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L’istruzione come strumento di lotta alla povertà

III 4.2. I CENTRI DI FORMAZIONE

IV. PRESENTE E FUTURO DEL SISTEMA

IV.3. PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA

Gli aspetti positivi che caratterizzano il Sistema, che abbiamo approfondito nel paragrafo precedente, sono sicuramente molteplici.

In generale, El Sistema stupisce per le notevoli differenze con ciò che accade nella maggior parte dei Paesi europei o, più in generale, occidentali: la musica come risorsa, prospettiva per il futuro o semplice esperienza di vita che lascia però il segno, la musica classica allo stesso livello di tutti gli altri generi, senza distinzioni; la musica per tutti, non solo per le élite o per chi farà il musicista professionista, la musica che cambia e, a volte, salva la vita. Questa diffusione capillare inoltre porta all’innalzamento del livello di qualità di chi effettivamente farà dell’arte un lavoro, nonché un forte aumento di pubblico nelle sale da concerto.

Infine il coinvolgimento dell’ambiente in cui i Nuclei del Sistema si collocano, che si tratti di una metropoli, un barrio o una piccola cittadina, e soprattutto quello dei cittadini che ne fanno parte, fa sì che non si tratti di un’iniziativa chiusa e fine a sè stessa, ma aperta alla collettività e a tutto il tessuto urbano circostante.

Naturalmente, come ogni prodotto dell’essere umano, anche la creatura di Abreu non è immune a problemi e imperfezioni.

Alcuni Nuclei hanno meno successo e funzionano peggio di altri; alcuni docenti non raggiungono gli alti standard della maggioranza; ci sono bambini che non

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vengono raggiunti dalla visione di musica come comunità che è al centro del Sistema.79

Inoltre l’aumento costante e vertiginoso di iscritti (vedi II.4) fa sì che la domanda di nuovi Nuclei, buoni strumenti e buoni insegnanti non sempre venga soddisfatta.

Una caratteristica di notevole importanza del Sistema, e che lo rende unico nel suo genere, è quella economica. Nel Decreto che lo riconosce (vedi II.1), viene descritta come iniziativa privata a sostegno finanziario statale: una ricetta tutta venezuelana. Lo stesso José Francisco del Castillo, strettissimo collaboratore di Abreu, dichiara

“Non so fino a che punto El Sistema sia esportabile. In quale altro Paese si potrebbe avere l’appoggio del governo e dei privati, oltre che del Banco Interamericano di Sviluppo? Merito del petrolio, forse.”80

Per dare un’idea delle cifre, il budget ufficiale della FESNOJIV per il 2010 è stato di circa 120 milioni di dollari.81

Attualmente il progetto è finanziato per il circa il 95% con denaro pubblico. Il resto viene da soggetti privati, venezuelani e non, tra cui Yamaha e Hilti. Quest’ultima azienda, produttrice di strumenti edili, è il principale sostenitore straniero della Fondazione musicale Simón Bolívar. La loro volontà di partecipare è nata nel 2008 da una conversazione tra Michael Hilti, presidente dell’industria, e Gustavo Dudamel. Si è deciso di dare supporto economico con i quattro milioni di franchi svizzeri finora versati, ma anche contribuendo alla ricerca di strumenti di alta qualità. Inoltre nel 2010 è stata l’Hilti a finanziare il tour europeo dell’Orchestra Giovanile Teresa Carreño.

Tra i finanziatori locali invece va nominata Seguros Caracas, la maggior compagnia assicurativa venezuelana, che ha recentemente dato vita a una Fondazione no-profit per supportare meglio, tra gli altri progetti, proprio El

79 Tricia Tunstall, op.cit., p. 209 80 Ambra Radaelli, op.cit., p. 32 81 Tricia Tunstall, op.cit., p. 36

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Sistema. Gli sponsor italiani rientrano comunque tra quelli più generosi; tra questi ricordiamo Alitalia, Eni e Enel.

Nell’elenco dei sostenitori manca la chiesa, da cui Abreu, pur religiosissimo, ammette di non avere ottenuto alcun appoggio, ma anche di non averlo mai chiesto. Come già detto, i Nuclei vengono spinti a sollecitare finanziamenti da comuni, provincie e stati federali. (v.II.4).

Anche se a volte i numerosi cambi di governo hanno complicato le cose, tutti i presidenti hanno sempre sostenuto l’iniziativa.

Proprio a questo riguardo, una prima critica viene sollevata dalla giornalista Ambra Radaelli, che sottolinea come tutto questo budget “forse potrebbe essere investito altrimenti e magari del Sistema ci sarebbe un bisogno meno vitale.”82

Nessuno vuole fare il nome del più generoso: come già visto, in Venezuela la politica, anche quella ormai lontana, resta un argomento tabù. Tutti sembrano più o meno filogovernativi, anche se poco per amore e molto per forza. D’altronde la regola di tutti i luoghi e di tutti i tempi è: non si parla male dello sponsor.83

Questo evidenzia quella che forse è la più grave tra le pecche del Sistema: il legame con la politica, in particolare con il recente regime di Hugo Chávez. L’unica tra i collaboratori di Abreu a toccare l’argomento è Mariangelina Celis-Parades, per anni Direttrice della Produzione e Promozione della FESNOJIV:

“Se negli ultimi anni El Sistema si è sviluppato a grande velocità, è anche perché Chávez lo considera un ottimo biglietto da visita internazionale. Adesso il budget che viene dallo stato è davvero alto.”84

Come già sottolineato, nessun altro vuole affrontare l’argomento, soprattutto lo stesso Abreu (vedi III.2), seppure sia stato molto attivo nella vita politica Venezuela.

82 Ambra Radaelli, op.cit.p. 32 83 Ibidem

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Numerosi ministri hanno ovviamente smentito che il passaggio del Sistema sotto il controllo diretto dell’ufficio del Presidente, avvenuto nel 2010, abbiamo qualcosa a che fare con tentativi di influire da parte del Governo. L’allora Ministro dell’informazione, Andrés Izarra, ha naturalmente dichiarato che l’idea che Chávez utilizzasse El Sistema

per lucidare la sua immagine all’estero è assolutamente infondata. Nonostante questo tentativo di insabbiare la situazione, negli ultimi anni la stampa

nazionale e internazionale ha spesso puntato i riflettori sul legame poco chiaro tra la politica e El Sistema. A cominciare dalla pianista di fama internazionale Gabriela Montero, che ha denunciato le violenze compiute dal governo del suo Paese, e ha accusato Chávez di aver sporcato con la sua presenza l’opera di Abreu.85

Tra le accuse più gravi ci sono quelle di Saúl Godoy Gómez, opinionista del quotidiana venezuelano El Universal, che, pur sottolineando i lati positivi dell’opera di Abreu, ha denunciato come Chávez continui a utilizzare le orchestre giovanili per dare un’immagine positiva del suo governo e nascondere le nefandezze e continue violazioni di diritti umani.

“Con Chávez, El Sistema se convirtió en un pacto con el diablo, las orquestas empezaron a ser utilizadas como herramienta de propaganda para un régimen que no le tenía ningúna precio a la cultura y mucho menos a la libertad. Nuestras orquestas son usadas como mamparas, comogrotesco espectáculo para encubrir uno de los gobiernos del mundo que más viola los derechos humanos. Fue un ingenuo intento de tratar de echartierrita a los ojos del mundo para que no viera nel rastro de sangre,

85 Gerardo Guarache Ocque, “Gabriela Montero increpó a Abreu, a Dudamel y al Sistema de

115 miseria y dolorque este gobierno deja a su paso en el tratamiento de sus connacionales.”86

Oltreoceano, a denunciare le continuare e sempre maggiori ingerenze della politica nel Sistema ci ha pensato il New York Times, sottolineando anche come Abreu e Dudamel siano continuamente coinvolti in iniziative promozionali per l’immagine del Presidente.87

Anche le critiche per loro non mancano. Numerosi blogger hanno denunciato la situazione, tra cui per esempio Eduardo Casanova, che ha scritto che la compravendita di coscienze ha ormai raggiunto l’ultimo bastione possibile, la musica, e che ora la dittatura ha un musicista che canta le sue lodi, riferendosi all’apparizione del Maestro a numerosi programmi televisivi che elogiano l’ex Presidente. Anche Dudamel è stato più volte menzionato, per esempio quando ha diretto una delle orchestre del Paese durante l’inaugurazione di una canale televisivo, che andava a rimpiazzare un canale anti-Chávez che era stato censurato. Gustavo Coronel, un membro del Congresso dei Petrolieri Venezuelani, ha addirittura paragonato le foto degli incontro tra Abreu, Dudamel e Chávez a quelle con Ezra Pound, Hitler e Mussolini.88

Anche dopo la morte di Chávez questa situazione è continuata: Dudamel ha diretto l’Orquesta Sinfónica Simón Bolívar sia durante i suoi funerali, sia durante le celebrazioni di commemorazione avvenute a un anno di distanza.

I due diretti interessati hanno risposto con grande diplomazia, sostanzialmente evitando l’argomento. Abreu ha dichiarato che il Venezuela è uno Stato libero, in cui ognuno può esprimere la propria opinione, e di non aver mai subito nessuna pressione da parte del governo; Dudamel ha aggiunto che sta cercando di fare del suo meglio per il Paese, educando i più deboli, e che la gente ama criticare, ma non è la cosa giusta da fare. Molti oppositori di Chávez hanno riconosciuto l’inutilità di

86 Saúl Godoy Gómez, “Las orquestas revolucionarias”, El Universal, 18 ottobre 2011

87 Daniel J. Wakin, “Music Meets Chávez Politics, and Critics Frown”, The New York Times, 17

febbraio 2010

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muovere accuse nei confronti dei due musicisti, il cui obiettivo principale è quello di portare avanti la causa dei più piccoli.

Sono molto significative a riguardo le parole di Moisés Naim, ex Ministro venezuelano e attuale membro del Programma Economico Internazionale della Carnegie Endowment a Washington, che riferendosi ad Abreu ha detto

“I don’t want him to go to war against Chávez. If that happens, Sistema will suffer. But as a Venezuelan I have to lament the fact that the only way El Sistema can survive is that the head of that remarkable institution has to stay silent about the government.”89

Come una delle sue ultime azioni da Presidente, Chávez ha nominato un amministratore governativo con lo scopo di fare da ponte tra il governo e El Sistema, in modo da facilitare e garantire il pieno soddisfacimento dei bisogni espressi da Abreu e dai suoi collaboratori, evitando lunghe trafile e problemi burocratici.

Inoltre, il budget e tutti i fondi del Sistema vengono stanziati dal governo venezuelano in dollari americani, per garantire una stabilità che il bolìvar fuerte non potrebbe mai dare (vedi I).

Tutti segnali del forte legame presente tra il progetto di Abreu e la politica.

Questo naturalmente porta anche a una riflessione critica sulle fonti di informazioni relative al Sistema: va fatta una distinzione tra quelle più propagandistiche, come il libro di Chefi Borzacchini Venezuela en el cielo de los escenarios, pubblicato dalla Fondazione Bancaribe, una dei maggiori finanziatori del Sistema, e altri più oggettivi.

La stesso discorso vale per la filmografia che si trova sull’argomento: i film di Alberto Arvelo Mendoza rientrano sicuramente nella prima categoria. Fin dai titoli, Tocar y luchar e Dudamel: let the children play, si può notare l’aspetto celebrativo delle sue opere. Altri invece raccontano anche qualche defaillance: un esempio ne è A Slum Symphony, documentario realizzato dall’italiano Cristiano Barbarossa. Il

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film segue El Sistema in un arco di cinque anni, dal 2004 al 2009. A differenza dei lavori di Arvelo, ex allievo del Sistema, il lavoro di Barbarossa non è stato riconosciuto da Abreu. Forse anche perché mostra un’allieva che abbandona i corsi, fatto che, per noi, sarebbe del tutto nell’ordine delle cose, ma lì potrebbe essere una macchia.

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CONCLUSIONI

“La cultura è un bene comune e primario, come l'acqua: i teatri, le biblioteche, i musei, i cinema sono come tanti acquedotti.” Claudio Abbado

Come abbiamo visto, in poco meno di quarant’anni il Sistema ha rivoluzionato la scena musicale e sociale latinoamericana, e anche gli altri continenti sono stati contagiati da questa iniziativa e si sono resi conto della necessità di un cambiamento.

E’ possibile esportare il modello venezuelano così com’è in altri Stati? La risposta a questa domanda purtroppo è negativa. Non solo la pensano così i più stretti collaboratori di Abreu che il Sistema lo conoscono da vicino, come José Francisco del Castillo (vedi IV.3), ma anche chi ha già provato a crearlo in Italia, come Andra Pirera, presidente di De Musica Onlus, associazione che cerca di allestire aule musicali nelle Scuole Secondarie di Primo Grado inserite in contesti socialmente problematici, che ha dichiarato

“L’esperienza venezuelana è irripetibile. Anche perché laggiù lo Stato stanzia qualcosa come ventinove milioni di dollari l’anno. Nel nostro Paese, viceversa, è difficilissimo reperire fondi.”90

La questione economica purtroppo è un ostacolo insormontabile, che non c’è modo di cambiare. Inoltre in Italia non c’è ancora una forte tradizione di Fondazioni che si occupino di finanziare iniziative di questo tipo, situazione molto frequente all’estero, per esempio negli Stati Uniti.

Questo problema è il primo e uno dei più importanti, ma non l’unico: come ha ricordato lo stesso Claudio Abbado, nel nostro Paese la musica non è ancora riconosciuta come uno dei fondamenti della vita culturale. In Italia mancano alcune

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persone, a livello politico e non solo, in grado di guardare avanti, in grado di capire che la cultura – sia essa musica, pittura, teatro, cinema, letteratura, poesia – migliora la vita. In Italia la cultura tour court viene purtroppo considerata solo e soltanto un piacere fine a sé stesso, non qualcosa di fondamentale, di necessario per vincere molte battaglie contro la povertà, contro i pregiudizi, contro il razzismo. Insomma, un problema di mentalità, scoglio difficile da superare e cambiare forse ancora più del problema economico. Buona parte del merito dello sviluppo del Sistema è infatti dello stesso Abreu e della sua formazione sia musicale che politica (vedi III.2), che gli ha permesso di ottenere approvazione e aiuti che un semplice musicista, seppure influente come lo è stato il Maestro Abbado, non potrebbe mai ottenere.

Inoltre, sempre lo stesso Pirera mette in luce un ulteriore problema: spesso i veri poveri non sono raggiungibili. Spesso i ragazzi delle zone degradate delle nostre città non sono interessati perché adulti prima del tempo, o perché già organizzati per conto loro, magari in contesti discutibili. E spesso per entrare in quei quartieri che ne avrebbero più bisogno ci vuole un’alleanza con Comuni, assistenti sociali in primis, e anche con chi vi comanda veramente, come, in alcuni casi, la malavita organizzata.

Le possibilità che il Sistema italiano si diffonda e prenda piede come quello venezuelano sembrano quindi molto ridotte: anche adattandolo e modificandolo, mancano i presupposti di base perché ciò possa avvenire.

L’esperienza sudamericana è però un esempio che va tenuto bene a mente. Innanzitutto il Sistema deve far riflettere su come la cultura e la musica siano importanti esperienza di vita per tutti, non solo come percorso esclusivo per chi farà il musicista. L’orchestra come metafora della società, l’ascolto e l’esecuzione che divengono elementi di socializzazione, l’avere un ruolo all’interno di un gruppo e il vedere riconosciuto il valore di ciò che si fa, sono tutte esperienze che aiutano a formare cittadini e persone migliori, e che avranno ripercussioni nell’interna vita di un individuo, indipendentemente dal percorso di studi o lavorativo che farà.

Il Sistema è la chiara dimostrazione di come la cultura, e l’arte in particolare, possano essere un importante ed efficace strumento di diffusione della pace e della tolleranza verso il prossimo, ricoprendo quindi un ruolo centrale anche a livello

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sociale. Esse sono inoltre un mezzo fondamentale per trasformare e salvare giovani vite che altrimenti avrebbero un destino di povertà e violenza già segnato.

Questo inoltre ci ricorda come, anche in una società come la nostra in cui apparentemente non ce n’è bisogno, è fondamentale rivalutarne l’importanza e riportare l’arte al centro del percorso educativo e personale di ogni individuo.

Come ci ricorda anche il direttore d’orchestra italiano Riccardo Muti:

“Se togliamo ai nostri figli la possibilità di avvicinarsi all’arte, alla poesia, alla bellezza, siamo destinati a un futuro di gente superficiale e pericolosa. Per questo occorre difendere un settore che non esiste per dare dei profitti ma per parlare direttamente alla gente. Sottolineo che un’orchestra sinfonica costo molto, ma molto meno di un giocatore di calcio. I dittatori hanno sempre cercato di chiudere la bocca agli artisti e agli intellettuali, perché la cultura, nonostante l’imbarbarimento estetico al quale stiamo assistendo, continua a essere l’anima del popolo. Basterebbe che i governi togliessero un po’ di denaro alle cose superflue e lo destinassero prima all’educazione, poi all’educazione e quindi all’educazione”91

91 Rita Sala, “Riccardo Muti in tournée alle Canarie, spara contro i tagli: «La cultura non è profitto»”, Il Messaggero, 12 gennaio 2014

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