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La cellula ottagonale genera particolari relazioni spaziali con l’area esterna attraverso quattro varchi ritagliati sui fianchi della collina, che sembrano portare a un “sottosuolo”: diversa percezione di un luogo che in realtà non è affatto ipogeo, ma contenuto, delimitato, da sponde verdi artificiali. La struttura portante del tetto è costituita da un solaio in legno realizzato con travi di abete a vista affiancate in totale aderenza, e completato da un getto in calcestruzzo su cui si impostano i successivi strati del pacchetto di chiusura. L’elemento di tenuta è costituito da una membrana in poliolefi- ne che associa la funzione di impermeabilizzazione a quella di protezione dalle radici. In questo progetto la copertura a verde assume svariati ruoli: oltre alle prestazioni termiche, che si integrano perfettamente con un solaio ligneo ben isolato, la copertura a verde rappresenta una sorta di tribuna so- praelevata da cui è possibile non solo godere della vista a 360 gradi dell’area circostante, ma anche osservare le performance artistiche che abbiano luogo

nella corte interna del museo.

La copertura rappresenta un’estensione dello spazio pubblico in quanto accessibile dai versanti ricostruiti che rivestono le pareti del museo.

Figura III.35: Vista dall’alto del PAV Il PAV si trova nell’ex area Framtec di Torino e confina a est con la ferrovia. Il museo ap- pare come un’altura naturale, un sottosuolo in cui è stato ritagliato uno spazio per le attività artistiche.

Figure III.36: Pianta del piano terra del PAV

La pianta del museo è un’anello ottagonale che ritaglia un corte scoperta all’interno. Una parte dell’edificio è riservata ad attività espositive, una parte ad aule per la didattica e attività laboratoriali e infine un’ultima parte a uffici.

L’ingresso è marcato da un’ampia serra che mette in immediata connessione visiva l’esterno con la corte interna scoperta. Fonte: Gianluca Cosmacini

Figure III.37: Pianta della copertura La copertura a verde vera e propria ricalca perfettamente la pianta dell’edificio. La co- pertura a falde della serra d’ingresso non è posta in continuità con la copertura a verde, ma si eleva di circa due metri al di sopra di essa.

Fonte: Gianluca Cosmacini

Figura III.38: Sezione del PAV I pendii che mettono in comunicazione la copertura con il suolo sono dei volumi molto consistenti di terra armata, addossati alle chiusure verticali del museo.

Fonte: Gianluca Cosmacini

Figura III.39 nella pagina a fianco: Sezione della copertura nel punto di continuità con il terrapieno

Il sistema a verde semi-intensivo è posato sopra a un solaio in legno di abete, pertanto l’elemento di tenuta è costituito da una membrana in polivinilcloruro, che facilita la posa in totale indipendenza. La discontinuità

garantita da un elemento continuo di pietra che ha il compito di contenere il substrato di coltivo della copertura che, a seguito del dilavamento o della semplice fruizione, potrebbe riversarsi sul versante artificiale affiancato.

Fonte: Gianluca Cosmacini

Figura III.40 nella pagina a fianco: Sezione della copertura a livello del parapetto

Poichè la copertura è liberamente accessibi- le, dove non è presente il terrapieno è stato predisposto un parapetto in muratura. Fonte: Gianluca Cosmacini

Figura III.41: Vista del cantiere

Per la realizzazione dei versanti artificali sono stati movimentati centinaia di metri cubi di terra armata. A fianco del PAV si trova Trèfle, un percorso scoperto molto suggestivo rita- gliato nel sottosuolo, che disegna a terra un quadrifoglio concepito dall’artista Dominique Gonzalez-Foerster.

Fonte: Gianluca Cosmacini

Figura III.42: Vista del PAV a lavori ultimati

L’area verde circostante il PAV si estende per 23.500 metri quadri. Nel parco sono organizzate frequentemente attività didattiche e allestite mostre temporanee di land-art. Fonte: Gianluca Cosmacini

Figura III.43: Vista dell’ingresso di servizio

Lungo l’anello ottagonale che costituisce la pianta dell’edificio, i versanti artificiali sono interrotti dagli ingressi secondari al museo. In questo progetto le terre armate dei versanti sono più fertili della copertura a verde, infatti crescono abbondantemente erbacee di grandi dimensioni.

Figura III.44: Vista della superficie di copertura

Sulla copertura a verde sono segnati dei per- corsi e delle aree verdi trattate ad aiuole di

Sedum. I lucernari in copertura sono oppor-

N

el caso di una copertura a verde la manutenzione assume due diversi significati. Da un lato essa va intesa nel modo classico come quelle attività di controllo, riparazione, sostituzione ecc. volte alla conservazione nell’intento di mantenere inalterate nel tempo l’aspetto, l’efficienza e la con- sistenza dell’elemento tecnico. Dall’altro la manutenzione di una copertura a verde si configura come una vera e propria azione di progetto che persiste anche dopo la costruzione del manufatto, in quanto è orientata al manteni- mento di determinate caratteristiche, ma anche all’accompagnamento delle metamorfosi degli strati organici che, come è stato esplicitato nel paragrafo I.1, si possono definire “strati dinamici” proprio in virtù della loro rapida

capacità di mutamento e di reazione. Una copertura a verde è di fatto un elemento tecnico ibrido che implica, oltre alla cura dei materiali edilizi, una forma di coltivazione le cui lavorazioni sono incluse all’interno delle attività di manutenzione.

L’attività manutentiva è così significativa per la copertura a verde che la sua quantificazione è alla base della classificazione principale della tecnolo- gia, come descritto nel paragrafo II.4 Il sistema di classificazione: inverdimento estensivo e intensivo. In linea di massima una copertura estensiva si definisce

tale quando necessita di circa due interventi all’anno di manutenzione or- dinaria (prevalentemente rivolti al controllo), mentre una copertura si dice intensiva quando si rende necessario intervenire sei o più volte, compren- dendo lavorazioni di sfalcio, potature e cure di vario tipo, ma anche re-im- pianti ed eventuali sostituzioni.

La necessità di manutenzione costante rappresenta di fatto un limite della tecnologia, poichè essa implica costi derivanti dalle diverse lavorazioni agrotecniche che, nella migliore delle ipotesi, e cioè nel caso delle coperture estensive, hanno una frequenza almeno semestrale. È questa la ragione per cui le coperture di dimensioni molto estese vengono normalmente trattate a estensivo, mentre è proporzionalmente meno dispendioso inverdire con piante superiori porzioni di coperture caratterizzate da estensioni contenute.

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