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Il Programma Minimalista e l’Antisimmetria

1.6. Quadro teorico di riferimento

1.6.1. Il Programma Minimalista e l’Antisimmetria

Il quadro teorico su cui baseremo il presente lavoro è quello della Grammatica Generativa, elaborato da Noam Chomsky a partire dagli anni ’50 (cfr. Chomsky 1955/1975, 1957). Esso si propone l’obiettivo di individuare pochi principi astratti e generali che possano rendere conto dell’acquisizione del linguaggio e da cui sia possibile generare tutte le infinite frasi di una lingua.

Fin dalla nascita del modello formale della Teoria X’, il generativismo ha mirato ad una riduzione dell’apparato teorico, al fine di rendere i principi della Grammatica Universale quanto più possibile astratti e potenti. Ciò ha portato all’elaborazione della Grammatica Generativo- Trasformazionale (Chomsky 1965, 1970a), del modello Government and Binding (Chomsky 1981, 1982, 1986a,b) e, infine, del Programma Minimalista (Chomsky 1993a,b, 1995, 1998, 2000, 2001, 2004, 2005a,b, 2006). In particolare, in quest’ultima fase del modello l’apparato teorico è ridotto ai due livelli di interfaccia di PF (Phonetic Form, Forma Fonetica) e LF (Logical Form, Forma Logica), che Chomsky (1995) definisce come gli unici livelli “concettualmente necessari” in quanto

sono gli unici che ricevono un’interpretazione. In questo tipo di approccio, l’analisi linguistica deve pertanto mirare a stabilire l’insieme delle derivazioni che formano oggetti sintattici interpretabili ai due livelli di interfaccia.

Il sistema computazionale che costituisce il componente sintattico della grammatica ha quindi un ruolo fondamentale all’interno di questo modello. Data la menzionata centralità dei due livelli di interfaccia, le istruzioni che regolano il funzionamento di tale sistema computazionale devono essere rilevanti per l’interpretazione in PF e LF. In particolare, le due operazioni di Merge e Move,81

tramite le quali il sistema costruisce gli oggetti sintattici che entrano a far parte della derivazione, devono obbedire a specifiche istruzioni, la maggior parte delle quali è inclusa all’interno della teoria del feature-checking (‘verifica dei tratti’).82 In questa sede non ci è possibile illustrare in dettaglio

tale teoria, della quale forniremo qui di seguito soltanto alcuni accenni (per approfondimenti, cfr. Chomsky 1993a e sgg.).

Alla base di questa teoria c’è l’assunzione che gli elementi che vengono selezionali dal lessico sono inseriti nella struttura sintattica, e quindi nel sistema computazionale, dotati di tutte le specificazioni morfologiche concernenti i tratti loro pertinenti (flessione, caso, etc.); nel corso della derivazione, tali tratti devono essere però verificati nelle proiezioni funzionali appropriate (feature- checking) per poter essere interpretati. Infatti, i tratti inseriti nel sistema computazionale sono legittimi (e, dunque, possono produrre frasi grammaticali) solo se sono interpretabili ai due livelli di interfaccia di PF e LF: in questo caso, si dice che la derivazione “converge” (to converge) alle interfacce; altrimenti, essa “si infrange” (to crash). Risulta pertanto evidente che tale teoria assegna alle interfacce un ruolo di primaria importanza: le operazioni sintattiche che generano una frase, infatti, sono finalizzate a rendere conto dell’effetto che esse hanno nell’interpretazione in PF e LF. Ciò è peraltro subordinato al requisito di economia della derivazione, in quanto le uniche operazioni sintattiche ammesse sono quelle che ricevono un’interpretazione ai livelli di interfaccia, vale a dire quelle che risultano motivate dalle condizioni dell’output (i.e., da quelle che Chomsky 1993b definisce come Bare Output Conditions), mentre tutte le altre sono bloccate.

Come è possibile osservare da questa breve introduzione, nell’approccio minimalista la posizione strutturale di un oggetto sintattico è connessa biunivocamente alla sua interpretazione.

81 Nelle opere più recenti di Chomsky (cfr. Chomsky 2004 e sgg.), queste due operazioni sono state rielaborate come due istanze dell’unica operazione Merge, all’interno della quale è possibile distinguere fra External Merge ed Internal

Merge (cfr. anche Citko 2005). Entrambe hanno la funzione di formare un oggetto sintattico a partire dalla fusione di

due oggetti già costruiti. D’altra parte, i due tipi di Merge differiscono in quanto l’External Merge corrisponde al tipo “canonico” di Merge, che unisce due oggetti sintattici distinti per formarne uno complesso; invece, nel caso dell’Internal Merge, uno dei due oggetti che vengono fusi insieme costituisce una sottoparte dell’altro oggetto, vale a dire un elemento già presente nella struttura sintattica: tale operazione può pertanto essere paragonata al tradizionale

Move. Per semplicità di esposizione, in questo lavoro continueremo ad utilizzare i due termini Merge e Move.

82 Non sembra infatti rientrare nel meccanismo di feature-checking l’operazione di Merge degli argomenti, vale a dire di quegli elementi che vengono inseriti in posizioni-ϑ.

Nel corso del lavoro vedremo come tale assunzione risulterà fondamentale per analizzare la posizione dei diversi elementi interni al sintagma nominale e le relazioni che essi stabiliscono tra loro.

Un’altra assunzione basilare per ciò che concerne le operazioni ammesse dal sistema riguarda il tipo di struttura sintagmatica che può essere costruito nel corso della derivazione. Il Programma Minimalista, in linea con quanto proposto all’interno del precedente modello Government and Binding, ammette una struttura sintagmatica in cui l’ordine lineare degli elementi è determinato dal cosiddetto parametro della Testa: tale parametro distingue le lingue “a testa iniziale” (e.g., l’italiano) da quelle “a testa finale” (e.g., il giapponese), assumendo che nelle prime i sintagmi presentano l’ordine Testa-Compl[emento], mentre nelle seconde l’ordine è Compl-Testa. L’esistenza di questo parametro è stata tuttavia criticata da Kayne (1994), che propone che l’ordine degli elementi all’interno della struttura sintagmatica sia fisso e che sia determinato da una gerarchia strutturale universale. Tale proposta è stata elaborata all’interno della Teoria Antisimmetrica ed è formulata tramite il LCA (Linear Correspondence Axiom, Assioma di Corrispondenza Lineare), in base al quale i rapporti di precedenza lineare rispecchiano (e dipendono da) i rapporti gerarchici di c-comando asimmetrico. In particolare, a partire dalla definizione di c- comando asimmetrico in (99) (da Kayne 1994: 4)

(99) X asymmetrically c-commands Y iff X c-commands Y and Y does not c-command X,

l’autore propone che l’ordine lineare fra due nodi terminali x e y corrisponde all’ordine gerarchico fra i relativi nodi non-terminali X e Y: infatti, nell’ordine lineare x precede y se e solo se X c- comanda asimmetricamente Y. Per illustrare la formulazione del LCA, riportiamo in (100) un passo tratto da Kayne (1994: 5-6):

(100) “To express the intuition that asymmetric c-command is closely matched to the linear order of terminals, let us, for a given phrase marker, consider the set A of ordered pairs <Xj, Yj>

such that for each j, Xj asymmetrically c-commands Yj. Let us further take A to be the

maximal such set; that is, A contains all pairs of nonterminals such that the first asymmetrically c-commands the second. Then the central proposal I would like to make is the following (for a given phrase marker P, with T the set of nonterminals and A as just given):

Linear Correspondence Axiom d(A) is a linear ordering of T”.

A scopo esemplificativo, mostriamo qui di seguito l’applicazione del LCA a due diagrammi (cfr. Kayne 1994: 7-8):

(101) a. b. *

Nel diagramma in (101a), i nodi terminali j, m e p sono ordinati in quanto i corrispondenti nodi non-terminali hanno tra loro una relazione di c-comando asimmetrico: infatti, poiché J c- comanda asimmetricamente M, N e P, j precede i nodi terminali da essi dominati, vale a dire m e p; inoltre, poiché M c-comanda asimmetricamente P, i corrispondenti nodi terminali m e p sono tra loro ordinati in modo tale che m precede p. Al contrario, in (101b) i due nodi non-terminali M e P stabiliscono tra loro una relazione di c-comando simmetrico; di conseguenza, i nodi terminali m e p non possono essere ordinati linearmente: la struttura non è pertanto ammessa dalla Grammatica Universale.

È dunque possibile osservare che nell’approccio antisimmetrico la struttura X’ non costituisce un primitivo ma è piuttosto derivata (cfr. Kayne 1994: cap. 2). Infatti, sono le condizioni imposte dal LCA (così come formulato in (100)) che hanno come conseguenza che la struttura sintagmatica contenga necessariamente una e una sola testa; inoltre, tale testa non può avere un Compl che sia anch’esso una testa (come dimostra il diagramma in (101b)); infine, la teoria kayniana implica l’impossibilità dell’aggiunzione e degli Spec[ificatori] multipli, limitando di fatto ad uno il numero di sintagmi che possono essere inseriti nella struttura come Spec/Aggiunto di una singola testa (cfr. Kayne 1994: cap. 3, in particolare §§ 3.4-3.5).83 Infatti, se un nodo A fosse aggiunto ad un nodo B,

fra A e B si avrebbe una relazione di c-comando simmetrico, e ciò impedirebbe che fra i loro nodi terminali possa essere stabilito un rapporto di precedenza lineare.

In questo lavoro assumeremo una struttura sintattica rigida, come quella richiesta dalla Teoria Antisimmetrica, le cui restrizioni andranno ad influire nel meccanismo di feature-checking necessario per l’interpretazione.

83 Riteniamo opportuno sottolineare che tale limitazione non è invece presente in molte delle analisi sintattiche condotte sulla base del quadro teorico offerto dal Programma Minimalista.

K L J M N P p m j K L J M P p m j