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crebra…ponto: questo verso riecheggia un passo dell’Ecclesiasticus,

Testo e traduzione.

63 crebra…ponto: questo verso riecheggia un passo dell’Ecclesiasticus,

relativo all’elogio della natura: 43, 25-26 cogitatione sua placavit abyssum et

plantavit in illa insulas. Qui navigant mare, enarrant pericula eius, et audientes auribus nostris admiramur.

satis: qui è usato per rafforzare l’idea di sicurezza suggerita dall’insula (“molto,

assai”), ed è un valore che si manifesta fin dai primi tempi, ma che solo in un secondo momento prende il sopravvento sul significato di “sufficiente, abbastanza”. A partire dal IV-V secolo, in regioni come la Spagna o la Gallia meridionale l’avverbio, in unione con aggettivi e avverbi, entra a far parte della lingua d’uso (cfr. Van Der Weijden 1967, p.118).

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insula ponto: nesso prediletto dai poeti epici (VERG. Aen. 3, 104 …medio

iacet insula ponto; LUCAN. 8, 118 …Quid, quod iacet insula ponto?; SIL. 10,

321 sic Lagea ratis, vasto velut insula ponto), ma anche nei Fasti ovidiani (4, 303 illa velut medio stabilis sedet insula ponto). Successive alle Laudes Domini sono le attestazioni presenti in AVIEN. orb. terr. 12 parva ut caeruleo caput

effert insula ponto e 605 nunc ut quaeque vago surrexerit insula ponto.

Insula ha un alto valore sacrale per diversi popoli: “dal paradiso terrestre della

tradizione musulmana situato nell’isola di Ceilan, alle isole edeniche che i miti cinesi collocano nel Mare Orientale, all’isola centrale, eminente, che la Quête del Graal definisce Monsalvat (e che trova il suo omologo nel tempio kmero di Neak Dean, posto al centro di un lago e definito l’isola incomparabile), dall’isola di Pancaja di Diodoro siculo all’Atlantide di Platone, alla Merope di Teopompo, all’isola di Vacvac dei viaggi di Simbad delle Mille e una notte, l’isola mantiene il suo valore di luogo meraviglioso, immaginario e simbolico, cui l’uomo aspira, espressione nostalgica di una felicità da riconquistare” (Lanciani 2006, p.8).

Le leggende provenienti dal mondo orientale trovano una buona accoglienza nel mondo celtico, intessendone gran parte della letteratura relativa alla descrizione dell’Altro Mondo: basti pensare ai viaggi di monaci o mitici navigatori, dove l’isola continua ad esercitare il suo ruolo di contenitore di speranze e aspirazioni metafisiche e religiose. Ciò avviene per esempio nella

Navigazione di San Brandano, dove ad ovest del continente africano si sarebbe

dovuta collocare l’isola-pesce del Paradiso, descritta attraverso immagini che si avvicinano tanto alla tradizione classica dell’età dell’oro (gli alberi fruttiferi e abbondanti), quanto a quella biblica (nella Genesi, l’Eden è attraversato da un fiume dai quattro corsi): “dopo un viaggio di quaranta giorni, al cader della notte, profonde tenebre li avvolsero, al punto che non potevano quasi vedersi l’un l’altro. La guida disse allora a san Brandano: «Sai che cosa sono queste tenebre?». San Brandano chiese: «Che cosa sono?». La guida gli rispose: «Queste tenebre circondano l’isola che tu cerchi da sette anni». Poco dopo, una luce intensa li inondò di nuovo e la nave si trovò ancorata. Sbarcati, essi videro una terra immensa e ricoperta d’alberi carichi di frutti come in autunno. Dopo aver fatto un giro per l’isola, si accorsero che non cadeva la notte. Raccoglievano frutti e bevevano l’acqua delle fonti a volontà. E per quaranta giorni percorsero tutto il paese senza poterne trovare la fine. Un giorno scoprirono un fiume enorme che scorreva al centro dell’isola. San Brandano disse ai suoi fratelli: «Non possiamo attraversare questo fiume e ignoriamo la grandezza di quest’isola». Mentre in cuor loro nutrivano questo desiderio segreto, ecco un giovine venne loro incontro e, abbracciandoli con grande gioia, li chiamava ciascuno per nome e diceva: «Beati coloro che abitano nella tua

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dimora. Essi ti loderanno nei secoli dei secoli»” (traduzione a cura di Lanciani 2006, p.9).

La leggenda dell’isola come sede dell’Aldilà si consolida anche nella letteratura classica: secondo Plutarco (Sert. 8) si era diffusa la credenza che presso le Isole Fortunate si trovassero i Campi Elisi e la sede dei beati. Esse erano, come ricorda Pindaro nella seconda Ode Olimpica, dolci e ricche di fiori dorati splendenti, ma anche, a detta di Orazio (Epodo 16) fertili, dove la terra senza essere arata produceva ogni anno le messi: in questi luoghi regnava sovrana l’età dell’oro.

Nella tradizione biblico cristiana, l’isola evoca l’idea del rifugio e della sicurezza: negli Atti degli Apostoli, per esempio, viene narrata la vicenda di San Paolo che, dopo aver fatto naufragio, sbarca nell’isola di Malta e vi soggiorna per qualche tempo, rifornendosi di provviste e trascorrendo il tempo con indigeni di non modicam humanitatem (28, 1).

Infine, in 1 Macc. 14, 5 l’immagine dell’isola e quella del porto si ritrovano accomunati in un unico passo: et cum omni gloria sua accepit Ioppen in portum

et fecit introitum insulis maris.

64 nec tamen insano:CLAUD. 2, 208 nec tamen humano cedit caeleste favori; SEDUL. carm. pasch. 2, 86 ne tamen insano careant tua nomina facto; 3, 273

nec tamen humano quamvis in corpore Christum.

insano…fluctu: VERG. ecl. 9, 43 insani feriant sine litora fluctus.

circumdata fluctu: è palese l’assonanza tra questo verso e VEN. FORT. carm.

10, 15, 9 fetu clara tuo, geniti circumdata fructu.

Nella Bibbia i flutti sono un elemento pericoloso (psalm. 18, 5-6

circumdederunt me fluctus mortis, et torrentes Belial conturbaverunt me; funes inferni circumdederunt me, praeoccupaverunt me laquei mortis), che solo Dio

può placare attraverso i suoi comandi: cfr. Ier. 51, 55 quoniam vastavit

Dominus Babylonem et perdidit ex ea vocem magnam; et sonabunt fluctus eorum quasi aquae multae, dedit sonitum vox eorum.

Circumdata ha valore concessivo, come talvolta accade nel latino classico: cfr.

OV. met. 2, 272-275 alma tamen Tellus, ut erat circumdata ponto / inter aquas

pelagi contractos undique fontes / qui se condiderant in opacae uiscera matris / sustulit oppressos collo tenus arida vultus.

65 fretis innitens orbe: vi è una somiglianza con il verso di MANIL. 5, 596

…tortis innitens orbibus alte.

Orbis ha il significato di terra: cfr. OV. fast. 5, 93 hic, ubi nunc Roma est, orbis caput, arbor et herbae. Inoltre, un significato che è qui dichiaratamente

espresso da exiguo è pars orbis terrarum: cfr. OV. fast. 3, 466 eoo dives ab

orbe redit; PLIN. nat. 12, 26, 45 in nostro orbe proxime laudatur Syriacum, mox Gallicum; IUV. 2, 108 quod nec in Assyrio pharetrata Sameramis orbe.

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66 te duce: cfr. supra commento al v.54 te duce.

venerabile pactum: il nesso mostra un’assonanza con alcune clausole che si

ritrovano nella poesia epica (OV. met. 5, 258 is mihi causa viae: volui mirabile

factum; 9, 255 accipiam cunctisque meum laetabile factum; STAT. Theb. 1, 5 sidonios raptus et inexorabile pactum), poi riprese anche nella tradizione

cristiana (DAMAS. carm. 96, 1 [aspice descensum, ce]rnes mira[bi]le

fac[tum]; DRAC. laud. dei 3, 423 compulit infelix ad inexorabile pactum;

LUX. anth. 203, 1 Hildrici regis fulget mirabile factum).

Venerabile è una congettura del Morel per il tradito nerabile. Per avvalorarne

la tesi, Brandes 1887, p.7 chiama a sostegno il verso di VERG. Aen. 6, 408

venerabile donum, mentre Salzano 2001, p.98 ricorda OV. trist. 1, 8, 15 sanctum at venerabile nomen.

Con pactum, il poeta potrebbe aver preso ispirazione da gen. 9, 9; 9, 11; 9, 17, dove si fa riferimento all’alleanza suggellata tra Dio e Noè: ecce ego statuam

pactum meum vobiscum et cum semine vestro post vos (9, 9).

67 imumque peraequat: l’associazione tra il suono -umque/-ique e il suono -

at in posizione finale di verso è una clausola tipicamente epica: cfr. VERG. Aen. 5, 640 Neptuno; deus ipse faces animumque ministrat; 9, 764 in tergum, Iuno viris animumque ministrat; HOMER. 772 Neptunus vires Danais animumque ministrat; SIL. 16, 165 deiecto victor Magone animique probarat.