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L’istruzione come strumento di lotta alla povertà

II.1. CULTURA E POLITICA

Oltre ai documenti ufficiali, molti tra i più grandi personaggi della storia hanno sottolineato l’importanza della cultura nello sviluppo personale di ogni individuo. Tra questi ricordiamo sicuramente il contributo di Nelson Mandela:

“L'istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all'istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il Presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall'altra.”40

Ma l’istruzione, e l’arte in particolare, non sono solo elementi fondamentali per lo sviluppo personale di ogni essere umano, ma diventa anche strumento di espressione e di lotta contro il potere politico nei casi in cui vi siano forme di repressione e dittature. Un chiaro esempio è quello dello scrittore, poeta, drammaturgo e saggista cubano Reinaldo Arenas, che passò la maggior parte della sua vita combattendo il regime di Fidel Castro attraverso la sua arte.

“La bellezza per la bellezza è pericolosa per ogni dittatura, perché essa implica un ambito che va oltre i limiti che la dittatura assegna agli esseri umani; il suo territorio sfugge al controllo della polizia di regime che non può, pertanto, regnarvi. Per questo irrita i dittatori che vorrebbero distruggerla in qualsiasi modo. La bellezza, in un sistema dittatoriale, è sempre dissidente, perché le dittature sono di per sé antiestetiche, grottesche. Praticare la bellezza è per i dittatori e i loro scagnozzi un atteggiamento reazionario”41

40Nelson Mandela, Lungo cammino verso la libertà, Milano, Feltrinelli, 1995, p. 216

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Nel caso specifico del Venezuela, un’attenta analisi del rapporto tra partiti e cultura è stata fatta da Manuel Caballero42, che sottolinea come la maggior parte dei

governi che si sono susseguiti in Venezuela non abbiano realmente posto l’attenzione sulla creazione di una vera e propria politica culturale per lo sviluppo del Paese.

Questo non significa che si sia totalmente ignorata l'attività intellettuale ed artistica, anzi va ricordato come spesso la fama letteraria abbia dato risultati elettorali, come per esempio nel caso dello scrittore Rómulo Gallegos Freire, che fu anche eletto Presidente, o di Arturo Uslar Pietri esponente di spicco del Realismo magico e della cultura venezuelana del XX secolo, ma anche politico e diplomatico, che arrivò a trasformarsi in un vero e proprio "fenomeno elettorale."

Quello che è possibile affermare è che, fino ad ora, neanche all’interno dei partiti in cui, da molto tempo, si pensa il contrario e dove si è cercato di riflettere sull’argomento, non si è riusciti a superare l'idea che gli intellettuali e gli artisti siano soltanto un fiore all’occhiello utile per dare una buona immagine dei partiti e del Paese sia a livello nazionale che internazionale.

Le istituzioni che regolano le politiche culturali in Venezuela sono molte: per riformarle o per apportare qualsiasi tipo di modifica è necessario l’approvazione del Consejo Nacional de la Cultura (CONAC), del Ministero della Cultura e di un'infinità di istituzioni culturali a diversi livelli dell'apparato statale, senza parlare delle istituzioni private come i grandi capitalisti venezuelani. Questo fa sì che non vengano mai apportati cambiamenti radicali.

Inoltre va sottolineato come la politica culturale dal governo sia piena di incoerenze in quanto digiuna di termini lunghi. I partiti politici si preoccupano della cultura solo in termini elettorali e ad ogni cambio di governo viene cancellato il poco che è stato fatto in precedenza.

Un altro contributo interessante è quello dato da Shalo Smith43, che sottolinea come non esista un'arte proletaria né rivoluzionaria, né una rivoluzione culturale

42 Manuel Caballero, Los partidos y la cultura. Ignorancia, inhibición, incoherencia, Nueva

Sociedad, 1984

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duratura che possa sorpassare la condizione di classe sociale operaia e proletaria in Venezuela.

Egli fa inoltre una distinzione tra l'arte e la cultura borghese e quella socialista e rivoluzionaria, e sottolinea come la realtà culturale ed artistica attuale del Paese sia legata al concetto di Socialismo del XXI secolo, e la sua principale caratteristica sia radica nella debolezza politica ideologica della classe operaia e dei movimenti sociali ed artistici che danno vita al Paese. Inoltre sottolinea l'idea che l'artista non sia un ente che cresce, vive e si sviluppa esternamente alla vita sociale; al contrario, l'artista è un essere sociale e tutto quello che è capace di produrre può farlo solo all’interno e per la società, attraverso le relazioni che stabilisce con lei. In questo senso l'artista è una sorta di catalizzatore delle realtà sociali e per mezzo delle sue opere riesce a tradurre, esporre, ricreare e reinventare la realtà.

Alcune vie che vengono indicate per perseguire tale trasformazione le troviamo nei discorsi dei più importanti leader del socialismo ed intellettuali del mondo che contribuirono in maniera significativa al dibattito. Secondo Mao Tse Tung per esempio, per assicurare che l'arte e la letteratura si incastrino bene nel meccanismo generale della rivoluzione è necessario risolvere i seguenti problemi:

1. la posizione di classe 2. l'atteggiamento 3. il pubblico 4. il lavoro

5. lo studio degli artisti

Tali fattori vengono a mala pena presi in considerazione dallo Stato e dalla società venezuelana. Secondo Smith inoltre, gli artisti dovrebbero porsi alcune questioni fondamentali circa il proprio ruolo nella trasformazione ed emancipazione culturale definitiva del Venezuela. Ciò richiede un alto livello di coscienza politica e culturale e, a sua volta, deve essere accompagnato da un compromesso in parallelo di tutta la società e del governo.

Un altro fattore da prendere in considerazione è la necessità di creare un pubblico che non sia spettatore passivo bensì trasformatore e fruitore attivo di politiche, beni

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e servizi culturali. Tutte queste sono premesse fondamentali per la riuscita di una rivoluzione culturale in Venezuela.

Anche Miguel Guaglianone44 ha contribuito al discorso, sottolineando lui come il Venezuela sia immerso in un profondo processo di cambiamenti: la rivoluzione bolivariana sta cercando di promuovere cambiamenti economici, produttivi, educativi, istituzionali e addirittura di distribuzione geografica ed umana, ma sta tralasciando un importante cambiamento, quello culturale.

Durante la storia umana, gli individui o gruppi che hanno detenuto il potere si sono appoggiati su due fattori: il terrore derivato dall'esercizio diretto della forza e la persuasione dovuta dalla dominazione ideologica. Nel primo caso si tratta di una forza esterna, al quale colui che viene dominato può opporsi.

Nel caso della persuasione il controllo è esercitato dall'interno di ogni individuo e quindi non è solo più difficile affrontarlo, ma diventa anche molto confusa l’identificazione del nemico. Non c'è miglior dominato di quello che pensa e vede il mondo con gli occhi e i valori del dominatore.

Naturalmente tutto questo diventa ancora più facile oggi, quando l'immenso sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa permette la trasmissione di valori e ideologie in forma massiccia, continua ed istantanea. Il governo di Chávez in particolar modo ha sfruttato fino in fondo questa possibilità.

Va inoltre sottolineato come la cultura, e l’arte in particolare, siano dei potenti mezzi per il superamento della violenza strutturale, molto presente in contesti come quello venezuelano. Per meglio capire questo concetto, dobbiamo fare riferimento agli studi di Johan Galtung, sociologo e matematico norvegese e tra i fondatori dei Peace Studies.

Egli distingue infatti tre tipi di violenza, che si alimentano vicendevolmente: la violenza diretta, quella strutturale e quella culturale.

La prima è quella a cui sa fa maggiormente riferimento nel linguaggio comune, cioè quella che causa danni fisici alla persona.

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La seconda invece è data dalla quotidiana disfunzione delle istituzioni politiche interne ed internazionali. Essa infatti è causata dall’insieme delle idee e istituzioni che impediscono lo sviluppo delle potenzialità umane di un individuo. Un giovane che non ha beneficiato di una buona educazione, una persona che soffre di una malattia prevenibile, una minoranza culturale emarginata, una donna che soffre di pregiudizi di sesso, sono tutti casi di violenza strutturale. Bambini cresciuti in una cultura strutturalmente violenta diventano adulti che mancano di strumenti per gestire i conflitti e sono anche canalizzati verso il bisogno di vincere. Essa deriva dalla struttura sociale, sia tra esseri umani che tra gruppi di esseri umani (società) e tra gruppi di società (alleanze, regioni) La violenza strutturale ha origine dalle strutture che esercitano, promuovono, istituzionalizzano la violenza sotto forma di repressione, sfruttamento, alienazione, costrizione, separazione, gerarchizzazione da cui spesso scaturisce la violenza diretta.

Galtung inoltre sottolinea come le due maggiori forme di violenza strutturale esterna siano ben note alla politica e all’economia: la repressione e lo sfruttamento. Entrambe agiscono sul corpo e sulla mente, ma non sono necessariamente intenzionali, per quanto questo offra alle vittime scarsa consolazione.

Dietro tutto ciò sta la violenza culturale: sempre simbolica, si trova nella religione, nell’ideologia, nel linguaggio, nella scienza, nel diritto, nei media e nell’educazione. La sua funzione è piuttosto semplice: legittimare la violenza diretta e quella strutturale. Nella politica e nell’economia abbiamo infatti a che fare prima con la violenza culturale e successivamente con la violenza diretta.

La violenza culturale, insieme a quella diretta e quella strutturale, costituisce i vertici di un triangolo vizioso.

Se immaginiamo il triangolo appoggiato sul lato che ha per vertici la violenza diretta e la violenza strutturale, il vertice superiore porta la violenza culturale, che rappresenta, in questa posizione, la legittimazione delle altre due. Se invece disponiamo il triangolo con al vertice superiore la violenza diretta, possiamo sottolineare come questa sia frutto delle altre due forme di violenza, quella strutturale e quella culturale.

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La violenza diretta è un evento; la violenza strutturale è un processo, con alti e bassi; la violenza culturale è un’invariante, cioè rimane essenzialmente la stessa per lunghi periodi di tempo.

Di solito si può identificare un flusso causale a partire dalla violenza culturale, attraverso quella strutturale, fino alla violenza diretta. Però, di fatto, vi sono legami e flussi causali in tutte e sei le direzioni, e i cicli che le connettono tutte e tre possono partire da uno qualsiasi dei vertici.

Questo modo di vedere le forme di violenza porta a una seconda immagine, a strati, complementare a quella del triangolo: sul fondo scorre, in flusso stazionario, la violenza culturale, che fornisce il substrato da cui le altre due traggono nutrimento. Nello strato successivo si localizzano i ritmi della violenza strutturale. In cima, unico aspetto visibile all’occhio non guidato e all’empirismo di base, si trova la violenza diretta, con la cronaca di crudeltà dirette perpetrate da esseri umani contro i loro simili, o contro altre forme di vita o la natura in generale.

Come già detto dunque, la cultura e l’arte sono un ottimo strumento per cambiare la propria vita e superare tutti i tipi di violenza sopra menzionati.

Ancora una volta a beneficiarne di più sono le donne: l’istruzione è l’unica vera chance per le bambine che ogni anno subiscono violenze e abusi, sia in Occidente, sia nei Paesi in via di Sviluppo e nelle nazioni sottosviluppate, perché la cultura libera la mente e cancella ogni timore reverenziale, ogni pregiudizio, ogni superstizione, migliorando l’igiene e la qualità della vita delle persone. Inoltre le

Violenza culturale

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ragazze che frequentano un ciclo di istruzione secondaria hanno fino a 6 volte meno probabilità di contrarre matrimonio in età precoce, rispetto a quelle con poca o nessuna alfabetizzazione.

Secondo alcuni studi dell’Unicef, tra il 1970 e il 2009 il numero medio di anni di istruzione tra le donne di oltre 25 anni è più che raddoppiato. L’aumento è stato più del triplo per le donne nei Paesi poveri. Nello stesso periodo, i decessi tra i bambini sotto i 5 anni è scivolato da 16 milioni a 7,8 milioni l’anno. Secondo i ricercatori, il 51% di tale calo dei decessi dei bambini può essere attribuito all’aumento dei livelli di istruzione tra le donne in età fertile.

Come afferma Emmanuela Gakido dell’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington.

“Ciò significa che sono morti meno bambini nel 2009 grazie alla migliore istruzione tra le donne. Sappiamo che gli interventi diretti sulla salute, come le vaccinazioni, le cure preventive e l’attenzione all’igiene, sono cruciali per migliorare la salute nel mondo. Ciò che però questo studio dimostra è che anche l’istruzione gioca un ruolo fondamentale”45

45 Maria Ianniciello, “8 marzo, l’Unicef: l’istruzione salva la vita di donne e bambini”, Cultura e Culture, 7 marzo 2014

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Dando uno sguardo ai dati raccolti, il numero globale medio di anni di istruzione di una persona di oltre 25 anni è aumentato da 4,7 anni a 8,3 anni per gli uomini e da 3,5 anni a 7,1 anni per le donne. In particolare, per le donne in età fertile (15-44 anni) nei Paesi in via di Sviluppo, gli anni di scolarizzazione sono aumentati da 2,2 anni a 7,2 anni.

Ma la cultura non ha solo risvolti pratici: insieme all’arte, esse permettono a chi vive in contesti in cui questi tipi di violenza sono molto diffusi di esprimersi liberamente, di realizzarsi e inoltre di avere un pensiero critico e indipendente, che porta al riconoscimento e al superamento in particolar modo della violenza strutturale.

Chi ha la possibilità di conoscere il presente, il proprio passato e il mondo che lo circonda, riesce a formulare un proprio pensiero indipendente da quello che il governo di turno cerca di imporre attraverso i giornali e i mezzi di comunicazione di massa, strumenti che, come abbiamo visto, sono stati molto utilizzati da Chávez per inculcare al popolo le sue idee, convincerlo del suo buon operato e cercare di crearsi un’immagine positiva agli occhi del Venezuela e del mondo (vedi I.3). Chi ha un’istruzione però riesce a rendersi conto degli utilizzi impropri che vengono fatti dei mezzi di comunicazione, capire se le fonti sono di parte e poterne cercare di indipendenti, magari anche all’estero.

Inoltre in molti casi proprio l’arte è lo strumento per molte persone per poter denunciare le nefandezze compiute da dittature e governi autoritari, e in questo modo far sentire la propria voce e combatterli, come nel caso già citato di Arenas. Si tratta quindi un potente mezzo per poter esprimere le proprie idee, che altrimenti non avrebbero modo di far conoscere.

Per molti poi coltivare la propria arte è un modo per poter uscire dal proprio Paese, vedere situazioni diverse, e confrontare quindi la propria condizione con quella di altre Nazioni. I ragazzi del Sistema per esempio sono spesso in tournée in tutto il mondo, e per molti è la prima occasione di poter uscire dal Venezuela e rendersi conto di come si vive all’estero.

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Tutto questo crea quindi persone e cittadini migliori, indipendenti, che possono cambiare la propria vita e diventarne i padroni, e dotati dei giusti strumenti per affrontare chi cerca di inculcare in loro le proprie idee e il proprio volere.

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III. IL SISTEMA NAZIONALE DELLE ORCHESTRE GIOVANILI

E INFANTILI DEL VENEZUELA

“Istruisci un giovane e farai di lui un uomo saggio; istruisci un bambino e farai crescere una nazione” proverbio africano

III.1. DEFINIZIONE

La definizione ufficiale recita:

“Opera sociale e culturale dello Stato Venezuelano consacrata al riscatto pedagogico, occupazionale ed etico dell'infanzia e della gioventù, mediante l'istruzione e la pratica individuale e collettiva della musica attraverso orchestre sinfoniche e cori, dedicata alla formazione, alla prevenzione e al recupero dei gruppi più vulnerabile del Paese.46

Conosciuto a livello mondiale come El Sistema ("Il Sistema"), si tratta quindi di un modello didattico musicale, ideato e promosso da José Antonio Abreu, che consiste in un sistema di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, con accesso gratuito e libero per bambini e fanciulli di tutti i ceti sociali.

E’ gestito e promosso dall’ente statale Fundación del Estado para el Sistema Nacional de las Orquestas Juveniles e Infantiles de Venezuela (FESNOJIV), che dal 2011 ha cambiato il suo nome in Fundación Musical Simón Bolívar (FundaMusical Bolívar).

Per capirne fino in fondo il significato però bisogna citare le stesse parole di Abreu:

“To me, an orchestra is first and foremost a way to encourage better human development within children. That is why I always said, and I say today, that this is not an artistic program but a human development program through music. It is very important to be clear about this. Because everything that happened then, and

68 everything that has happened since then, has been a direct consequence of this concept.[…] My struggle is for a society in which art is not just an aesthetic dimension of life. It is primary an instrument for the development of individuals and societies.”47

III.2. STORIA

El Sistema venne ideato nel 1975 grazie all’impegno di Josè Antonio Abreu, direttore d’orchestra, pianista economista, educatore, attivista e politico venezuelano.

Abreu nacque nel maggio del 1939 da una famiglia di origini italiane: il nonno, Antonio Anselmi Berti, detto Don Tonino, e la nonna, Duilia Garnatto, si imbarcano dall’isola d’Elba verso il Nuovo Mondo in cerca di fortuna nel 1897 insieme a un folto gruppo di connazionali. Don Tonino portò con sé 46 strumenti a fiato, diverse locandine e spartiti e, dopo l’arrivo in Venezuela, ben presto fondò una banda musicale48.

Josè Antonio, primo di sei figli, vide la luce a Valera e poco dopo la famiglia si trasferisce a Monte Carmelo. Il primo strumento con cui viene in contatto, intorno ai cinque anni, è l’armonium della chiesa del paese. Infine la famiglia si sposta a Barquisimeto, la quarta città del Venezuela. E’ durante un esilio forzato a casa dei nonni, dovuto alla necessità di allontanarlo da uno dei fratellini malato, che Abreu

47 Tricia Tunstall, op.cit., p. 71 48 Helmut Failoni, op.cit., p. 26

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scopre la sua vocazione. Qui trova infatti un baule in cui i nonni conservavano spartiti, libri musicali, manifesti di opere liriche e concerti. Quando, a sette anni, Josè Antonio torna a Barquisimeto dai genitori, ha le idee chiarissime: studierà musica. Cominciò quindi lo studio del pianoforte sotto la guida della celebre pianista Doralisa Jimenéz de Medina, e, alcuni anni dopo, all’Accademia di musica del Lara, studiò violino. Terminate le scuole, si trasferì a Caracas per laurearsi in Economie e Legge all’Università Cattolica. Nella capitale scoprì anche la politica, altra sua grande passione: a ventidue anni era il più giovane deputato al Parlamento venezuelano. Più tardi divenne insegnante al master di Economia della Cattolica e si iscrisse a uno dei tre Conservatori della capitale, la Scuola Superiore di Musica Josè Angel Lama, dove si dedicò alla composizione e a pianoforte, organo e clavicembalo con i migliori insegnante dell’epoca. Nello stesso periodo iniziò inoltre a dedicarsi alla direzione d’orchestra e divenne professore associato all’Università49.

Non soddisfatto del suo impegno come insegnante, economista e musicista, iniziò a occuparsi di problemi sociali all’interno del movimento gesuita Fede y Alegria, che lo segnò profondamente. Il Maestro è infatti un cattolico praticante.

Come dichiara egli stesso

“Ho lavorato in pratica quasi vent’anni per lo Stato, dai sedici ai trentacinque. In quasi diciannove anni di docenza universitario ho cambiato sette cattedre. La musica me la sono sempre portata nell’anima anche quando facevo altro.”50

Dal 1963 infatti il futuro creatore del Sistema rimase per cinque anni in Parlamento, ricoprendo la carica di presidente della Commissione di Economia e Finanza della Camera dei Deputati.

Nel 1973 il Maestro si prese una pausa obbligata a causa di un intervento all’addome e nel periodo di convalescenza seguì un dottorato in Economia del petrolio all’Università della Pennsylvania.

49 Chefi Borzacchini, Venezulea en el cielo de los escenarios, Fundación Bancaribe, Caracas 2010 50 Helmut Failoni, op.cit., p. 103

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Dal 1983 per alcuni anni, sotto il governo di Carlos Pérez Rodriguez, occupò la carica di Ministro della Cultura e presidente del CONAC (Consiglio Nazionale

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