• Non ci sono risultati.

Parallelismo fra struttura nominale e struttura frasale

1.6. Quadro teorico di riferimento

1.6.2. Parallelismo fra struttura nominale e struttura frasale

Come già accennato nel § 1.1, una delle assunzioni sulle quali è basata l’analisi che proporremo in questo lavoro riguarda il parallelismo, suggerito da vari autori all’interno di diversi quadri teorici, fra la struttura del sintagma nominale e quella della frase. In questa sezione accenneremo brevemente ad alcune delle analisi condotte all’interno del modello formale della Grammatica Generativa in cui tale parallelismo è stato proposto in modo più esplicito e convincente.

È innanzitutto importante notare come le due strutture della frase e del sintagma nominale presentino diverse somiglianze a vari livelli di analisi. Per quanto riguarda il livello semantico, gli studi linguistici sul sintagma nominale si sono concentrati inizialmente sulle proprietà di selezione argomentale del nome, individuando un parallelismo con quelle dei verbi: infatti, i verbi e i nomi da essi derivati condividono la stessa griglia-ϑ (fondamentale a questo proposito è il lavoro di Chomsky 1970b). Inoltre, si è individuata una corrispondenza anche a livello configurazionale, sulla base dell’assunzione che le griglie-ϑ dei nomi, come quelle dei verbi, sono sistematicamente rappresentate in strutture sintattiche gerarchiche (cfr. in particolare Grimshaw 1990, Giorgi & Longobardi 1991, Longobardi 2001).

Oltre a tali corrispondenze semantiche e sintattiche fra le due categorie in questione, negli studi sul sintagma nominale (soprattutto a partire da Abney 1987) è stato spesso sottolineato il parallelismo fra la morfologia flessiva del nome e quella del verbo: in alcune lingue, infatti, l’accordo nominale coincide con quello verbale sia in termini di funzione che di forma; in altre parole, nome e verbo condividono sia il tipo di accordo sia il modo in cui esso viene espresso. Ad esempio, l’ungherese mostra chiare corrispondenze fra nome e verbo e fra possessore e soggetto; in questa lingua, infatti, allo stesso modo in cui il verbo si accorda con il soggetto, il nome si accorda con il possessore in persona e numero, e i morfemi di accordo del nome sono in gran parte identici a quelli del verbo, come mostriamo negli esempi in (102), tratti da Szabolcsi (1989):

(102) a. Az én titkom “il mio segreto” b. Én írom “io scrivo” A te titkod “il tuo segreto” Te írod “tu scrivi” Az ő titka “il suo segreto” Ő írja “egli scrive” A mi titkunk “il nostro segreto” Mi írunk “noi scriviamo” A ti titkotok “il vostro segreto” Ti írtok “voi scrivete” Az ő titkuk “il loro segreto” Ők írnak “essi scrivono”

La (quasi) perfetta corrispondenza tra i morfemi di accordo del verbo e quelli del nome è evidente anche in altre lingue, tra cui il turco, di cui riportiamo da Abney (1987: 35) il paradigma di accordo nominale e verbale (cfr. Kornfilt 1984: 41) ed alcuni dati (tratti da Underhill 1976):84

84 In (103), le vocali indicate in maiuscolo sono specificate solo per l’altezza; gli altri tratti dipendono dal processo di armonia vocalica. La consonante “D” è un’occlusiva dentale priva di specificazione per il tratto di sonorità.

(103) Nomi: Verbi: 1SG -Im -(y)Im 2SG -In -sIn 3SG -(s)I(n) (-Dir) 1PL -ImIz -(y)Iz 2PL -InIz -sInIz

3PL -IErI(n) (-DIr) (IEr) (104) a. El

mano

“Una/la mano” b. (Sen-in) el-in

2SG-GEN mano-2SG

“La tua mano” c. (On-un) el-i

3SG-GEN mano-3SG

“La sua mano”

Data questa somiglianza formale fra nome e verbo e fra possessore e soggetto, Abney (1987) propone che il nome proietta una categoria funzionale D, in cui vengono generati i determinanti (si tratta della cosiddetta DP-analysis). In tal modo la struttura del sintagma nominale mostra una corrispondenza con quella della frase, la cui testa è I (i.e., la flessione verbale). In altre parole, Abney (1987) sostiene il parallelismo fra il sintagma nominale (DP) e la frase (IP, Inflectional Phrase ‘Sintagma della Flessione’) assumendo l’esistenza di un elemento flessivo in D°, la cui relazione con il nome rispecchia quella di I° con il verbo.

Diversamente da Abney (1987), altri linguisti sottolineano l’analogia fra DP e CP (cfr. Szabolcsi 1987, 1989, 1994, Stowell 1989, Bernstein 2001b). Ad esempio, Szabolcsi (1994: 179) sostiene che “there is a detailed parallelism between the structures of noun phrases (DPs) and clauses (CPs), involving inflection, possessor extraction, and articles as complementizers”.85 In

particolare, per ciò che concerne la flessione, è stata spesso osservata la necessità di postulare l’esistenza di almeno una proiezione funzionale intermedia fra DP e NP (parallela al nodo IP nella frase), che possa rendere conto sia della codifica dei tratti relativi alla flessione nominale sia delle differenze interlinguistiche riguardanti l’ordine degli elementi interni al DP: a tale proposito, si vedano in particolare i contributi di Szabolcsi (1987, 1989, 1994), Ritter (1988, 1991), Valois (1991a,b, 1996), Crisma (1990, 1993, 1996), Cinque (1994), Zamparelli (2000), Laenzlinger (2005b), Alexiadou, Haegeman & Stavrou (2001, 2007).

85 Non ci è possibile illustrare in questa sede le argomentazioni di Szabolcsi, basate soprattutto sull’analisi delle strutture possessive in ungherese. Per approfondimenti su questo punto rimandiamo a Szabolcsi (1989, 1994) e Ramaglia (2004).

Inoltre, negli ultimi anni diversi studiosi86 si sono concentrati sulla corrispondenza fra la

periferia sinistra del sintagma nominale e quella della frase, vale a dire su quella parte della struttura sintattica in cui sono codificati i tratti relativi alla grammatica del discorso. In particolare, così come, a partire dal lavoro di Rizzi (1997), il tradizionale nodo CP è stato scisso in una serie di proiezioni funzionali ognuna dedicata alla codifica di informazioni connesse con la struttura dell’informazione (e.g., Topic, Focus, Contrasto), è stata proposta un’analisi dello stesso tipo per la periferia sinistra del DP; ciò vuol dire che secondo alcuni autori anche il DP deve essere rianalizzato come una serie di proiezioni funzionali in cui determinati elementi all’interno di strutture nominali marcate possono essere dislocati in base al loro status informativo (per una discussione delle problematiche relative a questo tipo di analisi, si veda l’Appendice).

In questo lavoro assumeremo tale ipotesi forte riguardante il parallelismo fra nome e verbo e fra le strutture sintattiche che essi proiettano. Come vedremo, tale premessa sarà cruciale soprattutto nell’elaborazione della nostra analisi della sintassi degli aggettivi attributivi. Infatti, data l’analogia fra DP e CP, questi modificatori nominali risultano essere paragonabili, all’interno della struttura frasale, agli elementi avverbiali, così come suggerito in Jackendoff (1972: 59), Radford (1989), Valois (1991a,b, 1996), Lamarche (1991), Crisma (1990, 1993, 1996), Bernstein (1993a), Cinque (1994, 1999, 2004b: 689), Alexiadou (1997). La nostra ipotesi è dunque che l’analisi che proporremo nel presente lavoro per gli aggettivi attributivi possa essere applicata a livello frasale per rendere conto delle proprietà sintattiche degli avverbi (per i quali cfr. Cinque 1999, 2004b). Naturalmente tale applicazione della nostra analisi alla struttura della frase va oltre i limiti del presente lavoro; tuttavia, nel corso della trattazione (in particolare nel capitolo conclusivo) forniremo alcune osservazioni relative al parallelismo fra aggettivi e avverbi, che potrà pertanto costituire l’oggetto di futura ricerca.