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Costruzioni polidefinite

Aggettivi attribut

2.4. Greco moderno

2.4.3. Costruzioni polidefinite

Nel § 2.4.1 abbiamo mostrato che le costruzioni PD sono accettabili soltanto in presenza di aggettivi lessicali (come mostrano gli esempi (259) e sgg.). Date le proprietà di questi aggettivi, tale restrizione riguardante la natura dei modificatori ammessi nei PD suggerisce che questo tipo di costruzione implichi una struttura predicativa interna al DP.

Prima di illustrare i dettagli di questa struttura predicativa, riteniamo necessario fornire alcune osservazioni relative alla posizione di inserzione del determinante definito in greco, dal momento che la realizzazione multipla di tale elemento è ciò che distingue le costruzioni PD da quelle MD. In particolare, in questo lavoro assumeremo, in linea con diverse proposte elaborate sulla base di dati tratti sia dal greco sia da altre lingue,199 che il determinante definito sia generato in una posizione

strutturale più bassa rispetto a D° (i.e., rispetto al locus sintattico in cui è codificato il tratto di definitezza), corrispondente alla testa Det° proposta ad esempio in Szabolcsi (1989, 1994) e rielaborata in Ramaglia (2004);200 da tale posizione di Merge, il determinante viene attratto in D°

per verificare il tratto di definitezza [DEF] ivi codificato, come illustrato qui di seguito:201

199 Cfr., fra gli altri, Karanassios (1990, 1992), Androutsopoulou (1996, 2000, 2001), Stavrou (1996, 1999), Ioannidou & den Dikken (2006) per il greco; Pesetsky & Torrego (2001) per l’inglese; Androutsopoulou & Español-Echevarría (2007) per diverse lingue che secondo gli autori possono marcare gli aggettivi per il tratto di definitezza (e.g., albanese, tedesco svizzero, norvegese, lingue slave, lingue baltiche, lingue semitiche, etc.).

200 Si veda anche la proposta dell’esistenza di una proiezione DemP (Demonstrative Phrase, Sintagma del Dimostrativo) in Bernstein (1997, 2001a), che riprende in parte le analisi elaborate in Giusti (1994) e Brugè (1996) sulla sintassi dei dimostrativi.

201 La necessità di ipotizzare il movimento del determinante da Det° a D° invece di una più economica relazione di Agree sarà evidente nelle strutture che illustreremo nel § 2.4.5 (cfr. il diagramma in (302) e la nota 209).

(277)

Data tale premessa relativa alla posizione di inserzione del determinante definito, possiamo ora dedicarci all’analisi della struttura predicativa sottostante alle costruzioni PD. Naturalmente, considerando le differenze sia sintattiche sia semantiche fra i PD e i MD, occorre assumere che tale struttura predicativa differisca da quella di un DP in cui il nome-testa è modificato da un aggettivo lessicale in una costruzione MD (cfr. ad esempio (186)). In particolare, la nostra proposta è che le due costruzioni presentino un tipo diverso di struttura predicativa e che i due costituenti che ne fanno parte (i.e., il soggetto ed il predicato) siano differenti nei due casi. Per quanto riguarda il primo aspetto, assumiamo che la struttura predicativa sottostante ad una costruzione PD sia una SC; per il momento tralasciamo i dettagli relativi alla motivazione di tale assunzione, che diverranno più chiari nel seguito di questa sezione, quando presenteremo l’analisi che proponiamo per rendere conto dell’interpretazione marcata dei PD. Considerando invece la natura dei costituenti che stabiliscono la relazione predicativa in questione, la nostra ipotesi è che, poiché nei PD sia il nome sia l’aggettivo sono entrambi preceduti da un determinante definito, essi siano due costituenti di categoria DetP. Illustriamo dunque in (279) la struttura di Merge che proponiamo per i sintagmi nominali PD già mostrati in (256) e ripetuti qui in (278):

(278) a. To kalo to vivlio

ART bello ART libro

“Il libro bello” b. To vivlio to kalo

ART libro ART bello

“id.” D’ DetP D° [+ DEF] o DP Det’ …NP Det° to

(279)

Come mostra questa struttura, a differenza di quanto accade nel caso dei MD, l’aggettivo lessicale all’interno di una struttura PD non è attratto in una posizione di accordo alla sinistra del nome-testa che viene realizzato fonologicamente: i tratti di genere, numero e caso per i quali tale aggettivo si accorda con il N vengono infatti verificati nella posizione di Spec,AgrP interna al DetP predicativo.

Inoltre, il diagramma in (279) mostra che nella nostra analisi il DetP predicativo corrisponde ad una struttura ellittica,202 nella quale il costituente in Spec,ConjP (i.e., il QualityP nel nostro

esempio) viene cancellato. In altre parole, la struttura che proponiamo corrisponde ad un caso particolare di elisione di elementi interni al DP (cfr. ad esempio Sleeman 1993, 1996, Kester

202 L’analisi dei PD come strutture che implicano una testa nominale nulla è presente anche in Tredinnick (1992), Lekakou & Szendrői (2007), Cinque (2007b: § 4.2). Si noti che tale analisi permette anche la derivazione dei particolari casi in cui un aggettivo funzionale appare all’interno di una costruzione PD (cfr. nota 196): a differenza di quanto illustrato in (279), infatti, è possibile ipotizzare che in questi casi all’interno del DetP predicativo la testa nominale nulla sia modificata da un AP funzionale.

AgrP Agr’ Agr° QualityP Quality’ Quality° ConjP (= QualityP) Conj’ Conj° tAP NP vivlio DetP Det’ Det° to AP kalo SC QualityP Quality’ Quality° NP vivlio DetP Det’ Det° to DP D’ D° [+ DEF]

1996a,b, Giannakidou & Stavrou 1999, Kester & Sleeman 2002, Ntelitheos 2003, 2004, Corver & van Koppen 2006a,b).

Ciò che ora vorremmo proporre è che i diversi ordini lineari ammessi nei PD (cfr. (258), (265b-c), (278)) siano derivati a partire dalla struttura di Merge illustrata in (279) tramite il movimento dei due DetP in specifiche posizioni della periferia sinistra del DP, in cui essi possono verificare i tratti relativi al loro status informativo. Come abbiamo illustrato nel § 2.4.1, infatti, i PD sono strutture marcate dal punto di vista dell’articolazione dell’informazione in quanto sono appropriati solo in contesti in cui il nome-testa codifica un’informazione data o presupposta e l’aggettivo è invece un elemento contrastivo. La nostra proposta è dunque che queste proprietà correlate alla grammatica del discorso costituiscano la motivazione del movimento dei due DetP a partire dalla posizione in cui sono generati, vale a dire da quella che essi occupano in (279).

Prima di illustrare questi movimenti è tuttavia necessario introdurre alcune nozioni relative alla struttura dell’informazione e alla derivazione delle costruzioni marcate. Innanzitutto ricordiamo che, come già accennato nel § 1.6.2, in questo lavoro assumiamo che la struttura del DP sia parallela a quella del CP e che quindi la periferia sinistra del sintagma nominale debba essere considerata come una serie di proiezioni funzionali in cui sono codificati specifici tratti relativi alla grammatica del discorso (così come è stato proposto per la periferia sinistra della frase, soprattutto a partire dal contributo di Rizzi 1997). Dato questo parallelismo fra DP e CP, riteniamo che le costruzioni marcate all’interno del sintagma nominale siano derivate allo stesso modo delle corrispondenti strutture marcate a livello di frase (cfr. Ramaglia 2004). La nostra proposta è basata sull’analisi delle strutture di focalizzazione elaborata in Frascarelli (2005c, 2007), secondo la quale tutte le frasi a Focus Ristretto sono derivate a partire da una SC sottostante: il costituente focalizzato è generato come predicato, mentre la parte non focalizzata della frase è inserita come relativa libera in posizione di soggetto. È importante sottolineare che questa analisi viene proposta in Frascarelli (2005c, 2007) sia per la derivazione di un Focus nuovo sia per quella di un Focus contrastivo;203

tuttavia, in questo lavoro limiteremo la nostra attenzione solamente al secondo tipo, di cui mostriamo qui di seguito la struttura:

203 I due tipi si differenziano in quanto, mentre il primo codifica informazione nuova (i.e., non-presupposta) e costituisce una risposta appropriata ad una domanda-wh, un Focus contrastivo implica invece la negazione di parte di ciò che viene asserito o presupposto nel contesto precedente. Per maggiori dettagli sulla distinzione fra i due tipi di Focus rimandiamo a Kiss (1998), Brunetti (2003) e Frascarelli (2005c).

(280)

Il diagramma in (280) mostra il movimento del costituente focalizzato in una posizione della periferia sinistra della frase che abbiamo indicato come ContrP (Contrast Phrase, Sintagma del Contrasto), in cui è codificato il tratto di contrasto [+ CONTR]. Da questa posizione, il Focus assume scope sull’intera SC e può dunque identificare la variabile inserita all’interno del DP relativo.

Vediamo ora più in dettaglio la derivazione di una frase contenente un Focus contrastivo, concentrandoci dapprima su alcuni dati italiani e passando poi a considerare alcuni esempi del greco. In italiano un Focus contrastivo può essere dislocato all’inizio della frase (o alla destra di eventuali elementi topicalizzati), come in (281B1), oppure può apparire in posizione postverbale, come in (281B2); inoltre, in alcuni contesti è ammessa la cancellazione dell’informazione presupposta, e dunque il Focus rappresenta l’unico elemento realizzato all’interno della frase (cfr. (281B3)):

(281) A. Ho saputo che ieri Gianni ha incontrato Elena B1. No, MARIA ha incontrato

B2. No, ha incontrato MARIA B3. No, MARIA C’ GP C° CP G’ G° [+ GROUND] ContrP Contr’ Contr° [+ CONTR] SC DP (relativa libera) Focus … variabile …

Secondo quanto proposto in Frascarelli (2005c, 2007), i due esempi in (281B1-2) differiscono nello status informativo della parte non focalizzata della frase. Il primo è infatti derivato come illustriamo in (282a), corrispondente a (280); il secondo richiede invece un ulteriore movimento del DP relativo (i.e., del soggetto della SC) nello Spec della proiezione indicata come GP (Ground Phrase, Sintagma della Presupposizione), la cui testa codifica un tratto di presupposizione [+ GROUND] (cfr. (282b)); infine, come si può osservare in (282c), in seguito al suo movimento in Spec,GP l’informazione presupposta può essere cancellata, derivando dunque una struttura ellittica corrispondente all’esempio (281B3):204

(282) a. [ContrP MARIA [SC [DP pro ha incontrato x] tMaria]] (= (281B1))

b. [GP [DP pro ha incontrato x] [ContrP MARIA [SC tDP tMaria]]] (= (281B2))

c. [GP [DP pro ha incontrato x] [ContrP MARIA [SC tDP tMaria]]] (= (281B3))

Dopo aver illustrato la derivazione che Frascarelli (2005c, 2007) assume per un Focus contrastivo in italiano, osserviamo ora alcuni dati del greco (cfr. Tsimpli 1990, 1995, 1998), corrispondenti a quelli che abbiamo presentato in (281):

(283) a. TI MARIA sinandise (okhi tin Eleni)

ART Maria incontrare.PAST.3SG NEG ART Elena

“MARIA ha incontrato (non Elena)”

b. Sinandise TI MARIA (okhi tin Eleni)

incontrare.PAST.3SG ART Maria NEG ART Elena

“Ha incontrato MARIA (non Elena)” c. TI MARIA (okhi tin Eleni)

ART Maria NEG ART Elena

“MARIA (non Elena)”

Data la somiglianza fra (281) e (283), sembra plausibile ipotizzare che la stessa derivazione illustrata in (282) per le strutture di Focus contrastivo in italiano sia adeguata per rendere conto delle corrispondenti costruzioni in greco, così come mostriamo in (284):

204 In (282), così come nelle altre strutture di frasi a Focus ristretto che presenteremo nel corso del lavoro, tralasciamo l’indicazione del nome generico nullo che costituisce la testa della frase relativa libera inserita in posizione di soggetto della SC e indichiamo il materiale linguistico interno a tale DP soggetto come se fosse costituito semplicemente dall’IP relativo. Tuttavia, tale rappresentazione costituisce una semplificazione della struttura completa: ad esempio, il sintagma che funge da soggetto della SC in (282), che per semplicità abbiamo indicato come [pro ha incontrato x], deve essere inteso come un DP relativo con testa generica nulla, del tipo [PERSONA (che) pro ha incontrato x]. Come si può notare, tale costituente generato come soggetto codifica l’esistenza di una ‘persona che pro ha incontrato’, e l’inserzione del DP predicato fornisce l’asserzione che tale ‘persona’ va identificata con l’individuo Maria. In altre parole, l’identificazione della variabile interna al DP relativo da parte del Focus sollevato in Spec,ContrP deve essere intesa come mediata dalla testa generica nulla (i.e., PERSONA, nell’esempio considerato) e non come una relazione diretta fra il Focus stesso e la variabile, come per semplicità abbiamo indicato in (282) e nelle strutture seguenti.

(284) a. [ContrP TI MARIA [SC [DP pro sinandise x] tti Maria]] (= (283a))

b. [GP [DP pro sinandise x] [ContrP TI MARIA [SC tDP tti Maria]]] (= (283b))

c. [GP [DP pro sinandise x] [ContrP TI MARIA [SC tDP tti Maria]]] (= (283c))

Possiamo ora tornare alle costruzioni PD che costituiscono l’oggetto della nostra analisi ed osservare che la derivazione che abbiamo illustrato per un Focus contrastivo a livello frasale può essere utilizzata anche per rendere conto di questo tipo di costruzione marcata all’interno del DP (per i problemi relativi alla presenza di una proiezione di Focus/Contrasto all’interno del DP, si veda l’Appendice). Ricordiamo a questo proposito che in una struttura PD l’aggettivo preceduto dall’articolo può essere realizzato in posizione pre- o postnominale; riportiamo qui di seguito gli esempi rilevanti (già mostrati in (256) e (278)), indicando l’aggettivo in lettere maiuscole in quanto esso viene interpretato come un Focus contrastivo (cfr. § 2.4.1):

(285) a. TO KALO to vivlio

ART bello ART libro

“Il libro BELLO” b. To vivlio TO KALO

ART libro ART bello

“id.”

Il diagramma che riportiamo in (286) rappresenta una rielaborazione della struttura di Merge che abbiamo proposto in (279) per le costruzioni PD (rispetto a (279), la struttura seguente mostra una periferia sinistra del DP maggiormente articolata, contenente proiezioni che codificano tratti correlati alla grammatica del discorso; tralasciamo invece i dettagli della struttura interna ai due DetP, già illustrata in (279)):205

205 Per semplicità, nei diagrammi corrispondenti alle strutture nominali marcate che presentiamo in questa sezione tralasciamo l’indicazione della variabile all’interno del costituente che funge da soggetto, che, analogamente a quanto illustrato in (282a) e (284a), viene identificata dal sintagma focalizzato sollevato in una posizione della periferia sinistra (i.e., in Spec,(N)ContrP). Per maggiori dettagli rimandiamo all’Appendice.

(286)

È ora importante confrontare questo diagramma con quello in (280), corrispondente alla struttura che Frascarelli (2005c, 2007) assume per le costruzioni di Focus contrastivo a livello frasale. Come si può notare, queste due strutture sono identiche; è inoltre possibile osservare che l’intera derivazione di una costruzione PD è la stessa di quella di un Focus contrastivo. Proponiamo infatti che i due PD in (285) siano derivati come illustriamo in (287), che corrisponde a quanto mostrato in (282a-b) e (284a-b):

(287) a. [DP D° [+ DEF] [NContrP [DetP TO KALO] [SC [DetP to vivlio] tDetP]]] (= (285a))

b. [DP D° [+ DEF] [NGP [DetP to vivlio] [NContrP [DetP TO KALO] [SC tDetP tDetP]]]] (= (285b))

La struttura in (287a) corrisponde a quella in (286) e mostra il movimento del DetP predicativo in Spec,NContrP, necessario per la verifica del tratto di contrasto codificato nella testa NContr°; come indicato, questa è la derivazione del sintagma PD in (285a). In seguito a questo movimento, se il soggetto della SC (i.e., il DetP to vivlio ‘il libro’) è marcato con il tratto di presupposizione, esso viene attratto in Spec,NGP come illustrato in (287b), derivando quindi il sintagma in (285b).206 Infine, in (282c) e (284c) abbiamo osservato che il materiale linguistico

206 Occorre a questo punto notare la possibilità di ipotizzare che i tratti di contrasto e di presupposizione siano verificati dai due DetP in situ tramite Agree: in questo caso, una costruzione PD come quella in (285b) corrisponderebbe alla struttura di Merge illustrata nel diagramma in (286), mentre quella in (285a) richiederebbe il sollevamento del DetP

D’ NGP D° [+ DEF] DP NG’ NG° [+ GROUND] NContrP NContr’ NContr° [+ CONTR] SC DetP to vivlio DetP to kalo

presupposto, attratto in Spec,GP nella periferia sinistra della frase, può essere cancellato. La stessa operazione è disponibile anche all’interno della struttura nominale, in cui il costituente sollevato in Spec,NGP può essere eliso, come mostriamo in (288):

(288) [DP D° [+ DEF] [NGP [DetP to vivlio] [NContrP [DetP TO KALO] [SC tDetP tDetP]]]]

(DP ellittico; cfr. (269B5)) Come abbiamo indicato accanto alla struttura in (288), l’operazione di cancellazione del materiale presupposto deriva un DP ellittico. In (269) abbiamo osservato che ad una domanda corrispondente all’italiano Quale penna hai comprato, quella d’oro o quella d’argento?, che crea un’opposizione fra i due aggettivi, è possibile rispondere con una costruzione PD oppure con un DP ellittico (i.e., con la testa nominale non realizzata esplicitamente): la nostra proposta è che tale DP ellittico abbia una derivazione parallela a quella in (288).

È inoltre importante notare che nelle tre strutture in (287-288) abbiamo indicato la presenza del tratto di definitezza [+ DEF] sulla testa D°. Come già accennato all’inizio di questa sezione (cfr. (277)), assumiamo che in greco il determinante definito sia inserito in una posizione più bassa di D°, vale a dire in Det°. Tuttavia, il locus sintattico in cui è codificato il tratto di definitezza [DEF] è D°; di conseguenza, quando la testa D° viene generata, essa agisce come probe all’interno del suo dominio di c-comando per cercare ed attrarre un elemento che si proponga come goal per verificare tale tratto;207 questo goal corrisponde al determinante nel Det° interno al predicato (i.e., [to kalo]) in

(287a) e a quello interno al soggetto (i.e., [to vivlio]) in (287b) e (288) in quanto, dopo i loro movimenti, tali elementi si trovano nella posizione più locale rispetto alla testa D°. Pertanto, la nostra proposta è che, in seguito ai movimenti illustrati in (287-288) il determinante che si trova più a sinistra nell’ordine lineare venga attratto in D° per verificare il tratto di definitezza. È dunque possibile osservare come la nostra proposta permetta di rendere conto del fatto che tale tratto viene

predicativo in Spec,NContrP. Vorremmo ora sottolineare la problematicità della scelta fra le due possibili analisi: da un lato, infatti, la verifica dei tratti in questione tramite Agree rappresenterebbe una derivazione più economica di quella illustrata nel testo; d’altra parte, i movimenti in (287) consentirebbero di stabilire una simmetria con quanto proposto per le strutture di Focus contrastivo a livello frasale (cfr. l’analisi di Frascarelli 2005c, 2007 presentata in (281-284)), nonché di rendere conto del meccanismo di identificazione della variabile da parte del sintagma focalizzato (che per semplicità non abbiamo indicato nelle strutture (286-287); cfr. nota 205). Si noti comunque che nessuna di queste due proposte appare del tutto priva di problemi: in entrambi i casi, infatti, sembra che il movimento di uno dei due DetP (in particolare, quello del DetP soggetto in Spec,NGP, illustrato in (287b), e quello del DetP predicato in Spec,NContrP, che abbiamo menzionato in questa nota) risulti “opzionale”. Sulla base degli assunti del Programma Minimalista, all’interno del quale ogni movimento è legittimato solo se necessario per l’interpretazione ai livelli di interfaccia, tale opzionalità costituisce un potenziale problema per la nostra analisi, che richiede pertanto un’ulteriore indagine sulla differenza interpretativa fra i due ordini lineari ammessi nei PD (cfr. (285a) vs. (285b)). Data la difficoltà di testare tale differenza sulla base dei giudizi di grammaticalità di parlanti nativi, in questa sede tralasciamo questo tipo di approfondimento, che potrà costituire l’oggetto di futura ricerca.

verificato soltanto una volta all’interno di un singolo DP, sebbene il determinante definito sia realizzato più volte nelle costruzioni PD.

Nel § 2.4.1 abbiamo presentato alcuni casi di strutture “miste” fra MD e PD, in cui un nome è modificato da più aggettivi, non tutti preceduti dal determinante definito (cfr. gli esempi in (271), qui ripetuti in (289)):

(289) Strutture parzialmente PD:

a. ? To megalo to kokkino vivlio

ART grande ART rosso libro

“Il libro rosso grande”

b. ? To kokkino vivlio to megalo c. ?? To kokkino to megalo vivlio d. ?? To megalo vivlio to kokkino

In base alla nostra proposta, è possibile analizzare queste strutture in un modo analogo a quanto abbiamo illustrato in questa sezione per le costruzioni interamente PD (cfr. ad esempio (279)), con la differenza che in questo caso il soggetto della SC non contiene soltanto il nome-testa ma anche un aggettivo (i.e., kokkino ‘rosso’ in (289a-b) e megalo ‘grande’ in (289c-d)) che lo modifica all’interno di una struttura paragonabile ad un MD. Per maggiore chiarezza, illustriamo in (290) la struttura di base che assumiamo per i due esempi in (289a-b), la cui derivazione procede poi con il movimento dei due DetP, in modo analogo a quanto abbiamo mostrato in (287):208

208 Per semplicità, in (290) indichiamo l’aggettivo kokkino ‘rosso’ interno al DetP soggetto come se fosse un aggettivo funzionale (e quindi inserito in posizione di Spec,ColourP); è tuttavia possibile che esso venga generato come aggettivo lessicale, vale a dire come predicato di una struttura ConjP. Tralasciamo l’indicazione di questo tipo di costruzione in quanto essa si differenzia da quella indicata soltanto nella struttura interna al DetP soggetto, ma non è particolarmente rilevante per illustrare la derivazione dei sintagmi parzialmente PD come quelli in (289). Inoltre, ci limitiamo ad indicare soltanto la struttura di Merge di (289a-b), senza illustrare anche quella sottostante ai due esempi in (289c-d): essa è infatti analoga a quella illustrata in (290), con il DetP contenente il nome-testa esplicito (i.e., to megalo vivlio in (289c-d)) generato come soggetto della SC e quello ellittico (i.e., to kokkino) inserito come predicato.

(290)

Vorremmo ora concludere questa sezione con un’osservazione avanzata da Anne-Marie Di Sciullo (c.p.) relativamente alla possibilità di analizzare le strutture con i dimostrativi come casi particolari di polidefinitezza all’interno del sintagma nominale. In greco infatti i dimostrativi cooccorrono con gli articoli definiti, come mostriamo in (291):

(291) a. Afto to vivlio

DEM ART libro

“Questo libro” b. To vivlio afto

ART libro DEM

“id.”

Data la natura inerentemente definita dei dimostrativi, queste strutture sembrerebbero ridondanti nell’espressione della definitezza. È dunque plausibile ipotizzare che i dati in (291) costituiscano costruzioni analoghe alle strutture PD esistenti in questa lingua. Ad esempio, si

AgrP Agr’ Agr° SizeP ColourP ConjP (= SizeP) Conj’ Conj° tAP NP vivlio DetP Det’ Det° to AP megalo SC DetP Det’ Det° to DP D’ D° [+ DEF] AP kokkino SizeP ColourP NP vivlio AP kokkino

potrebbe analizzare il dimostrativo come la realizzazione di una marca di definitezza insieme con un modificatore dal significato deittico di ‘qui’ o ‘lì’ (secondo il valore prossimale o distale del dimostrativo stesso), come suggerito da David Pesetsky (c.p.) (su questo punto, cfr. anche Leu 2007b ed i riferimenti ivi citati). Sebbene uno studio dettagliato delle costruzioni nominali con i dimostrativi non sia direttamente pertinente all’oggetto della nostra analisi, ci limitiamo qui ad osservare la possibile somiglianza di queste strutture con i sintagmi PD di cui ci siamo occupati in questa sezione, sottolineando tuttavia che ci sono anche alcuni aspetti per i quali le due costruzioni differiscono. Innanzitutto, mentre nel caso della modificazione aggettivale i PD sono strutture marcate connesse con un’interpretazione contrastiva dell’aggettivo (e si oppongono ai sintagmi MD, che ne rappresentano la controparte non marcata), la cooccorrenza di più marche di definitezza in (291) costituisce invece l’unica strategia ammessa in greco per le costruzioni con i dimostrativi