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LA RAPPRESENTAZIONE DEL CONTESTO MORFO-TIPOLOGICO E IL JBEL TUNISINO (FIGG.

COMUNICARE IL PAESAGGIO MEDITERRANEO DALL’HABITAT RUPESTRE CARLA MARIA SCIALP

2. LA RAPPRESENTAZIONE DEGLI AMBITI E L’ARCO JONICO (FIGG 3-4)

2.2 LA RAPPRESENTAZIONE DEL CONTESTO MORFO-TIPOLOGICO E IL JBEL TUNISINO (FIGG.

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L’interpretazione morfo-tipologica, sintetizzata nella scheda per mezzo di piante, sezioni e inquadramento ur- bani e foto, evidenzia a Massafra l’esistenza di tre diversi modalità dell’insediarsi trogloditico: in scavo orizzonta- le, come evidente dalla presenza di grotte mono e polilo- bate, lungo le sponde della Gravina di S. Marco; in scavo verticale, come riscontrabile nelle case a pozzo diffuse nella porzione occidentale del centro storico, e in scavo orizzontale con avancorpo costruito lungo Via Muro. Le abitazioni ipogee, note come vicinanze, sono corti quadrate o rettangolari, scavate rispetto al piano di cam- pagna stradale di un livello, di profondità pari a 4- 5 me-

tri, esposte a sud, su cui si affacciano da due a dieci stan- ze, illuminate dalla porta e rialzate di uno o due gradini rispetto alla quota della corte.

Ad essa si accede tramite scala monolitica posta in po- sizione perpendicolare o parallela al fronte stradale. Al centro è posta la cisterna per la raccolta delle acque pio- vane e il foro per lo scarico delle acque di rifiuto. Le abi- tazioni di altezza pari a 3 metri circa sono composte da un vano singolo o doppio per una superficie complessiva di 20 - 30 mq con focolare a camino. Da una panoramica sul centro storico di Massafra, emerge l’evoluzione di queste case a pozzo: alcune sono abbandonate, altre trasformate e altre ancora riadattate dai nuovi abitanti. Gli studi e le rappresentazioni del degrado supportano i progetti di tra- sformazione edilizia e urbana.

Attualmente gli insediamenti trogloditi in Tunisia sono completamente abbandonati o parzialmente abitati, quasi sempre sottoforma di ruderi. Essi si presentano come ag- gregazione isolata nei campi e usata nei periodi di semina e raccolta o raggruppata in villaggi di abitazioni scava- te in verticale, a pozzo, se il terreno ha grandi porzioni pianeggianti, o in orizzontale, se è a dislivelli. Il tipo di scavo varia da zona a zona poiché dipende dalla confor- mazione del terreno e dalle proprietà del suolo. Lo stato ha costruito le “Nouvelle”, talvolta in adiacenza, talvolta distanti qualche chilometro, cioè nuovi insediamenti di abitazioni moderne dotate di elettricità e acqua corrente. Ma le famiglie sono legate alla casa scavata che, seppur disabitata, non viene mai abbandonata del tutto. A tal proposito, emblematici sono i due contesti di Matmata e Chenini, rispettivamente villaggio di case a pozzo e di abitazioni a scavo laterale.

All’estremità del Jbel, tra Gabes e Medenine e nella re- gione di Gharian, dove i depositi di sabbia alluvionale si alternano a banchi di calcare terziario, creando un terreno a mammelloni, si trovano gli ipogei a pozzo su due li- velli, tra i quali i più conosciuti sono quelli di Matmata. Mentre quelli su un livello si concentrano invece a sud di Medenine e ad est di Nalut, in Libia. Mentre in Tunisia e nel jbel libico orientale (Gharian) si costruiscono case fuori terra, nel jbel libico occidentale (Nalut) c’è la ten- denza a scavare nuove abitazioni ipogee.

Esse sono essenzialmente di due tipi: abitazioni con corridoio a cielo aperto e grotte scavate su tre lati della corte, disposte a raggiera (diffuse a Nalut in Libia e qualcuna a Matmata), isolata vicino ai campi e intorno ai granai comunitari; abitazioni con corridoio chiuso e coperto. A queste ultime si accede alla corte tramite passaggio coperto con andamento irregolare. Possono essere a uno o a due piani a secondo della regione e del- la resistenza del terreno. Un suolo composto di argilla e sabbia è solitamente considerato il più adatto a questo tipo di scavo. Le case ad un piano si concentrano nella zona a sud di Medenine e nella parte centrale del jbel Nefussa, mentre quelle a due piani si trovano intorno

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a Matmata e a Gharian. In queste case a gran corte, le stanze non comunicano tra loro né in orizzontale, né in verticale.

Le case troglodite a Matmata risalgono al secolo di- ciottesimo (se ne scavano circa duemila) e sono suc- cessive ai villaggi arroccati sulle montagne, nati a scopo difensivo, e scavati lateralmente. Le abitazioni a corte sono usate dai berberi quando scendono in pianu- ra: sono profonde da 5 a circa 10 metri, con diametro pari a 10 metri. Il corridoio d’entrata è a gomito per disorientare chi è esterno alla casa, con uno slargo che funge da stalla, sfruttando la pendenza della gran casa, scavando la corte ad una quota più alta, si provvede allo scolo delle acque, che sono convogliate in una cisterna posta al centro dello scavo. Tutt’intorno alla corte sono scavate le stanze la cui grandezza è media- mente di 8 per 4 metri, con altezza di 3 metri. La volta ogivale assicura agli scavi una maggiore stabilità. Le stanze di abitazione sono al piano terra, quelle al pia- no superiore sono grotte-magazzini collegate da fori per immagazzinare il grano dall’alto. Il nuovo pozzo si scava con la nascita di una nuova famiglia e si col- lega direttamente a quello paterno senza dargli sbocco all’esterno, questo fino alla terza generazione. Le case della stessa famiglia sono collegate tra loro, quelle di diverse famiglie sono indipendenti. La casa è lo spazio privato, attorno al cratere c’è lo spazio semiprivato. Le corti quadrate sono quelle delle famiglie più ricche. La prima stanza guarda ad est in direzione della Mecca ed è rialzata di un metro dal piano della corte. Le stanze sono a pianta rettangolare. In Libia, spesso la casa ha al di sopra un cortile cintato, che talvolta si trova sulla superficie, vicino ad un magazzino per custodire la pa- glia. Altre volte una parte edificata è aggiunta al poz- zo. In questo caso, la parte scavata può essere relegata alla funzione di magazzino o costruire la parte nobile della casa, utilizzando il costruito come granaio. Non esiste un tipo dimensionale, perché la casa cresce in funzione dell’ampliarsi della famiglia. E i nuovi spazi sono in funzione delle nuove gerarchie che si creano all’interno della famiglia allargata. La disposizione delle stanze è in funzione dei rapporti all’interno del nucleo familiare e dello stesso con il mondo esterno. Le grandi dimore sono più aperte sullo spazio esterno delle piccole dimore. L’habitation vera e propria è la casa, cioè la parte retrostante, in quanto quella anti- stante accoglie ospiti, clienti, provviste, animali, cioè il luogo delle attività produttive che legano la famiglia alla tribù e la casa al villaggio.

Matmata e Douiret sono oggetto di studi e applicazione delle interpretazioni di tipo morfo- tipologico, finalizzate sia alla conoscenza di questi siti remoti, sia ai progetti di recupero che necessiteranno.

Le case scavate lateralmente in Tunisia sono fondate nell’XI secolo d.C. dai berberi lungo burroni che inta-

gliano i banchi calcarei. Questi centri nascono per ave- re un completo isolamento in caso d’attacco, così sono sorti Douiret, Guermessa e Chenini in Tunisia, o, in Li- bia, Nalut e Wazen. La maggior parte delle case sono grotte con avancorpi, anteposti, sovrapposti o accostati tra loro. La costruzione di nuove grotte scavate nel fian- co e tra gli strati più teneri corrisponde alla nascita di una nuova famiglia.

La singola stanza ipogea è protetta da un recinto in pietra a secco. L’aggregazione di grotte, da due a quat- tro per le piccole dimore, fino a dieci, per le grandi, è in funzione dell’importanza politica ed economica dell’insediamento. Da villaggi stagionali, rispetto alle case collocate altrove, legati all’agricoltura e all’alle- vamento, assumono storicamente la funzione abitati- va, accentrata sul granaio in pietra e sulla moschea in intonaco bianco. Poi, da insediamento di residenze si trasforma in granaio con la nascita dei nuovi villaggi ai piedi delle pendici come accade per la “nuova Che- nini”, caratterizzata dalla presenza di pozzi, cisterne e sorgenti a cui attingere collettivamente, e attualmente ancora abitata grazie alla presenza di una scuola e di un ristorante. Con l’indipendenza tunisina si inaugura una politica di riassetto del territorio, volta ad una rinascita del Sud, che contempla la sedentarizzazione dei no- madi e il trasferimento dei berberi trogloditi. A questo scopo inizia la costruzione dei nuovi villaggi, come la Nouvelle Douiret, terminata nel 1968. Dopo qualche anno arriva l’elettricità e dal 1996 un acquedotto sosti- tuisce la cisterna a motore.

La maggior parte degli abitanti di Douiret si trasferisce nel nuovo insediamento in seguito alle pressioni delle au- torità locali e al desiderio di una vita più semplice. I primi ad insediarvisi sono il sindaco e il responsabile di partito, seguiti dopo la costruzione dei servizi di base da altri cit- tadini. Le case vengono costruite da un’agenzia immo- biliare statale e dagli abitanti stessi. Dal 1980 Douiret è completamente abbandonata, in rovina, come i servizi per il turismo, comunque costruiti alle pendici della città antica. Il nuovo villaggio ha una moschea, una scuola, un’infermeria, una posta con un telefono pubblico e un piccolo negozio. Il mercato ed i servizi pubblici di base si trovano a Tataouine dove lavora gran parte degli abitanti. I due centri sono collegati da una strada asfaltata e da un servizio di autobus. Ad oggi, gli insediamenti rupestri tunisini attirano copiose quantità di visitatori, sebbene il turismo poco si è evoluto rispetto a dieci anni fa. Infatti la fruizione del territorio non è possibile in remoto, né sul posto la segnaletica viene in aiuto.

La scoperta del territorio tunisino a fine turistico è orga- nizzato attraverso tour guidati da abitanti, che conducono i turisti in giro per il territorio o per il villaggio. La diffe- renza tra un sito e un altro risiede nella presenza o assen- za di servizi, quali bar, bagni, punti vendita di souvenir

artigianali, ristoranti, come a Chenini.

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Interessante risulta il processo di riqualificazione dei complessi di case a pozzo più vasti che sono riconvertiti ad uso ricettivo, è in tal senso MatMata è esemplare.

3. LO SCENARIO (FIGG. 11/19)

La criticità rilevata di recente dal PPTR Puglia per il ter- ritorio dell’arco jonico è l’indebolirsi della leggibilità del complesso sistema delle gravine. La regola di “riprodu- cibilità” a lungo periodo di queste invarianti che fanno l’identità locale impone la valorizzazione e il recupero di tutte le forme sistemiche virtuose di insediamento umano di questo peculiare sistema fisico naturale.

A tutte le latitudini del pianeta, le soluzioni costruttive si sono rivelate ingegnose dal punto di vista funzionale e attualmente hanno acquistato molto significato dal punto di vista estetico e simbolico. Questa architettura tradizio- nale, pur essendo “un’architettura senza architetti”, è da valorizzare innanzitutto per le prestazioni che darebbe se riutilizzata nel modo corretto, visti gli aspetti bioclimatici insiti e vista l’attuale attenzione alla sostenibilità ambien- tale. Conservare un villaggio significa riutilizzare queste abitazioni e l’uso turistico- ricettivo ha dimostrato di es- sere una buona strategia. Il ritorno degli abitanti ai vil- laggi non è proponibile, se non in un sistema complesso e organizzato di servizi e che sia per loro opportunità di lavoro. La ricerca sull’habitat rupestre può ruotare attor- no al ruolo dei servizi innovativi, della formazione e degli interventi immateriali accanto a quelli di tutela e recupero del paesaggio e del patrimonio immobiliare. Oltre all’in- cremento della conoscenza sui temi in oggetto, il presente studio dimostra che la materia del disegno, inteso come rappresentazione e comunicazione, si rafforza nella fun- zione di strumento, sia per la salvaguardia dei centri più

remoti in via di abbandono o disabitati, monitorandone lo stato di fatto, sia per la valorizzazione, attraverso la promozione a scopo turistico.

REFERENCES/RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

[1] Nel presente lavoro confluiscono i risultati reinterpretati e aggiornati delle ricerche di: monitoraggio sullo stato attuale dell’habitat rupestre attraverso recenti sopralluoghi in Tunisia (2010), Tesi di Dottorato in Rappresentazione dell’Architettura e dell’Ambiente: “Verso un Atlante dei paesaggi rurali puglie- si: il caso del territorio di Cerignola” (D.A.U._Sez. Disegno, Politecnico di Bari, 2008) e personale linea di ricerca in gruppo Tesi di Laurea: “Residenze bioclimatiche di margine a Massa- fra” (CdL Architettura, Politecnico di Bari, 2004).

[2] Ambito 8/ Arco Jonico Tarantino. in Elaborato n. 5: Schede degli ambiti paesaggistici del PPTR Puglia. 2010

[3] L. SCAZZOSI (a cura di). Leggere il paesaggio. Confronti in-

ternazionali. Gangemi Editore. Roma. 2002

[4] M. SCALZO. Sul rilievo di architetture rupestri. Archeogrup-

po Quaderni 4. Ed. Scorpione. Firenze. 2002

[5] A. ARECCHI. La casa nella Roccia. Architettura scavata e

scolpita. Mimesis. Milano. 2001

[6] E. BESANA, M. MAINETTI. Douiret, Architetture trogloditiche

del jbel tunisino-tripolitano. Milano. 2001

[7] GIDEON S. GOLANY, Earth Sheltere dwellings in Tunisia. As-

sociated University Presses. Inc. USA. 1988

[8] A. LOUIS. Douiret. Étrange cité berbère. STD. 1975

[9] A. LOUIS. L’habitation troglodyte dans un village des Mat-

mata, in Institut National d’Archeologie et d’arts, Cahiers des Arts et Traditions populaires. Première année. Numéro 2. Tu- nis. Secrétariat d’État aux Affaires Culturelles et a l’Informa- tion. 1968

Web: http://paesaggio.regione.puglia.it; http://www.archibat. tn; http://www.habitatrupestrepuglia.it;

http://www.ssi.speleo.it; http://www.boegan.it; http://webthe- sis.biblio.polito.it; http://scienze.univaq.it

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PHOTOGRAPHIC TECHNIQUES AS AN AID TO CATALOGUING AND DOCUMENTATION OF