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Criteri paesaggistici che hanno guidato le scelte progettuali

Una rapida ricognizione degli eventi storici ed archeologici si pone quindi quale elemento alla base della ricostruzione della storia del paesaggio del luogo e della ispirazione delle scelte progettuali. Ma in prima istanza è utile sottolineare alcuni elementi della formazione fisica del sistema paesaggistico, almeno al fine di apprezzarne la effettiva essenza.

Il Poetto è infatti costituito dalla formazione di un cordone litoraneo che – a seguito della lunga fase di contrasto marino delle esondazioni e del deposito dei sedimenti provenienti dal terminale vallivo del Campidano e dai rilievi – si è formato come seconda o forse terza linea di contatto tra gli stagni e il mare.

L’alternanza di terre e acque si ripete nella geografia del luogo fino a formarne i caratteri essenziali: stagno di Pauli – Terramaini – stagno di Molentargius – cordone antico sabbioso di Is Arenas – stagno di retrospiaggia – cordone litoraneo del Poetto.

Il litorale costiero del Golfo di Quartu Sant’Elena comprende un’estesa area che va dalle città di Cagliari e Quartu (ecosistema terrestre) fino al cordone sabbioso del Poetto, le quali stabiliscono attraverso l’area umida del Molentargius una relazione di

“margine” e allo stesso tempo di “cerniera”.

Visuale zenitale del sistema Molentargius Poetto

Si parla di un territorio in cui il paesaggio costruito esercita una grande influenza su quello naturale. Importanti situazioni di degrado e di criticità sono derivate dal semiabbandono dell’attività saliniera, mettendo in pericolo la conservazione delle aree stagnali, e dall’afflusso di reflui urbani. La spiaggia del Poetto è messa a rischio da diversi fattori, quali l’erosione e l’esposizione climatica e dalla pressione dovuta all’attività balneare incontrollata.

Lo stato fisico e simbolico del litorale è infatti precipitato in pochi decenni da uno stato di “naturalità” elevato, ad uno stato di destrutturazione quasi totale. Il Poetto è oggi un luogo sfigurato nella sua essenza di litorale sabbioso, vilipeso e frainteso sul piano delle funzioni e dei significati, reso alla condizione odierna in uno stato di estrema labilità.

RELAZIONE PAESAGGISTICA- AI SENSI DEL D.P.C.M. 12/12/2005

Partendo da queste considerazioni, attraverso l’esplorazione delle potenzialità dell’area oggetto d’intervento e delle criticità evidenziate, nasce la volontà di dare una nuova dimensione dello spazio pubblico, affinché si incentivino interventi che abbiano come obiettivo la creazione di una nuova vitalità e identità dell’intera area interessata.

Grazie alla presenza di un sistema ambientale di estremo valore naturalistico e paesaggistico, dato dal sistema idrografico e dalle vaste zone umide stagnali del Molentargius e Santa Gilla, è possibile pensare ad una proposta d’intervento che riconosca l’area umida e delle saline quale elemento-cerniera tra il paesaggio costruito urbanizzato e il paesaggio naturale.

Assumere un nuovo punto di vista diverso dal passato per pensare ad una proposta coerente con la struttura ambientale, diviene uno degli obiettivi fondanti del progetto del territorio. Nella storia recente e passata del Poetto è mancata la capacità di cogliere lo sviluppo storico degli eventi urbanistici e progettuali e una adeguata regia di carattere urbanistico e ambientale, capace di intervenire e programmare con strumenti adeguati all’importanza del bene.

Il patrimonio ambientale relativamente al progetto del lungomare, in quanto risorsa di grande valore, diventa la coordinata centrale di un progetto di riqualificazione dello spazio pubblico, in termini di accessibilità, fruizione e di relazione fra le parti del territorio.

5.2. L’ORGANIZZAZIONE DEL MODELLO CONCETTUALE DEL PROGETTO: LA RETE DELLE RELAZIONI

Progettare il paesaggio, intervenire in un luogo come il lungomare Poetto a Cagliari, coglierne le qualità e le precarietà, vuol dire guardare a quello che c’è intorno, percepirlo, contemporaneamente indagare e ricostruirne il filo logico e illogico che ha disegnato il suo divenire odierno, quel carattere e quelle forme che oggi percepiamo. Interrogare un luogo costruito come il lungomare di Cagliari vuol dire farsi raccontare, dalla cartografia, da chi lo ha vissuto e ci ha lavorato, i suoi “passaggi di tempo”.

Pensare, progettare un nuovo fronte mare significa definire e rafforzare l’identità urbana e l’immagine generale che la città offre di sé, ai propri abitanti tutti, residenti e temporanei. L’immagine del territorio sarà tanto più forte quanto più riconoscibile sarà la sua identità, che in questo senso gioca un ruolo fondamentale.

E’ stato ritenuto necessario introdurre oggi quello che è mancato nel passato: la visione organica del sistema e la capacità di affrontare la molteplicità degli interventi proposti in un quadro territoriale e ambientale complesso.

Da queste prime considerazioni, la riqualificazione del Lungomare parte da uno sviluppo di tipo longitudinale/trasversale del sistema rendendo permeabile il territorio in tutte le direzioni. Spostando l’attenzione verso il paesaggio- ambiente e quindi verso i suoi segni preminenti, cioè mare, sistema duna-spiaggia, stagno del Molentargius e Santa Gilla, attraverso il progetto è possibile reinterpretare e rafforzare quei legami, oggi deboli, tra il sistema insediativo e quello ambientale. In particolare si parla di quei legami trasversali alla costa.

Sulla definizione dello spazio pubblico, semi- pubblico e privato, e la strutturazione dei percorsi di connessione, tramite un’attenta lettura dell’orografia e morfologia attuale, si imposta il progetto di riqualificazione del lungomare. Un progetto che attua una trasformazione dello spazio, che sarà capace di svelare il senso di questo luogo e l’importanza delle dominanti ambientali, che lo organizzano.

5.3. I PRINCIPI GUIDA DELLAPPROCCIO PROGETTUALE: LA DIMENSIONE PAESAGGISTICA ED ECOSOSTENIBILE

Il ricorso ai principi dell’ecosostenibilità costituisce un aspetto molto ricorrente nella promozione e nella presentazione di progetti architettonici alle diverse scale territoriali. Talvolta però l’ effettiva matrice ecosostenibile si limita all’uso di materiali naturali, o riciclati ma senza intervenire in senso strutturale sulla matrice e sulle dinamiche dei processi ecologici portanti o sui principi che regolano la rigenerabilità delle risorse.

In termini “polemici” rispetto a tale approccio, l’intervento ha selezionato un percorso orientato a costruire un modello di ecosostenibilità in senso sostanziale e fortermente relazionato con la matrice paesaggistica dei luoghi.

L’aspetto sostanziale si spiega attraverso le scelte effettuate sulla parte “invisibile” ma strutturale del progetto, quella cioè che si collega ai principi del recupero, riuso e rigenerazione delle risorse.

L’aspetto di connessione ed interrelazione con la matrice paesaggistica dei luoghi si argomenta attraverso la scelta di un apparato di opere che interviene attraverso un principio sottrattivo più che addittivo: si tratta infatti di un insieme di interventi lievi, minimali che vogliono assecondare e non sovraimporsi sulla esuberanza del paesaggio in cui intervengono.le componenti visibili del progetto i deck, gli arredi, l’illuminazione si configurano come piccoli segni e manufatti la cui funzione è quella di accompagnare la fruizione del lungomare secondo modelli adeguati alle esigenze di sostenibilità del fragile sistema. Si tratta di un approccio al disegno progettuale lieve, non preponderante, non appariscente.

Il progetto assume la sua consistenza non tanto per l’apparire di segni e manufatti, quanto per la sua invisibile azione di tessitura di relazioni che garantiscono un collegamento fra parti della città, fra processi ecologici e funzionali di uso e riuso delle risoese, fra persone, luoghi e flussi di funzioni.

La potente matrice paesaggistica entra nel progetto attraverso le scelte di introdurre la permeabilità trasversale e longitudinale fra i luoghi, di ricostruzione e rigenerazione dei processi ecologici mirati alla ricostituzione del sistema dunare, di riunificare attraverso un linguaggio architettonico comune il sistema dei luoghi che concorrono a formare lo scenario fruitivo e percettivo del Lungomare.

La dimensione dell’ecosostenibilità si introduce in questo modello progettuale come ossatura strutturale, attraverso i principi del recupero e del riuso delle risorse ai fini dell’alimentazione del sistema: ciascun elemento materiale e immateriale viene recuperato:

sabbie, acque, manufatti, usi e relazioni. L’elemento concettuale, ma anche concreto, che garantisce l’unitarietà e l’organicità del sistema è l’ecofiltro che si assume come centrale di controllo dei processi; si tratta della fascia centrale, che corre lungo l’intero sviluppo longitudinale del percorso, nella quale si concentrano i processi di recupero delle sabbie e delle acque, che poi verranno riutilizzate per l’irrigazione del verde.

I manufatti esistenti, anch’essi recuperati come elementi strutturali per la ricostituzione dei profili dunari, non verranno demoliti ma entreranno a far parte del progetto più ampio di rinaturalizzazione della spaiggia.

Il concetto di ecosostenibilità e di paesaggio si estende e dilata ulteriormente anche sulla rigenerazione dei processi ecologici del sistema biotico attivati dal progetto: le nuove formazioni dunari saranno ricoperte da un manto vegetale che, composto da miscele di specie adeguate agli ambienti costieri, riqualificheranno il paesaggio, stabilizzeranno le sabbie costituenti le dune, e limiteranno la dispersione dei sedimenti sabbiosi nella parte retrostante.

5.4. L’ORGANIZZAZIONE DELLE AZIONI STRUTTURALI DEL PROGETTO

Il progetto agisce direttamente sulla contrazione delle pressioni antropiche che insistono sul litorale, contenendo uno dei più significativi fattori di degrado delle componenti ambientali del sistema spiaggia-duna. In particolare il progetto interviene sulle modalità di accesso al compendio costiero, limitando fortemente la percorrenza e la sosta veicolare e incentivando forme di mobilità sostenibile.

Alcune scelte progettuali sono fortemente orientate alla protezione degli ambiti sensibili, come i sistemi dunari embrionali, da parte della fruizione incontrollata, introducendo elementi naturali (ecosistema filtro).

L’ecosistema filtro progettato lungo il margine tra il lungomare e la spiaggia, rappresenta un elemento portante funzionale alla realizzazione delle condizioni per lo sviluppo di progetti futuri orientati alla riqualificazione delle componenti ambientali costitutive del sistema sabbioso litoraneo, attraverso la riduzione di alcuni importanti fattori di pressione che attualmente insistono sul sistema marino litorale.

In questi termini le aree degradate del lido sabbioso suscettibili di riqualificazione, la cui identificazione e caratterizzazione sono di competenza del Piano di Utilizzo dei Litorali, potranno essere oggetto di progetti di risanamento naturalistico-ambientale, ove possibile, beneficiando della minimizzazione dei fattori esterni di pressione antropica (accessibilità e sosta incontrollate) derivanti dalla riorganizzazione della mobilità del lungomare del Poetto.

Inoltre l’elemento progettuale dell’ecofiltro si configura anche come intervento preliminare di risanamento del litorale sabbioso, in quanto permette e protegge la spontanea evoluzione del compendio dunale, grazie all’assetto morfologico e vegetazionale appositamente strutturato per mitigare l’effetto delle mareggiate e la dispersione delle sabbie eoliche verso l’interno.

In quest’ottica le finalità dell’intervento si estendono e possono essere rafforzate da un piano di comunicazione che metta in evidenza il carattere processuale degli interventi, sia attuali che futuri, rappresentando chiaramente le differenti priorità in un percorso di riqualificazione territoriale complessiva del compendio Molentargius-Saline-Poetto-Capo Sant’Elia.

RELAZIONE PAESAGGISTICA- AI SENSI DEL D.P.C.M. 12/12/2005