezione naturale attraverso la manipolazione genetica e la riscrittura del DNA. Il traguardo è quello di sottrarre alla natura il dominio sull'uomo e conferire a quest'ultimo pieno potere. Lo slogan del transumanesimo potrebbe essere riconosciuto nella celebre frase di Nietzsche: «l'uomo è qualcosa che deve essere superato»575.

I transumanisti interpretano in chiave “tecnologica” l'idea nicciana dell'Übermensch, ossia dell'oltre-uomo. Una simile creatura meccanizzata e futurista non era di certo nella mente di Nietzsche. Secondo il filosofo tedesco, infatti, «il superuomo […] costituisce piuttosto la radicale riappropriazione da parte del soggetto della possibilità di porsi come unico, autentico creatore di senso dopo la morte di Dio (cioè dopo la caduta di quella rete di significati assoluti, stabili, che ha permeato di sé l'intera storia dell'Occidente)»576.

L'oltreuomo non è sicuramente un essere “potenziato”, ma un altro tipo d'uomo. Il superuomo non può nemmeno essere considerato a tutti gli effetti come l'evoluzione biologica dell'homo sapiens, in quanto per Nietzsche la maturazione umana avverrebbe a livello di consapevolezza. Tuttavia, le considerazioni del filosofo riguardo il fatto che l'uomo non sia un fine, ma una sorta di essere di passaggio e un tramonto che porta dall'uomo al superuomo577, possono essere interpretate in senso transumanista.

Arnold Gehlen scrive a tal proposito: «l'uomo è organicamente l'essere manchevole, egli sarebbe inadatto alla vita in ogni ambiente naturale e così deve crearsi una seconda natura, un mondo di rimpiazzo, approntato artificialmente e a lui adatto, che possa cooperare con il suo deficiente equipaggiamento organico»578. L'incompiutezza dell'uomo, paradigma della sua

574 Charles Darwin (1809-1882) in The Origin of Species (1859), sostiene la teoria che “gruppi” di organismi

della stessa specie si evolvono gradualmente nel tempo attraverso il processo di selezione naturale. L'opera contiene dettagliate prove scientifiche che convalidano la sua teoria, contrapponendosi alla teoria in voga fino a quel tempo: il creazionismo, che ritiene che le specie, essendo create da Dio siano perfette e immutabili. Secondo Darwin gli individui di una popolazione sono in competizione fra loro per le risorse naturali; in questa lotta per la sopravvivenza, l'ambiente opera una selezione, detta selezione naturale. Attraverso questa selezione, vengono eliminati gli individui più deboli, cioè quelli che, per le loro caratteristiche, sono meno adatti a sopravvivere a determinate condizioni ambientali; solo i più adatti sopravvivono e trasmettono i loro caratteri ai figli. In sintesi, i punti chiave della teoria darwiniana dell'evoluzione sono: variabilità dei caratteri, eredità dei caratteri innati, adattamento all'ambiente, lotta per la sopravvivenza, selezione naturale e isolamento geografico.

575 F. NIETZSCHE, Così parlò Zarathustra, trad. it. di G. Quattrocchi, Acquarelli, Milano 2006, p. 16.

576 G. BRIANESE, La “volontà di potenza” di Nietzsche e il problema filosofico del superuomo, Paravia,

Torino 1989, p. 43.

577 F. NIETZSCHE, Così parlò Zarathustra, p.334

578 A. GEHLEN, L'uomo. La sua natura e il suo posto nel mondo, trad. it. di V. Rasini, Feltrinelli, Milano

stessa esistenza, rappresenta per i transumanisti la possibilità da parte dell'uomo, di autocrearsi. L'opportunità autopoietica dell'uomo sta a significare non solo apertura al mondo, ma anche continua creazione579.

«L'idea di un' umanità non cristallizzata, ma magmatica nelle diverse interazioni con il mondo, è sicuramente l'eredità più condivisibile del pensiero di Gehlen che, in questo senso, può essere considerato un teorico del pensiero postmoderno»580. Per i filosofi transumanisti, l'incompletezza non è solo possibilità di autocreazione; essa sta anche all'origine della debolezza dell'uomo nei confronti di tutte quelle forze naturali che lo possono sopraffare. La natura può essere vinta, secondo i transumanisti, proprio attraverso l'uso della tecnologia. Bisogna notare il fatto estremamente rilevante, all'interno della cultura transumanista, che «il concetto di incompletezza presuppone un correlato di perfezione ideale, un concetto di stampo platonico e fissista che mal si accorda con le teorie evoluzioniste, poiché solo dal confronto con la perfezione ideale può sortire la percezione di incompletezza»581. Siamo di fronte a una contraddizione insita nel pensiero transumanista; sebbene le sue radici affondino nell'evoluzionismo darwiniano, e quindi nella concezione che l'uomo non sia altro che l'evoluzione da forme viventi più primitive, vi è la tendenza a volersi liberare di tutto ciò che viene sentito come «retaggio sconveniente e disdicevole del non-umano, e in particolare di quel passato stigmatizzato da Darwin con la metafora del 'nonno babbuino'»582.

Transumanisti quali Stelarc, Hans Moravec, Pierre Lévy sembrano considerare scomoda la parentela umana con il mondo animale e la loro aspirazione sta proprio nel desiderio di distanziare l'uomo da tutte le altre specie. Il transumanesimo è dunque un movimento fondamentalmente sciovinista che ha, come progetto di base, l'abbandono di gran parte degli attributi organici dell'uomo che lo avvicinano al mondo animale. Questo è il motivo per cui la tecnologia è sentita come il mezzo per realizzare questo scopo. Allontanare l'uomo dai retaggi animali, viene interpretato dai transumanisti come la necessità di avvicinarlo alla macchina. È fondamentale soffermarsi sulla contrapposizione insita nel pensiero transumanista al fine di comprenderlo e osservarne il carattere intrinsecamente velleitario.

1983, p. 55.

579 R. MARCHESINI, Post human. Verso nuovi modelli di esistenza, Bollati Boringhieri, Torino 2002, p. 20.

580 Ibidem.

581 Ivi, p. 24. 582 Ivi, p. 44.