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La cultura umanistica a Fano e il ruolo di A Costanz

Antonio Costanzi: vita e opere

2.5 La cultura umanistica a Fano e il ruolo di A Costanz

Già Castaldi, nel 1916, nel contesto della ricostruzione della biografia di A. Costanzi, aveva segnalato l’esistenza di una scuola costanziana, oltre che di una rete di rapporti fra gli umanisti fanesi e altri intellettuali marchigiani e di altre zone d’Italia231, ponendo in

evidenza la necessità, al fine della restituzione di un più completo quadro geo-culturale dell’Italia dell’ultimo Quattrocento, di delineazione del réseau di contatti culturali e politici in cui si collocava l’attività di questi personaggi.

Così, come è possibile evincere dalla lettura degli epigrammi dello stesso Antonio, da alcuni passi del suo commento ai Fasti ovidiani e dai documenti paratestuali a questo annessi232, nella seconda metà del secolo XV, tale circolo annoverò fra i suoi sodali

alcuni dei membri delle più prestigiose e influenti famiglie fanesi, tutti allievi e amici di Costanzi233.

       230 Cf. Prete 1991, pp. 52-53.

231 Su alcuni intellettuali marchigiani, le cui opere hanno fatto la storia della filologia e della giurisprudenza nei secoli XIV e XV, non mancano monografie e studi che ne indaghino, in maniera più o meno approfondita, l’attività letteraria e politico amministrativa nelle Marche o fuori di esse: basti pensare ai numerosi lavori promossi e pubblicati soprattutto dall’Istituto di Studi Umanistici Piceni e, a un livello più modesto, dalla Nuova Rivista di Studi Fanesi. Tuttavia, di fatto, il profilo intellettuale di queste figure è stato delineato, nella maggioranza dei casi, senza avere mai la cura di rendere perspicua la rete di contatti, politici e intellettuali, che teneva uniti molti degli intellettuali marchigiani, in contesti cittadini o regionali, a formare eterogenei quanto duraturi circoli intellettuali.

232 Sul commento ai Fasti di Costanzi e sui relativi documenti paratestuali vd. capp. 3 e 4.

233 Gli allievi e amici dell’umanista sono già stati citati precedentemente: vd. supra. Castaldi segnalava i nomi di alcuni degli intellettuali in qualche modo legati alla famiglia Costanzi alle pp. 302-310 del suo saggio del 1916; ancora più cursoriamente, Castellani nel 1917 nella recensione all’opera di Castaldi alle pp. 12-13, si sofferma, aggiungendo qualche notizia utile alla delineazione della sua biografia, sulla figura di Cleofilo.

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Al di fuori di Fano, supportata da testimonianze è pure l’amicizia (o, in alcuni casi, la semplice e non sempre pacifica conoscenza) di Costanzi con i marchigiani Giovanni Mario Filelfo (Costantinopoli 1426 – Mantova 1480), figlio del più noto Francesco; con il celebre umanista Niccolò Perotti (Sassoferrato 1429/1430 – 1480); con Lorenzo Astemio (Macerata Feltria 1435-1440 – fort. Urbino 1508 ca.), bibliotecario del duca di Urbino, precettore di Pandolfo e Carlo Malatesta e magister scholarum a Fano234, legato da un

lungo sodalizio culturale anche a Cleofilo235. Fra gli intellettuali più noti non di origine

marchigiana, Costanzi intrattenne rapporti con Ludovico Odasi (Martinengo 1455 – Urbino 1509), fine umanista e precettore di Guidubaldo da Montefeltro236; Giovanni

Battista Almadiani di Viterbo (Viterbo 1450 ca. – 1521 ca.)237; Paolo Marsi da Pescina

(Pescina 1440 – Roma 1484), sodale dell’Accademia pomponiana238.

Quanto alle personalità fanesi appena elencate, un rapido sguardo al loro profilo biografico consente di comprendere che, nella maggioranza dei casi, si tratta di uomini impegnati anche nella vita politica locale: lo stesso Antonio Costanzi fu membro del Consiglio dei cento e dei venticinque, nonché più volte priore e gonfaloniere; da sempre avverso allo strapotere dei Malatesta, negli anni ’60, l’umanista si schierò dalla parte di Federico da Montefeltro, che allora, nei panni di difensore della libertas ecclesiastica, ricondusse Fano, minacciata dal signore di Rimini, Sigismondo Pandolfo Malatesta, sotto la protezione di Pio II. E non è casuale la scelta di Federico da parte di Antonio come dedicatario della sua opera esegetica sui Fasti – scelta che pone in rilievo la volontà di contatto di Costanzi con la corte urbinate239 e che lo colloca sulla stessa linea di Odasi e

Astemio, legati a filo doppio ai Montefeltro240.

Il legame di Astemio con l’ambiente fanese, d’altra parte, risulta testimoniato dall’attività di magister scholarum che questi svolse a Fano e che dunque lo accomuna a Cleofilo e Giacomo Costanzi, i quali, come già Antonio, portarono avanti la duplice attività di insegnanti nella cittadina marchigiana e di cultori delle humanae litterae. Astemio, da insegnante, sembra accogliere ed ampliare il modello pedagogico di Guarino Guarini e Vittorino da Feltre, adombrato in ambito marchigiano nell'esperienza, a lui nota, della scuola-convitto gestita a Pesaro negli anni 1499-1500 dal veneziano Giovanni       

234 Sulla biografia di Astemio cf. Mutini 1962, pp. 460-461 e Tournoy 1972, pp. 189-210. Un rifermento ad Astemio si trova al §3.3.

235 Cf. Borraccini Verducci 1996, pp. 4-5

236 Sulla figura di Ludovico Odasi vd. Pinetti-Odazio 1986, pp. 355-380 e Zaja 2013.

237 Sulla famiglia viterbese degli Almadiani e su Giovanni Battista cf. Rhodes 1992, pp. 439-446. 238 Sulla vita e l’attività Paolo Marsi vd. § 1.2.2.1.

239 Sulla lettura e la finalità politica del commentario vd. § 4.3.

240 Sulla presenza degli umanisti ad Urbino nella seconda metà del Quattrocento, cf. Bianca 2001, pp. 127- 145.

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Bembo241. Tuttavia, prima di questi, del metodo di Guarino fu sostenitore e diffusore, in

area marchigiana, lo stesso Antonio Costanzi, affezionato allievo di Guarino Guarini da Verona242: le linee direttrici del metodo d’insegnamento del Fanese si trovano ribadite in

più punti del suo commento ai Fasti ovidiani. Lo studio dell’applicazione della didattica guariniana, nel contesto dell’istruzione inferiore e superiore fanese, in cui tanta parte ebbero i Costanzi e i suoi allievi, e su cui pure mancano recenti studi specifici, consentirebbe di far ulteriore luce sulla storia dell’educazione scolastica in età rinascimentale in un’area periferica rispetto ai grandi centri di cultura italiani, ma, come sembra, vivificata dalle innovative tecniche pedagogiche umanistiche grazie all’intervento di questi illuminati personaggi.

Ancora Astemio fu, tra l’altro, promotore delle attività tipografiche di Roberto da Fano e Bernardino da Bergamo (Cagli 1475-1476) e di Gershom ben Mosheh Soncino, (Fano, Pesaro, Ancona 1502-1516)243: l'iniziativa di questi tipografi sembra sostenuta e

corroborata dal progetto culturale del gruppo degli umanisti fanesi. Ciò trova conferma nell’attività di curatori, revisori e correttori di testi svolta sia dallo stesso Astemio che da Cleofilo244, accomunati dagli stessi interessi didattici ed editoriali, oltre che nella scelta di

questi (come pure di Giacomo Costanzi) di affidare alle due stamperie il compito di pubblicare buona parte delle loro opere.

D’altra parte, l’attenzione da parte di questi intellettuali per il libro manoscritto o a stampa e per la tradizione e circolazione dei testi classici è testimoniata dalla ricca biblioteca dei Costanzi, di cui ad oggi sopravvivono solo pochi codici, a seguito della distruzione cui andò incontro sotto l’assedio delle truppe di Lorenzo de’ Medici a Mondolfo, dove Giacomo si era ritirato, portando con sé i suoi libri, nel 1517245: che i due

umanisti avessero fra le mani codici di pregio per il loro peso ecdotico è inoltre testimoniato dalla scoperta e dalla successiva pubblicazione da parte di Giacomo, nella

       241 Cf. Borraccini Verducci 1996, pp. 3-4. 242 Vd. supra.

243 Cf. Borraccini Verducci 1996. Non è escluso che le ricerche sulla stamperia di Soncino, di evidente origine ebraica, potrebbero porre in luce il contributo e il ruolo della comunità ebraica di Fano nello sviluppo della sua cultura umanistica, tema ad oggi mai affrontato, ma che potrebbe costituire un piccolo tassello di quel complesso mosaico che è la storia degli Ebrei in Italia.

244 Cleofilo aveva inoltre svolto l'attività di curatore, revisore e correttore di testi anche presso la tipografia romana di Eucario Silber. Cf. Borraccini Verducci 1996, p. 4 e vd. § 3.3

245 La notizia della distruzione della casa di Mondolfo è nel De litteratorum infelicitate dell’umanista Pietro Valeriano (Basile 2010, p. 200), ma per la natura dell’opera (nella quale spesso la realtà è piegata a fini letterari) essa andrebbe verificata e sostanziata da fonti certe.

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sua Collectaneorum Hecatostys prima (EDIT16 CNCE 13635), del cosiddetto

additamentum Aldinum all’ottavo libro di Silio Italico246.

Passando dalla circolazione dei libri a quella delle idee, chiaramente testimoniata risulta la querelle fra l’ambiente fanese e la Roma dell’Accademia pomponiana, ovvero fra Antonio Costanzi e il pomponiano Paolo Marsi: le tracce di questo dibattito sul testo dei Fasti ovidiani sono evidentemente rinvenibili nel commento (e negli annessi documenti paratestuali) dell’uno e dell’altro umanista247. Sembra dunque farsi largo

l’idea, che meriterebbe una più accurata analisi e riflessione, secondo cui a contrapporsi furono in effetti due schieramenti o, meglio, due differenti metodi esegetici e didattici: quello dei pomponiani da un lato, di Costanzi e, probabilmente dei suoi discepoli, dall’altro.

In ultimo, da non tralasciare è il ruolo svolto nel XV secolo dai magistri fanesi, nel contesto degli scambi di merci, idee e persone fra la sponda italiana e quella dalmatica dell’Adriatico, quali ambasciatori delle humanae litterae e del metodo umanistico in Dalmazia248, dove A. Costanzi diede inizio, intorno al 1460, alla sua carriera di magister scholarum.

Con il sopraggiungere del secolo XVI l’eredità di Antonio Costanzi è raccolta dal figlio Giacomo, il quale continua l’opera di formazione della gioventù fanese publice et

privatim249: tuttavia con Giacomo, attivo come maestro anche a Ferrara e Bologna, ma

poco partecipe alla vita politica, il circolo fanese sembra acquisire un carattere più spiccatamente erudito, perdendo quella vitalità che era stata propria della sua prima fase e che traeva origine dall’intensa partecipazione alla vita politica dei suoi membri. Con la terza generazione dei Costanzi, i figli di Giovanni Antonio Torelli, gli interessi degli intellettuali fanesi sembrano dirigersi, poi, verso studi di natura spiccatamente antiquaria, come risulta testimoniato dalle seppur esigue testimonianze epistolari prevenuteci250.

      

246 Sulla questione cf. Brugnoli-Santini 1995. Mercati (Mercati 1973, p. 143) fa menzione di un manoscritto di Dante, appartenuto ai Costanzi, di cui tuttavia non c’è traccia. Sui codici certamente appartenuti alla biblioteca Costanzi o, quanto meno, passati per le mani della famiglia di umanisti, ad oggi preservati, vd. anche. § 3.2.

247 Sulla querelle Costanzi-Marsi vd. § 3.3. 248 Cf. Graciotti 1993, pp. 3-17.

249 Giacomo Costanzi scrive nella Collectaneorum Hecatostys prima (a. 1508, f. aiiiv) che era solito tenere scuola a Fano nella propria casa, ad amici o al nipote Lelio, oppure «publice [...] in Fanensi academia». 250 Sulla cultura antiquaria a Fano cf. Vagenheim 2004, pp. 61-91.

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Capitolo 3

Il commento ai Fasti di Ovidio di Antonio Costanzi da Fano: