Come già accennato alla fine della sezione precedente, una testa nominale può essere modificata da più di un aggettivo. In tal caso, l’ordine fra i vari modificatori viene stabilito in base a diversi fattori, quali il tipo di relazione che essi stabiliscono con il nome che modificano ed il tipo di contributo semantico che ciascun aggettivo apporta alla costruzione. In altre parole, è possibile osservare che tali fattori di natura semantica mostrano degli effetti a livello sintattico, vale a dire relativi all’ordine dei costituenti interni al sintagma nominale.
In questa sezione illustreremo alcuni di questi aspetti relativi all’interfaccia sintassi-semantica nell’ambito della modificazione aggettivale. In particolare, mostreremo che i vari aggettivi che modificano uno stesso nome possono dare luogo ad una modificazione di diverso tipo (i.e., parallela vs. gerarchica: cfr. § 1.5.1). In seguito osserveremo che un aggettivo può stabilire una relazione diretta oppure indiretta con il nome a cui si riferisce (cfr. § 1.5.2); come vedremo, nel caso in cui un nome sia modificato da più di un aggettivo, tale differenza di relazione è connessa con alcune restrizioni riguardanti l’ordine in cui i diversi aggettivi vengono realizzati all’interno del DP.
1.5.1. Modificazione parallela vs. gerarchica
Se si considera una struttura nominale in cui la testa viene modificata da diversi aggettivi, è necessario porre attenzione non solo al tipo di relazione fra tali modificatori ed il nome, ma anche a quella che i vari modificatori stabiliscono tra loro. In particolare, è necessario distinguere fra ciò che molti autori76 definiscono come modificazione parallela (o di coordinazione, oppure – con un
termine inglese – broken) e quella indicata come modificazione gerarchica (o di subordinazione, oppure unbroken). La differenza fra questi due tipi di modificazione può essere esemplificata come segue:
76 Cfr. Vendler (1968: 121-sgg.), Sussex (1974: 111-112, 1975), Goodall (1987), Sproat & Shih (1988: 477-sgg., 1990: 578-sgg.), Ferris (1993: cap. 8), Alexiadou, Haegeman & Stavrou (2007).
(87) a. Un cane grande, marrone, (e) bellissimo (modificazione parallela)
b. Un cane grande marrone bellissimo (modificazione gerarchica)
L’esempio in (87a) rappresenta il tipo di modificazione parallela, nella quale gli aggettivi sono collegati fra loro per asindeto (vale a dire che essi sono separati fra loro da pause) oppure tramite connettivi.77 Come suggerito da Beckman & Pierrehumbert (1986: 291-sgg.), l’uso di aggettivi
realizzati in costituenti prosodici distinti come in (87a) è connesso ad una struttura sottostante di coordinazione, in cui ogni aggettivo modifica il nome-testa indipendentemente dagli altri: si tratta dunque di un tipo di modificazione “in parallelo”, e non “in sequenza” (cfr. Sproat & Shih 1988, 1990).
Al contrario, nel caso della modificazione gerarchica illustrata in (87b), la testa nominale viene dapprima modificata dall’aggettivo ad essa più adiacente; tale unità [N + A] viene poi modificata dall’aggettivo successivo, e così via: ad esempio, in (87b) il nome cane viene modificato da grande, poi il costituente [cane grande] viene modificato da marrone, e infine [cane grande marrone] viene modificato da bellissimo.
La differenza fra i due tipi di modificazione può essere illustrata schematicamente come in (88-89):
(88) a. [N + A + A + A] (modificazione parallela) b. [A + A + A + N]
(89) a. [[[N + A] + A] + A] (modificazione gerarchica) b. [A + [A + [A + N]]]
Tali strutture mostrano che nella modificazione gerarchica (cfr. (89)) ogni aggettivo che si trovi in una posizione non adiacente alla testa nominale ha scope (o portata) su quelli ad essa più adiacenti, mentre in quella parallela (cfr. (88)) ogni aggettivo modifica il nome direttamente, senza necessariamente modificare gruppi formati dal nome stesso e da altri aggettivi.
Occorre osservare che negli schemi in (88-89) ci siamo limitati ad illustrare i casi di sequenze contenenti soltanto aggettivi postnominali (cfr. esempi (a)) oppure soltanto aggettivi prenominali (cfr. esempi (b)): si tratta dei casi più semplici da considerare in quanto, nel caso della modificazione gerarchica, lo scope fra i vari aggettivi dipende dalla loro posizione rispetto al nome- testa (i.e., un aggettivo realizzato in una posizione non adiacente al N ha sempre scope su uno che è invece realizzato più vicino al N, come abbiamo già accennato). Nel caso di lingue e di strutture che ammettono sia aggettivi prenominali sia aggettivi postnominali (cfr. ad esempio la stringa [A + N +
77 Per un’illustrazione dei diversi tipi di connettivi ammessi nella modificazione parallela e delle loro restrizioni, cfr. Vendler (1968: 122-126).
A]), la gerarchia fra i diversi aggettivi non può ovviamente essere correlata alla loro distanza dal nome. Come vedremo nel corso del lavoro, in alcuni di questi casi è riscontrabile un’ambiguità di interpretazione, dovuta proprio alla possibilità di interpretare sia l’uno sia l’altro aggettivo come gerarchicamente prominente rispetto all’altro, come illustrato in (90) (cfr., tra gli altri, Bouchard 2002: 122-sgg.):
(90) a. [[A + N] + A] b. [A + [N + A]]
Al contrario, in altri casi è ammessa soltanto una delle due interpretazioni illustrate in (90). Come vedremo, la disponibilità di tali interpretazioni è dovuta a specifiche ragioni strutturali e può variare in base al tipo degli aggettivi coinvolti nella costruzione considerata.
Come abbiamo già accennato, l’asimmetria fra i due tipi di modificazione di cui ci siamo occupati in questa sezione viene considerata da alcuni autori come derivante dalla differenza fra una struttura di coordinazione (nel caso della modificazione parallela) ed una di subordinazione (nel caso della modificazione gerarchica). Sembra dunque plausibile aspettarsi che tali strutture comportino diverse restrizioni relative all’interpretazione e all’ordine in cui i diversi aggettivi possono apparire. Tale predizione è infatti confermata dai dati; si considerino ad esempio i sintagmi seguenti:
(91) a. Un cane marrone, (e) bellissimo (modificazione parallela) b. Un cane bellissimo, (e) marrone
(92) a. Un [[cane marrone] bellissimo] (modificazione gerarchica) b. Un [[cane bellissimo] marrone]
I due esempi in (91), che differiscono nella posizione dei due aggettivi, non mostrano particolari differenze di interpretazione: poiché, come detto, nella modificazione parallela i diversi aggettivi modificano il nome-testa indipendentemente da eventuali altri modificatori, in entrambi gli esempi il referente di cui si sta parlando è un cane che ha sia la proprietà di essere marrone sia quella di essere bellissimo. D’altro canto, i due sintagmi in (92) vengono interpretati in maniera differente: come indicato dalle parentesi, infatti, (92a) si riferisce ad un cane marrone che ha la proprietà di essere bellissimo, mentre (92b) ad uno bellissimo che ha la proprietà di essere marrone. Naturalmente, trattandosi di due aggettivi intersettivi (cfr. supra § 1.4.1), tale differenza di interpretazione è molto sottile, e due frasi che si differenziassero per avere al loro interno l’una il sintagma in (92a) e l’altra quello in (92b) avrebbero lo stesso valore di verità. Tuttavia, come
vedremo nel corso dell’analisi, in altri casi contenenti modificatori non-intersettivi, il diverso scope fra di essi può causare differenze interpretative più evidenti.
È inoltre importante considerare il fatto che non sempre è possibile invertire l’ordine fra due aggettivi come abbiamo fatto in (92). Al contrario, nella letteratura specialistica sono state riscontrate alcune restrizioni relative all’ordine in cui diversi aggettivi attributivi possono occorrere all’interno di un sintagma nominale. Per capire la differenza fra i casi in cui due aggettivi possono essere invertiti e quelli in cui invece il loro ordine è fisso, occorre porre attenzione su un’altra asimmetria fra due tipi di modificazione, vale a dire quella fra modificazione diretta e modificazione indiretta, a cui sarà dedicata la prossima sezione.
1.5.2. Modificazione diretta vs. indiretta
Nella sezione precedente abbiamo illustrato due diversi modi in cui è possibile interpretare un sintagma nominale il cui nome-testa sia modificato da più di un aggettivo: abbiamo infatti osservato che i diversi aggettivi possono modificare il nome “in parallelo” oppure “in sequenza”. In questa sezione mostreremo che, tra le strutture di modificazione gerarchica, è necessario distinguere quelle di modificazione diretta da quelle di modificazione indiretta, secondo la terminologia diffusa a partire dai lavori di Sproat & Shih (1988, 1990). Tale distinzione fa riferimento al tipo di relazione che un aggettivo può stabilire con il nome da esso modificato ed è correlata all’ordine in cui i vari modificatori possono occorrere.
Innanzitutto, consideriamo appunto l’ordine relativo fra i diversi elementi interni ad un sintagma nominale, indagato in maniera approfondita soprattutto a partire dal lavoro di Greenberg (1966) sugli universali linguistici. Riportiamo qui di seguito l’Universale 20:
(93) Universal 20. “When any or all the items (demonstrative, numeral, and descriptive adjective) precede the noun, they are always found in that order. If they follow, the order is either the same or its exact opposite” (da Greenberg 1966: 87)
Come si può osservare, tale universale linguistico mostra che i costituenti interni ad un sintagma nominale occorrono in un ordine per lo più rigido.78 La stessa osservazione è stata fatta da
molti studiosi relativamente all’ordine di diversi aggettivi che fungono da modificatori di una stessa testa nominale:79 infatti, come già accennato nella sezione precedente, se un nome è modificato da
più di un aggettivo mediante quella che abbiamo definito come modificazione gerarchica, l’ordine
78 Per alcune eccezioni agli ordini indicati nell’Universale 20 di Greenberg (1966), cfr. Hawkins (1983: 117-sgg.) e Cinque (2005a).
79 Cfr., tra gli altri, Bloomfield (1933: 202), Whorf (1945), Hill (1958: 175-sgg.), Lance (1968), Vendler (1968), Quirk, Greenbaum, Leech & Svartvik (1972: 922-sgg.), Leech & Svartvik (1975: 272-273), Hetzron (1978), Sproat & Shih (1988, 1990), Cinque (1994, 2005b, 2007b), Scott (1998, 2002a,b), Artiagoitia (2006), Alexiadou, Haegeman & Stavrou (2007), Pereltsvaig (2007), Svenonius (in stampa).
fra i vari aggettivi può non essere libero. In particolare, molti autori hanno mostrato che diverse lingue richiedono un ordine fisso degli aggettivi interni ad un DP. Illustriamo qui di seguito alcune delle proposte relative a tali restrizioni sull’ordine degli aggettivi:80
(94) Sproat & Shih (1990: 565):
qualità > dimensione > forma > colore > provenienza (95) Cinque (1994: 96):
a. orientati al parlante > orientati al soggetto > maniera > tematici (per N che denotano eventi)
b. qualità > dimensione > forma > colore > nazionalità (per N che denotano oggetti)
(96) Scott (1998: 71, 2002a: 102):
commento del parlante > dimensione > lunghezza > altezza > velocità > larghezza > peso > temperatura > età > forma > colore > nazionalità/origine > materiale
Per prima cosa, occorre notare che gli ordini illustrati in (94-96) si riferiscono a quelli che è possibile osservare in lingue e/o in strutture con aggettivi prenominali; l’ordine degli aggettivi postnominali, infatti, può corrispondere a quello indicato in (94-96) oppure a quello inverso (cfr., tra gli altri, Shlonsky 2004 e Cinque 2005b, 2007b), allo stesso modo di quanto illustrato nell’Universale 20 di Greenberg (cfr. (93)) per gli altri elementi interni al DP.
Inoltre, una sequenza di più aggettivi attributivi mostra un ordine rigido soltanto in alcuni casi. Si considerino ad esempio i seguenti dati del cinese mandarino, discussi in Sproat & Shih (1988, 1990):
(97) a. Xiǎo fāng zhuōzi [cinese mandarino]
piccolo quadrato tavolo
“Un/Il piccolo tavolo quadrato” b. * Fāng xiǎo zhuōzi
(98) a. Xiǎo de fāng de zhuōzi
piccolo ASSOC quadrato ASSOC tavolo
“id.”
b. Fāng de xiǎo de zhuōzi
In (97a) l’ordine dei due aggettivi è quello corrispondente a quanto illustrato nelle gerarchie in (94-96), con l’aggettivo di ‘dimensione’ xiǎo ‘piccolo’ che precede quello di ‘forma’ fāng ‘quadrato’. Come illustrato in (97b), invertendo tale ordine si ottiene una struttura agrammaticale. Consideriamo ora gli esempi in (98): essi differiscono da quelli in (97) in quanto i due aggettivi
80 La gerarchia riportata in (95) è leggermente modificata rispetto a quanto illustrato in Cinque (1994), che menziona anche elementi non totalmente assimilabili agli aggettivi, quali determinanti, pronomi possessivi e numerali. Si noti che determinanti e numerali sono inseriti anche nella struttura proposta in Scott (1998: 86, 2002a: 114, 2002b: 11), che, oltre alle classi riportate qui nella gerarchia in (96), include anche gli aggettivi ‘evidenziali’ (fra quelli di ‘commento del parlante’ e quelli di ‘dimensione’), quelli di ‘profondità’ (fra quelli di ‘velocità’ e quelli di ‘larghezza’) e quelli di ‘umidità’ (fra quelli di ‘temperatura’ e quelli di ‘età’).
sono seguiti da una particella associativa de. Come si può osservare confrontando (98a) e (98b), questo tipo di costruzione non richiede un ordine rigido dei due aggettivi. Nell’analisi di Sproat & Shih (1988, 1990), la differenza fra (97) e (98) viene spiegata assumendo una distinzione fra modificazione diretta e modificazione indiretta: solo in (97), infatti, i due aggettivi modificano il nome direttamente, mentre in (98) essi lo fanno in un modo più indiretto; in particolare, gli autori propongono di analizzare i modificatori in (98) come frasi relative ridotte, corrispondenti ad una costruzione italiana come Un/Il tavolo che è quadrato che è piccolo, oppure Un/Il tavolo che è piccolo che è quadrato. Per maggiori dettagli sulla modificazione aggettivale in cinese, cfr. infra § 2.6.2 ed i riferimenti ivi citati.
In questa sede tralasciamo una discussione approfondita dell’analisi di Sproat & Shih (1988, 1990), che verrà ripresa nel seguito della trattazione. Ci limitiamo qui ad osservare che quanto illustrato in (97-98) non costituisce una caratteristica peculiare del cinese; al contrario, moltissime lingue mostrano una simile asimmetria fra due tipi di modificazione aggettivale, una delle quali richiede che i diversi aggettivi siano realizzati in un ordine rigido, mentre l’altra presenta minori restrizioni. Nel capitolo II analizzeremo diversi casi che mostrano tale asimmetria. Come vedremo, in alcune lingue la differenza fra le costruzioni di modificazione diretta e quelle di modificazione indiretta è segnalata dalla presenza di specifiche marche morfologiche (cfr. ad esempio la particella associativa de negli esempi del cinese in (97-98)); in altri casi, invece, essa è meno trasparente a livello formale, ma può essere comunque riscontrata a livello di interpretazione.