PAESAGGI RUPESTR
2. COSTRUZIONI TROGLODITICHE, THOLOS, CUBURRI, GORGHI, OVILI, ECC.
Costruzioni per la pastorizia sono disseminate nel territorio dei monti Nebrodi [4]. La tecnica di sovrapporre elementi litei piatti in modo da coprire uno spazio, sia pur contenuto, facendoli sporgere convenientemente uno sull’altro è utilizzata da lungo tempo dai pastori. Tramandandosi la tecnica originaria di generazione in generazione e utilizzando materiali del luogo, tali costruzioni hanno trovato un’originale declinazione locale della copertura a tholos. Se pur non diffusa nel territorio, nè conosciuta come altre forme caratteristiche e ben individuabili, legate strettamente al paesaggio su cui insistono (i nuraghi in Sardegna o i trulli in Puglia),
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Fig. 27, 28, 29, 30, 31 – Pantalica (Siracusa). Necropoli e chiesa rupestre di S. Micidiario
resta senz’altro un elemento caratteristico del paesaggio pastorale dei Nebrodi. Comunque i “cuburri” sono diffusi nell’area dei monti Nebrodi in centinaia di esemplari, pur se le condizioni di manutenzione sono diverse e non sempre ottimali. Seguono in fondo la condizione della pastorizia e dell’agricoltura delle zone su cui gravitano. Sono anche difficili a trovare, perchè si mimetizzano con le stesse pietre dei terrazzamenti. L’evolversi dei tempi, delle abitudini e dei costumi, porta dei cambiamenti anche nei posti più periferici, dove sembra che tutto scorra lontano dalla dinamica frettolosa dell’apparato tecnologico delle nostre città. I luoghi più sperduti risentono immancabilmente di ciò che avviene attorno a loro. Anche la pastorizia, che sembrava più legata a tempi e modi che sapevano d’antico, sta vivendo un periodo di notevoli cambiamenti, che ora diventano evidenti anche per i non addetti ai lavori.
Si sono modificate le abitudini e le consuetudini che ruotavano una volta attorno alla vita di un gregge. Così anche gli ovili, ricovero e riparo degli animali, non sono più adatti alla vita più dinamica delle greggi e si dismettono come una qualsiasi opificio o fabbrica non più adatta o rispondente al mercato imperante e alle sue leggi. Non più adatti alle rinnovate abitudini dei pastori, i grandi recinti per le greggi non sono più funzionali agli spostamenti necessari per la ricerca dei pascoli adatti. Vengono abbandonati e gli ovili detti megalitici per le grandi pietre utilizzate per apparecchiare le muraglie, diventeranno in poco tempo pietraie. Nei pochi ancora in buono stato si vedono ancora le pietre sulla sommità del muro sporgere con una parte a sbalzo verso l’esterno, per respingere l’attacco dei lupi (fig.15/17).
2. 1. LA PIETRA L’ACQUA E IL FUOCO
L’Alcantara è un corso d’acqua dal nome antico; il suo tracciato, costretto a perimetrare il lato settentrionale del basamento del cono vulcanico dell’Etna con una scabra semicirconferenza, dopo averla superata si lancia infine nello Ionio. Da un alveo ampio e sabbioso il fiume passa ad un letto pietroso sempre più stretto ed angusto fino ad incunearsi in profondi orridi, scavati nei banchi neri di lava, finendo per ingrottarsi, nascosto dal verde dei giardini di agrumi della piana di Francavilla, per allargarsi di nuovo verso la foce in un ampio alveo sassoso in vista dello Ionio. Si instaura nel paesaggio fluviale dell’Alcantara, dominato dalla figura mitica dell’Etna [5], attorno a cui ruota tutta la complessità morfologica dell’area, un rapporto strettissimo tra il fiume e il vulcano, tra l’acqua, la pietra e il fuoco. La pietra nera, che i contadini, strappata alla terra per dissodarla, accatastano in tozzi e maestosi tronchi di piramide ai bordi dei campi, diventa un elemento costruttivo importante e diffuso. Essa impronta di se la maggior parte delle costruzioni del luogo, segnando con le linee scure dei terrazzamenti,
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Fig. 32 ,33, 34, 35, 36– Siracusa. Latomie dei Cappuccini
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dei muri a secco [6], dei cantonali, dei marcapiani, dei cordoni delle finestre, delle mensole e con le superfici scabre degli intonaci, la fisionomia di un paesaggio unico, intrecciando in stretto colloquio con il verde intenso delle piantagioni d’agrumi, un concerto coloristico esaltato dal taglio netto e implacabile della luce. A Ustica il villaggio archeologico dell’età del bronzo, con il muro dall’elegante curva ellittica, s’insedia in un luogo di grande bellezza naturale accanto ai faraglioni. A tramontana si trovano anche i gorghi, le antiche cisterne costruite con grossi massi; anche la scelta relativamente recente della collocazione del cimitero è stata fatta nei pressi.
La morfologia dell’isola mette in evidenza la roccia scabra e l’uso del materiale, ne accentua la presenza in una continuità ideale tra natura e opera dell’uomo. La scabrosità del paesaggio s’intreccia con la tessitura lineare dei muri di confine dei campi, tracciata dai Borboni nel 1673, quando l’isola fu forticata e ripopolata con gruppi di persone provenienti in prevalenza dalle isole Eolie. All’interno della Sicilia sono suggestivi l’abitato ed il castello rupestri di Sperlinga (fig. 7/11) in provincia di Enna e le Grotte della Gurfa ad Alia (PA), la cui sala centrale ha una grande sezione a campana con foro alla sommità (fig.12/14).A questo tipo di paesaggio fanno parte le rocche dell’Argimusco (all’inizio dei monti Nebrodi, sulla sella che li scavalca per raggiungere l’Alcantara) e la valle della Luna nella Sardegna settentrionale [7] nei pressi del paese di Aggius. Ad un paesaggio difficile da definire, avveniristico nella sua antichità, appartiene la foresta pietrificata di Martis, un parco paleobotanico situato nella regione dell’Anglona in provincia di Sassari.