SECONDA PARTE IL TEMA DELLA VELLEITAS IN RIFERIMENTO ALLA FIGURA DI ULISSE
1.1 L'Ulisse omerico nell'Iliade e nell'Odissea
L'intelligenza attiva (metis), che prima di agire prevede e calcola, è per sua stessa natura dotata di abilità, prudenza, astuzia e pazienza; «e molto astuto (polymetis), molto abile (polymechanos), molto paziente (polytlas) è, per definizione, Odisseo»125. Polymetis e polymechanos, sono doti attribuite ad Odisseo fin dall'Iliade. Per il buon esito della guerra di Troia, non sarebbero mai potute bastare la sola forza, il coraggio e l'audacia, ma una simile impresa necessitava dell'apporto della metis. Solamente quando l'impresa e la conquista di Troia si rivelerà al di là di ogni forza, soltanto la metis - soltanto Odisseo - potrà aver ragione dell'imprendibile città126.
L'Odisseo dell'Iliade tradisce, nel confronto con gli altri eroi, una diversità che lo contraddistingue. Sfuggono ai canoni dell'aristocrazia guerriera la sua audacia sempre prudente e mai d'assalto e la sua eloquenza: pratica, funzionale, mirata127. Ogni gesto di Odisseo, non si esaurisce in se stesso, ma si arricchisce di significati e lascia dietro di sé tracce che alla fine si riuniscono per segnare un preciso itinerario. Odisseo infatti appare come colui che riannoda i fili strappati e garantisce gli esiti. Nei momenti difficili, cruciali, di crisi o di svolta, suo è l'atto decisivo e determinante che imprime la nuova direzione agli eventi128. Decisive e risolutive appaiono anche quelle imprese oblique e furtive che non rientrano strettamente all'interno del codice guerriero e proprio per questo non rientrano neanche all'interno nel poema omerico129. « Le azioni di Odisseo sono tutte dirette a buon fine, l'uomo dalla mente accorta è davvero giusto e saggio. Non a caso, sempre nell'Iliade, la sua nave sta nel mezzo, tra gli accampamenti di Achille e Aiace, là dove sorgono i luoghi sacri delle assemblee e della giustizia e dove sono stati eretti gli altari degli dèi»130.
Il protagonista dell'Odissea non è, sostanzialmente, differente rispetto all'eroe dell'Iliade, né è diversa la qualità della sua metis. Unico è infatti lo scopo del viaggio, come lo era quello dell'assedio: la conquista della terra natia, Itaca, al posto della città di Troia. Ciò che muta
125M. G. CIANI, Ritorno a Odisseo, in Omero, Odissea, Marsilio, Venezia 2008, p. VII.
126Ivi, p. VIII.
127Ibidem.
128Ibidem.
129Un esempio di queste imprese, è quella in cui Odisseo ruba dall'Acropoli di Troia la statua di Atena e sottrae
a Filottete l'arco di Eracle.
sono le circostanze, «che richiedono un uso molto più costante e articolato dell'intelligenza attiva contro insidie inaspettate, avversari sconosciuti, forze occulte. La scena muta di continuo e impone travestimenti, maschere, menzogne. Sopravvivere è un'arte che richiede abilità e prudenza, dissimulazione e audacia»131.
Odisseo, per risolvere i problemi pratici e le situazioni difficili, diviene esperto dei doloi: gli inganni. Essi sono gli strumenti di un'azione dettata dall'intelligenza e che hanno come fine ultimo, la salvezza dell'eroe. In questo senso, dolos è prodotto della metis132. «Travestimenti e racconti bugiardi sono aspetti di altrettante metamorfosi, necessarie non solo alla sopravvivenza ma anche al mantenimento di un'identità costantemente minacciata»133.
La figura di Odisseo è contraddistinta dall'essere polymetis: perciò anche il gesto più semplice e apparentemente onesto di Odisseo, può mascherare una macchinazione, un calcolo, un imbroglio. «L'ombra invade tutti i campi in cui opera Odisseo, dall'universo dell'azione a quello della parola»134. Al di là dei molteplici inganni, delle diverse forme che Odisseo assume nel corso delle sue peregrinazioni, non bisogna dimenticare l'unità del personaggio e della stessa Odissea.
Lo scopo di Odisseo è infatti quello di raggiungere la “terra dei padri”, così come è unico il cammino che viene descritto nell'Odissea: Odisseo parte da Itaca e giunge a Troia, da qui riparte e ritorna all'origine. Il viaggio di ritorno di Odisseo, a differenza degli altri re ed eroi che hanno condiviso le asprezze della guerra di Troia, si conclude in modo positivo. Basti solo pensare al ritorno di Agamennone in patria che si conclude con il suo omicidio135.
Odisseo, in entrambi i poemi epici, deve combattere una guerra che dura dieci anni: nell'Iliade l'assedio della città di Ilio, nell'Odissea, il viaggio per mare per riconquistare Itaca. In entrambi i casi la vittoria è ottenuta per mezzo di uno stratagemma: il cavallo di legno nell'Iliade, la gara dell'arco nell'Odissea136.
Il viaggio di Odisseo, apre alla dimensione dell'irrazionale e del fantastico; egli deve infatti affrontare figure mitologiche quali: ciclopi, sirene, Scilla e Cariddi ecc. Odisseo dev'essere in grado di superare queste creature soprannaturali e quindi la sua impresa è ancora più ardua poiché, non ha a che fare solo con difficoltà terrene, ma anche con entità superiori all'uomo per forza e poteri magici. Odisseo deve anche essere in grado di affrontare situazioni in cui 131Ivi, p. X. 132Ibidem. 133Ivi, p. XI. 134Ibidem. 135Ivi, p. XIII. 136 Ivi, p. XIV.
egli è chiamato a resistere alla tentazione e alla seduzione: i fiori di loto, la maga Circe, la ninfa Calipso, Nausicaa.
Solo quando l'eroe riuscirà a superare tutti gli ostacoli, compreso quello di restaurare il suo potere in casa propria, egli potrà trovare pace. Itaca rappresenta la fine delle sue peripezie e si configura come un punto fermo nella vita di Odisseo; «il viaggio è come un lungo naufragio in cui l'unica terraferma – la sola realtà, il vero sogno – è Itaca»137. Per raggiungere quell'unica meta, Odisseo è costretto a farsi polytropos, ossia molteplice: nei comportamenti, negli atteggiamenti, nei tranelli138.
Quello di Odisseo è un viaggio verso l'ignoto un'avventura tutt'altro che desiderata. Il viaggio si configura come: «un pauroso travaglio, come ogni viaggio che introduca l'uomo antico – fino all'avvento di Alessandro Magno – negli spazi di un mondo ancora poco conosciuto, soprattutto quando lo mette in balia di un elemento estraneo e infido come il mare»139. Di fronte ad un mondo enigmatico e vasto, è comune ai Greci non avventurarsi in territori non tracciati dalle mappe. «Solo una pesante, inevitabile necessità spinge l'uomo greco ad alzare l'albero e sciogliere le vele»140.
Odisseo è saldamente legato alla terra d'origine e, solo la necessità lo spinge a partire. Prima di salpare per la guerra di Troia, per sfuggire alla volontà di Agamennone e di Menelao che lo volevano come compagno d'armi, egli, novello padre di Telemaco, finge di essere pazzo. Solamente l'astuzia di Palamede svelerà l'inganno che costringerà Odisseo a salpare. Egli non è molto dissimile dal tronco d'olivo inamovibile, su cui ha inchiodato il suo letto nuziale (canto XXIII, dell'Odissea). «Odisseo è contrario a ogni mutamento. Non voleva, a suo tempo, lasciare Itaca per andare a Troia, non nutre illusioni sulla vita del guerriero, la gloria non è all'apice dei suoi sogni»141.
Il viaggio di andata, la lunga vicenda dell'assedio e della conquista di Ilio, il viaggio di ritorno e i dieci anni di vagabondaggio forzato non hanno il potere di cambiare l'essenza di Odisseo. Al di là delle molteplici doti naturali che lo distinguono, oltre gli innumerevoli doloi che perpetra per sfuggire o risolvere situazioni pericolose o complicate, egli rimane un uomo profondamente legato alla sua terra e agli affetti familiari.
Il viaggio di Ulisse non è nemmeno un cammino spirituale: «non c'è ascesi nella peripezia 137Ivi, p. XV.
138Ibidem.
139Ibidem.
140Ivi, p. XVI.
di Odisseo e nulla nobilita i suoi cenci se non la ferma speranza di poterli scambiare alla fine con la porpora, riconquistare potere e regno. I suoi ideali sono rigorosamente terreni e l'immortalità che Calipso gli offre, non ha alcun fascino per lui»142.
A differenza dell'Iliade, l'Odissea non si conclude con il saccheggio di una città, ma con la restaurazione del potere. Tema dominante diviene la vendetta: Odisseo deve vendicarsi dei Proci che volevano sposare la moglie Penelope e assurgere al trono di Itaca. È proprio la strage dei pretendenti il momento culminante del poema, l'acmé della storia che si conclude con la fine del tormento e del lungo errare del protagonista.
Come avviene sempre quando si parla di un personaggio così singolare, qual è Odisseo, la realtà non è quella che sembra, poiché presto l'eroe dovrà partire per un altro viaggio (come gli ha predetto Tiresia nel Canto XI dell'Odissea). Solamente alla fine di quest'ultimo viaggio, Odisseo potrà ritornare nuovamente ad Itaca e forse vivere in pace.
1.2 L'intelligenza umana contro la forza bruta (Odisseo e Polifemo canto IX