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Le (non) apparizioni dell’effetto rimbalzo

restringimento del repertorio d’azioni ecologicamente orientate

5.1 Le (non) apparizioni dell’effetto rimbalzo

Nelle interviste che avremmo effettuato avremmo perciò, tra le altre cose, cercato di testare le conseg- uenze della “immissione” dell’effetto rimbalzo all’interno di interazioni discorsive. Si sarebbe trattato di uno “stimolo” completamente nuovo? Avremmo avuto qualche possibilità di interagire con individui che già avevano fatto almeno qualche ragionamento sull’argomento? Oppure avremmo incontrato persone molto informate sull’argomento?

5.1.1 Le apparizioni dell’effetto rimbalzo...

Venire a conoscenza dell’effetto rimbalzo e/o del Paradosso di Jevons non è un fatto molto comune. Du- rante il periodo della preparazione e realizzazione della ricerca le “apparizioni” di questi argomenti al di fuori delle pubblicazioni specialistiche sono state limitate. Tenendo conto del fatto che a tal riguardo non si è svolta una ricerca sistematica, nel periodo in cui si è svolta la ricerca (dal 2011 in poi) e nel periodo ap- pena precedente, siamo venuti a conoscenza di due articoli nei quali l’argomento è stato trattato in lingua italiana su riviste di una certa rilevanza e tiratura. Il primo è apparso su Le Monde Diplomatique del Luglio 2010, il secondo sulla rivista Internazionale del 4 Marzo 2011. Quest’ultimo riportava quanto apparso su di un articolo del The Guardian che, a sua volta, proponeva una sintesi dei risultati di un recente rapporto dell’americano Breakthrough Institute (Jenkins et al., 2011. Già citato nel primo capitolo).

A partire da quel momento abbiamo deciso di tenere sotto osservazione il web per verificare le successive apparizioni dell’argomento.

A tal fine si è usufruito del servizio di “Google Alert” al quale è stato chiesto di segnalare la pubblicazi- one sul web di pagine contenenti - sia con l’opzione “frase esatta” che non - i termini chiave “effetto rimbalzo”, “Paradosso di Jevons”, così come anche gli equivalenti in lingua inglese “rebound effect” e “Jevons paradox”. Nel periodo compreso tra il 9 Marzo 2011 e il 5 Aprile 2012 questi argomenti sono ap- parsi su 23 pagine web in lingua italiana, intendendo ovviamente solo quei casi nei quali tali termini erano utilizzati con riferimento ai temi dell’efficienza energetica e delle politiche ambientali. Come difatti già accennato nel primo capitolo molto più spesso “effetto rimbalzo” era utilizzato per spiegare la situazione economica.

Con cosa potevano entrare in contatto gli internauti? Prima di tutto occorre far presente che entravano in contatto con testi della lunghezza approssimativa inferiore a una cartella e, in rari casi, di circa 3 cartelle. I complessi meccanismi che portano all’effetto rimbalzo sono perciò spiegati in forme estremamente sintetiche. Vediamo allora cosa rimane dopo le operazioni di traduzione e sintesi (i corsivi sono nostri): Per giustificare la scelta dell’argomento si pongono in evidenza gli aspetti più nefasti, come ad esempio i casi nei quali l’effetto rimbalzo è più significativo...

Questo è l’effetto rimbalzo: quando l’efficienza tecnologica di un prodotto – come il condizionatore – aumenta, ma il risparmio finale – in termini di costi ed energia – è decisamente più ridotto rispetto alle aspettative.

...o il fatto che sia un fenomeno inevitabile...

Una fabbrica ad esempio di acciaio diminuendo i costi di produzione a fronte di una ridotta spesa energetica […] ci sarà un minore costo dell’acciaio che inevitabilmente porterà ad un aumento della domanda.

produrre effetto rimbalzo. […] La diffusione di questa tecnologia stimolerebbe ulteriormente le emissioni, “per- ché tanto poi vengono assorbite.”

Si chiama Paradosso di Jevons, e funziona sempre. Più energia si ha a disposizione e più se ne chiede, all’infinito. Se costruissero altre 50 centrali [nucleari], ci sarebbero ugualmente momenti di saturazione.

Nello spiegare il funzionamento dei meccanismi dell’effetto rimbalzo ne viene messo in risalto uno solo e questo, spesso, prevede una forte attribuzione di responsabilità al comportamento degli utenti finali...

I proprietari delle auto più efficienti tendono a guidare più spesso. ... Chi usa le lampadine a risparmio energetico

le tiene accese più a lungo di quelle tradizionali.

...i benefici ambientali ottenibili dalle tecnologie ecologiche vengono in buona parte ridotti (e in alcuni casi addirit- tura annullati) per via del cattivo uso delle stesse.

Non basta avere lampadine a basso consumo e auto superefficienti per essere ecologici, bisogna anche usarli bene. Per ora forse la soluzione è non comprare 3 litri di latte se per fare il budino ve ne servono solo 2.

...che può a sua volta dipendere dal “sistema” in cui questi si trovano (ma al quale comunque parte- cipano):

Certo l’effetto rimbalzo, è sempre in agguato. Soprattutto in un Paese [gli Stati Uniti] che continua ad essere, nonostante la crisi economico-ambientale, totalmente orientato verso il consumo, verso gli affari (in senso lato) e nel quale ci si sente costantemente sotto l’influenza di una competitività che contagia ogni aspetto della vita.

In un solo caso si è cercato di sminuire il fenomeno, tramite considerazioni basate sulla (e con validità limitata alla) particolare congiuntura economica:

Si fanno meno km per risparmiare sul carburante, e se si acquista una nuova auto più efficiente, non si utilizzano i risparmi per percorrere più km, ma per ridurre l’impatto dei maggiori costi, visto che non c’è una crescita eco- nomica che permette di assorbire questi aggravi.

Numerose sono anche state le proposte di soluzioni al problema che, in parte, dipendono da quelli che sono stati i meccanismi posti in risalto. Qui ad esempio si fa riferimento a quello che abbiamo definito ef- fetto rimbalzo mentale, anche se non viene spiegato quale soggetto dovrebbe farsi carico di tale misura, se i soliti vituperati consumatori, o altri soggetti...

...è necessario un cambiamento di comportamenti e abitudini nei consumatori: non lasciarsi tentare dall’abbassare ulteriormente la temperatura del condizionatore, tranquillizzati dal fatto che è un modello efficiente.

È chiaro che bisogna evitare la trappola del paradosso di Jevons o «effetto rebound»: ovvero ciò che si risparmia non deve essere reimpiegato per nuovi usi superflui! Se ho ridotto il consumo energetico con una lampadina a basso consumo, sarebbe idiota lasciarla accesa più ore del necessario o metterne due là dove ne avevo una. […] a parità di livello di comfort raggiunto, il risparmio conseguito con l’efficienza deve andare a beneficio della col- lettività (ovviamente dietro pagamento del prezzo di mercato!) in modo che i consumi si abbassino realmente in tutto il paese.

...mentre nei brani qui sotto si fa esplicito riferimento alla necessità di misure fiscali o all’utilizzo di indica- tori la cui applicazione permetterebbe il mutamento dei valori di riferimento agevolanti il funzionamento

dei meccanismi dell’effetto rimbalzo. Se teoricamente le soluzione ci sarebbero, nella pratica queste sono di difficile applicazione:

Alcuni esperti auspicano una carbon tax, mentre altri immaginano una produzione di energia a emissioni così basse di carbonio, che sia irrilevante quanta ne viene consumata.

...una politica tariffaria volta a contenere i consumi energetici si scontra con un’opposta aspettativa di bassi prezzi energetici, un’aspettativa anche alimentata ad arte, perché il consumatore deve sempre consumare di più; del resto: si è mai visto un mercante che si fissa l’obiettivo di vendere meno? Pertanto, occorrerebbe elaborare una politica fiscale che rimoduli le imposte: alleggerendole sul lavoro, sulle prestazioni, e inasprendole sui consumi dei beni materiali, soprattutto su quelli non rinnovabili come gli idrocarburi.

E’ quindi prioritario riorientare il valore aggiunto (risparmio) che si ottiene dalla buone pratiche di efficienza ener- getica affinché integrino gli indicatori della post-crescita anziché i fattori del Pil.

Il ripetuto richiamo al miglioramento dell’efficienza è controproducente se non è accompagnato da altre misure, perché al posto di stimolare a consumare meno, si stimola a consumare di più. […] il problema è che le misure che dovrebbero accompagnare i miglioramenti nell’efficienza dovrebbero essere misure di pianificazione, di raz- ionamento.

Le soluzioni a questo paradosso non sono semplici, c’è chi spera in una riduzione delle emissioni tale da poter es- sere trascurata, c’è chi vorrebbe inserire tasse sui consumi reali (benzina, elettricità, gas), c’è chi cerca di applicare moralità al nostro sistema economico.

Una soluzione strutturale potrà quindi nascere quando ci porremmo la giusta domanda sul perché aumentiamo sempre più i chilometri percorsi: è proprio il disegno delle nostre città che oggi non funziona più.

In un caso la soluzione proposta (per ovviare agli effetti rimbalzo indotti dal prezzo) risulta però essere nient’altro che un’ulteriore spinta verso l’efficienza:

Nello studio vengono anche citati una serie di espedienti “salva energia” per climatizzare gli ambienti della casa e risparmiare energia [senza cadere nell’effetto rimbalzo]: a partire dall’isolamento di pareti e soffitto, al revisionare periodicamente i condotti d’aria, intervenendo su finestre e porte con opere di sigillatura e schermando le vetrate.

Per fare un breve accenno ai risultati emersi dalla ricerca sulle pagine web in lingua inglese, che però non abbiamo analizzato con lo stesso livello di dettaglio, diremo che il numero di apparizioni è stato mag- giore (all’incirca 2-3 volte superiore). Ciò può dipendere oltre che dalla maggiore numerosità di internauti inglesi, anche dalle loro diverse modalità di utilizzo del web. Forse anche come conseguenza di ciò il livello di approfondimento e di discussione sull’argomento è (ovviamente non sempre) di qualità marcatamente superiore. Vi si ritrovano dibattiti, anche accesi, tra i sostenitori delle due opposte “fazioni”, dibattiti ai quali partecipano gli stessi studiosi del fenomeno. È interessante inoltre rilevare la presenza, non rilevata sulle pagine italiane, di una evidente volontà di denigrare e ridicolizzare le teorie del backfire: chi se ne fa portavoce lo farebbe con il solo fine di attirare l’attenzione e guadagnare visibilità, mettendo a repen- taglio le efficaci strategie nazionali (statunitensi) per l’efficienza. I dibattiti risultano inoltre essere più intensi in prossimità dell’apparizione di articoli sulla carta stampata: in seguito all’uscita dell’articolo “The Efficiency Dilemma” sul The New Yorker del 20 Dicembre 2010; in seguito all’uscita del già citato articolo del The Guardian nel quale venivano proposti i risultati dello studio del Breakthrough Institute.