Figura III.27: Solaio di copertura a verde e carrabile
Gli elementi drenanti in pannelli preformati possono fungere da supporto per elementi in calcestruzzo (un cordolo in questo caso) e pavimentazioni carrabili. Alcune stratigrafie a verde sono appositamente studiate per poter alternare diversi tipi di finiture superficiali, senza per questo generare delle discontinuità dell’elemento di tenuta.
Fonte: ZinCo
Figura III.28: Risvolto verticale dell’ele- mento di tenuta
La posa a regola d’arte dell’elemento di tenuta è fondamentale per prevenire le infiltrazioni d’acqua all’interno della coper- tura. Non solo i vari fogli della membrana devono essere perfettamente sigillati, ma anche tutti gli elementi verticali vanno protetti dall’impermeabilizzazione e dall’elemento di
protezione dall’azione delle radici. Que- sta sezione rappresenta un inverdimento estensivo di una falda piana sulla quale si riversa l’acqua proveniente da un’altra falda posta a un livello superiore. La gronda della seconda copertura porta l’acqua al livello dell’elemento di protezione meccanica. Nel punto di scolo il substrato e la vegetazione sono interrotti e, al loro posto, è stata inserita
una pavimentazione galleggiante rialzata che consente un allontanamento più rapido dell’acqua.
Figura III.29: Terminale di ventilazione una copertura piana
Anche nel caso dei terminali di ventilazione la membrana impermeabilizzante deve ri- svoltare in verticale fino a 15 centimetri al di sopra dello strato colturale. I lembi terminali della membrana sono accuratamente protetti da un collarino di guarnizione specifica- mente progettato che esclude la possibilità d’infiltrazione dell’acqua fra gli interstizi della superficie dell’elemento cilindrico e la membrana.
Fonte: Optima Giardini Pensili
Figura III.30: Terminale di ventilazione una copertura inclinata
La stessa condizione rappresentata nella figura III.20 può verificarsi nelle coperture inclinate: anche in questo caso l’elemento di tenuta e l’elemento di protezione meccanica risvoltano verticalmente sulla superficie del terminale e sono protette da una scossalina metallica.
In prossimità del terminale è stato inserito, verso il colmo, un traverso in legno antisci- volamento per annullare eventuali spinte del sistema a verde sulla sezione del tubo. Attorno al risvolto della membrana, inoltre, è stato predisposto un drenaggio aggiuntivo composto di ghiaino di grossa granulometria per agevolare l’allontamento dell’acqua. Fonte: ZinCo
Figura III.31: Pozzetto di controllo In prossimità degli scoli è necessario predi- sporre dei pozzetti di controllo per consentire l’ispezione dei tubi di gronda. Come accade in altre circostanze, in cui l’elemento di tenuta deve essere interrotto, anche in questo caso è predisposto un drenaggio in ghiaino attorno al pozzetto.
Fonte: Optima Giardini Pensili
Figura III.32: Compluvio
Durante gli eventi meteorici piovosi, in un compluvio si verificano battenti idrici persistenti. Pertanto, oltre al drenaggio in ghiaia, si predispone un tubo che raccoglie e allontana l’acqua più rapidamente.
In questa stratigrafia l’impalcato di copertura è un tavolato in legno, pertanto la membra- na impermeabilizzante è posata indipenden- temente dall’elemento portante.
Figure-serie III.33: Impermeabilizzazione di un elemento anticaduta in calcestruz- zo e metallo
L’elemento anticaduta è costituito da un robusto montante metallico che tende un cavo a cui è possibile agganciare un’im- bragatura. Il montante ha come base una piastra metallica, fissata da quattro lunghe viti annegate in un elemento parallelepipedo di calcestruzzo armato posto in continuità al solaio di copertura. La sequenza mostra
l’impermeabilizzazione dell’elemento di calcestruzzo e la sigillatura delle viti: dopo aver gettato il basamento di calcestruzzo e aver predisposto le viti, esso viene accurata- mente impermeabilizzato. Sulla sua superficie superiore viene steso un doppio strato di membrana impermeabilizzante e vengono si- gillti i fori per le viti con una colla siliconica. Successivamente si stende un terzo strato di impermeabilizzazione e poi la piastra metalli- ca che costituisce la base del montante.
Figure-serie III.34: Ancoraggio di una pianta ad alto fusto
Frequentemente gli alberi posti in copertura devono essere ancorati per non rischiare lo sradicamento per effetto del vento. In questa sequenza la pianta, trasportata in zolla, viene ancorata attraverso cavi metallici a una rete elettrosaldata appoggiata sopra lo strato filtrante (quindi sopra l’elemento di accumulo idrico e di drenaggio). I cavi cingono il tron- co della pianta e la zolla stessa, e si legano
alla rete elettrosaldata attraverso moschettoni fissati alle estremità. Dopo il completamento della stratigrafia con la stesura dello strato colturale, la rete si mantiene stabile sia gra- zie al peso del substrato che grava sopra ad essa, sia grazie ad alcuni elementi in laterizio pieno che vengono utilizzati come zavorre. Fonte: Optima Giardini Pensili
I
l Parco d’Arte Vivente di Torino è un centro per l’arte contemporanea che accoglie al suo interno un’area espositiva, occupata da un’installazio- ne permanente, e alcuni ambienti dedicati a laboratori, aule per la didattica e spazi di lavoro per gli artisti. Questa struttura, che appare un’altura verde integrata con il terreno circostante, sorge nel quartiere Lingotto di Torino occupando un’area precedentemente destinata ad attività industriali (prima del recupero il sito era di proprietà della Framtec, industria che fino all’inizio degli anni Novanta produceva componenti per automobili).La particolarità dell’edificio è di configurarsi come un’altura del terreno, completamente inverdita al pari del prato circostante. Questo effetto è gene- rato dall’impiego combinato di due agrotecnologie: la prima è la copertura a verde vera e propria che chiude superiormente il museo; la seconda è una terra armata inverdita che si modella attorno all’edificio costituendosi come una serie di versanti inclinati che dal livello zero raggiungono il livello del tetto. La combinazione di due tecnologie che impiegano la vegetazione fa apparire il museo come un volume ritagliato in un dosso naturale, ma in realtà è l’intero museo a essere completamente ricostruito, comprese le pendenze inverdite che sono terre armate opportunamente sagomate per ottenere un rilievo artificiale.
La pianta del PAV è una corona ottagonale con una corte centrale scoperta: gli ambienti interni dell’edificio sono distribuiti lungo un percorso circolare che ha inizio in una “serra di ingresso”, collegamento principale tra la piazza pedonale antistante l’accesso e la corte interna.
luogo programma arcHITeTTo paeSaggISTa realIzzazIone
uSo della coperTura PRATICABILITÀ SuperFIcIe pendenza Verde SISTema ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... Torino
museo e parco tematico
gianluca cosmacini e alessandro Fassi - - -
2008
belvedere, zona di sosta, tribuna accessibile
530 m2
piana
semi-intensivo Seic