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4. UN ESEMPIO CONCRETO DELL’INFLUENZA OCCIDENTALE

4.8 Un pensiero critico “immortale” »

Agli albori del XX secolo, in particolare tra l’inizio della Prima Guerra Mondiale e la fine degli anni Venti, i problemi interni della Cina attivarono l’interesse di moltissimi giovani in- tellettuali cinesi, incoraggiandoli a trovare il modo migliore per salvare la Cina da una crisi storica. Era dunque pressoché inevitabile che le idee di Dewey finissero per essere messe a

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“The golden period of Hu Shi’s influence in China was about 1923-1924. Since that time his influence has declined very considerably. He has failed to attract disciples, and today pragmatism is the smallest of the groups I shall mention.”; H. Dubs, “Recent Chinese Philosophy”, Journal of Philosophy, n. 35, 1938, p. 350.

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Mei Wu Hoyt, op. cit., p. 24.

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confronto con quelle, anch’esse occidentali, e culturalmente assai rilevanti, di Karl Marx. In questo scenario furono, dunque, proprio il pragmatismo di Dewey e il comunismo di Marx a suscitare il massimo interesse e ad essere oggetto di una più che attenta operazione di studio e riflessione.43 D’altra parte vi erano alcuni aspetti “comuni” (ma soltanto all’apparenza, perché raggiungibili attraverso soluzioni ben differenti) nelle teorie dei due studiosi occidentali, quali l’attenzione per la giustizia sociale, per la struttura democratica dello Stato e per lo sviluppo dell’economia. Infatti, pur avendo sostenuto obiettivi analoghi per gli esseri umani (anzitutto la creazione di una società per il bene comune), Dewey e Marx teorizzano mezzi, per il loro raggiungimento, sostanzialmente diversi: per Dewey, ad esempio, tali risultati potevano esse- re ottenuti soltanto attraverso una graduale costruzione di comunicative relazioni sociali (fon- date sull’auto-miglioramento); per Marx, invece, per cancellare il “vecchio” era necessaria una rivoluzione radicale.44

Probabilmente, sotto certi aspetti, fu proprio a causa di quell’apparente “semplicità attua- tiva” insita nelle sue teorie, che in molte situazioni il filosofo d’origine prussiana fu preferito rispetto ai più “complicati” e intellettuali percorsi pragmatici dello studioso statunitense. Tut- tavia è anche vero che Marx aveva ignorato del tutto il cruciale aspetto della capacità dei sin- goli, della loro intelligenza, della loro formazione culturale per il raggiungimento di una so- cietà migliore e più avanzata, aspetto che stava invece particolarmente a cuore ai giovani ci- nesi intellettuali dell’epoca, fortemente interessati anche all’aspetto del rinnovamento della struttura propriamente culturale della società cinese. Un punto di forza di Dewey, sotto quest’ultimo aspetto, consisteva nel fatto che le sue idee erano maggiormente concentrate sull’aspetto morale ed etico, più sull’iniziativa individuale, sull’intelligenza e sulla prepara- zione culturale di ogni singola persona all’interno del sistema democratico, mentre Marx pro- poneva esclusivamente un socialismo di pura impronta materialista, in sostanza fondato sulla lotta di classe.45

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Non mancano neppure i tentativi di “armonizzazione” tra la teoria educativa marxista e il pragmatismo de- weyano, come quello proposto da Qian Yishi nella sua opera Principles of Modern Education. Education in the

Twentieth Century (Hongyu Zhou, op. cit., p. 10).

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Piuttosto significativo, proprio a tale riguardo, appare il seguente pensiero formulato da Dewey: “the alterna- tive to devolution as a means [and almost always an expensive and wasteful means] to social progress is a sys- tem of habits, customs, conventions, traditions, and institutions flexible enough to permit adjustment to changing environments and conditions”; J. Dewey, Lectures in China […], cit., p. 87, nota 25.

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Su questo specifico aspetto della contrapposizione politica tra il pensiero di Dewey e quello di Marx nell’ambito culturale cinese, si può vedere la specifica sezione “Conflict with Communism” all’interno del più volte citato saggio di Thomas Berry (pp. 226 e sgg.).

È piuttosto evidente, a questo punto, che siffatta caratteristica più esplicitamente “spiri- tuale” del pensiero di Dewey si abbinava, innegabilmente, in maniera assai più consona e per- tinente all’etica confuciana, irrinunciabile nel granitico attaccamento alle tradizioni tipiche dell’ambito culturale cinese. Fermo restando che l’economia è un aspetto fondamentale per lo sviluppo di un Paese, al contrario di Marx, Dewey considerava che curare il solo aspetto eco- nomico non era sufficiente, anteponendo il prediletto aspetto culturale e formativo che, svi- luppando le capacità critiche dell’individuo, fa di ogni singola persona un elemento ideale per svolgere tutte quelle delicate funzioni che, attraverso opportune e ponderate strategie politiche, portano “automaticamente” all’invocato sviluppo e al tanto atteso progresso.

Come ampiamente fin qui dimostrato, l’influenza più fortemente significativa che Dewey ha avuto sulla società cinese del primo Novecento riguarda indubbiamente la sua “totale” promozione dell’educazione civile, in tutti i suoi vari aspetti (dalla formazione culturale di ba- se fino all’applicazione politica in età adulta). Tuttavia, nonostante la più pertinente armoniz- zazione tra il pensiero di Dewey e il Confucianesimo tradizionale, il Marxismo alla fine riuscì (almeno per qualche decennio) a prendere il sopravvento. Ma è anche vero che il marxismo cinese, in seguito, non sia riuscito proprio in quest’imprescindibile opera di approfondimento e di armonizzazione (in fondo di stampo deweyano) tra la sfera etica e quella estetica, il che ha creato una sorta di, per così dire, “antropologica discrepanza” tra il carattere tutto “esterio- re” della teoria marxista e il carattere sostanzialmente “interiore” della maggior parte del po- polo cinese, fattore che comprensibilmente, più di ogni altro, ha consacrato il perpetuarsi dell’interazione tra i principi educativi di Dewey e quelli degli intellettuali di spicco della na- zione cinese in questi ultimi cento anni.46

La piuttosto significativa espressione “the changed aspect of our minds”, contenuta in una lettera inviata da Dewey durante la sua esperienza cinese (da Pechino),47 lascerebbe peraltro trasparire una singolare e quasi inedita tendenza “opposta”48

(ma forse sarebbe meglio dire “complementare”) a quella fino a oggi sostenuta dai più illustri studiosi dell’opera di Dewey (ovvero quella relativa a un’influenza del tutto “unilaterale” del pragmatismo deweyano sull’ambiente culturale della Cina del Novecento49

). Così come è vero che il pensiero e

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Hongyu Zhou, op. cit., passim.

47

J. Dewey, Letters from China […], cit., p. 282.

48

La si trova formulata nel saggio di W. J. Kendall, “Law, China and John Dewey”, Syracuse Law Review, vol. 46, n. 103, 1995, pp. 103-133.

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l’opera (nel suo complesso) di John Dewey abbiano influenzato l’ambiente culturale e lo stes- so sistema d’istruzione del popolo cinese nel ventesimo secolo, altrettanto verosimilmente si può pensare che la Cina abbia avuto un impatto piuttosto forte sull’illustre studioso, al punto da averlo indotto ad affermare che la sua esperienza in quei territori era stata “la più redditizia dal punto di vista intellettuale” (“intellectually the most profitable”) di tutta la sua vita.50

Shanghai, 1919: (seduti, da destra a sinistra) John Dewey, sua moglie Alice Chipman, Shi Liangcai; (in piedi, da sinistra a destra) Hu Shih, Jiang Menglin, Tao Xingzhi, Zhang Zuoping (fonte: Collected Writings of Hu Shih,

Volume 2 / 胡适文集(欧阳哲生编)第二卷).

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5. LA LINGUA INGLESE NELLE SCUOLE E NELLE ISTITUZIONI