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mortali harmonia: il nesso tramandato risulta essere mortale armonię,

Testo e traduzione.

76 mortali harmonia: il nesso tramandato risulta essere mortale armonię,

mentre la h di harmonia aggiunta dalla manus tertia. Il Fabricius ha riconosciuto l’ovvia impossibilità di questa lettura, proponendo l’alternativa

mortali harmonia. Questa è stata accettata da tutti gli editori e critici fino al

Brandes, il quale ha invece suggerito mortalem harmoniam, senza però entrare nel merito del perché egli rifiuti l’ablativo: “was den Accusativ harmoniam bei

resonare angeht, so ist nach Vergils Vorgang (ecl. 1, 5 resonare doces Amaryllida silvas) die transitive Construction von sonare auf das Compositum

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übertragen; mortalis aber heisst der “irdische” Zusammenklang der Vogelstimmen im Gegensatz zu der ewigen Sphärenharmonie, welcher die Bezeichnung schlechtin zukommt, vgl. MAR. VICTOR aleth. 2, 190-191 quid

resonet motu septemplicis axis / harmoniae vocale melos” (1887, p.12).

Per quanto riguarda la traduzione del nesso, Van Der Weijden 1967, p.43 rende

mortalis con “aardse”, terrestre, un’interpretazione più accettabile di quella

proposta da Salzano 2001, p.39, dove “umano” non rende la totalità delle voci messe in campo per rischiarare e allietare il mattino, dal momento che il testo latino fa riferimento anche ad altre entità.

lucis resonare canoris: l’associazione dei suoni finali di ciascuna parola è stata

successivamente ripresa da più autori: cfr. ORIENT. comm. 2, 328 numquam

femineis commaculare toris; SEDUL. carm. pasch. 1, 2 dignatus nostris accubitare toris; PRISC. periheg. 181 agricolasque boves plaustris domitare sonoris.

77 sic annum…formis: il narrare le stagioni è un tema ricorrente tanto nella

letteratura classica (Ovidio per esempio, nei Metamorphoseon (1, 116-118) narra la loro nascita con la fine dell’età dell’oro, quando Zeus fu costretto a ridurre la durata della primavera durante la nuova età dell’argento: Iuppiter

antiqui contraxit tempora veris / perque hiemes aestusque et inaequalis autumnos / et breve ver spatiis exegit quattuor annum) quanto in quella

cristiana (sul carattere individuale e sull’aspetto di ciascuna delle quattro stgioni, si veda DRAC. satisf. 247-254 alternant elementa vices et tempora

mutant / tempus habent noctes, tempus et ipse dies / accipiunt augmenta dies noctesque vicissim / ac minuunt cursus perpete lege poli. /Tempora sunt florum, retinet sua tempora messis / tempus et autumnum, tempus habet hiemes. / Ver aestas autumnus hiems (redit annus in annum) / quattuor alternant tempora temporibus; laud. dei 2, 54 ac mutent elementa vices per circla morantes; gen.

1, 14 fiant luminaria in firmamento caeli, ut dividant diem ac noctem et sint in

signa et tempora et dies et annos; Sap. 7, 17-19 ipse enim dedit mihi horum, quae sunt, scientiam veram, ut sciam dispositionem orbis terrarum et virtutes elementorum, initium et consummationem et medietatem temporum, vicissitudinum permutationes et commutationes temporum, anni cursus et stellarum dispositiones).

variis…formis: la posizione dei due termini è fissa in molti passi della

letteratura classica, ma mentre tra i due intercorre spesso un sostantivo terminante in -ia (variis distantia formis in LUCR. 3, 32 e 4, 46; variis

animantia formis in PS. HIL. evang. 48; variis insignia formis in PAUL. NOL. carm. 19, 406), qui l’autore compie una variatio, inserendovi il verbo intexere.

intexere formis: intexere in posizione finale di verso è presente solo in altre

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naturae rerum magnis intexere chartis; OV. met. 15, 372 quaeque solent canis frondes intexere filis. Formis invece si ritrova solo in opere succesive: cfr.

PAUL. NOL. carm. 18, 375 spemque boni coepere novis promittere formis; PAUL. epigr. 67 iam si mutatis studeant occurrere formis; PAUL. PETRIC.

Mart. 3, 154 nec permutatis permissus ludere formis; 3, 205 vel tegere insidiis fraudes vel fallere formis; 4, 466 audes mutatis demens occurrere formis.

78 et vice…fructum: negli Atti degli Apostoli viene narrata la vicenda di un

uomo paralizzato alle gambe, ma che al comando di Paolo di alzarsi riesce nuovamente a camminare. Il popolo, avendo assistito a questo miracolo, scambia Barnaba e Paolo per divinità pagane, ma essi invitano la folla a liberarsi dalle false credenze, confidando nella giusta fede e nel Deum vivum, che da pluvias et tempora fructifera, implens cibo et laetitia corda (14, 17). Una simile immagine si ritrova ancora una volta anche in LUCR. 5, 816-817, quando la terra comincia a produrre le stirpi mortali e gli alberi piantano solidamente le proprie radici nel terreno: la natura così cibum pueris, vestem

vapor, herba cubile / praebebat.

vice iucunda: il signficato di queste parole è chiarito da quelle del verso

precedente, annum variis intexere formis. L’estate e l’inverno sono, per quanto riguarda la temperatura, le due stagioni che creano l’opposizione più grande, e il poeta fa loro riferimento nei successivi due versi: se infatti l’estate o l’inverno durassero tutto l’anno, la terra arderebbe o gelerebbe. Per evitare questa situazione, Dio ne ha equilibrato la durata: per questo “il passaggio tra caldo e freddo viene definito iucunda”, perché senza questo equilibrio “la terra non potrebbe generare frutti per l’uomo” (Salzano 2001, p.103).

addere fructum: non sono presenti molte associazioni tra un verbo dall’uscita

in -ere e il sostantivo fructus: cfr. LUCAN. 2, 190 qui medio periere freto. Quid

perdere fructum; IUVENC. 3, 736 ad placidam gentem, possit quae reddere fructus; MAR. VICTOR aleth. 1, 498 at tu quae minimum solam te perdere fructum; PROSP. carm. de ingrat. 953 sicut enim palmes nullos valet edere fructus.

79-80: il problema del perfetto equilibrio tra il caldo e il freddo è affrontato

anche in LUCR. 5, 818-819 at novitas mundi nec frigora dura ciebat / nec

nimios aestus nec magnis viribus auras.

79 neu semper…orbem: come sopra detto, se il sole, sorgente della luce e del

calore, il più splendente tra gli astri (Sirach. 17, 30 quid lucidius sole?) continuasse a brillare per tutta la giornata, allora brucerebbe tutti i frutti della terra: cfr. Matth. 13, 6 solem autem orto, aestuaverunt; Marc. 4, 6 et quando

exortus est sol, exaestuavit; Luc. 8, 6 et aliud cecidit supra petram, et natum arvit (gli evangelisti qui fanno riferimento alla parabola del seminatore).

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Il sole è l’entità che più viene ricordata per la sua capacità di risplendere; la luce, “per le sue proprietà di illuminare e riscaldare, da quasi tutte le religioni viene riferita alla divinità” (Lupi 2007, p.67). In particolare, nelle Sacre Scritture si trovano diversi episodi in cui il Signore si manifesta attraverso la luce, ad esempio nell’Esodo degli Ebrei dalla schiavitù d’Egitto (exod. 13, 21

Dominus autem praecedebat eos ad ostendendam viam per diem in columna nubis et per noctem in columna ignis, ut dux esset itineris utroque tempore) o

nei racconti dei profeti (Is. 60, 19 …sed erit tibi Dominus in lucem

sempiternam, et Deus tuus in gloriam tuam); addirittura, nel Vangelo di

Giovanni, Gesù stesso, in maniera inequivocabile, si presenta come la luce:ego sum lux mundi; qui sequitur me, non ambulabit in tenebris, sed habebit lucem vitae (8, 12).

Cristo è dunque la luce che rischiara le tenebre degli uomini, e che porta a compimento le promesse strette nel Vetus Testamentum: erat lux vera, quae

illuminat omnem hominem, veniens in mundum (Ioh. 1, 19).

Infine, anche nei Salmi vi sono alcune interessanti invocazioni a riguardo: cfr. 27, 1 Dominus illuminatio mea et salus mea; quem timebo?; 36, 10 quoniam

apud te est fons vitae, et in lumine tuo videbimus lumen; 89, 16 beatus populus, qui scit iubilationem. Domine, in lumine vultus tui ambulabunt.

prolixa dies: si ritrova l’esistenza del nesso preciso in un’unica occorrenza:

AVIEN. Arat. 90 non prolixa dies, non incumbentis Olympi.

ureret orbem: sul significato di ureret, Brandes 1887 p.8 rimanda a OV. met.

1, 139-140 …cum sol gravis ureret / arva.

La clausola formata dal suono -eret e il sostantivo orbem in posizione finale di verso è epicheggiante (VERG. Aen. 4, 231 proderet, ac totum sub leges mitteret

orbem; OV. met. 1, 94 nondum caesa suis, peregrinum ut viseret orbem; 8, 249 altera pars staret, pars altera duceret orbem; LUCAN. 1, 369 haec manus, ut victum post terga relinqueret orbem; 2, 577 ante bis exactum quam Cynthia conderet orbem; 10, 25 nam sibi libertas umquam si redderet orbem); in

seguito alle Laudes Domini, essa fu spesso utilizzata dagli autori cristiani per narrare la creazione del mondo ad opera di Dio: cfr. PRUD. ham. 338 principio

rerum, Christus cum conderet orbem; DRAC. satisf. 55 nam Deus omnipotens potuit, cum conderet orbem; EUG. TOLET. satisf. 49 nam deus omnipotens potuit dum conderet orbem.

80 brevis: sottinteso dies, che si contrappone al prolixa dies del v.79. L’idea

qui prospettata è che se i giorni fossero brevi tutto l’anno, non vi sarebbe una luce solare sufficiente per il raccolto.

nascentibus ignem: il participio è una correzione del Morel in luogo del tradito

nacestibus; ignis qui è invece usato metonimicamente nel significato di ardor, aestus: cfr. VERG. georg. 1, 234 semper sole rubens et torrida semper ab igni.

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Il nesso viene in seguito ripreso, a livello fonetico, in CYPR. GALL. iud. 8

condidit albentem nebulis nascentibus axem; EUG. TOLET. hex. 412 scintillare oleum fungis crescentibus ignem?