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Criticità ed opportunità

CAPITOLO II: Analisi socioeconomica del Mediterraneo

2.2 Criticità ed opportunità

Ciò che da sempre ha caratterizzato questo mare è stata la convivenza in una porzione di territorio di modeste dimensioni di una pluralità di popoli. Quest’ultimi hanno infatti sempre cercato di sfruttare al massimo le risorse presenti in quest’area, entrando quasi spesso in conflitto tra di loro.

Il numero considerevole di materie prime che questa zona offre , come il petrolio, le risorse biomarine che consentono uno sviluppo notevole nel settore della pesca e specialmente le risorse minerarie alla base delle attività industriali, costituisce uno dei principali punti di forza. Basti pensare che le riserve energetiche presenti, soprattutto nel Golfo Persico e nel nord Africa, costituiscono il 65- 70% delle riserve mondiali di petrolio e il 30-35% di gas. Particolare rilievo è assunto dal Golfo Persico che vede un aumento costante della richiesta di risorse energetiche dovuto ad un incremento della domanda di energia mondiale. Il traffico di petrolio e di gas naturali, presenti in notevole quantità nei territori mediterranei, sia tramite i pipelines10 che tramite trasporto navale sono superiori di qualsiasi altro grande

bacino navigabile.

In un contesto in cui le risorse energetiche e produttive sono presenti in quantità notevoli e sono stati implementati strumenti sempre più idonei per il trasporto di queste sia via mare che via condotti, la domanda verso queste zone subisce un aumento esponenziale. Bisogna considerare che nella logica del mercato la concorrenza ha come basi principali sia la qualità e la disponibilità del prodotto ma anche il modo più economico e agevole per poterlo ricevere. Sia nel caso delle risorse energetiche ma anche per quanto concernono altre materie prime, gli sviluppi che in ambito navale si stanno effettuando, tramite l’ammodernamento dei cargo e la possibilità di ridurre fino a dimezzare la durata dei viaggi per il loro trasporto, rendono il Mediterraneo un bacino difficilmente battibile da altri mari.

In questo modo, infatti, ricopre un ruolo di primaria importanza nello scacchiere mondiale. Nell’ipotesi in cui vi sia un commercio di materie non disponibili in questa zona o poco concorrenziali rispetto ad altre, il “Nostro mare” non sparisce totalmente dalla scena: esso rimane comunque un crocevia fondamentale e un punto di comunicazione con l’Africa e con il continente asiatico.

Affinché lo sviluppo di questa zona possa essere progressivo è necessario una coesione tra i vari Stati per una crescita intelligente. Uno dei protagonisti di questa compagine che sta lentamente perdendo il suo ruolo di primaria importanza in questa crescita del mediterraneo è l’Unione Europea.

La causa principale di ciò può essere visto nelle difficoltà di questa istituzione, nata nell’ideologia di un Europa unica, concetto che vede un interesse ad ammettere diversi stati asiatici, è dato dai diversi conflitti che si sono succeduti nel corso degli anni.

Concentrandosi sulle problematiche dei singoli Stati, si è perso di vista l’obbiettivo generale: quello di una crescita comune. Questo fattore causa una grande faglia all’interno della politica europea, troppo impegnata a cercare di rimanere compatta.

Il rischio principale è che questa debolezza diviene punto di forza principale per Cina, Stati uniti e Russia che sempre di più stanno stabilendo la loro supremazia economica in questa zona.

A ciò va anche aggiunto un problema di non poca rilevanza: l’esaurimento delle risorse primarie. Quando le domande superano di gran lunga la disponibilità delle risorse, il percorso che porta all’esaurimento di queste ultime è quasi inevitabile. Inoltre i vari conflitti per affermarsi come super potenze in quest’area non fanno che velocizzare tale processo.

Per cercare di ridurre al minimo i danni di questo fenomeno occorre studiare nuove strategie e cambiare la concezione che ogni Stato ha di sviluppo, mutandolo da un’ideologia prettamente personale al punto di divenire la maggior parte delle volte egoista, in una concezione più globale.

Ragionando in una visione di insieme si riesce a costituire un clima favorevole per conseguire qualche risultato concreto in ambito commerciale, supportando sia le piccole che le medie imprese, agevolando e favorendo lo sviluppo tecnologico e sostenere gli investimenti. Il resto, purtroppo, rimane pura retorica.

Per poter effettuare uno sviluppo mediterraneo è necessario creare un mercato all’interno del quale avvengo scambi di prodotti in settori di comune interesse.

I vari Stati devono adoperarsi per creare tale area dove le varie imprese, sia europee che mediterranee possano costituirsi, espandersi, investire, effettuare attività di import and export e creare in modo autonomo e senza condizionamenti delle partnership tra le vare attività. Solo in questo modo è possibile far coesistere, sotto un unico obbiettivo, le varie popolazioni islamiche e creare un dialogo tra queste e l’Europa.

Se si riuscisse a realizzare questo intento, sarebbe un po' come ritornare al passato in cui, seppur abitato da popoli totalmente diversi tra di loro sia per motivi culturali che politici, ritornerebbe ad essere mare nostrum come per i romani o grande così come era per i fenici e gli ebrei; un mare che tutt’oggi costituisce un mercato potenziale di oltre 600 milioni di consumatori.

In tale ottica si è sviluppato nel corso degli anni uno Small Business Act mediterraneo, ovvero un insieme di disposizione nate per favorire ed incoraggiare le piccole e le medie imprese a innovare, esportare, costruire reti ed internazionalizzarsi.

A sostegno di ciò è necessario creare uno spazio fertile per l’innovazione, migliorare i canali di comunicazione e incrementare e sostenere l’uso dei media, dei new media e delle open source 11.

Le opportunità di uno sviluppo coeso del Mediterraneo sono diverse e tra queste rientra la crescita di una zona economica che cresce più velocemente rispetto al resto dell’Europa. La competitività della forza lavoro rappresenta senza dubbio un altro punto di forza in quanto essa ha un costo nettamente più contenuto rispetto le altre zone. Secondo dati statistici, infatti, la disoccupazione risulta nettamente inferiore nei Paesi mediterranei rispetto a quelli europei. In particolare, quella femminile è di misura superiore rispetto a quella maschile, con alcune eccezioni rilevanti sia all’interno dei Paesi dell’UE, come il regno unito, sia nei Paesi cosiddetti Terziari del Mar Mediterraneo come l’Algeria.

Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, infatti, ciò che ha dato la spinta netta ad un aumento del tasso lavorativo è stato l’incremento dell’inserimento delle donne nel mondo del lavoro. Ciò che però, prevalentemente nei Paesi europei, limita l’indice lavorativo femminile è il contrasto tra il lavoro e la maternità. Questo contrasto non è causato da ragioni di natura economica, bensì prevalentemente da ragioni professionali e di qualità di vita.

Nei Paesi terziari mediterranei, invece, ciò che prevalentemente fa scaturire un indice lavorativo elevato è il lavoro giovanile. La competitività di quest’area circa l’ambito di lavoro riguarda prevalentemente il costo che hanno i diversi lavoratori che risulta bassa rispetto a quella delle altre regioni del mondo.

I motivi possono essere diversi: il costo della vita più basso rispetto ad altri Stati può essere un esempio oppure la povertà, elemento fondamentale per un costo di lavoro basso in quanto le pretese da parte delle persone è rappresentato dall’aspirazione di condurre uno stile di vita medio basso. Un altro aspetto importante che concorre ad uno sviluppo più rapido della zona mediterranea è la quantità di risorse energetiche e materie prime che sono presenti.

11 In informatica, open source (termine inglese che significa sorgente aperta) indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti) ne permettono, anzi ne favoriscono il libero studio e l’apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti. Questo è realizzato mediante l’applicazione di apposite licenze d’uso. L’open source ha tratto grande beneficio da Internet, perché ha consentito a programmatori geograficamente distanti di coordinarsi e lavorare allo stesso progetto, mettendo in pratica la dimensione sociale e collaborativa della rete. (Da nuovadidattica.it)

La posizione geografica può essere invece definita come un’opportunità innata per questa zona. Fin dagli arbori, infatti, ha rappresentato il fulcro degli scambi principali in quanto anello congiungente tra la parete orientale ed occidentale del mondo, il più rapido ed efficiente.

Per quanto riguarda il territorio italiano, è importante che esso sviluppi al massimo i rapporti con questa parte del mondo in quanto ciò consentirebbe di delineare al meglio il ruolo del Mezzogiorno nel Mediterraneo.

Affinché avvenga una coesione tra queste due aree si fa sempre più importante la creazione di corridoi europei. Per poter infatti creare una strategia euro-mediterranea, infatti, è necessario che avvenga un consolidamento logistico, economico produttivo dell’intero mezzogiorno per rendere più agevole anche i collegamenti.

Tramite queste migliorie, infatti, si eliminerebbe la diatriba da sempre presente nel territorio italiano tra il Nord ed il Sud, in quanto i primi necessitano degli ultimi e viceversa sia da un punto di vista economico che sociale.

Il quesito che più comunemente ci si potrebbe porre riguarda l’importanza del Meridione con il Mediterraneo. Facendo un po' di dietrologia storica, si può notare come queste due zone siano state da sempre collegate tra di loro.

La prova evidente di ciò è data dal fatto che quando il mare nostrum ha vissuto periodi di prosperità il Mezzogiorno ne ha avuto dei benefici, così come i momenti di declino di uno siano corrisposti con la decadenza dell’altro.

Sulla scia di una riacquisizione della centralità del Mediterraneo occorre rendere più agevole tale processo mediante una vera e propria condivisione anche mediatica del progetto di espansione economica del Grande Mare. Un nuovo modello di sviluppo è possibile grazie all’espansione della cultura digitale.

Figura 23 Schema collegamenti ICT12

L’obbiettivo primario di una digitalizzazione vera e propria del Mediterraneo è la creazione di una visione comune, cardine per uno sviluppo coerente e coeso. Questa visione comune può avvenire tramite marketing, comunicazione e merchandising.

Questi strumenti devono esser destinati a diversi settori dell’economia, dal manifatturiero alla cultura e ricerca. In tal ambito i Paesi Nordafricani fanno registrare un alto tasso di digitalizzazione. Basti pensare che l’arabo è la lingua che più velocemente cresce sul web e che le connessioni mobili dei territori arabi hanno avuto un escalation notevole, passando da 19 a più di 400 milioni in poco più 10 anni.

La tecnologia potrebbe essere la chiave risolutiva per dissipare le forti criticità di questa area, caratterizzata da forti tensioni di natura politica, religiosa e culturale. A tal proposito si suole utilizzare l’acronimo ICT (Information and comunications technologies), per indicare tutte queste metodologie mediatiche e digitali.

Questo aspetto, se sottovalutato ancora per le sue enormi potenzialità dai Paesi occidentale, sembra essere ben chiaro per i Paesi orientali del Mediterraneo che si posizionano in modo ponderante sui principali social media.

Ciò è dovuto alla volontà da parte di questi territori di affermare una cultura pan-araba che ha come obbiettivo primario non il conseguimento di nuovi adepti, bensì al consolidamento della cultura islamica in Paesi in cui non è conosciuto questo mondo.

Per capire come uno sviluppo economico in un’epoca digitale parta tutto dal web e dalle tecnologie, basti considerare l’aumento esponenziale di occidentali che affascinati dal mondo orientale decidano di convertirsi in culto, costumi a queste società.

Le criticità che questo mare pone ad uno sviluppo efficiente sono diverse e di molteplice natura, da quella politica fino a quella culturale, ma, allo stesso tempo, però, essa ha un’infinità di opportunità ed aspetti positivi. Il giusto compromesso affinché la bilancia degli equilibri di questa zona sembri impossibile da raggiungere.

Ciò che ogni Stato dovrebbe fare, però, è capire l’importanza che ognuno ha per lo sviluppo dell’altro e fare in modo che la visione di insieme e la chance di una prosperità comune sia superiore a qualunque difficoltà e vada oltre qualsiasi barriera che sia essa di natura politica o religiosa.

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