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CAPITOLO III: Mediterraneo Orientale: Polveriera Economica

3.2 Sviluppo tecnologico

Al fine di avere un quadro completo dello scenario complesso ma allo stesso tempo avvincente che avvolge il nostro mare, è necessario analizzare anche uno degli aspetti che nell’era definita da molti come la quarta globalizzazione sta prendendo sempre più rilievo: la tecnologia.

Nata in origine come ausilio all’uomo, essa sta divenendo con il progredire del progresso, l’elemento cardine e a volte sostitutivo dell’uomo.

Nel Mediterraneo questo aspetto procede di pari passo rispetto all’evoluzione dello scenario geostrategico, divenendo nella maggior parte dei casi l’elemento decisivo per gli uni o per gli altri Stati.

Nell’ambito dell’economia, la tecnologia è divenuta sinonimo di sviluppo. Durante i capitoli precedenti, si è analizzato l’assetto economico di questa zona.

Soventemente, l’elemento discriminatorio sulla scelta da parte delle varie imprese transnazionali circa il posto da scegliere come nuova base dei propri interessi era costituito dallo stato di sviluppo tecnologico nell’ambiente industriale.

Anche se questo concetto può sembrare scontato e a tratti banale, nel settore della produttività avere un impianto tecnologico avanzato fa ridurre i tempi per la produzione dei prodotti e, soprattutto, costituisce per gli imprenditori una forte fonte di risparmio, in quanto i lavoratori vengono sempre più sostituiti dalle macchine, garantendo così anche efficienza e velocità.

Nel campo dell’industria il termine che consente di capire in modo immediato l’importanza della tecnologia è “Impresa 4.0, indice del fenomeno che tutto il mondo oggi giorno sta vivendo: la quarta rivoluzione industriale.

La prima era stata caratterizzata dall’introduzione delle macchine a vapore nel settore industriale, la seconda dal contributo notevole dell’energia all’interno del ramo produttivo.

Nella terza, invece, già la tecnologia era divenuta protagonista nel settore economico. In realtà, ciò che differenzia quest’ultima dall’attuale rivoluzione è proprio il concetto di tecnologia.

La terza rivoluzione industriale, infatti, poneva l’accento sull’evoluzione ed utilizzo delle tecnologie informatiche ed elettroniche, mentre con la quarta, invece, si parla di più tecnologie che, integrandosi tra di loro tramite internet, aprono nuovi scenari produttivi. In questo caso, dunque, la parola chiave di questa nuova rivoluzione è l’integrazione.

Quest’ultimo va considerato nell’accezione di unione tra diverse tecnologie e diverse metodologie produttive tutte collegate tra loro che hanno come obbiettivo finale la produzione di prodotti sia utili per ulteriori lavorazioni in altri settori produttivi che di merci destinate al mercato nazionale ed internazionale.

In tale ambito si parla di tecnologie abilitanti, definite da uno studio della Boston Consoulting, società internazionale di consulenza strategica, in nove categorie:

1. Advanced manufactoring solution: sistemi di produzione tecnologicamente avanzati, flessibili e performanti. Rientra in tale categoria la robotica.

2. Additive manufactoring: sistemi che aumentano l’efficienza nell’utilizzo dei materiali, come le stampanti 3D.

3. Augumented reality: utilizzo dei sistemi a visione a realtà aumentata per aumentare l’efficienza produttiva. Una delle aziende che sta sviluppando maggiormente tali sistemi è la “Oculus” che ha reso disponibili tali visori anche in ambito civile aprendo le porte ad un nuovo mondo interattivo: la realtà aumentata.

4. Simulation: simulazione tra macchine intelligenti interconnesse per aumentarne l’efficienza.

5. Industrial internet: comunicazione bidirezionale tramite l’utilizzo di internet sia all’interno che all’esterno dell’industria.

6. Cloud: implementazione e diffusioni di sistemi cloud computing per la gestione di dati su sistemi aperti.

7. Horizzontal e verical integration: integrazione di informazioni e di dati in tutta la catena produttiva, dal proprietario dell’industria fino al consumatore.

8. Cyber-security: nuove metodologie di protezione dei dati da attacchi sempre più numerosi dovuti alle numerose interconnessioni interne ed esterne.

9. Big data analytics: raccolta ed analisi di un numero considerevole di dati al fine di migliorare i processi di produzione.

Bisogna inoltre considerare che nell’epoca attuale la tecnologia è presente durante l’intera catena produttiva, ottenendo diversi vantaggi.

Prima di tutti, l’interazione tra uomo-macchina risulta migliorata in quanto anche macchinari complessi nella loro struttura grazie a sistemi di interfaccia maggiormente digitalizzati e più snelli diventano accessibili senza difficoltà da qualsiasi operatore. Ormai nell’era del “touch screen” qualsiasi tipologia di dispositivo è facilmente associabile, come modalità di utilizzo, a quella di un telefono cellulare.

L’obbiettivo finale dell’Impresa 4.0 è la Smart factory, ovvero fabbrica intelligente. Il fine ultimo dell’industria tecnologica, infatti, è rappresentato da un’integrazione totale della tecnologia nel settore industriale, rendendo il sistema gestionale più efficiente.

I mezzi che porterebbero alla realizzazione di questo scopo consentirebbero di avere uno scambio di informazioni continuo all’interno delle industrie, minimizzare e correggere eventuali errori di produzione già durante la lavorazione del prodotto stesso, riducendo così il più possibile i prodotti da scartare ed economizzando al massimo il sistema.

Per poter fare in modo che all’interno dell’area mediterranea si possa concretizzare quanto detto, dal 2018 si è avviato il PIDMED, ovvero Punto Impresa Digitale Mediterraneo che si pone come fine ciò che da secoli le varie organizzazioni politiche si sono proposte: uno sviluppo coeso ed omogeneo dell’intera area mediterranea.

Questo piano, infatti, si pone come scopo sia quello di uno sviluppo ed effettuazione di una Smart factory mediterranea ma, al contempo, tenta di integrare le cosiddette PIM, piccole medie imprese, avviandole anche esse ad una completa innovazione tecnologica nel campo dell’attività produttiva.

Figura 15 Web Map

Un altro elemento essenziale per comprendere come il Mediterraneo possa affermarsi nello scacchiere internazionale, riguarda l’utilizzo di internet.

Ciò che risulta più allarmante oggigiorno riguarda il ruolo che questo ha assunto. In passato, internet costitutiva esclusivamente un ausilio per comunicare a distanze elevate,oggi, invece, si parla di società di Internet. Questo, infatti, ha assunto un ruolo centrale nella comunicazione e nella mente delle persone.

Nel Mediterraneo, in particolar modo, possiamo analizzare il ruolo di questo potente mezzo di comunicazione sotto due aspetti fondamentali.

Il primo, di accezione negativa, relativo agli attacchi ibridi. Con questo termine si è soliti definire quella tipologia di attacchi che vengono comunemente definiti APT, ovvero Advanced Persistent Threat, che hanno la peculiarità di essere mirati e persistenti, e che sempre più frequentemente dominano la scena geopolitica mondiale. ATP ingloba due significati, sia quello di attacco che uno di haceraggio.

Nel primo caso, si intente un cyber attacco mirato e persistente. Nel secondo, ci riferiamo ad un gruppo che ha organizzato l’attacco, dietro cui si cela uno Stato.

Oggigiorno, infatti, l’asse della minaccia si è spostata su un fronte non più fisico, bensì tecnologico. Il Mediterraneo, in questa ottica, oltre ad esser stata frequentemente sia vittima che promotore di questa tipologia di attacchi, ha avuto il merito di sviluppare un nuovo metodo di risposta a tali eventi.

L’episodio che ha cambiato il modo di reagire a livello mondiale a questi attacchi risale al 2019, quando Israele ha bombardato il quartiere generale informatico di Hamas a Gaza in risposta ad un tentativo di attacco cyber.

Stando a quanto riportato ufficialmente, Israele è stato il primo Paese ad agire in modo immediato ad un attacco di tale tipologia.

L’IDF (Israeli Defence Forces), a seguito di tale evento ha adottato un approccio di tipo ibrido, bloccando l’attacco informatico ancora in atto e poi una volta localizzata la fonte da cui partiva, ha lanciato un attacco aereo.

C’è inoltre da tener presente che l’utilizzo di Internet viene utilizzato prevalentemente dai Paesi arabi come mezzo per diffondere la propria ideologia e guerra politico-religiosa, avendo come risultato la maggior parte dei casi, l’affiliazione da parte di numerose persone provenienti da tutto il mondo.

La seconda accezione che questo termine ha assunto risulta essere positiva. All’interno di un’area così diversificata come quella mediterranea Internet diviene un comun denominatore.

Basti pensare come tramite questo ausilio si siano avviate una serie di campagne mediatiche al fine di far conoscere i differenti territori che costituiscono questa Regione, nell’ottica di essere quanto più flessibili per meglio inglobarsi nell’era della globalizzazione.

La prova evidente è data dagli scambi culturali che avvengono frequentemente tra il resto del mondo e questa zona. L’arabo, per esempio, è divenuta una delle lingue più parlate al mondo, così come la religione musulmana una delle più professate.

Le barriere di natura geografica che prima costituivano un forte ostacolo per queste località, oggigiorno sono state abbattute totalmente tramite lo sviluppo dei media e di Internet. A volte, inoltre, anche ostacoli di natura culturale e linguistica vengono demolite tramite l’ausilio della tecnologia.

Uno dei problemi ostativi affinché possa essere massimizzato uno sviluppo positivo in questa sfera è dato dalle varie politiche statali che molto spesso limitano se non vietano del tutto l’utilizzo di Internet.

Figura 26 Mappa con indici libertà in Internet

Nella figura, rappresentante la libertà a livello mondiale in Internet, si può notare per quanto riguarda la zona mediterranea una spaccatura tra la parte occidentale, dove vi è una libertà assoluta nell’utilizzo, e quella orientale all’interno della quale internet viene limitato totalmente o parzialmente.

A fronte di tale osservazione si può constatare di quanto la singolarità degli Stati ancora una volta ed ancora in un campo fondamentale per lo sviluppo, sia dominante rispetto ad una visione di insieme.

Purtroppo, tutt’oggi, i progressi fatti nel ramo della tecnologia non sono stati sufficienti ad abbattere anche questa barriera, che sembra insormontabile.

Tramite una differenziazione circa l’utilizzo di Internet si può notare di come non sia possibile effettuare uno scambio omogeno di interessi, informazioni, tra i vari Stati.

Il Mediterraneo da molti studiosi è stato definito come il primo Internet, nell’accezione di terreno comune di una pluralità di popoli.

Ma dalla nascita delle varie popolazioni, purtroppo, è cambiato ben poco. Lo sviluppo dei mezzi, infatti, non procede di pari passo con lo sviluppo della società.

E se nemmeno la tecnologia può essere un fattor comune in grado di abbattere gli egoismi dei vari Stati Mediterranei, è davvero difficile pensare ad un punto comune da cui partire.

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