3. IL SISTEMA EDUCATIVO E LA FORMAZIONE
3.3 I curricula nelle scuole dell’epoca »
Negli ultimi dieci anni di Impero, gli alti ufficiali al potere, insieme a tutti gli intellettuali e agli educatori del periodo, collaborarono insieme per dar frutto a quelli che sarebbero stati i programmi scolastici da inserire all’interno del sistema di scuole nazionale. Lo schema base di questo curriculum rimase sempre lo stesso, ma innegabilmente esso fu soggetto a numero- sissime variazioni a causa dei tumultuosi avvenimenti storici e politici che si susseguirono nel periodo in questione.
Sin da questi primi anni del secolo, gli educatori e gli intellettuali presero inoltre atto che le scuole cinesi avrebbero dovuto necessariamente porre fine ai tradizionali metodi di inse- gnamento adottati fino ad allora, che culminavano nei millenari esami di Stato imperiali, che avevano ormai bisogno di essere soppressi per essere rimpiazzati da nuovi metodi di forma-
zione accademica più consoni all’evoluzione che il Paese stava subendo in quegli anni. Gli in- tellettuali e gli ufficiali al potere convennero circa l’opportunità di adoperare standard acca- demici di stampo occidentale, che avrebbero fatto sì che gli studenti potessero acquisire capa- cità “tecniche” attuali e avanzate per entrare nel mondo moderno nel migliore dei modi, man- tenendo al contempo la personalità morale e legale che caratterizzava la tradizione accademi- ca cinese.14 A partire dal 1904 venne quindi avviato un nuovo “sistema scolastico”, notevol- mente diverso rispetto a quello antico, ricco di nuove acquisizioni come le scienze “sociali” e quelle “naturali” (entrambe discipline di stampo occidentale), le scienze “finanziarie” e le ma- terie “giuridiche”, la fisica e la matematica, la chimica e la biologia,15
le letterature (sia quella cinese che quelle euro-americane), tutti insegnamenti, questi, introdotti per la prima volta nei piani scolastici in Cina. Inoltre anche la storia rivestiva un ruolo fondamentale all’interno dei programmi accademici del nuovo sistema scolastico tardo-imperiale, come lo aveva sempre ricoperto durante i secoli precedenti, solo che adesso il suo insegnamento era orientato verso un approccio accademico palesemente “euro-americano”, dove al centro della materia vi era una forte rilevanza per lo studio delle vicende storiche più recenti, piuttosto che per gli avve- nimenti storici dei secoli precedenti; inoltre, in questo modo gli studenti avrebbero avuto mo- do di approcciarsi allo studio degli episodi politici più rilevanti del recente passato. In ultimo, ma di importanza fondamentale, fu introdotto lo studio della lingua inglese (il cui sviluppo e la cui rilevanza in Cina sul piano culturale, sempre più crescente nel corso degli anni seguenti, verrà ampiamente discusso più avanti).
Nonostante questi rinnovamenti, le già esistenti e importanti materie come la lettura dei grandi classici dell’antica (millenaria) tradizione cinese e i corsi relativi alla coltivazione della Morale dell’individuo continuavano ad affiancare tutte le nuove materie d’ispirazione tipica- mente occidentale, dal momento che, secondo la visione degli educatori, portare avanti paral- lelamente gli insegnamenti di queste materie avrebbe influito positivamente sulla formazione propriamente etica degli studenti. Quindi, con l’avvento della Repubblica, questo sistema d’istruzione fu ancor più dettagliatamente strutturato e opportunamente ampliato. L’obiettivo
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Li Huaxing, nel suo Minguo Jiayushi, riporta un celebre detto dell’epoca, introdotto da Zhang Zhidong, che esplicava a pieno quella che era l’intenzione del governo in relazione ai curricula scolastici “zhongxue wei ti,
xixue wei gong” 中学为体,西学为用, ovvero “il sapere cinese all’essenza, quello occidentale per la pratica”
(H. Li, op. cit., pp. 83-84; cit. da R. Culp, op. cit., p. 29)
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A partire dal 1922, grazie alla nuova riforma del sistema scolastico, in alcuni istituti cinesi queste ultime tre discipline citate venivano dissertate in lingua inglese, proprio per incentivare lo studio e l’apprendimento sempre più fondamentale di questa lingua straniera (K. Wang, op. cit., p.154).
principale del governo era quello di usare il mezzo dell’Educazione per dare agli studenti la possibilità di costruire autonomamente un proprio sapere per diventare dei cittadini modello a tutti gli effetti, conformi a quella che era la nuova idea di cittadinanza secondo i Cinesi dell’epoca. Gli insegnamenti della storia e della geografia vennero a loro volta suddivisi in “nazionale” (benguo lishi 本国历史 e benguo dili 本国地理 ) ed “estera” (waiguo lishi 外国 历史 e waiguo dili 外国地理). Questa divisione separava nettamente l’apprendimento dello sviluppo culturale e storico della Cina dall’insegnamento della politica, della storia e della modernizzazione del mondo occidentale, che veniva impartito in un altro contesto scolastico. Durante gli anni Venti, lo studio di queste materie fu ancora più incrementato e approfondito; di conseguenza, lo studio di quello che era stato il percorso storico della Cina nella storia e nella geografia del mondo, effettuato separatamente dal contesto internazionale, accentuava ancor più quella che era l’ormai evidente arretratezza del passato cinese, intaccando il senso di identità nazionale fino a poco tempo prima contemplato dal popolo. Inoltre il nuovo siste- ma scolastico introdusse delle materie parallele allo studio della lingua cinese (che ovviamen- te era ancora considerata una delle materie principali dei percorsi di studio delle scuole medie e di quelle normali durante il periodo repubblicano), in cui veniva insegnato agli studenti il modo ideale per leggere ed interpretare i testi della letteratura cinese antica e più recente, co- me recitare le poesie e come utilizzare nella maniera più efficace la loro madrelingua per e- sprimere al meglio le proprie idee.16
Il nuovo sistema scolastico prevedeva anche dei corsi di “buona condotta”, nell’ambito dei quali gli studenti avrebbero appreso come trattare al meglio il prossimo e come si sarebbero dovuti rapportare alla loro famiglia e alla società in cui erano inseriti, avviandoli così allo studio delle nozioni dell’etica e di quella che più propriamente era l’etica della tradizione cinese confuciana.
Nelle scuole medie veniva anche impartito lo studio della giurisprudenza, dell’economia e dell’educazione civile; gli studenti apprendevano così i fondamenti del sapere morale e per di più cercavano di costruire un proprio pensiero critico riguardo alla politica e all’economia. Durante i corsi relativi a queste materie, venivano insegnati i cosiddetti shehui wenti 社会问 题, ovvero le questioni relative alla società, che includevano discussioni riguardo il lavoro nelle industrie, la povertà e anche le ineguaglianze tra i sessi. Quest’ultimo insegnamento fu rafforzato ancor più nelle scuole superiori, dove l’enfasi sui problemi sociali era maggiormen- te accentuata, affinché gli studenti fossero consapevoli del fatto che la sfera sociale era ben
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distinta da quella familiare e da quella statale e, a differenza di queste ultime (specialmente dopo i tumultuosi avvenimenti del “Movimento del 4 Maggio”), doveva essere considerata come uno spazio di lotta e di affermazione personale.17
Per di più, in età repubblicana, la con- cezione del nuovo tipo di cittadino prevedeva che esso fosse anche in grado di saper svolgere mansioni pratiche di diversa natura, che avrebbero contribuito alla formazione completa dell’individuo; per questo motivo nelle scuole medie le materie relative alle attività pratiche (shougong 手工), erano diverse per le classi maschili e per quelle femminili. I ragazzi ap- prendevano come lavorare il legno e il metallo, mentre le ragazze imparavano come cucinare, apparecchiare la tavola, ricamare e curare il giardino. Queste tipologie di corsi scolastici face- vano sì che gli studenti, apprendendo le nozioni basilari di quelle che sarebbero diventate al- cune tra le attività produttive più rilevanti nella sempre più crescente economia industriale ci- nese, sarebbero stati pronti a trovare il loro posto nella modernità economica e industriale che stava nascendo.
Durante il decennio di Nanchino, i curricula scolastici rimasero fondamentalmente inva- riati, se non fosse per l’introduzione di dottrine sempre più politicizzate da parte del Partito Nazionalista rispettivamente nel 1929, tra il 1932 e ’34, e nel 1936. Questo rafforzamento del- le dottrine politiche nelle scuole avvenne con delle lezioni basate sui “Tre Princìpi del Popolo” (sanminzhuyi 三民主义), ovvero minzuzhuyi 民族主义, il principio circa la rilevanza del na- zionalismo per il popolo, minquanzhuyi 民权主义, il principio fondato sul concetto occiden- tale di democrazia ed infine minshengzhuyi 民生主义, principio riguardante il benessere del popolo. Il governo avviò l’insegnamento di queste discipline nelle scuole primarie attraverso l’utilizzo di manuali accademici, compilati sotto stretto controllo delle autorità governative, dove le letture dei “Tre Princìpi del Popolo” venivano spiegate nella maniera più fedele e con- forme ai discorsi di Sun Yat-sen e ai comunicati del Partito, che naturalmente seguivano una ben precisa ideologia politica.
Le materie economiche, civiche e sociali continuavano ad essere insegnate in tutti i gradi di scuola, venendo però sempre più intrise di “dottrina nazionalista”; nelle scuole superiori, inoltre, vennero introdotte lezioni che insegnavano specificamente i modi per governare una Nazione, e quindi i diritti e le responsabilità dei cittadini.
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A. Dirlik, Anarchism in the Chinese Revolution, Berkeley, University of California Press, 1991; R. Culp, op.