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Cosa distingue sistemi fisici, biologici e sociali?

Secondo Lane le modalità di interazione che caratterizzano i sistemi fisici (P- organizations) assumono generalmente la forma di “forze”. Le organizzazioni che abitano questo mondo sono il prodotto delle interazioni tra tali “campi di forze”, ed i processi osservabili a questo livello dipendono dalla struttura (condizioni iniziali + forze) ed, eventualmente, dal caso. Per quanto, anche a questo livello, si riscontri l’emergere di nuove organizzazioni, non vi è alcuna necessità, per spiegare i processi nell’ambito dei siste- mi fisici, di introdurre “rappresentazioni” e “funzioni”.

Al contrario i sistemi biologici (B-organizations) esercitano una continua attività di “monitoraggio” del mondo in cui si trovano. Per svolgere questo compito essi devono formarsi una “rappresentazione” del mondo in cui vivono, sotto forma di categorie che, per quanto “a grana grossa”, consentano di reagire adeguatamente ai segnali (signaling) provenienti dall’ambiente. Ad esempio organismi unicellulari sono in grado di stimare il gradiente di un certo composto chimico presente nell’ambiente, e di muoversi nella direzione in cui tale gradiente è maggiore o minore. Tuttavia non vi è, a questo livello, alcuna necessità di introdurre nelle “rappresentazioni” qualche forma di “interpretazione semantica” o simili.

Tuttavia, a differenza di quanto accade nei sistemi fisici, le organizzazioni biologiche si trovano inserite in contesti in cui possono seguire diverse modalità di interazione (e dunque diverse regole). Esse devo- no dunque disporre di modi per “decidere” quali regole attivare. Questo è precisamente il ruolo di ciò che abbiamo chiamato “funzioni”. Una funzione fornisce “direttività” o “orientamento” alle interazioni dell’organizzazione. Nei sistemi biologici sono presenti una pluralità di funzioni, che tuttavia risultano subordinate alla funzione - che possiamo definire “primaria” - di “sopravvivenza e riproduzione”. Il ruolo delle funzioni è dunque quello di attribuire un “valore” ai processi in cui l’organizzazione è inserita, gener- almente attraverso specifici meccanismi di rinforzo (feedback). Le teoria darwiniana ha offerto una spie- gazione molto convincente di come, nelle organizzazioni di tipo B, le trasformazioni delle strutture siano guidate dalle funzioni, ed in particolare dalla funzione di sopravvivenza e riproduzione che presenta, di- versamente dalle strutture, un carattere grande stabilità. Certo è possibile immaginare di comprendere il concetto di funzione in quello di struttura, ma proprio la teoria darwiniana ci consente di capire quanto questa distinzione si dimostri utile per comprendere l’evoluzione biologica.

Nelle organizzazioni sociali (human socio-cultural organizations or S-organizations), infine, diversamente da quanto accade nelle organizzazioni di tipo P, le rappresentazioni assumono un ruolo cruciale. Attra- verso tali rappresentazioni esse definiscono quali entità fanno parte del proprio mondo (populate their world), attribuiscono a ciascuna di esse una identità (di che tipo di organizzazioni si tratta, cosa fanno, ecc.). Inoltre le organizzazioni di tipo S usano un insieme di “forme narrative” che esprimono cosa ci si può attendere che accada quando certe entità interagiscano in un certo modo, e agiscono di conseguen- za. In altre parole ciò che intendiamo per “rappresentazione” comprende la capacità di simulare intera- zioni reali. Le rappresentazioni comprendono anche “attribuzioni di funzionalità”, ossia le organizzazioni di tipo S “fanno cose perché desiderano qualcosa.” Nel caso questo qualcosa non sia raggiunto, esse, utilizzando le capacità di simulazione sopra descritte, generano nuove interazioni che possano meglio soddisfare i propri “desideri/valori”.

Questo è un modo molto schematico per rappresentare ciò che fanno gli esserei umani, ma a dire il vero anche ciò che anche alcuni animali sono in grado di fare (se si eccettua probabilmente l’attribuzione di

funzionalità ad altri). In effetti ciò che caratterizza la distinzione tra sistemi di tipo B ed S può essere colto appieno solo a scala sovra individuale. Per quanto alcune specie, come le api o le termiti, siano capaci di organizzazioni sociale, “le organizzazioni socio-culturali umane sono le sole che sono in grado di sostene- re il tipo di rappresentazioni che abbiamo descritto”. Come aveva intuito G-R ciò che caratterizza la specie sapiens non è la capacità di vivere in società, (cosa che accade appunto anche alle api) , ma la capacità che hanno le società umane di generare e mantenere organi esosomatici20. Poichè tali artefatti richiedono, per essere realizzati, un preventivo processo di “progettazione” che si fonda su “rappresentazioni” del tipo che abbiamo descritto, ne possiamo concludere che ciò che caratterizza le organizzazioni di tipo S rispetto al mondo biologico è lo sviluppo della tecnosfera. Non si tratta di qualcosa che può essere ricon- dotto a differenze presenti a livello del singolo individuo, quanto piuttosto un attributo che emerge a livello di organizzazione sociale. In altre parole lo straordinario apparato tecnologico che caratterizza le moderne società industriali, la sua stupefacente capacità di innovazione nonché le sue potenzialità dis- truttive, ebbene questi sono fenomeni che sono concepibili e concepiti da organizzazioni, e solo da loro. È evidente che tali rappresentazioni non risiedono nel cervello umano, quanto piuttosto risultano distri- buite tra molti cervelli, oltre che in artefatti21, quali libri, e memorie artificiali, ecc. Diviene dunque per noi particolarmente importante capire come tali rappresentazioni vengano generate e modificate. Secondo Lane i processi attraverso cui tali rappresentazioni si possono produrre e modificare sono molti, ma il più importante e antico tra questi è ciò che definiamo negoziazione.

La negoziazione è un tratto caratteristico delle Organizzazioni di tipo S. A differenza dell’attività omologa nelle organizzazioni di tipo B (signaling) nella negoziazione la semantica conta. Questo comporta il fatto che il messaggio inviato può essere completamente nuovo nella sua forma, e tuttavia colui che lo invia si attende che il ricevente sarà in grado di interpretarlo. Come ciò possa accadere fa parte di un processo assai complesso, basato sulle strutture generative del linguaggio, che comporta una relazione circolare tra individuo e organizzazione sociale. Qui basti dire che, affinché individui diversi siano sufficientemente allineati sul significato dei messaggi che scambiano è necessario che essi condividano “attribuzioni” e “forme narrative” su cui i messaggi si basano.

L’insieme delle attribuzioni e delle forme narrative condivise dall’insieme delle organizzazioni sociali in un dato momento forma quello che Castoriadis ha definito immaginario (collettivo).

Riteniamo in generale che la tematizzazione del ruolo di queste componenti immaginarie, per quanto difficili da definire e soventi inconsce, risulti determinante sia per analizzare che per intervenire efficace- mente sulle dinamiche socio-economiche e sulle relative conseguenze in termini di equilibri ecologici (sostenibilità). In particolare, processi e comportamenti sociali inattesi, come l’effetto rimbalzo, non sem- brano adeguatamente descrivibili considerando solo le dinamiche relative alle organizzazioni di livello P (flussi di materia energia), o le semplici dinamiche di prezzo caratteristiche dell’analisi economica stan- dard. Esse pertanto richiedono una considerazione esplicita dei comportamenti di consumo, dei valori, degli stili di vita e delle relative strutture “immaginarie”.

20 L’espressione risale al biologo Alfred Lokta, poi ripresa da G-R. Con questa intendiamo l’insieme degli strumenti esterni al proprio soma, in altre parole la tecnologia.

21 “By artifact, we mean something that human beings produce for the use of (generally other) human beings. We thus use the term in a very broad sense: a purebred puppy, for example, is for us an artifact. Artifacts may be physical, informational or performative. A breed standard, for example, is an informational artifact – as is Darwin’s theory of evolutionary biology or the text of Origin. To be useful to others, informational artifacts generally require some form of physical or performative instantiation: a printed copy of Origin, for example, is a physical instantiation of Darwin’s text. A conformance competition is an example of a performative artifact” (Lane et al, 2009).