Strumenti di gestione del rischio di credito
3.1. CREDIT RISK MANAGEMENT E VALUE AT RISK
Lo sviluppo di un modello di gestione credit risk management ha come obiettivi la gestione attiva del capitale, per raggiungere il profilo di rischio- rendimento desiderato, e la determinazione dell’ammontare di capitale economico necessario per far fronte alle esposizioni creditizie detenute nel patrimonio . 142
Il processo di credit risk management presenta dei tratti distintivi che lo caratterizzano: anzitutto prevede l’adozione di metodologie oggettive e
E. Angelini “Il credit default swap nella gestione del rischio di credito. Dinamiche
140
e determinanti dei CDS spread”, Giappichelli, 2013.
Per rischio di credito si può intendere “sia la possibilità che il debitore non
141
riesca a far fronte agli impegni finanziari legati all’emissione del debito (default), sia alla possibilità di un declassamento del debito da questo emesso (downgrading)”. F. Caputo Nassetti-A. Fabbri op. cit. p.35.
A. Trotta op.cit.; F. Caputo Nassetti- A. Fabbri op. cit..
non discrezionali per la valutazione del rischio di credito connesso ad un’attività finanziaria. In tal senso assume rilievo l’utilizzo dei modelli
VAR, attraverso i quali si può determinare il valore a rischio del portafoglio
preso in considerazione (le esposizioni creditizie in essere). I modelli VAR permettono di ricavare la massima perdita potenziale e la perdita non attesa e di valutare l’ammontare del capitale necessario nell’eventualità di un «worst case scenario». Si tratta di una misura probabilistica che si fonda su diversi elementi, quali un orizzonte temporale di riferimento, un certo livello di probabilità (o confidenza statistica) e la natura della variabile di cui si descrive il possibile andamento. I modelli VAR richiedono l’individuazione di un’attività finanziaria sottoposta ad una fonte di rischio: questa può essere un valore di mercato oppure un tasso di perdita. I modelli che hanno ad oggetto l’analisi del valore di mercato della posizione creditoria assumono che il creditore (banca) possa subire perdite non solo in caso di default ma anche nell’ipotesi di deterioramento del merito creditizio della controparte; mentre i modelli il cui oggetto è l’analisi di un tasso di perdita concentrano l’attenzione sul rischio di insolvenza della controparte . Per quanto riguarda l’orizzonte temporale 143
di riferimento i modelli VAR si possono distinguere in: modello storico, che si rifà alla ricostruzione degli andamenti di mercato che si sono succeduti nel tempo, e modello matematico, che calcola le variazioni di valore giornaliere, considerando anche qui una serialità ma più circoscritta. Nella pratica la maggior parte dei modelli VAR applicati al rischio di credito sceglie un orizzonte temporale uniforme pari ad un anno. “Il metodo più semplice e veloce per il calcolo del VAR è detto metodo della varianza-
Per un approfondimento sul punto e in tema di valutazione del rischio di
143
credito: E. Angelini, op. cit.; A. Trotta, op. cit.; F. Caputo Nassetti-A. Fabbri op.cit. p. 351 e sgg.
covarianza o approccio parametrico ed è stato diffuso da JP Morgan negli anni Novanta. Questo metodo ipotizza che i rendimenti (perdite o profitti) abbiano una distribuzione normale.” 144
Il modello credit risk management attraverso queste tecniche applica un “approccio di portafoglio", riferendosi ad un insieme di posizioni creditorie e non al rischio connesso al singolo prestito. Da quanto fin qui visto, senza entrare nel merito dei diversi modelli in cui il credit risk management si articola, possiamo ricavare, in via di estrema approssimazione, gli aspetti caratterizzanti questo modello di valutazione del rischio. Il credit risk
management si propone di utilizzare metodologie oggettive di valutazione
del rischio di credito, di individuarne le diverse componenti, di determinare la perdita massima che da questo può derivare (costo del rischio). In questo modello un rilievo particolare assume il risk rating system, cioè una valutazione del rischio che tenga conto del livello di rating attribuito all’emittente o prenditore.
3.2. RATING
Il rating costituisce la misura della qualità creditizia, della solidità finanziaria e commerciale di una determinata società. Si tratta di un giudizio che viene emesso da un’agenzia specializzata, esterna ed indipendente, sulla solvibilità di un soggetto emittente obbligazioni. Questo giudizio si propone di comunicare, in maniera immediata e intelligibile, la capacità che ha la società in questione di generare risorse per far fronte agli impegni presi nei confronti dei creditori. Il credit rating
system che può essere definito “as a procedure that assigns an individual
Su http://www.borsaitaliana.it/notizie/sotto-la-lente/var-158.htm “Questo
144
modello, assai usato per la sua relativa facilità di applicazione, è stato assai contestato per l’eccessiva semplificazione che implica”.
Probability Default (PD) to each obligor on the basis of its financial soundness and/or the general macroeconomic conditions through a model and/or a set of rules”. Il livello di rating assegnato è individuato sulla base di una scala di 145
valori alfanumerica e si differenzia in base all’arco temporale preso in considerazione ai fini dell’analisi. La valutazione si può riferire al merito creditizio su breve termine (short term) oppure al merito creditizio su lungo termine (long term). Per emettere il proprio giudizio l’agenzia di rating dovrà analizzare le caratteristiche economico finanziarie della società in esame, l’analisi riguarderà il bilancio e tutte le sue componenti, il rapporto tra i mezzi propri e i debiti della società, i flussi di cassa e la capacità di produrre reddito . “Il rischio connesso con un’esposizione è espresso 146
attraverso quattro componenti: probabilità di default , che attiene al debitore; tasso di perdita in caso di default (loss given default LGD), esposizione al momento del default (exposure at default EAD) e scadenza effettiva (M), che attengono alla singola operazione” . Nell’ambito delle 147
operazioni di credit default swap il rating diventa un elemento imprescindibile per la valutazione del merito creditizio del Reference Entity. Inoltre per la natura di contratto intuitu personae propria del credit default
swap anche la valutazione che conduce alla scelta del protection seller fa
riferimento al suo livello di rating.
Per garantire una valutazione del merito creditizio del Reference Entity il più attendibile possibile gli accordi di Basilea II hanno disposto l’adozione
Banca d’Italia, temi di discussione:”Procyclicality of credit rating systems: how
145
to manage it.” Working Paper 1034, settembre 2015.
http://www.borsaitaliana.it/notizie/sotto-la-lente/rating.htm
146
”Recepimento della nuova regolamentazione prudenziale internazionale” su
147
https://www.bancaditalia.it/compiti/vigilanza/normativa/consultazioni/2006/ basilea2/Doc_Cons_IRB.pdf
di sistemi di rating interno. Conformemente alle disposizioni della direttiva 2006/48/CE articolo 84 possono essere autorizzati a calcolare gli importi delle esposizioni ponderati per il rischio attraverso un metodo basato sul
rating interno. Vi sono due metodi di internal rating based (IRB) un metodo
“di base” e in uno “avanzato”, la distinzione si fonda su i diversi parametri di rischio che le banche stimano al proprio interno. La facoltà concessa agli enti creditizi di fare ricorso a questi metodi ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali è subordinata al rilascio dell’autorizzazione della Banca d’Italia a seguito della verifica del rispetto di un’insieme di requisiti. Nei sistemi di rating interno la ponderazione dei rischi è il risultato di valutazioni interne che le banche effettuano sui debitori.